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B
la neurotrasmissione attraverso la chiusura di canali calcio, sia nella terminazione post-
sinaptica con l’apertura del canale e l’ingresso di cloro nella cellula con azione inibitoria;
• GABA è un recettore presente sottoforma di canale ionico con struttura simile al GABA ,
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ma con funzionalità fisiologiche e farmacologiche del tutto differenti.
Dunque, è importante notare che il GABA è coinvolto in una vasta gamma diversificata di funzioni
nel corpo umano, soprattutto riguardante la regolazione del sonno che risulta un ambito di ricerca sul
quale si tenta di effettuare analisi continue per valutare l’efficacia di tale composto nel miglioramento
sulla qualità del sonno. Sono stati effettuati importanti studi che discutono il trattamento fisiologico
dell’insonnia e introducono l’uso potenziale del GABA naturale per migliorare l’igiene del sonno.
CASO STUDIO
In questa parte della tesi viene introdotta la descrizione di uno specifico studio ricavato dal Journal
of Clinical Neurology (Byun et al. 2018). Tale studio ha stabilito che, nonostante il continuo
coinvolgimento degli agonisti del recettore delle benzodiazepine nel trattamento farmacologico
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dell’insonnia, il loro utilizzo ha dimostrato, più che altro, limitazioni a causa dei rischi riguardanti
l’alto dosaggio, una possibile dipendenza ed effetti collaterali. Pertanto, lo studio si focalizza sulla
possibilità che il GABA, presente naturalmente in vari alimenti con concentrazioni variabili, abbia
un effetto ipnotico, simile o superiore al farmaco, aumentando di conseguenza un miglioramento sulla
gestione del riposo notturno. Alimenti, come il riso, contengono ridotte quantità di GABA naturale,
tuttavia tale concentrazione può essere incrementata attraverso la fermentazione con batteri specifici
Categoria di farmaci ipnotici che concorrono al potenziamento dei segnali inibitori tramite la trasmissione GABAergica
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in modo da favorire la riduzione di latenza e il miglioramento del mantenimento ottimale del sonno (Byun et al., 2018).
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come il Lactobacillus brevis o il Lactobacillus lactis (Dhakal et al., 2012). Infatti, la sperimentazione
sulla quale si basa lo studio in questione prevede l’utilizzo di GABA naturale derivato da estratto
fermentato di germe di riso con una dose giornaliera di 300 mg. Dunque, lo studio mira a determinare
l’effetto dell’assunzione di GABA naturale sul sonno, ciò attraverso un metodo di valutazione
comprendente la PSG, in modo da fornire informazioni oggettive riguardo la struttura e l’efficacia
del sonno.
In particolare, lo studio (Dhakal et al., 2012) è stato condotto su pazienti adulti (età superiore ai 18
anni) con sintomi di insonnia e utilizzando estratto di germe di riso fermentato contenente GABA
come trattamento potenziale. Tale estratto è stato ottenuto tramite uno specifico processo di
fermentazione con l’uso del Lactobacillus sakei, producendo compresse RFE-GABA contenente 300
mg di GABA. Per essere inclusi nell’analisi, i pazienti dovevano presentare una diminuzione della
qualità del sonno e sintomi d’insonnia. Sono stati esclusi, pertanto, coloro che manifestavano disturbi
cognitivi e psichiatrici o neurologici, estromettendo anche i soggetti che assumevano farmaci che
potessero influenzare il sonno. I diversi pazienti sono stati divisi in due gruppi, ognuno dei quali è
stato assegnato a ricevere compresse di RFE-GABA o placebo, assumendo il trattamento 1 ora prima
di coricarsi. Sono stati valutati attraverso questionari del sonno, considerando anche gli stati di
depressione ed ansia, nonché sottoposti alla PSG durante la notte. L’obiettivo principale dello studio
era valutare la latenza del sonno tramite la PSG a 4 settimane di trattamento.
I risultati hanno mostrato che il gruppo trattato con compresse RFE-GABA ha sperimentato una
diminuzione significativa della latenza del sonno e un aumento della sua efficacia rispetto al gruppo
placebo con miglioramenti anche a livello soggettivo del paziente e gravità dei sintomi ridotti nei
soggetti affetti da insonnia. Tuttavia, si sono verificati eventi avversi limitati a quattro soggetti (10%),
di cui tre appartenenti al gruppo RFE-GABA con manifestazione di disturbi addominali, mal di testa
e sonnolenza, e un solo individuo membro del gruppo placebo con sintomo di sonnolenza. Tali
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avversità sono state considerate, però, di lieve entità e, pertanto, con nessuna influenza significativa
sulla valutazione dei risultati.
In conclusione, gli autori dello studio suggeriscono che l’assunzione di RFE-GABA potrebbe
migliorare soggettivamente ed oggettivamente la qualità del sonno nei pazienti con insonnia, senza
alcun grave effetto collaterale. Poiché rappresenta una sostanza estraibile naturalmente, potrebbe
essere somministrata sottoforma di integratore orale, che con il suo effetto ipnotico possa agire
positivamente sulla qualità del sonno e sui sintomi dell’insonnia, migliorando considerevolmente la
salute e il benessere generale.
Allo stesso modo, un ulteriore studio (Yamatsu et al., 2016) ha sperimentato, nei pazienti coinvolti,
l’assunzione di 112 mg di compressa (100 mg di GABA e piccole concentrazioni di acido
glutammico, altri amminoacidi, minerali e acqua) 30 minuti prima di coricarsi. I dati evidenziano che
il trattamento di GABA di una sola settimana comporta miglioramenti sulla qualità del sonno. Infatti,
sono stati riscontrati miglioramenti durante il risveglio con riduzione della latenza di sonno e
l’aumento del tempo totale di sonno N-REM nel gruppo GABA rispetto al gruppo di controllo.
Dunque, i risultati ottenuti tramite le analisi degli studi descritti suggeriscono che dosaggi prolungati
di GABA in giornate successive possono essere benefici per indurre il sonno, focalizzandosi
principalmente sull’insorgenza delle prime fasi N-REM (Hepsomali et al., 2020). Questo effetto
potrebbe essere associato al profilo farmacocinetico del GABA, caratterizzato da un rapido aumento
e successiva diminuzione delle sue concentrazioni ematiche, il che potrebbe spiegare la sua influenza
differenziale sui marcatori promotori delle prime fasi del sonno. Infatti, i risultati indicano che
l’effetto del GABA potrebbe essere più significativo nell’aiutare a iniziare il sonno anziché nel
mantenimento durante le fasi più avanzate della notte. Inoltre, l’assunzione prolungata di GABA
potrebbe essere associata a benefici legati alla gestione dello stress (Maskevich et al., 2020) e ad una
relazione bilaterale tra sonno e ansia, dove la presenza di disturbi del sonno può essere un sintomo di
ansia oppure il caso opposto (Soehner e Harvey, 2012).
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La somministrazione ripetuta di GABA per diversi giorni sembra, quindi, migliorare parametri iniziali
del sonno, ma le dosi necessarie per ottenere effetti positivi si stimano essere elevate. Tuttavia, dosi
tra 100 e 300 mg sembrano essere efficaci nella riduzione della fase di latenza del sonno con un uso
prolungato di 1-4 settimane (Hepsomali et al., 2020).
2.3 – L’effetto dei principi nutritivi sul sonno
La connessione complessa tra alimentazione e qualità del sonno attira sempre di più l’attenzione di
molteplici esperti, andando ad aprire un interessante ambito di ricerca riguardante la salute e il
benessere psico-fisico. Alcuni dei principi nutritivi e determinati alimenti svolgono, infatti, un ruolo
cruciale nella regolazione del sonno, pertanto attraverso analisi approfondite sarà possibile
comprendere come scelte alimentari possano influenzare significativamente la qualità del riposo
notturno. Dall’apporto di amminoacidi specifici al ruolo di vitamine e minerali, si è in grado di
apprendere come la dieta giornaliera possa essere un elemento chiave nel favorire un sonno
rigenerante e promuovere il benessere complessivo.
2.3.1 – Il ruolo dei carboidrati
I parametri del sonno possono essere influenzati, in modo significativo, anche da interventi
nutrizionali (Vlahoyiannis et al., 2021). In particolare, i carboidrati costituiscono una parte essenziale
della dieta umana e svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione di vari aspetti della salute,
incluso il sonno. Il metabolismo del glucosio risulta fondamentale nella regolazione del sonno
(Stamatakis e Punjabi, 2010) poiché è coinvolto nella modifica della concentrazione plasmatica di
triptofano, precursore di serotonina e melatonina (Herrera et al., 2011), e di conseguenza l’assunzione
dei carboidrati sembra essere molto importante per l’impatto sulla quantità, mantenimento e struttura
del sonno (Vlahoyiannis et al., 2021). 47
Il complesso legame tra il consumo di carboidrati e la qualità del sonno evidenzia importanti risultati
nei vari studi scientifici (Zhao et al., 2020). Esistono diverse categorie di carboidrati, ognuna con
impatti diversi sulla salute e il sonno. Una dieta ad alto indice glicemico (IG) con carboidrati raffinati
è stata associata a rischi di malattie croniche (Barclay et al., 2008), tuttavia, gli effetti sul sonno sono
contrastanti. Infatti, alcuni suggeriscono che diete ad alto IG migliorino il sonno. In particolare, uno
studio specifico sostiene che pazienti adulti sani, dopo l’assunzione di pasti ad alto IG quattro ore
prima di coricarsi, hanno manifestato una riduzione significativa della latenza del sonno rispetto a
coloro che hanno assunto pasti a basso IG (Afaghi et al., 2007). Altri studi, invece, indicano un
possibile rischio di insonnia associato a diete ad alto IG. Infatti, un’analisi indotta su una popolazione
più ampia, focalizzandosi su donne in post-menopausa, ha riscontrato che una dieta ad alto IG è
correlata ad un aumento dell’incidenza di insonnia nell’arco di tre anni, soprattutto se l’alimentazione
è accompagnata da un maggior contenuto di zuccheri e cereali non integrali (Gangwisch et al., 2020).
Gli effetti sorti dalla relazione tra carboidrati e insonnia possono essere attribuiti a diversi meccanismi
(Zhao et al., 2020). L’effetto di propensione al sonno può essere spiegato dal fatto che pasti ad elevato
IG possano modificare il rapporto tra triptofano e altri amminoacidi (Large Neutral Amino Acid-
LNAA) come leucina, isoleucina, metionina e tirosina, attraverso un complesso meccanismo
innescato dall’insulina, che aumenta in seguito all’ingestione di alimenti ad alto IG (Wurtman et al.,
2003). Poiché gli LNAA entrano in competizione con il triptofano per il trasporto al cervello,
l’insulina influisce su un maggior assorbimento muscolare di LNAA, favorendo in questo modo una
concentrazione superiore di triptofano nel cervello che va ad influenzare la secrezione di serotonina
e stimolare, di conseguenza, il sonno (Wurtman et al., 2003). Dunque, il consumo di una grande
quantità di carboidrati dall’alto IG può portare ad un mig