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ISSEY MIYAKE

"Un designer che impersona perfettamente l'essenza polivalente del Giappone, forgiando il suo approccio al design su un equilibrio fatto di nozioni all'apparenza troppo stridenti tra loro ma che si coniugano perfettamente: tradizione e innovazione, lavorazione artigianale e tecnologia, oriente e Occidente".

Con questa descrizione Issey Miyake vince il premio Kyoto per le arti e la filosofia. Un artista poliedrico della visione artistica rivoluzionaria che unita all'interesse per le prospettive che possono offrire le nuove tecnologie gli hanno permesso di unire nelle sue collezioni origami e hi-tech, minimalismo e lavorazioni complesse.

L'accurata ricerca sulla produzione tessile e i materiali lo porta a esplorare le caratteristiche fisiche di leggerezza e materialità di un abito per rendere fluido il dialogo tra l'indossatore e il vestito.

Nato a Hiroshima nel 1938 Miyake riuscì a salvarsi dalla bomba atomica quando aveva solo

Sette anni. Studiò graphic design a Tokyo, poi si trasferì a New York per lavorare. Con maggiore esperienza torna a Tokyo con la convinzione di voler creare un nuovo stile. Parte dall'abbigliamento da donna e lancia la sua prima collezione nel 1971 a New York. Il rumore che fece la modella che sfilava strappandosi da dosso i capi d'abbigliamento iniziò a far notare il designer.

Dal 1973 trasferì le sue presentazioni a Parigi, affermando la sua superiorità creativa e accrescendo la sua fama. Miyake ha respinto le forme tradizionali delle collezioni parigine. Attraverso un uso innovativo del tessuto ha creato un abbigliamento anti-strutturale e organico ma al contempo scultoreo. La semplicità del taglio suggerisce una libertà naturale e flessibilità. Non più abiti aderenti che fasciano la silhouette ma indumenti che assomigliano ad origami e che per la loro rigidità creano spazio fra la stoffa e il corpo stesso.

“Ho imparato a conoscere lo spazio tra il corpo e il tessuto dal tradizionale kimono… non lo stile, ma lo spazio” dice Issey.

Le sue creazioni sono frutto di assidue ricerche che si ispirano all’arte e all’architettura, un gioco perpetuo di opposti che si conciliano in un’armoniosa e pensata creazione.

L’abbandono della promozione delle forme del corpo in favore di una ricerca dei volumi è sigillata dalla serie Pleats Please del 1993. Primo vero esempio di Clothing Design, in quanto il designer segue e interviene su ogni fase di realizzazione dell’opera finale, lo ha inserito in un mercato saturo e lo ha reso un prodotto universale e dalla forte identità.

La carta piegata ha un valore religioso in Giappone, spesso gli origami sono appesi nei luoghi sacri.

Si ispira alle creazioni del couturier spagnolo Fortunity, maestro della “piega poetica”, che ha fatto rivivere un sistema di pieghettature greco usando i metodi antichi.

Con ulteriori sperimentazioni e nuove risorse rispetto a quelle dei primi del Novecento, Miyake ha combinato questa tecnica con tessuti sintetici per creare plissettature innovative. Per lui, la plissettatura ha la massima funzionalità, tanto da usarla per i costumi da ballo per il Frankfurt Ballet di William Forsyth nel 1990. Voleva studiare il corpo in movimento e come i vestiti si muovessero su di esso per vedere se questa maglia di poliestere ultraleggera potesse aderire come una seconda pelle e mantenere a lungo la plissettatura. Gli indumenti sono tagliati tre volte più grandi rispetto al capo finito, cuciti e poi inseriti tra strati di carta. A questo punto i pezzi vengono piegati e formati manualmente attraverso un passaggio di calore. La memoria del tessuto trattiene le forme anche una volta rilasciato l'involucro. La piegatura verticale, orizzontale o a zig-zag dà vita sia alle forme che alla texture nello stesso tempo, dando individualità ad abiti.

prodotti in serie. Abiti adattabili e funzionali che riflettono la società moderna. Issey Miyake è riuscito a reinventare elementi convenzionali e standardizzati come le pieghe e il jersey di poliestere per catturare la flessibilità e la leggerezza. L'elasticità del tessuto permette libertà di movimento e un allungamento sufficiente per indossarlo più e più volte comodamente senza sgualcirsi. Altra serie emblematica è la gamma A-POC (A Piece Of Cloth, cioè "un pezzo di stoffa") del 1999 in cui una nuova tecnica di tessitura permette di non tagliare il tessuto mantenendo l'integrità del materiale e usarla forma per ospitare il corpo. Viene elaborato a partire dalla bidimensionalità del kimono e dalla visione dell'indumento come imballaggio per il corpo. Miyake sottolinea che "il singolo pezzo di stoffa che ricopre il corpo crea un interessante "ma" (spazio) tra il corpo

e il tessuto. Poiché ogni persona ha una figura diversa, il "ma" è unico e crea una forma individuale". L'utente riveste un ruolo fondamentale nella creazione dell'abito, la cui versione finale è determinata dal modo in cui lo si indossa. Corpo e vestito mutano costantemente in un rapporto reciproco. L'indumento emerge da un tubo continuo di tessuto tagliato con metodi di punzonatura a freddo, dando la possibilità al cliente di modificarlo a suo piacimento intervenendo sulle maniche, sulla lunghezza della gonna e sulla profondità dello scollo. Il contorno a costine delimita le forme che possono essere ritagliate. In questo modo anche lo scarto tessile nella produzione risulta minimizzato. La parte interattiva che il consumatore gioca crea una performance ed è fondamentale per il suo fascino. L'idea è quella di una taglia unica che si adatta a tutti e non esiste modo giusto o sbagliato diindossarlo.“Puoi indossarlo come vuoi, sono i tuoi vestiti” dice Miyake.L’assenza di cuciture, il tessuto hi-tech e il nuovo ruolo dell’acquirente-designer sono elementi che stimolano interessanti prospettive che potrebbero rivoluzionare completamente il settore moda.“I vestiti devono essere visti all’esterno e sentiti dentro” dice Miyake in un’ottica che vede gli abiti come strumenti utili e convenienti.Dopo Pleats Please e A-POC, Issey Miyake, nel 2010, crea la linea “132.5”.All’incrocio tra moda e design, è l’immagine di un abbigliamento futurista che si ispira al mondo degli origami. Forme geometriche bidimensionali che al contempo possono essere trasformate in forme scultoree tridimensionali e viceversa.Il nome enigmatico spiega in realtà le caratteristiche della collezione. L’1 si riferisce all’utilizzo di un unico pezzo di tessuto, il 3 rappresenta la tridimensionalità, il 2 la

bidimensionalità che si può raggiungere ripiegandolo e, infine, il 5 è la speranza che il concept conduca alla scoperta di nuove dimensioni.

I 10 capi della serie sono realizzati in PET (polietilene tereftalato), un materiale proveniente dal riciclaggio di bottiglie di plastica.

Miyake pone una grande attenzione alle stoffe e ai materiali di partenza esplorando le nuove possibilità espostando l'enfasi dal taglio al tessuto stesso.

Per lavorare a stretto contatto con i designer tessili e portare innovazione in questo campo ha fondato uno studio di ricerca, Issey Miyake Reality Lab, che studia nuove tecnologie per il riutilizzo e il riciclo dei materiali di scarto, al fine di ottenere materiali dall'elevate capacità specifiche, oltre alle più antiche tecniche tessili.

Tra le tecniche tradizionali e più antiche utilizzate dallo stilista ritroviamo lo shibori, gli origami e la tecnica sashiko (una forma giapponese di trapuntata del tessuto).

Cotone). Facendo riferimento al suo patrimonio culturale utilizza tessuti tradizionali in modi diversi. Per la veste Cicada Pleats (1989), utilizza una fibra sintetica quasi impalpabile creata a partire dall'aburi-gami, una carta fatta a mano con olio spesso usata per realizzare lanterne. Concepita come seconda pelle e ispirata dalla metamorfosi degli insetti, l'abito semitrasparente filtra la luce ammorbidendola. Il pezzo unico avvolge dolcemente il corpo mantenendo una morbidezza tale da non impedire alcun movimento e può essere sfilato facilmente proprio come la pelle della cicala quando fa la muta.

Miyake ha sempre prestato molta attenzione alla natura circostante, riflettendo su come alcune strategie estetiche adottate dalla natura siano attuabili anche al corpo umano per comfort ed eleganza. Un uso sperimentale del silicone lucido lo porta alla creazione di busti modellati, ispirati all'armatura dei samurai. Red Plastic Bustier (1980) replica il corpo come capo

indagandone il rapporto reciproco. Tra le fibre hi-tech la “super organza” è degna di nota. È il tessuto più leggero e sottile al mondo, realizzato al 100% in poliestere; un film fluttuante e invisibile che drappeggia la silhouette.

Per la sua Hoc jacket and Trousers (1996) ha invece creato un poliammide monofilamento con rivestimento oleografico che luccica contro la pelle.

Pur sfilando secondo i calendari delle settimane della moda, le sue collezioni non sono quasi mai stagionali, sono unisex e caratterizzati da praticità e funzionalità. Non è mai stato interessato al bello fine a se stesso, all’estetica vuota. Ogni creazione deve avere uno scopo, deve parlare a quante più persone possibili e deve essere propedeutica a una versione migliore. con un approccio purista al design i suoi abiti sembrano diventare dei pezzi d’arte.

Pleats Please, 1993 Cicade Pleats A-POC, 1999 132.5 YOHJI YAMAMOTO“Credo che la perfezione

sostiene la sua passione per la moda e lo incoraggia a perseguire i suoi sogni. Yamamoto studia legge all'Università di Keio, ma ben presto si rende conto che la sua vera vocazione è la moda. Abbandona gli studi di legge e si iscrive all'Università di Bunka Fashion College, dove si laurea nel 1966. Yamamoto inizia la sua carriera come designer freelance, lavorando per diverse aziende di moda giapponesi. Nel 1972, presenta la sua prima collezione a Tokyo, che viene accolta con grande entusiasmo. Da quel momento, la sua carriera decolla e diventa uno dei designer più influenti e innovativi del panorama internazionale. Il suo stile unico e audace si distingue per l'uso del colore nero, i tagli asimmetrici e i volumi oversize. Le sue creazioni sono spesso caratterizzate da dettagli insoliti, come cuciture a vista, imbastiture e strappi, che conferiscono loro un'aria di imperfezione e autenticità. Yamamoto è noto anche per la sua collaborazione con Adidas, che ha dato vita a una linea di abbigliamento sportivo di successo. Ha inoltre lavorato con numerosi artisti e musicisti, creando costumi per spettacoli teatrali e concerti. La sua influenza nel mondo della moda è stata enorme, ispirando molti altri designer e influenzando le tendenze del momento. Yamamoto ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui il prestigioso premio della Camera Nazionale della Moda Italiana nel 1999. Nonostante il suo successo, Yamamoto è sempre rimasto fedele alla sua visione artistica e ha continuato a sfidare le convenzioni della moda. La sua filosofia è quella di creare abiti che siano una forma di espressione personale e che trasmettano emozioni e sentimenti. Yohji Yamamoto è un vero e proprio icona della moda, un visionario che ha rivoluzionato il concetto di bellezza e ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo della moda contemporanea.laborazione di abiti su misura. Durante la sua carriera, ha collaborato con importanti case di moda e ha partecipato a numerose sfilate internazionali. La sua passione per la moda e la sua abilità nel creare capi unici e di alta qualità l'hanno resa una figura di spicco nel settore. Oltre al suo lavoro come sarta, tiene anche corsi di fashion design presso una rinomata accademia di moda. La sua creatività e la sua dedizione al lavoro l'hanno portata a ricevere numerosi riconoscimenti e premi nel corso degli anni.
Dettagli
A.A. 2020-2021
15 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marta.frangi99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Semiotica dell'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Nuova Accademia di Belle Arti - NABA o del prof Fiorani Eleonora.