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CAPITOLO III
La dimensione del limite e del rischio nella fiducia: educare al
senso del limite come apertura alla fiducia
1. La fiducia come elemento costitutivamente umano
L’essenzialità della fiducia
1.1
La fiducia percorre la vita delle persone, fonda molte relazioni sociali, abita le
pieghe più profonde della nostra intimità, difficilmente potrebbe essere sostituita
degnamente in ciò che compiamo, riflettiamo, scegliamo. È nella fiducia in se stessi,
negli altri e nella realtà in cui siamo immersi, che si strutturano le nostre scelte e
che la nostra identità trova compimento.
La fiducia è un prius, un originario, una matrice antropologica, se non addirittura un
fondamento, ma anche un prodotto, un esercizio, qualcosa che cresce e si consolida
con la pratica sociale. […] La fiducia come collante insostituibile, ma anche potenziale
fattore di debolezza: ciò da cui non si riesce a prescindere, ma allo stesso tempo ciò
59
verso cui si resta esitanti; qualcosa di cui si ha paura pur non potendone fare a meno.
Ogni tipo di legame oscilla tra le due polarità opposte: da una parte fiducia e
confidenza, dall’altra sfiducia, sospetto, incertezza. La mancanza di fiducia
creerebbe uno stato di sospensione costante, che conduce a porre tutto in
discussione; la fiducia preferisce non apparire, come se, esposta in superficie,
diventasse più fragile, infatti è più facile cogliere la sua fondamentale importanza
c’è più.
quando essa viene a mancare o non
Si tratta di un bene relazionale intangibile, invisibile ma non evanescente, capace
di incrementare il bene dei singoli e il bene comune, non può essere ridotta a cosa
o essere considerata una grandezza misurabile o quantificabile, perché è
incalcolabile, non riproducibile in laboratorio.
All’origine
59 A , Fidarsi. del legame sociale, p.7.
LICI 39
La fiducia è un presupposto implicito e tuttavia imprescindibile dei rapporti umani,
Si tratta di un’apertura di credito nei confronti del reale e di un atto di responsabilità
rispetto all’orizzonte della possibilità. La fiducia intreccia infatti il “qui e ora” con il
“domani”; la concretezza che si tocca del reale e la portata immaginaria di ciò che non
c’è ancora; la singolarità specifica della relazione, grazie alla quale esiste, e il suo valore
60
ineliminabile per la maturazione di ogni relazione.
La fiducia reciproca è il fondamento della cooperazione sociale, le interazioni
umane, almeno le più importanti e quelle che fanno da sostegno a tutte le altre, non
riuscirebbero a realizzarsi se la fiducia non circolasse e se si dovesse agire sempre
all’interno di un rapporto strumentale, perderebbe senso la promessa, l’idea stessa
di patto. Bisogna superare la semplicistica opposizione tra il proprio interesse e
l’interesse altrui, tra l’egoismo e l’altruismo. Riccardo Fanciullacci sostiene infatti
che riconoscere la bontà della fiducia «non è semplicemente l’obbedienza ad un
astratto dovere di solidarietà o simili, ma non è neppure, all’opposto, un semplice
mezzo per soddisfare il proprio interesse ancora pensato come distinto
dall’interesse comune o dall’interesse per il bene comune» È nell’interesse di
61
.
ciascuno che circoli fiducia, essa è intimamente intrecciata alla nostra natura e la
sua cura non deriva da un astratto dover essere ma è parte delle condizioni generali
del vivere in comune.
Più si riconosce il valore della fiducia, più si percepisce il rischio di deterioramento
del tessuto relazionale umano qualora essa dovesse dissolversi. La tragicità della
fiducia sta nella sua duplice verità: non è possibile non fidarsi, la fiducia è
essenziale, stare al mondo senza di essa sembra rendere invivibili le nostre
esistenze; ma contemporaneamente la fiducia comporta rischi e paure, forse anche
del suo annullamento. Il tragico della fiducia conduce necessariamente al
riconoscimento della fragilità umana che non va letta come condanna o con ottica
–
60 A P , Generare fiducia, 2014, p.9.
LICI IEROSARA
Il circolo della fiducia e la struttura dell’affidarsi,
61 F , p.282.
ANCIULLACCI 40
nichilista, né va considerata come bene in sé, ma deve essere motivo di impegno e
apertura, terreno sul quale coltivare beni più grandi.
1.2 Fragilità e reciprocità della fiducia
Vi è un dato immediato che ciascuno di noi rinviene dentro di sé: la presenza di
una tensione, una spinta ad “ex-sistere” cioè ad andare fuori; esistere, per l’uomo,
significa tendere verso una nuova sistemazione della realtà, esistere come “non
permanere”, dove il carattere diveniente e dinamico della vita dell’uomo, che non
rimane immobile, ma si proietta continuamente verso ciò che ancora non è, verso
la possibilità aperta, diventa il carattere primario dell’esistenza umana.
Gli animali nascono dotati di tutto quello che occorre per stare nel loro
il destino dell’uomo è invece quello di costruirsi perché
determinato ambiente,
l’uomo nasce come essere carente, non dotato precostitutivamente e quindi aperto
a nuove acquisizioni e a nuovi interventi sul suo mondo di vita.
sempre con gli altri. L’uomo
Questo divenire non si attua mai isolatamente, ma
conta sulla relazione con gli altri, sul sostegno degli altri; è proiettato in un futuro
che si fa a cominciare da lui con il concorso degli altri. Taylor suggerisce che l’uomo
costruzione identitaria dell’io e del
è strutturalmente relazionale e che il percorso di
noi sia un processo sociale, culturale e morale; le relazioni primarie e quelle
comunitarie fondano la formazione dell’Io, che non avviene nonostante gli altri, ma
solo all’interno di […] “reti di
con e tra gli altri. Afferma infatti che «un io esiste
interlocuzione”. […] La definizione completa dell’identità di una persona, quindi, di
solito comprende non solo la sua posizione sulle questioni morali o spirituali, ma
62
anche in riferimento ad una comunità» .
L’altro è il “diverso da me” e nell’incontro con l’altro c’è il riconoscimento
dell’umano che è in noi e negli altri; la distruzione dell’altro è anche la distruzione
della propria umanità. La diversità dell’altro non va vissuta come ostacolo, minaccia,
Radici dell’io. La costruzione dell’identità moderna,
62 Charles T , Milano, Feltrinelli, 1993, in
AYLOR
Andrea P , Dispensa per lo studente: per una pedagogia di comunità: partecipazione,
OZZOBON
cittadinanza, democrazia, Corso di laurea in Educatore Sociale, IUSVE, Venezia, 2014/2015, p.4.
41
perché questa prospettiva porta necessariamente a temere l’altro,
pericolo, disagio,
essa va invece vissuta come opportunità, arricchimento e risorsa.
Da questa premessa deriva che anche la fiducia pone l’uomo di fronte
all’interrogativo di poter o meno prescindere da ciò che è altro da sé poiché la
scoperta di non poter vivere in modo autentico in una prospettiva narcisistica, porta
al riconoscimento della fiducia.
La fiducia chiede a questo Io di non chiudersi in se stesso e quindi, inevitabilmente, di
“differenza”, riconoscendo in tale dinamica di apertura qualcosa di
fidarsi della
realmente insuperabile, nella misura in cui essa è pienamente umana e
imprescindibilmente presente nelle radici di ogni nostra azione e relazione. Fidarsi
rompe l’ambizione dell’autonomia, la sottopone alla sfida della “differenza”
63
.
Fidarsi ci rende consapevoli del fatto che non possiamo bastare a noi stessi, che
non apparteniamo a noi stessi del tutto e quindi costituisce un atto di affidamento
all’altro, in un processo di riconoscimento e accoglienza reciproca.
La finitezza dell’uomo ne mette in luce anche la sua fragilità, ma questa diventa
il presupposto fondamentale perché si possa instaurare un rapporto di fiducia: se
l’uomo è costitutivamente caratterizzato dal limite, allora significa che può e deve
trovare compimento nell’incontro con l’Altro. L’insufficienza e l’incompiutezza che ci
appartengono, costituiscono l’opportunità per riscattarsi e fare dono di sé all’Altro
nel rapporto di fiducia che non elimina la nostra vulnerabilità, ma la rende feconda
in un incontro.
La stessa fiducia è fragile, aggettivo che indica qualcosa che può essere distrutto
e allo stesso tempo che è pregiato e va quindi custodito, protetto e curato; l’atto del
fidarsi è fragile perché implica il rischio del tradimento, ma esprime il suo valore
inestimabile perché attesta che la nostra vita si alimenta di una rete di legami,
superando la pretesa dell’autonomia. La fiducia di cui non possiamo fare a meno, il
limite di ciò che non possiamo fare senza il rapporto con gli altri sono il presupposto
per il compimento dell’uomo come tale: «La preziosità dell’umano, il proprium
All’origine
63 A , Fidarsi. del legame sociale, p.56.
LICI 42
dell’uomo, si accompagna alla sua fragilità e, forse, è una diretta conseguenza di
64
essa».
La relazionalità propria della fiducia implica un secondo aspetto, la «reciprocità
originariamente costitutiva della persona, che però nella sua natura più radicale è
Io e l’Altro non vanno considerati come
65
sempre reciprocità senza simmetria».
elementi separati ma all’interno di un rapporto di apertura reciproca, caratterizzato
allo stesso tempo da affinità e asimmetria che non eliminano, ma al contrario
favoriscono una reciprocità generativa e non conflittuale.
come un «movimento del sé verso l’altro, che
Ricoeur definisce la sollecitudine
chiamata del sé da parte di un altro, […] l’istanza etica più profonda
risponde alla
sia quella della reciprocità, che costituisce l’altro in quanto mio simile e me stesso
come il simile dell’altro». 66 Sollecitudine significa condurre la relazione verso una
parità, è il riconoscimento dell’altro come essere umano al pari di sé,
condizione di
perché senza reciprocità l’alterità sarebbe esteriorità assoluta o oggetto di
assimilazi