Questo appunto di Greco presenta il testo in greco antico e la traduzione in italiano di un brano tratto dal Panegirico di Isocrate (capitoli 47, 48, 49, 50).
Testo in greco di Isocrate Panegirico 47-50
Φιλοσοφίαν τοίνυν, ἣ πάντα ταῦτα συνεξεῦρε καὶ συγκατεσκεύασε, καὶ πρός τε τὰς πράξεις ἡμᾶς ἐπαίδευσε καὶ πρὸς ἀλλήλους ἐπράϋνε, καὶ τῶν συμφορῶν τάς τε δι᾿ ἀμαθίαν καὶ τὰς ἐξ ἀνάγκης γιγνομένας διεῖλε, καὶ τὰς μὲν φυλάξασθαι τὰς δὲ καλῶς ἐνεγκεῖν ἐδίδαξεν, ἡ πόλις ἡμῶν κατέδειξε, καὶ λόγους ἐτίμησεν, ὧν πάντες μὲν ἐπιθυμοῦσι, τοῖς δ᾿ ἐπισταμένοις φθονοῦσι, συνειδυῖα μὲν ὅτι τοῦτο μόνον ἐξ ἁπάντων τῶν ζῴων ἴδιον ἔφυμεν ἔχοντες, καὶ διότι τούτῳ πλεονεκτήσαντες καὶ τοῖς ἄλλοις ἅπασιν αὐτῶν διηνέγκαμεν, ὁρῶσα δὲ περὶ μὲν τὰς ἄλλας πράξεις οὕτω ταραχώδεις οὔσας τὰς τύχας ὥστε πολλάκις ἐν αὐταῖς καὶ τοὺς φρονίμους ἀτυχεῖν καὶ τοὺς ἀνοήτους κατορθοῦν, τῶν δὲ λόγων τῶν καλῶς καὶ τεχνικῶς ἐχόντων οὐ μετὸν τοῖς φαύλοις, ἀλλὰ ψυχῆς εὖ φρονούσης ἔργον ὄντας, καὶ τούς τε σοφοὺς καὶ τοὺς ἀμαθεῖς δοκοῦντας εἶναι ταύτῃ πλεῖστον ἀλλήλων διαφέροντας, ἔτι δὲ τοὺς εὐθὺς ἐξ ἀρχῆς ἐλευθέρως τεθραμμένους ἐκ μὲν ἀνδρίας καὶ πλούτου καὶ τῶν τοιούτων ἀγαθῶν οὐ γιγνωσκομένους, ἐκ δὲ τῶν λεγομένων μάλιστα καταφανεῖς γιγνομένους, καὶ τοῦτο σύμβολον τῆς παιδεύσεως ἡμῶν ἑκάστου πιστότατον ἀποδεδειγμένον, καὶ τοὺς λόγῳ καλῶς χρωμένους οὐ μόνον ἐν ταῖς αὑτῶν δυναμένους, ἀλλὰ καὶ παρὰ τοῖς 50ἄλλοις ἐντίμους ὄντας. τοσοῦτον δ᾿ ἀπολέλοιπεν ἡ πόλις ἡμῶν περὶ τὸ φρονεῖν καὶ λέγειν τοὺς ἄλλους ἀνθρώπους, ὥσθ᾿ οἱ ταύτης μαθηταὶ τῶν ἄλλων διδάσκαλοι γεγόνασι, καὶ τὸ τῶν Ἑλλήνων ὄνομα πεποίηκε μηκέτι τοῦ γένους ἀλλὰ τῆς διανοίας δοκεῖν εἶναι, καὶ μᾶλλον Ἕλληνας καλεῖσθαι τοὺς τῆς παιδεύσεως τῆς ἡμετέρας ἢ τοὺς τῆς κοινῆς φύσεως μετέχοντας.
Traduzione in italiano di Isocrate Panegirico 47-50
La cultura, inoltre, che contribuì a scoprire e stabilire tutte queste istituzioni, che ci educò per gli affari pubblici e ci rese civili gli uni verso gli altri, che distinse tra le disgrazie che sono dovute all'ignoranza e quelle che nascono dalla necessità, e ci insegnò a guardarci dalle prime e a sopportare nobilmente le seconde, [la cultura], la introdusse la nostra città e [la nostra città] onorò l'eloquenza, che tutti bramano e invidiano nei suoi possessori, perché sapeva che nascemmo con questa caratteristica distintiva unica tra tutti gli altri animali e che avendo questo vantaggio ci distinguemmo anche in tutti gli altri aspetti, e perché vedeva che nelle altre attività le sorti sono così capricciose che in esse spesso i saggi falliscono e gli stolti hanno successo, mentre dei discorsi belli e artistici non sono partecipi gli stolti, ma sono opera di una mente assennata ,e che è a questo riguardo che coloro che sono considerati saggi e ignoranti presentano il contrasto più forte, e coloro che sono stati istruiti da uomini liberi fin dai loro primi anni non si riconoscono dal loro coraggio o dalla loro ricchezza o da tali beni, ma è chiaro soprattutto dai loro discorsi, e questo si è dimostrato il segno più sicuro di educazione in ognuno di noi, e coloro che sono abili nel parlare non sono solo uomini di potere nelle loro città, ma sono anche tenuti in onore presso gli altri. E così tanto la nostra città ha ha superato gli altri uomini nel pensiero e nella parola che i suoi discepoli sono diventati maestri degli altri, e ha fatto sì che il nome dei Greci non risulti più essere di una stirpe, ma di un modo di pensare, e che siano chiamati Greci coloro che hanno parte della nostra educazione più che di un’origine comune.