XXVI
E quando la maggioranza di voi era padrona della nostra salvezza, dici che ti opponevi a coloro che volevano rovinarci, ma quando dipese da te solo salvare Polemarco o no, lo portasti in carcere? Dunque poiché, come dici, essendoti opposto non ci giovasti, chiedi di essere reputato un buon cittadino, ma poiché avendolo arrestato lo uccidesti, non credi di dover rendere giustizia a me e a questi qui?
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E neppure questo è verosimile dargli per vero, se anche dicesse la verità affermando di essersi opposto, cioè che fu ordinato a lui. Certamente infatti (i trenta) non avrebbero messo alla prova la sua fedeltà riguardo ai meteci. Dunque a chi meno era verosimile che fosse ordinato, che a lui che si era appunto trovato ad opporsi e aveva manifestato la propria opinione? Chi era infatti meno verosimile che eseguisse i loro ordini di colui che si era opposto a ciò che loro volevano fosse compiuto?
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Inoltre mi sembra che gli altri Ateniesi abbiano una valida giustificazione degli avvenimenti, per scaricare la colpa sui trenta; ma gli stessi trenta com'è ammissibile che voi li giustifichiate, se scaricano la colpa su se stessi?
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Se infatti nella città ci fosse stato un potere più forte di quello, da cui gli fosse stato ordinato di uccidere la gente contro il diritto, avreste ovviamente indulgenza per lui; ora contro chi porterete mai la giustizia, se sarà concesso ai trenta di dire che eseguirono gli ordini dei trenta?
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E comunque, sorpresolo non in casa ma per strada, pur essendogli possibile salvarlo e rispettare i loro ordini, lo condusse in carcere. Voi siete sdegnati contro tutti quanti vennero nelle vostre case cercando qualcuno o di voi o dei vostri.