ὥσπερ ὄνοι μεγάλοις ἄχθεσι τειρόμενοι,
δεσποσύνοισι φέροντες ἀναγκαίης ὕπο λυγρῆς
ἥμισυ παντὸς ὅσον καρπὸν ἄρουρα φέρει.
Come asini oppressi da gravi pesi,
versando ai padroni,per amara necessità,
la metà di tutto il raccolto che la terra produce
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[newpage]fr. 7
δεσπότᾶς οἰμώζοντες ὁμῶς ἄλοχοί τε καὶ αὐτοί,
εὖτε τιν᾽ οὐλομένη μοῖρα κίχοι θανάτου.
piangendo i loro signori, essi stessi e le mogli,
quando la moira spietata ne coglie qualcuno.
A partire dalla fine del VII secolo a.C., Sparta aveva attraversato un periodo di benessere economico e di fioritura culturale.
Questa prosperità era nata dal sacrificio degli uomini della generazione di Tirteo, impegnati nella repressione di una rivolta della Messenia, una ricca regione conquistata da Sparta verso la fine del VII secolo a.c. La perdita di questo territorio fu causa di aspri contrasti politici,tanto più pericolosi all'interno di uno stato in cui la classe dominante controllava già con difficoltà una massa numericamente assai maggiore di Iloti,gli antichi abitanti del paese. Poichè si erano opposti con le armi agli invasori,erano stati ridotti in schiavitù e costretti a lavorare i campi come servi della gleba,per mantenere la classe guerriera degli Spartani,che non esercitava altra attività che quella delle armi. La stessa durezza che Sparta aveva manifestato contro le genti del Peloponneso sottomesse militarmente, era stata applicata nei confronti dei Messeni, vinti, dopo un ventennio di lotta, dal re Teopompo; in quella circostanza, Tirteo aveva descritto con occhio impietoso la disumana condizione degli sconfitti, costretti a lavorare per i vincitori, cedendo la loro metà dei prodotti, e sottoposti a crudeli umiliazioni, quella di dover partecipare a forza, con le mogli ed i figli, al pianto funebre per la scomparsa di qualcuno dei loro padroni.