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I romani espugnano Siracusa

INIZIO: Ο μεν Μαρκελλος ταις Συρακουσαις εφηδευεν, ην δε η πολις αναλωτος δια το τειχη...
FINE: Και της μεθη; ουκ αντειχον και η πολις αλισκεται, πλην το ερυμα, ο Αχπαδινη ωνομαζεν

Marcello assediava i Siracusani, ma la città era imprendibile a causa delle sue mura, dei suoi bastioni e del coraggio dei nemici. Marcello, che era famoso sia per il valore sia per le sue abilità, trova questo ingegnoso espediente. Nelle mura c’era un luogo facile da espugnare che era sfuggito all’attenzione dei Romani. Dunque Marcello osserva i Siracusani, che celebravano in gran massa una festa notturna ad Atemide, e ordina ad alcuni soldati di oltrepassare le mura in quel luogo. In seguito da una parte questi aprono le porte, dall’altra gli altri entrarono subito tutti insieme, e quelli che si trovavano dentro e quelli che si trovavano fuori, ad un segnale convenuto colpiscono insieme gli scudi con le lance. I Siracusani non si oppongono a causa dello stupore e del troppo vino bevuto e la città è presa tranne che per un bastione, che si chiamava Acradine.

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