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In primo luogo, LaFayette e Busquets hanno sottolineato come l’educazione nel villaggio

globale debba necessariamente superare la semplice alfabetizzazione linguistica, al fine di

diventare educazione interculturale e globale. In un mondo interconnesso, infatti,

l’apprendimento non può limitarsi al proprio contesto linguistico e culturale, poiché deve

necessariamente integrare la diversità, l’empatia e la comprensione delle differenze, anche

59

attraverso l’uso consapevole delle tecnologie digitali. La prospettiva glottodidattica diventa,

così, una lente privilegiata per riflettere sull’urgenza di formare cittadini globali, in grado di

orientarsi tra pluralità di linguaggi, codici, culture e forme di espressione digitali.

In secondo luogo, altri studi sottolineano come l’obiettivo dell’educazione oggi è quello di

sviluppare una cosiddetta media literacy multilivello: si tratta di fare in modo che gli studenti

siano formalt sia all’uso tecnico dei dispositivi (alfabetizzazione strumentale), sia alla

decodifica dei linguaggi mediali, alla comprensione dei meccanismi che regolano la produzione

e la circolazione dei contenuti (alfabetizzazione critica) e, infine, alla gestione consapevole

dell’identità digitale e delle implicazioni etiche dell’agire online

60

(alfabetizzazione etica e relazionale).

58 Ibidem, pp. 37-44.

59 LaFayette, R. C., & Busquets, C. (2011). Educating the Global Village: Including the World in Foreign

Language Classrooms. In: Abbott, M. (Ed.), Educating the Global Village (pp. 1–10). American Council on the

Teaching of Foreign Languages.

60 Yanarateş, E. (2020). Media literacy: A conceptual analysis. Social Scientific Centered Issues, 2(2), 92– 102.

41

In tale prospettiva, la scuola non è solo il luogo in cui trasmettere il sapere, poiché oggi

assume il ruolo di filtro interpretativo: un ambiente protetto in cui gli studenti imparano a dare

senso alle informazioni che ricevono, a selezionarle e valutarne l’attendibilità, soprattutto

collocandole in una narrazione coerente. In un’epoca caratterizzata da overload informativo,

questa funzione è cruciale, poiché senza non si potrebbe contrastare il rischio della dispersione

cognitiva e della perdita del pensiero critico.

In sostanza, educare alla media literacy non è solo un esercizio tecnico, ma un atto formativo

profondo, in grado di incidere sulla costruzione dell’identità. In questo contesto, i giovani non

apprendono più solo contenuti, bensì imparano a pensare se stessi immersi nel mondo digitale,

a relazionarsi, esprimersi e conoscere i propri diritti e limiti. È questo lo snodo fondamentale:

l’educazione digitale non può essere ridotta alla performance (velocità, efficienza, risultati

misurabili), ma deve tornare ad essere una reale esperienza formativa e trasformativa, in grado

di restituire significato all’apprendimento.

Se questo non avvenisse, il rischio sarebbe quello di una didattica automatizzata, guidata da

algoritmo e misurazioni standardizzate, svuotando l’esperienza educativa della sua

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imprevedibilità e profondità trasformativa. L’educatore deve rimanere custode del valore

dell’interazione umana, anche in ambienti mediali, poiché il digitale non deve sostituire la

relazione educativa, ma potenziarla e arricchirla, rendendola inclusiva e capace di coinvolgere

le soggettività.

Infine, educare nel mondo tecnologico, globalizzato e intermediale significa anche ripensare

il ruolo della lingua, della comunicazione e della corporeità, dal momento che la connessione

pervasiva può alimentare, paradossalmente, l’isolamento emotivo e la superficialità relazionale.

Per questo, la scuola ha il compito arduo di reintrodurre uno spazio in cui la parola possa

61 Biesta, G. (2019). The Rediscovery of Teaching. London: Routledge.

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recuperare la propria densità, in cui il tempo non sia sempre in accelerazione e in cui l’incontro

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educativo non sia necessariamente filtrato da uno schermo.

3.3 Stiamo attraversando un collasso della cultura?

Alla luce di quanto esposto finora, è lecito chiedersi se si stia assistendo, anche a causa della

diffusione e di un uso distorto dei media, se si sia di fronte ad un collasso della cultura.

Questa idea ha attraversato la storia del pensiero occidentale in maniera costante, come

ombra della modernità. Infatti, dietro ogni narrazione di progresso, si è sempre celata la paura,

reale o simbolica che sia, che la civiltà potesse perdere il proprio baricentro, fino a disgregarsi

e smarrire i propri codici simbolici e identificativi.

Tuttavia, nel contesto contemporaneo, questo concetto ha assunto contorni nuovi e urgenti,

soprattutto in vista della profonda trasformazione delle strutture culturali dovuta all’impatto dei

media e, ancor di più, all’irruzione dell’era digitale. Il punto, quindi, non è solamente il collasso

della cultura, ma in che modo la mediazione tecnica e la logica mediale stiano riscrivendo le

direttrici stesse della cultura, fino a dissolverne la forma. In passato, il tema del collasso è stato

declinato in diverse forse, passando dalla decadenza morale dell’Impero romano, al tramonto

organico delle civiltà, fino alla reinterpretazione ciclica e strutturale. Nei diversi modelli

storicistici, il collasso sembra essere assimilabile ad una legge naturale: le culture nascono,

fioriscono e necessariamente muoiono, vittime dell’entropia o della perdita di coesione

69

interna.

Nel XX secolo, diversi autori hanno parlato di supersistemi culturali che vanno ad alternarsi

ciclicamente, passando da un estremo all’altro: quando prevale il materialismo, la cultura tende

62 69

Turkle, S. (2017). La conversazione necessaria. La forza del dialogo nell’era digitale. Torino: Einaudi.

70

Tainter, J. (1988). The Collapse of Complex Societies. Cambridge University Press Sorokin, P. (1937). Social

and Cultural Dynamics. American Book Company. 43

70

a svuotarsi e a collassare. Questa è un’idea che ha trovato notevole riscontro in diversi autori

che hanno caratterizzato il pensiero critico postbellico, come Adorno e Horkheim, secondo cui

la cultura di massa, in qualità di prodotto dell’industria culturale, segna già di per sì una prima

forma di declino.

È soprattutto con l’emersione del paradigma ecologico che il collasso culturale riemerge nel

secondo Novecento, legandosi indissolubilmente con la tematica ambientale: il superamento

dei limiti di crescita materiale produce sia crisi economiche, sia crisi simboliche di società

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complesse che si disgregano per incapacità culturale di rispondere in modo resiliente alle crisi.

72

Joseph Tainter interpreta il collasso come il risultato di un eccesso di complessità: società

sempre più complesse richiedono costi crescenti per mantenere i propri apparati culturali,

politici e amministrativi. Quando i benefici marginali dell’aumento di complessità diventano

negativi, la struttura crolla. Applicando questa logica alla cultura, potremmo dire che la nostra

civiltà è forse vittima di una “ipercultura”: eccesso di informazioni, accelerazione

comunicativa, saturazione di segni. La cultura non collassa per mancanza, ma per

sovrabbondanza e per perdita di discernimento.

In questo panorama si inserisce anche la cosiddetta teoria dei sistemi complessi, che

interpreta le società come specifici ecosistemi cognitivi: il collasso non è mai un evento

puntuale, quanto un processo graduale e spesso invisibile, segnato da segnali deboli, logiche

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cumulative e soglie critiche.

È, poi, con McLuhan che la riflessione sul collasso della cultura ha acquisito un nuovo

significato: per lui p media sono vere e proprie estensioni del corpo umano che, come detto,

possono modellare la percezione, il linguaggio, il pensiero. Di conseguenza, ogni nuovo

63 72

Diamond, J. (2005). Collapse: How Societies Choose to Fail or Succeed. Penguin Trainter

J. (1988), op.cit.

64 Bardi, U. (2020). Before the Collapse: A Guide to the Other Side of Growth. Springer.

44

medium cambia l’ambiente culturale, e produce una discontinuità profonda nella struttura della

cultura stessa.

Quando McLuhan, come detto, distingue tra media caldi e freddi, indica proprio la

trasformazione qualitativa della comunicazione e della partecipazione culturale: l’introduzione

dell’elettricità, della radio, della tv, di internet, crea ambienti cognitivi in cui la trasmissione del

sapere si de-istituzionalizza, la memoria si esternalizza e la cultura si fluidifica.

McLuhan, quindi, invita a guardare non tanto al contenuto dei media, ma al modo in cui essi

ristrutturano l’esperienza della realtà poiché il collasso della cultura, in quest’ottica, non è

necessariamente un disastro, ma una metamorfosi silenziosa: la cultura alfabetica e lineare del

libro viene dissolta in un ambiente elettrico reticolare, immersivo e frammentato in cui il

soggetto moderno, figlio della stampa, entra in crisi.

A partire dal XXI secolo, il collasso culturale ha assunto nuovi tratti.

I progressi nelle tecnologie di comunicazione, come la fornitura di esperienze utente

coinvolgenti e interattive attraverso dispositivi Internet mobili, hanno modificato radicalmente

il modo in cui ci impegniamo e ci connettiamo socialmente con gli altri.

Gli individui che comunicano online possono adottare identità multiple che "esistono

all'interno di una rete di altri che nutrono particolari aspettative su chi sia l'attore", su ciò che

dovrebbe pensare e su come dovrebbe comportarsi. È importante sottolineare che la

sovrapposizione di queste identità di ruolo attraverso reti distinte può portare a contesti

collassati. In generale, il collasso del contesto si riferisce al modo in cui le persone, le

65

informazioni e le norme provenienti da contesti diversi convergono in un unico contesto. Già

nel 1985, Meyrowitz ha osservato che i media radiotelevisivi possono parlare a più pubblici

invisibili che esistono in fusi orari diversi, luoghi diversi e che possiedono norme diverse. Di

65 Loh, J. (M. I., & Walsh, M. J. (2021). Social Media Context Collapse: The Consequential Differences Between

Context Collusion Versus Context Collision. Social Media + Society, 7(3).

45

conseguenza, il collasso del contesto può appiattire più pubblici in un unico contesto, rendendo

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sempre più complicata la gestione del sé e delle nostre identità online in vari contesti.

Il collasso culturale, quindi, in epoca contemporanea, può avvenire in due modi distinti, vale

a dire, la collusione del contesto e la collis

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Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

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