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P
del 18.6%. Come per la fascia d’età più giovane dal 2015 parte una leggera
diminuzione, arrivando nel 2017 ad un tasso di disoccupazione pari al 17%.
Fig. 1.2: % Disoccupazione Giovanile in Italia
45%
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0% 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
% Età (15-24) % Età (25-34)
Focalizzando l’attenzione sul tasso di disoccupazione giovanile in Piemonte, dai
seguenti grafici possiamo notare che la situazione è simile a quella italiana in generale,
con un tasso di disoccupazione più alto per la fascia d’età fra i 15 e i 24 anni rispetto
alla fascia d’età fra i 25 e i 34 anni.
L’andamento della disoccupazione per l’età fra i 15 e i 24 in Piemonte segue un
andamento meno regolare rispetto a quello italiano per la stessa fascia di età. Si può
notare una diminuzione dal 2005 al 2007, un successivo picco di aumento dal 2008 al
2010, e un ulteriore diminuzione nel 2011, vedendo nuovamente aumentare il tasso dal
2012 fino al suo picco più alto nel 2014 con un tasso del 42.2%.
P
Fig. 1.3: % Disoccupazione (Età 15-24)
45%
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0% 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Italia Piemonte
Per quanto riguarda la fascia d’età fra i 25 e i 34 anni l’andamento del Piemonte segue
quello medio italiano, con un aumento a partire dal 2008 fino al suo picco nel 2014,
per poi calare lentamente.
Fig.1.4: % Disoccupazione (Età 25-34)
20,00%
18,00%
16,00%
14,00%
12,00%
10,00%
8,00%
6,00%
4,00%
2,00%
0,00% 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Italia Piemonte
Fonte: ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica ente di ricerca italiano
Le possibilità occupazionali dei giovani si trovano in questa difficile situazione a causa
degli effetti creati dalla crisi del 2008. P
Nella nostra società i giovani rappresentano il futuro del Paese, e il fatto che la crisi
colpisca in particolar modo ragazze e ragazzi under 35 rappresenta un grave problema
al quale l'Europa sta cercando una soluzione.
Secondo le analisi ISTAT, l'Italia è uno dei paesi in cui i giovani sono maggiormente
penalizzati, in cui la crisi ha fatto sentire i suoi effetti più pesantemente, dove il livello
di disoccupazione giovanile ha raggiunto delle percentuali moto elevate, come
abbiamo potuto segnalare con le analisi precedenti.
Il Rapporto sul mercato del lavoro 2010 – 2011, curato dal CNEL, Consiglio Nazionale
dell'economia e del lavoro, ha trattato della disoccupazione giovanile in Italia
affermando che la principale causa del tasso elevato fosse la mancanza di integrazione
tra il mondo dell’istruzione e il mondo del lavoro. Infatti è stato segnalato che l’Italia
fonda il proprio modello educativo sul principio del “prima studio e poi lavoro”,
mentre in altri Paesi come la Germania, la politica utilizzata è “studio mentre lavoro”.
P
Le leggi e i progetti a sostegno dei giovani
Nel 2003, con la Legge 14 febbraio 2003 n. 30, meglio conosciuta come Legge Biagi,
in Italia si era creata la prima possibilità di formare un collegamento tra il mondo
dell'istruzione e il mondo del lavoro utilizzando come soluzione il contratto ad
apprendistato. In attuazione della Legge venne emanato il d.lgs. 10 settembre 2003 n.
276, entrato in vigore il 24 ottobre 2003.
Come affermato dall' art. 3 lo scopo primario di questa legge era “realizzare un sistema
efficace e coerente di strumenti intesi a garantire trasparenza ed efficienza del mercato
del lavoro e migliorare le capacità di inserimento professionale dei disoccupati e di
quanti sono in cerca di una prima occupazione, con particolare riferimento alle fasce
4
deboli del mercato del lavoro, nelle quali sono inclusi anche i giovani”.
Nonostante la possibilità offerta dal dispositivo di legge, nell’arco di quasi dieci anni
questo strumento non si è mai sviluppato, e sarà la successiva promulgazione nel
settembre 2011 del d.lgs. n. 167/2011, meglio noto come Testo Unico
dell'apprendistato, a formare la tipologia di apprendistato che diventerà “la modalità
5
prevalente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”
Nel dicembre del 2012, la Commissione europea ha adottato una serie di misure per
incentivare l’occupazione giovanile e aiutare gli Stati membri a ostacolare l’aumento
della disoccupazione e l'esclusione sociale dei giovani. Fra queste misure l'Unione
europea ha promosso il progetto “Youth Guarantee”, cioè Garanzia Giovani, rivolto
principalmente ai Paesi Membri con un tasso di disoccupazione superiore al 25%; Ha
assegnato dei fondi, utilizzabili dai Paesi, per la realizzazione di politiche attive di
formazione, orientamento e inserimento al lavoro per giovani under 30 disoccupati.
Questo programma si rivolge principalmente ai giovani disoccupati o inoccupati e che
non sono inseriti in un percorso formativo. Per accedere devono registrarsi in un
4 “Art. 3, d.lgs. 2003/276”
5 “Art.1, c.1, lett.b” P
portale e attendere che la Regione li contatti. Questo programma si rivolge anche al
datore di lavoro che per potere accedere all'incentivo deve assumere il giovane iscritto
al progetto per mezzo di una tipologia contrattuale come il contratto di apprendistato
professionalizzante, il contratto a tempo indeterminato o un contratto a tempo
determinato, della durata di almeno 6 mesi o superiore.
Un altro progetto fondato dall'Ue è “l’Alleanza Europea per l’apprendistato nel 2013
che riunisce autorità pubbliche, imprese, parti sociali ed erogatori di istruzione
e formazione professionale, rappresentanti dei giovani e altri attori chiave al fine di
promuovere iniziative e programmi di apprendistato in tutta l’Europa. L’obiettivo
comune è quello di rafforzare la qualità, l’offerta e l’immagine degli apprendistati in
6
Europa.” Più di recente, anche la mobilità degli apprendistati si è affermata come
tematica importante.
Tornando al progetto Garanzia Giovani, al suo interno venne inserito anche un
sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità.
6 “www.ec.europa.eu” P
Imprenditorialità e imprenditorialità giovanile
Il tema dell'imprenditorialità si intreccia fortemente con diverse altre questioni,
principalmente con il lavoro autonomo e soprattutto con le riforme normative.
L'imprenditorialità è “un complesso di qualità indispensabili per esercitare con
successo l'attività di imprenditore e che vengono identificate con l'intraprendenza,
l'attivismo, la disponibilità a rischiare un capitale e il privilegio assegnato al lavoro
7
sulla rendita.”
Il ruolo dell'imprenditore è disciplinato dall'articolo 2082 del codice civile che afferma
che “è imprenditore chi esercita professionalmente attività economica organizzata al
8
fine della produzione o dello scambio di beni e servizi.” Esistono però delle categorie
di imprenditore, a seconda della tipologia di attività svolta, dove vengono individuate
due tipologie, l’imprenditore agricolo, disciplinato dall'art. 2135 c.c. e l’imprenditore
commerciale, disciplinato dall'art. 2195 c.c.;
Una seconda distinzione si piò avere in base alla dimensione dell'impresa, dove
abbiamo il piccolo imprenditore, disciplinato dall'art. 2083 c.c. E l'imprenditore non
piccolo, non disciplinato dalla legge.
In Italia l’imprenditorialità è strettamente collegata ai programmi di sviluppo regionale
ed è chiaro come i giovani neo imprenditori possano avere alcune difficoltà rispetto
alla popolazione più adulta per la realizzazione di un’impresa, come la scarsa
esperienza professionale o l'umile possessione di capitale finanziario, che rendono più
complesso l’avvio di un’iniziativa imprenditoriale.
Cosa sono però le imprese giovanili?
“Si considerano "Imprese giovanili" le imprese la cui partecipazione del controllo e
della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni. Si
considerano giovanili le imprese la cui partecipazione di giovani risulta
7 “www.imprenditoreglobale.com”
8 “Art. 2082 c.c.” P
complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di
9
partecipazione e di cariche amministrative detenute da giovani.”
Facendo riferimento a qualche dato, nel 2008 i lavoratori indipendenti tra i 15 e i 34
anni in Piemonte sono 116.384, vedono una diminuzione nel 2012 passando a 93.396,
10
per poi ancora diminuire nel 2016 passando a 79.905.
Più nello specifico, per quanto riguarda l'anno del 2010, in riferimento ai dati
dell’osservatorio Regionale Mercato del Lavoro per la Regione Piemonte, le posizioni
riguardanti il lavoro autonomo nell’occupazione giovanile risultano essere composte,
per le fasce d’età dai 15 ai 19 anni, da un 26%; Dai 20 e i 24 anni da un 16%; Dai 20
e i 25 anni da un 20% e dai 25 e ì 34 anni da un 21%.
Guardando alla categoria degli imprenditori, la rilevazione mostra come nel 2010, gli
imprenditori di età compresa tra i 20 e i 24 anni in Piemonte fossero in 500, più o meno
la stessa quantità di imprenditori nella fascia d’età dei 30 e i 34 anni; Mentre per la
fascia d’età tra i 25 e i 29 anni erano in 300.
Grazie a ricerche e statistiche promosse dall'ISTAT possiamo inoltre affermare che a
fine 2015, le imprese giovanili registrate in Italia hanno raggiunto quota 623.755 unità,
il 10,3% delle imprese presenti nei Registri delle Camere di commercio; mentre nel
2016 sono diminuite a 608.240, il 10% del totale delle imprese registrate nei Registri
delle Camere di commercio.
Nel 2015 il Piemonte si colloca in decima posizione, passando ad undicesima nel 2016,
perdendo quindi una posizione rispetto l’anno precedente. Al 31 dicembre 2015 sono,
43.487 le imprese giovanili sul territorio regionale. In base ai dati del Registro imprese
delle Camere di commercio piemontesi, nel 2015 sono nate 8.304 nuove imprese
giovanili, e ne sono cessate 4.327. Il saldo è risultato, dunque, positivo per 3.977 unità.
9 “Pubblicazione dell’UnionCamere Piemonte sulle imprese giovanili nel 2015”
10 “Istat: Rilevazione sulle Forze di lavoro, elaborazione IRES Piemonte”
P
Il grado di i