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Questo appunto di Greco contiene la traduzione dei capitooli 291. 292 e 293 dell'orazione Sulla corona di Demostene.

Indice

  1. Testo in greco antico
  2. Traduzione in italiano

Testo in greco antico

Πολλὰ τοίνυν, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, καὶ ἄλλα κατηγορηκότος αὐτοῦ καὶ κατεψευσμένου, μάλιστ᾿ ἐθαύμασα πάντων, ὅτε τῶν συμβεβηκότων τότε τῇ πόλει μνησθείς, οὐχ ὡς ἂν εὔνους καὶ δίκαιος πολίτης [323]ἔσχε τὴν γνώμην, οὐδ᾿ ἐδάκρυσεν, οὐδ᾿ ἔπαθε τοιοῦτον οὐδὲν τῇ ψυχῇ, ἀλλ᾿ ἐπάρας τὴν φωνὴν καὶ γεγηθὼς καὶ λαρυγγίζων, ᾤετο μὲν ἐμοῦ κατηγορεῖν δηλονότι, δεῖγμα δ᾿ ἐξέφερεν καθ᾿ ἑαυτοῦ ὅτι τοῖς γεγενημένοις ἀνιαροῖς οὐδὲν ὁμοίως ἔσχε τοῖς 292ἄλλοις. καίτοι τὸν τῶν νόμων καὶ τῆς πολιτείας φάσκοντα φροντίζειν, ὥσπερ οὗτος νυνί, καὶ εἰ μηδὲν ἄλλο, τοῦτό γ᾿ ἔχειν δεῖ, ταὐτὰ λυπεῖσθαι καὶ ταὐτὰ χαίρειν τοῖς πολλοῖς, καὶ μὴ τῇ προαιρέσει τῶν κοινῶν ἐν τῷ τῶν ἐναντίων μέρει τετάχθαι· ὃ σὺ νυνὶ πεποιηκὼς εἶ φανερός, ἐμὲ πάντων αἴτιον καὶ δι᾿ ἔμ᾿ εἰς πράγματα φάσκων ἐμπεσεῖν τὴν πόλιν, οὐκ ἀπὸ τῆς ἐμῆς πολιτείας οὐδὲ προαιρέσεως 293ἀρξαμένων ὑμῶν τοῖς Ἕλλησι βοηθεῖν, ἐπεὶ ἔμοιγ᾿ εἰ τοῦτο δοθείη παρ᾿ ὑμῶν, δι᾿ ἔμ᾿ ὑμᾶς ἠναντιῶσθαι τῇ κατὰ τῶν Ἑλλήνων ἀρχῇ πραττομένῃ, μείζων ἂν δοθείη δωρεὰ συμπασῶν ὧν τοῖς ἄλλοις δεδώκατε. ἀλλ᾿ οὔτ᾿ ἂν ἐγὼ ταῦτα φήσαιμι (ἀδικοίην γὰρ ἂν ὑμᾶς), οὔτ᾿ ἂν ὑμεῖς εὖ οἶδ᾿ ὅτι συγχωρήσαιτε· οὗτός τ᾿ εἰ δίκαι᾿ ἐποίει, οὐκ ἂν ἕνεκα τῆς πρὸς ἔμ᾿ ἔχθρας τὰ μέγιστα τῶν ὑμετέρων καλῶν ἔβλαπτε καὶ διέβαλλεν.

Traduzione in italiano

Tra tutte le calunnie e le menzogne ​​che ha lanciato contro di me, cittadini ateniesi, ciò che mi ha stupito di più è stato che, quando ha raccontato i disastri che hanno colpito la nostra città in quel periodo, i suoi commenti non sono mai stati quelli che avrebbe fatto un cittadino onesto e leale. Non ha versato lacrime; non ha provato alcun sentimento di rammarico nel cuore; ha gridato, ha esultato, ha strozzato la gola. Evidentemente credeva di testimoniare contro di me, ma in realtà stava fornendo la prova contro se stesso che in tutti quegli eventi dolorosi non aveva avuto alcun sentimento in comune con gli altri cittadini. Eppure un uomo che professa una tale sollecitudine, come ha professato oggi, per le nostre leggi e la nostra costituzione, qualunque altra cosa gli manchi, dovrebbe almeno possedere la qualità di simpatizzare sia per i dolori sia per le gioie della gente comune; e, nello scegliere i suoi principi politici, non dovrebbe schierarsi dalla parte dei loro nemici. Ma è chiaro che ha fatto proprio questo, quando dichiara che sono responsabile di tutto e che la città è caduta in disgrazia per colpa mia. La vostra politica di soccorso ai Greci non ha avuto origine dalla mia abilità politica e dai miei principi. Se riconosceste che la mia influenza vi ha spinto a resistere a un dispotismo che minacciava la rovina della Grecia, mi concedereste un favore più grande di tutti i doni che abbiate mai fatto a chiunque. Non rivendico quel favore; non posso rivendicarlo senza commettere un'ingiustizia nei vostri confronti: e sono certo che non me lo concederete. Se Eschine avesse agito onestamente, non avrebbe mai assecondato il suo rancore nei miei confronti, sminuendo e diffamando la più nobile delle vostre glorie nazionali.

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