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Rendimenti :
Matrice varianze - covarianze
In base a un teorema dimostrato per la prima volta da Black (1972),
qualsiasi coppia di portafogli della frontiera efficiente è sufficiente per
2 Dati tratti da www.msci.com e espressi in termini percentuali.
determinare l'intera frontiera. Per qualsiasi coppia di portafogli della
frontiera:
x= x , … , x e y= y , … , y
{ } { } , tutti i portafoglio dell’envelope sono una
1 N 1 N
combinazione convessa di x e y. Questo significa che data una qualsiasi
costante a, il portafoglio
a x 1−a y
( )
+
1 1
a x 1−a y
( )
+
1 1
. ⌉
( )
ax 1−a y
+ =⌈ .
.
a x 1−a y
( )
+
N N
è un portafoglio sulla frontiera.
Possiamo notare che vi sono su alcuni assets delle posizioni corte
(valori negativi), risolviamo questo problema introducendo l'indice di
3
Sharpe e tramite il risolutore di Excel:
Utilizzando la tabella dati e facendo variare il peso del portafoglio x
otteniamo i dati della frontiera efficiente: Frontiera
efficiente
3 Misura l'affidabilità di un investimento finanziario in termini del maggiore
rendimento coniugato con il minore rischio. Il metodo confronta
l'investimento analizzato con quello tradizionale a rischio minimo (RF). Più
l'indice di Sharpe è elevato, maggiore è il valore aggiunto del gestore
finanziario.
L’EQUILIBRIO NEL MERCATO DEI CAPITALI
2. In questo capitolo analizzerò i principali modelli utilizzati per
determinare i prezzi d’equilibrio dei titoli sul mercato dei capitali. Inizierò
presentando il modello sicuramente più diffuso e studiato: il Capital Asset
Pricing Model. Tale modello dimostra l’esistenza di un unico portafoglio
ottimale per tutti gli investitori e di una relazione lineare tra rendimento
atteso di un titolo ed una misura del rischio, chiamata beta.
Un modello di equilibrio alternativo proposto è l’Arbitrage Pricing
Theory, il quale ipotizza che il processo decisionale degli investitori sia
finalizzato a sfruttare le possibilità di arbitraggio offerte dal mercato e sia
basato su modelli fattoriali.
2.1 CAPM (Capital Asset Pricing Model)
Il Capital Asset Pricing Model, noto con l’acronimo CAPM, è
considerato il modello padre della moderna teoria della finanza. Grazie
all’approfondimento di Sharpe e Lintner, messo a punto a metà degli anni
’60 e alla teoria della selezione di portafoglio introdotta di Markowitz nel
1952, siamo oggi in grado di indagare ampiamente le relazioni tra rischio e
rendimento di un portafoglio finanziario.
Il CAPM definisce non solo una teoria di portafoglio ma anche il
modo con cui, attraverso le scelte di portafoglio, si formano i prezzi di
equilibrio delle attività finanziarie.
Al fine di sviluppare un modello che andasse oltre la Portfolio
Theory elaborata da Markowitz si sono dovute porre delle ipotesi più
restrittive. Il CAPM si fonda su sette ipotesi (tre delle quali in comune con
la teoria di portafoglio di Markowitz):
gli investitori sono avversi al rischio e ricercano la massimizzazione
1) dell’utilità attesa;
gli investitori selezionano i portafogli in base al rendimento atteso e alla
2) varianza attesa dei portafogli stessi;
l’orizzonte temporale è uniperiodale;
3) l’orizzonte temporale è unico per tutti gli investitori;
4) non vi sono restrizioni nel dare o nel prendere a prestito al tasso privo di
5) rischio (risk free rate);
gli investitori hanno aspettative omogenee sui valori attesi, le varianze e le
6) covarianze dei rendimenti dei titoli;
non vi sono imposte né altre imperfezioni di mercato, quali i costi di
7) transazione.
Il punto di partenza del modello in analisi è rappresentato dalle
possibili scelte di un investitore che voglia detenere un portafoglio
composta da un’attività priva di rischio ed un generico portafoglio rischioso.
Il rendimento atteso dal suo investimento sarà:
R p ) [3.1]
E R 1−x R xE
( ) =( ) + ¿
p f
Mentre la sua volatilità è pari a:
√ 2 [3.2]
2 2 2
σ 1−x σ σ 1−x xCov , R
( ) ( )
= +x +2 [R ]
p f r f m
Dove con R indichiamo il rendimento privo di rischio, risk free,
f
mentre con R, il rendimento dell’attività rischiosa. Essendo Rf un
rendimento certo, tanto la sua varianza, quanto la sua covarianza con
portafoglio rischioso sono nulle, quindi il rischio di un portafoglio è
proporzionale alla quota allocata nel portafoglio rischioso:
σ σ
=x
p r
[3.3]
Risolvendo il sistema in due equazioni, dato dalla [3.1] e dalla [3.2],
soddisfatte da tutti portafogli così composti, otteniamo la seguente
soluzione: E R
( ) −R
r f
E R
( ) =R + ∗σ
p f P
σ r
[3.4]
La quale dimostra come al crescere del peso del portafoglio
rischioso, e quindi di σ , aumenti in modo lineare anche il rendimento atteso
p
dal portafoglio. Al variare della composizione del portafoglio rischioso, la
[3.4] individua un fascio di rette sul piano rischio-rendimento aventi origine
nel medesimo punto sull’asse delle ordinate ed intersecanti la frontiera
efficiente in almeno un punto.
Tra tutte le possibili rette, una sola, quella tangente alla frontiera
efficiente, individua le combinazioni tra le due attività detenute nel
portafoglio preferibili a tutte le altre possibili, giacché tutti gli altri
portafogli, a parità di volatilità, offrono un rendimento inferiore. Tale retta
rappresenta la nuova frontiera efficiente per il nostro investitore, ed è nota
come Capital Market Line, mentre il punto M individua il portafoglio di
tangenza.
Nel modello CAPM si assume l’omogeneità e correttezza delle
aspettative degli investitori. Ne consegue che, se tutti gli investitori
assegnano le medesime probabilità ai rendimenti attesi, il portafoglio di
tangenza è unico e preferito per tutti gli investitori, indipendentemente dalle
specifiche preferenze individuali (principio della separazione). Il portafoglio
M è detto portafoglio di mercato in quanto, in equilibrio, sarà in grado di
comprendere tutte le possibili attività rischiose in proporzione tale da
riflettere il loro valore di mercato. Se l’investitore può indebitarsi al tasso
privo di rischio, le scelte che egli effettua rispetto alla distribuzione della
sua ricchezza tra le attività rischiose possono essere scisse da quelle relative
all’allocazione della ricchezza tra le attività prive di rischio e quelle
rischiose.
Graficamente la linea dei portafogli ottenibili combinando attività
rischiose e attività non rischiose è individuata dalla seguente retta:
La possibilità che la retta prosegua oltre il punto I è legata all’ipotesi
secondo la quale gli investitori possono indebitarsi al tasso rf. In tal caso
l’investitore potrebbe indebitarsi al tasso rf ed investire somme addizionali
nel portafoglio I.
Il coefficiente angolare della suddetta retta è interpretabile come
misura della remunerazione (compenso) per unità di rischio offerta dal
portafoglio P.
Dunque una maggior o minor propensione al rischio dell’investitore
determina solamente il peso del portafoglio di tangenza nella composizione
del sul portafoglio, che si traduce nel punto in cui egli si colloca sulla
Capital Market Line:
Prima del punto M parte del portafoglio è allocato nell’attività risk free e
• parte nel portafoglio di mercato M (punto D);
Dopo il punto M le risorse a disposizione dell’investitore sono allocate
• interamente in M. in più l’investitore si è indebitato per investire ulteriori
risorse nel portafoglio di mercato, sfruttando la così detta leva finanziaria
(punto E).
Esempio:
Il Sig. Bianchi è un investitore alla ricerca di un investimento in cui
riporre i propri risparmi; egli dispone complessivamente di 1000 € e decide
di far fruttare il proprio denaro investendo sia in attività prive di rischio sia
in attività rischiose.
Il sig. Bianchi crede che una ripartizione di 250 € in titoli non
rischiosi e 750 € in titoli rischiosi possa essere appropriata.
Ipotizzando un tasso risk free del 3% e un rendimento dell’attività
rischiosa del 10% l’investitore potrà aspettarsi di ricevere:
E (R ) = 0.25 * 0.03 + 0.75 * 0.10 = 0.0825 =8.25%
p
La varianza dell’attività non rischiosa è, come sappiamo, nulla; lo
scarto quadratico medio del titolo rischioso è maggiore di zero, pari al 16%.
In totale la varianza del portafoglio risulta:
p2 2 2
σ = (X * σ ) = (0.75 * 0.16) = 0.0144
r
Nel caso in cui l’attività rischiosa scelta dal Sig. Bianchi fosse il
portafoglio M, l’investimento si posizionerebbe sul segmento della linea del
mercato dei capitali compreso tra il tasso risk – free e il punto di tangenza
alla frontiera efficiente:
L’investitore avrebbe potuto raggiungere un profilo
rischio/rendimento ancora più alto?
Non dimentichiamo che per ipotesi il Sig. Bianchi può sia prestare sia
indebitarsi al tasso privo di rischio. Questo vuol dire che, qualora lo
desiderasse, potrebbe prendere a prestito altri 100 €, per esempio, e
investirli nell’attività rischiosa.
In tal caso quale sarebbe il suo rendimento atteso?
Poiché il Sig. Bianchi investe 1100 € al tasso del 10% ma deve
restituire 100 € al tasso del 3%, potrà attendersi questo rendimento medio:
E (R ) = 1.10 * 0.10 + (- 0.10) * 0.03 = 10.70 %
p
In tal modo l’investitore aumenta il rendimento ottenibile limitandosi
a investire la propria dotazione iniziale interamente nell’attività rischiosa.
Tuttavia prendere a prestito risorse determina un incremento della
rischiosità del portafoglio:
p2 2
σ = (1.10 * 0.16) = 0.031
Dalla Capital Market Line alla Security Market Line
2.1.1 La CML rappresenta in equilibrio la miglior combinazione ottenibile
tra rendimento atteso e rischio; essa consente di individuare il livello di
rendimento che dovrebbe essere associato a ciascun livello di rischio. Invero
il coefficiente angolare della CML consente di stimare di quanto deve
aumentare il rendimento atteso affinché l’investitore sia disposto ad
assumersi un’unità di rischio in più. Si dice anche che esso misura il prezzo
che l’investitor