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La prima parte è ambientata in Giamaica, precisamente a Coulibri, dopo l'emancipazione degli schiavi nell'anno 1834.

Questo dettaglio è rilevante in quanto il romanzo insiste sul difficile contesto in cui ha vissuto la protagonista: il padre di Antoinette era un commerciante di contadini neri venduti come schiavi, caduto in miseria.

L'opera si apre con l'incendio della casa di Antoinette ad opera di ex schiavi, il che fa comprendere che la donna, nonostante fosse creola, non apparteneva né alla razza nera né alla razza bianca subendo, fin dalla sua infanzia, ingiurie da parte delle persone di colore.

Inoltre durante l'incendio perde "Bertha" era uno dei nomi della madre di Antoinette, che viene attribuito a quest'ultima dal marito Rochester, in virtù del fatto che sua madre era considerata a sua volta pazza in quanto creola ed ubriacona: "Her mother, the Creole, was both a mad woman and a drunkard."

drunkard” (Charlotte Bronte, Jane Eyre, 1847, Chap. XXVI). La vita il piccolo Pierre, fratello minore di Antoinette, che porterà la madre alla perdita della ragione causata dal dolore. La parte più cospicua dell'opera è la seconda, ambientata in Giamaica, che ruota attorno al matrimonio tra Antoinette e Rochester. Le nozze tra i due sono combinate tramite contratto fra il patrigno ed il fratellastro di Antoinette e Rochester, il quale avrebbe ricevuto la dote ereditata dalla sua futura consorte. Il loro rapporto, nonostante la forte passione, è reso difficile dalle differenze emotive tra i due e da alcuni fattori scatenanti che porteranno addirittura, in un determinato momento, all'aggressione di Antoinette nei confronti del marito. Il principale fattore del deterioramento della relazione tra i due, è causato da una serie di lettere ricevute da Rochester da parte di un certo Daniel Cosway (figlio illegittimo del padre di Antoinette, nato da una relazione extraconiugale).relazione con una schiava) il quale insinua sulla pazzia della madre di Antoinette, portando Rochester ad allontanarsi da sua moglie a causa dei dubbi riguardo la sua sanità mentale. Questo scatenerà il climax di avvenimenti che porteranno, in un primo momento, la protagonista a rivolgersi alla figura di Cristophine, successivamente al tradimento di Rochester con la serva Amélie, ed infine all'incendio di Thornfield durante il quale Antoinette perderà la vita. Sono però tali avvenimenti che chiarificano a pieno lo stato mentale della protagonista non legato alla sua identità di "altro" bensì al calvario di sofferenze che ha dovuto subire. Cristophine è l'unica figura importante nella vita di Antoinette. Proveniente dalla Martinica, è allontanata dalla società del luogo perché accusata di pratiche di magia nera, conosciuta con il nome di "obeah". A lei si rivolge Antoinette con la

Richiesta di una “pozione” che potesse indurre Rochester ad amarla di nuovo. Convinto di essere stato “stregato”, il marito indica Cristophine come fautrice di tale inganno e la minaccia di invocare la “magia bianca”. Come strumento di vendetta per essere stato ingannato dalla moglie, Rochester utilizza la serva Amélie con la quale tradisce Antoinette. Il tradimento viene scoperto da quest’ultima in virtù del fatto che Rochester pianifica l’azione con lo scopo preciso di metterla a conoscenza del fatto. Ciò comporterà una sofferenza per Antoinette e, alla già citata aggressione nei confronti del marito.2 Ѐ questo il reale motivo della pazzia della madre di Antoinette e non legato alla sua identità di donna Creola.3 L’invocazione della “magia bianca” da parte di Rochester non è altro che un riferimento alla legge inglese secondo la quale, coloro che praticavano “magia” erano perseguiti e puniti.

"nera" dovevano essere condannati. Questo è un ulteriore riferimento all'alterità dell'"altro" poiché oltre ad essere considerato "selvaggio" era anche visto come possessore di poteri sovrannaturali.

La terza ed ultima parte dell'opera è ambientata nel freddo attico di Thornfield, in cui è segregata Antoinette la quale, ormai, ha perso la sua lucidità. Qui attraverso un sogno premonitore della protagonista, vengono esplicati i motivi per i quali verrà appiccato l'incendio che funga da punto di contatto fra l'opera postcoloniale e che si verificherà nella realtà di Jane Eyre che, costituisce nient'altro che la liberazione della donna da due mondi che non l'hanno mai accettata: l'Inghilterra e le Indie Occidentali.

Attraverso quest'analisi è quindi possibile comprendere come Rhys abbia liberato la protagonista dallo stereotipo di "donna selvaggia".

Quindi, psicologicamente instabile a causa della sua alterità rispetto alla comunità civilizzata della quale fa parte Rochester, presentandola come una donna che ha perso la propria lucidità a causa delle sofferenze subite fin dall'infanzia e nell'illusione di poter essere salvata, è invece tradita dal suo destino.

Altra opera oggetto di analisi, in quanto rispecchia a pieno il discorso aperto inizialmente, può essere considerata una pietra miliare della letteratura sia inglese che mondiale: "Robinson Crusoe" di Daniel Defoe. Pubblicato nel 1719, il romanzo, come nel caso del classico analizzato precedentemente, anticipa dal titolo l'argomento dell'opera. Si narra infatti del naufragio e della permanenza di Robinson Crusoe, durata trentacinque anni, su un'isola.

Anche qui vengono messi in luce alcuni temi della cultura settecentesca. Robinson incarna l'"homo oeconomicus", rappresentante della

Classe borghese in ascesa con l'inclinazione ad assoggettare la natura e gli uomini al proprio dominio. Ciò è, in effetti, quello che Robinson attua non appena ritrovatosi sull'isola, cioè la modifica del paesaggio naturale attraverso la costruzione di un'abitazione e la sottomissione della stessa cacciando, coltivando la terra, mantenendo sempre viva la sua identità di uomo che riesce a sopravvivere da solo in quanto dotato della "superiorità occidentale". Tale superiorità è ancor più accentuata quando il naufrago civilizza e riduce a suo schiavo Friday, un giovane indigeno caraibico descritto in conformità al mito settecentesco del "buon selvaggio". Robinson copre la nudità di Friday con abiti europei, lo istruisce insegnandogli la lingua inglese e la religione. Le uniche azioni che il giovane si limita a svolgere sono le mansioni affidategli da colui che progressivamente si converte.

in “king” .44 Questo sostantivo si ripete continuamente nel corso dell’opera. Anche in questo caso, li divario fra l’ “io” e “l’altro” è fortementepresente.

La riscrittura che prenderò in considerazione è quella dello scrittore sudafricano John Maxwell Coetzee che con la sua opera “Foe”, pubblicata nel 1986, è stato premiato con il Nobel per la Letteratura nell’anno 2003.

Il testo è infatti riconosciuto come una delle riscritture postcoloniali più emblematiche.

Il termine “foe” in inglese sta per “straniero” e cioè non appartenente ad una determinata comunità ma, esso assume anche il significato di “nemico” quindi ostile, contro il quale combattere. Un secondo significato rinvi a Daniel Defoe. In effetti, in origine, il vero cognome era proprio “Foe” e poiché denotava l’umile origine della famiglia, fu

cambiato con l'anteposizione di "De". Come è noto, gli unici protagonisti del romanzo classico sono il naufrago Crusoe e il giovane caraibico Friday. Nell'opera di Coetzee il personaggio principale, nonché voce narrante, è Susan Barton, una donna, generetotalmente assente in Defoe. L'autore intende quindi criticare sotto questo punto il maschilismo settecentesco. A questo è legata la presenza dello scrittore, Foe appunto, all'interno del romanzo. A lui, infatti, Susan si rivolge chiedendogli di far "da padre" al racconto della propria storia, consapevole del fatto che la donna scrittrice non godesse degli stessi privilegi dell'uomo scrittore. La donna non è qui sottomessa, anzi si ribella agli intenti di Foe di sconvolgere totalmente l'opera (come sarà fatto nella realtà del Robinson Crusoe). Oltre ad indicare una critica contro il maschilismo settecentesco, la situazione di Susan

rispecchiaquella dello stesso Coetzee, marginalizzato in quanto scrittoresudafricano bianco.La sorte della protagonista è la stessa del Robinson: naufraga su un'isoladeserta. Qui incontra gli unici due abitanti: Cruso e Friday.Nonostante la presenza di questi ultimi sia nell'opera classica che nellariscrittura, i loro atteggiamenti e le loro connotazioni sonocompletamente differenti.Cruso, storpiatura del nome Crusoe, non è più personaggio attivo,lavoratore instancabile che non perde mai la speranza di lasciare l'isolama ne è l'esatto contrario: è ora un vecchio burbero, abitante dell'isola,che dopo essersi procurato il minimo indispensabile per la suasopravvivenza, non tenta in alcun modo di assoggettare la naturacirconstante. Non solo, è un uomo ormai rassegnato alla sua condizione,e pare non avere alcuna intenzione di ritornare alla civiltà. La donnatenta, in diverse occasioni, di instaurare un dialogocon l'uomo per poter avere notizie riguardo al suo passato, ma questo si chiude in sé stesso senza darle alcuna informazione. Il Crusoe defoeiano, invece, tiene un diario su cui riporta la propria avventura giorno per giorno. Insomma, se il Crusoe di Defoe rappresentava a pieno l'uomo moderno, capace di costruire dal nulla una vita dignitosa, il Cruso di Coetzee è l'immagine dello stesso uomo rivisto in chiave postmoderna, un uomo convinto in modo erroneo delle proprie idee, non disposto ad accettare sconvolgimenti nel suo piccolo mondo. Altro abitante dell'isola, punto focale dell'intera narrazione è Friday. Anche quest'ultimo non presenta più le caratteristiche del romanzo defoeiano: non è più il giovane caraibico che giura fedeltà al proprio padrone, ma un africano dalla pelle scurissima e la testa lanosa che si limita ad avere con Cruso un rapporto di obbedienza. La sua problematica che Coetzee pone come perno.

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Publisher
A.A. 2019-2020
11 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilariadamore di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Carotenuto Silvana.