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“I
quando si verificò una svolta. dialetti cominciarono ad apparire negli adattamenti
delle grandi produzioni americane. Da allora, i dialoghi divennero meno rigidi e sono
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marcati ancora adesso da espressioni in dialetto” .
prima “scuola” italiana, l’orientamento disinvolto porta a un
Con la nascita della
fiorire di invenzioni linguistiche spesso degne di nota, d’altra parte però, quella che
ormai, anche a causa dell’espansione del mercato televisivo, è diventata un’industria
mossa da economie di tempi e di costi, spinge la lingua verso una nuova
omogeneizzazione.
Spesso il doppiaggio crea appiattimento e ridondanza laddove in originale non
c’è. È frequente sentire in una versione italiana frasi come “prendimi le
ad esempio mie
scarpe” come è frequente sentire “già” o “esatto”, comodi adattamenti dell’inglese yes,
o l’uso del lei col nome, errata interpretazione di can I call you…. Allo stesso modo è
sempre più frequente evitare la fatica di tradurre alcune parole, come detective per cui ci
che presto anche in Italia non esisteranno più “investigatori”.
aspettiamo
Altro esempio dei fenomeni lessicali che compaiono solo nei testi del
doppiaggio, deviando dalla norma d’uso nella lingua italiana, è il caso del turpiloquio,
esemplare di come alcuni clichè abbiano assunto autonomia nel parlato. Parole come
“bastardo”, “fottuto”, “dannato”, la cui introduzione è stata dovuta più a ragioni di
sincrono labiale (“maledetto” sta bene su “fottuto” su fuckin’),
goddam, mentre da una
parte nel rendere immediatamente identificabile la provenienza americana del film,
costituiscono un fattore di straniamento, da un’altra parte sono ormai riscontrabili nella
lingua dei parlanti nativi, contrariamente alle creazioni innovative di espressioni
88 Ranzato, La traduzione audiovisiva, p. 81. 77
stravaganti, che non vengono da questi riconosciute. Possiamo ipotizzare che queste
forme siano state assimilate proprio dal doppiaggio.
Il dialoghista o adattatore, è l’autore che elabora in lingua italiana e adatta anche
in sincronismo visivo, ritmico e labiale i dialoghi e i testi delle opere cinematografiche e
televisive. L’autore dell’adattamento analizza accuratamente il testo e il supporto
audiovisivo originale, raccoglie dati sulla specificità culturale, sull’epoca, sull’ambiente
in cui si svolge l’azione; ricerca la terminologia e lo stile per rendere integralmente nella
lingua di destinazione lo spirito dell’opera originaria. Il suo lavoro sarà tanto accurato
quanto maggiori sono la preparazione culturale, la sensibilità e la sua capacità creativa,
nonché esperienza.
Diversamente da altre industrie cinematografiche, il dialoghista non è chiamato,
se non raramente, a partecipare alla sceneggiatura di audiovisivi di produzione
nazionale. La prassi in Italia non prevede la presenza accanto allo sceneggiatore di una
figura specializzata nella scrittura dei dialoghi o, quando la prevede, pensiamo alle serie
televisive in cui il lavoro suddiviso in più fasi, è affidato a persone diverse, non
Ma il dialoghista è anche l’autore dei
vengono impiegati dialogisti presi dal doppiaggio.
testi delle opere multimediali e di ogni altra opera audiovisiva destinata al doppiaggio,
all’oversound Per quanto l’Italia sia uno dei cosiddetti Paesi
e al sottottitolaggio. 89
“doppiatori”, non tutti i prodotti audiovisivi vengono doppiati .
è chiamato a tradurre anche i testi destinati all’oversound,
Il dialoghista ossia
quella tecnica per cui la nuova colonna sonora viene sovrapposta ma non sostituita a
quella originale, che viene lasciata in sottofondo. Questa tecnica si usa in genere nelle
interviste e quando si vuol lasciar intendere il valore documentario del filmato.
Nel doppiaggio, l’adattamento dei dialoghi è solo la prima fase dell’attività di
più professionista tesa al risultato finale. Questi sono, oltre all’adattatore: il direttore di
89 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, p. 79. 78
l’assistente al doppiaggio, gli attori doppiatori, il fonico di sala, il
doppiaggio,
sincronizzatore, il fonico di missaggio.
Il direttore del doppiaggio visiona il filmato in originale e l’adattamento italiano:
distribuisce le voci italiane sugli attori del filmato; dirige gli attori dando indicazioni sui
personaggi; suggerisce modi e intonazioni; segue il mixage con il fonico per ottenere il
90
risultato finale che rispecchi il filmato originale .
L’assistente al doppiaggio pianifica la lavorazione di doppiaggio; visiona e
suddivide il filmato in sequenze, segue il copione adattato, redige il piano di
lavorazione; controlla in sala di doppiaggio il ritmo delle battute (lunghezza e sincrono
labiale) dando eventualmente indicazioni all’attore.
L’attore doppiatore, infine, interpreta il suo personaggio, secondo quanto scritto
91
dal dialoghista e seguendo le indicazioni del direttore .
Nella bilancia degli scambi dei prodotti audiovisivi, l’Europa esporta un
ventesimo di quello che importa, principalmente dagli Stati Uniti. Il cinema poi ha la
particolare proprietà di essere trainante per il consumo di altre merci. Un prodotto si
afferma non tanto per le sue qualità intrinseche, quanto per la forza del messaggio
mediatico che lo accompagna, per cui possiamo affermare che la cultura partecipa alla
92
valorizzazione delle merci .
In Europa il settore audiovisivo tende ad essere considerato ancora marginale,
ma la debolezza della cinematografia si traduce in debolezza di immagine, dunque in
debolezza commerciale e culturale generale. Sul mercato internazionale il predominio
degli Stati Uniti schiaccia ogni garanzia di libera competizione.
90 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, P. 80.
91 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, p. 81.
92 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, p. 111. 79
I paesi in cui si parla una lingua meno diffusa vedranno sempre più minacciata e
93
mondiale dell’audiovisivo
compromessa la loro presenza sul mercato . È evidente che
se si vuole uscire dai propri confini linguistici, mantenendo modelli propri e facendoli
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conoscere anche all’estero, in uno scambio alla pari, occorre doppiare i propri film .
In un’ottica della circolazione delle opere come fenomeno globale, fondato su un
criterio di reciprocità, se si vuole garantire la coesistenza del maggior numero di modelli
culturali possibili, è necessario che il cinema europeo avvii una fase in cui si ponga
come obbiettivo l’allargamento del suo spazio di mercato al di fuori dei confini
nazionale, per penetrare sistematicamente negli altri mercati. I pochi tentativi di
esportare oltreoceano la cinematografia europea, pagano un errore di impostazione:
95
averne affidato il doppiaggio in toto alle strutture americane .
L’assistente a dialoghi è la figura che, attualmente, nelle coproduzioni
internazionali che spesso fanno uso di attori che non possiedono una buona conoscenza
della lingua nella quale viene girato il film, viene affiancata agli attori, conoscendo sia
la lingua del film sia la loro. In una visione produttiva multi linguistica la figura
dell’assistente ai dialoghi diventa fondamentale: dovrà possedere un elevato livello
culturale ed essere in grado di correggere i difetti di pronuncia o di riscrivere i dialoghi
se le parole presentano delle difficoltà di pronuncia insormontabili, proponendo
alternative che non snaturano l’opera originale. La figura più adatta per questo ruolo è
quella del dialoghista che, conoscendo le procedure di doppiaggio, può prevedere in
96
anticipo se ci saranno e quali saranno eventuali problemi traduttivi .
Come in ogni processo costituito da diverse fasi che dà origine a un altro
prodotto, anche in questo processo del doppiaggio il film da doppiare, ossia il prodotto,
93 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, p. 113.
94 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, p. 117.
95 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, p. 124.
96 Cfr. Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, p. 126 80
subisce trasformazioni. Il copione originale passato dal traduttore al dialoghista e ad
altre figure del settore, viene sottoposto a modifiche sia tecniche che artistiche il cui
risultato darà origine a un prodotto più o meno fedele all’originale. 81
3. Esempi tratti da “Trust”, “Disconnect” e “The Internship”
In questo terzo capitolo ci occuperemo dell’analisi del linguaggio legato al
mondo informatico che possiamo trovare nelle tre pellicole cinematografiche scelte.
Sono stati proposti questi film, tutti e tre usciti al cinema negli ultimi quattro anni
(“Trust” nel 2010, “Disconnect” nel 2012 e “The Internship” nel 2013) perché, oltre a
presentare spunti interessanti per riflettere sul linguaggio usato, rappresentano in
qualche modo anche le diverse facce di Internet e i suoi aspetti sociali positivi e
negativi.
Nella commedia “The Internship” troviamo infatti le possibilità lavorative
offerte dal web e in particolar modo dall’industria Google; il linguaggio usato qui ha
molta importanza perché in un certo senso segna la distanza culturale tra la generazione
nata e cresciuta con Internet, che ne conosce i prodotti e il lessico corrispondente, e la
generazione più adulta, certamente un po’ stereotipata, che non riesce a stare al passo
con le nuove tecnologie e si trova ad affrontare un mondo “nuovo” popolato da “nerd”
che parlano una lingua diversa dalla loro.
Nel thriller “Disconnect” troviamo invece una realtà, quella di Internet, che
nasconde mondi trasgressivi e a volte molto dolorosi. Il mondo virtuale qui delineato è
97 98
quello rappresentato dal cyber bullismo , dalla pirateria informatica e dal cybersesso .
Qui troviamo molti esempi di quella forma di linguaggio di cui abbiamo parlato nel
primo capitolo e che è molto presente nei messaggini e nelle chat, abbreviazioni, slang,
acronimi, ecc.
97 Cyberbullismo o ciberbullismo (bullismo online), indica atti di bullismo e di molestia
effettuati attraverso mezzi elettronici come le e-mail, la messaggistica istantanea, i blog, i
telefoni cellulari e/o siti web.
98 Definito anche sesso virtuale, è un tipo di attività sessuale a cui partecipano due o più persone
collegate tra loro tramite rete infor