Versione originale in latino
Sic res Romana in antiquum statum rediit, secundaeque belli res extemplo urbanos motus excitaverunt. C. Terentilius Harsa tribunus plebis eo anno fuit. Is consulibus absentibus ratus locum tribuniciis actionibus datum, per aliquot dies patrum superbiam ad plebem criminatus, maxime in consulare imperium tamquam nimium nec tolerabile liberae civitati invehebatur: nomine enim tantum minus invidiosum, re ipsa prope atrocius quam regium esse; quippe duos pro uno dominos acceptos, immoderata, infinita potestate, qui soluti atque effrenati ipsi omnes metus legum omniaque supplicia verterent in plebem. Quae ne aeterna illis licentia sit, legem se promulgaturum ut quinque viri creentur legibus de imperio consulari scribendis; quod populus in se ius dederit, eo consulem usurum, non ipsos libidinem ac licentiam suam pro lege habituros. Qua promulgata lege cum timerent patres ne absentibus consulibus iugum acciperent, senatus a praefecto urbis Q. Fabio vocatur, qui adeo atrociter in rogationem latoremque ipsum est invectus ut nihil, si ambo consules infesti circumstarent tribunum, relictum minarum atque terroris sit: insidiatum eum et tempore capto adortum rem publicam. Si quem similem eius priore anno inter morbum bellumque irati di tribunum dedissent, non potuisse sisti. Mortuis duobus consulibus, iacente aegra civitate, in conluvione omnium rerum, ad tollendum rei publicae consulare imperium laturum leges fuisse, ducem Volscis Aequisque ad oppugnandam urbem futurum. Quid tandem? Illi non licere, si quid consules superbe in aliquem civium aut crudeliter fecerint, diem dicere, accusare iis ipsis iudicibus quorum in aliquem saevitum sit? Non illum consulare imperium sed tribuniciam potestatem invisam intolerandamque facere; quam placatam reconciliatamque patribus de integro in antiqua redigi mala. Neque illum se deprecari quo minus pergat ut coeperit. 'Vos' inquit Fabius, 'ceteri tribuni, oramus, ut primum omnium cogitetis potestatem istam ad singulorum auxilium, non ad perniciem universorum comparatam esse; tribunos plebis vos creatos, non hostes patribus. Nobis miserum, invidiosum vobis est, desertam rem publicam invadi. Non ius vestrum, sed invidiam minueritis. Agite cum collega ut rem integram in adventum consulum differat. Ne Aequi quidem ac Volsci, morbo absumptis priore anno consulibus, crudeli superboque nobis bello institere.' Agunt cum Terentilio tribuni, dilataque in speciem actione, re ipsa sublata, consules extemplo arcessiti.
Traduzione all'italiano
La potenza romana tornò così alla situazione di un tempo e l'esito favorevole della guerra suscitò all'improvviso dei contrasti interni in città. Quell'anno Gaio Terentilio Arsa era tribuno della plebe. Pensando che l'assenza dei consoli fosse per i tribuni la migliore occasione per darsi da fare, egli passò alcuni giorni a lagnarsi presso la plebe dell'arroganza patrizia, inveendo soprattutto contro l'autorità consolare, ritenuta eccessiva e intollerabile per un libero Stato. Tale potere era infatti a sua detta solo formalmente meno detestabile - ma di fatto più crudele - di quello dei re: al posto di un padrone adesso ne avevano due che, godendo di un'autorità priva di restrizioni e vivendo in uno stato di sfrenatezza non sottoposta a controlli, rovesciavano sulla plebe il terrore suscitato dalle leggi e dalle punizioni. Perché i consoli non dovessero godere in eterno di quella condizione privilegiata, il tribuno disse di voler far passare una legge che prevedesse la nomina di cinque magistrati con l'incarico di approntare delle leggi che regolassero l'autorità consolare. I consoli avrebbero così goduto del potere assegnato loro dal popolo, ma non avrebbero potuto trasformare in legge quello che invece era il loro capriccio o il loro arbitrio. In séguito alla presentazione di questa legge, siccome i senatori temevano che l'assenza dei consoli li costringesse a sottostare a un simile giogo, il prefetto della città convocò il senato e lì attaccò la proposta e il suo autore con una tale veemenza che, se entrambi i consoli fossero stati presenti e avessero circondato il tribuno in maniera ostile, non avrebbero potuto aggiungere nulla alla virulenza delle sue minacce. Chi davvero a sua detta rappresentava un'insidia concreta per il paese era Terentilio, reo di esser passato all'attacco sfruttando le circostanze. Se l'anno prima - quando cioè la pestilenza e la guerra infuriavano sulla città - la rabbia divina avesse imposto un tribuno simile a lui, la situazione sarebbe stata insostenibile. Coi due consoli morti e la città in preda all'infuriare del morbo e alla confusione generale, Terentilio avrebbe proposto una legge volta a privare lo Stato del potere consolare e avrebbe guidato Equi e Volsci all'assedio di Roma. Ma alla fin fine dove voleva arrivare? Se i consoli si erano macchiati di arroganza o di crudeltà nei confronti di qualche cittadino, non era forse lecito trascinarli in giudizio e accusarli di fronte a un corpo giudicante che annoverasse tra i suoi membri chi aveva subito l'ingiustizia? Non il potere dei consoli, ma l'autorità dei tribuni Terentilio rendeva invisa e insopportabile. Quella stessa autorità che si era pacificata e riconciliata col senato, adesso ricadeva di nuovo negli antichi mali. Ciononostante Fabio non lo avrebbe pregato di abbandonare quanto intrapreso. "Esorto," gridò, "voialtri tribuni a riflettere sul fatto che questa autorità vi è stata assegnata per soccorrere i singoli individui e non per danneggiare la comunità tutta. Voi siete stati eletti tribuni della plebe, non nemici del senato. Che lo Stato privo dei suoi difensori subisca attacchi è triste per noi, ma odioso per voi. Non diminuirete le vostre prerogative, ma la vostra impopolarità, se farete in modo che il vostro collega rinvii fino al ritorno dei consoli la questione nei termini in cui oggi si trova. Quando l'anno passato l'epidemia ci privò dei consoli, anche Equi e Volsci ci risparmiarono una guerra crudele e impietosa." I tribuni fanno pressione su Terentilio. Quindi, dopo un apparente rinvio della proposta di legge trasformatosi poi in aperto ritiro, vennero immediatamente convocati i consoli.