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Misure alternative alla detenzione sono provvedimenti restrittivi della libertà
personale che incidono sulla fase esecutiva della pena principale detentiva e che
hanno lo scopo di realizzare la funzione rieducativa della pena. Sono state
introdotte dalla legge 354/1975, la loro tipologia si è successivamente arricchita
con la legge 663/1986, con la legge 251/2005 e con vari provvedimenti
successivi. Le principali misure alternative alla detenzione sono: affidamento in
prova al servizio sociale, detenzione domiciliare, regime di semilibertà,
liberazione anticipata.
68 Dose media giornaliera: limiti soglia massimi delle sostanze stupefacenti che
costituiscono il discrimine tra l‟uso personale e lo spaccio. 29
e introdotta la possibilità per il giudice di applicare, al posto di
69
detenzione e multa, la pena del lavoro di pubblica utilità (di
durata equivalente alla condanna detentiva) per i reati riguardanti il
piccolo spaccio o altri reati minori commessi da un
tossicodipendente.
Nel marzo 2015, un gruppo di deputati (PD, SEL, M5S, gruppo
misto), su proposta del sottosegretario agli esteri del governo
Renzi, Benedetto Della Vedova, appoggiati anche da partiti esterni
al parlamento, come i Radicali Italiani, e dalla Direzione Nazionale
Antimafia ha proposto la legalizzazione dei derivati della Cannabis,
d‟iniziativa popolare, ad oggi
elaborando una proposta di legge
70
ancora sottoscrivibile .
2. Le politiche sociali
Quando il consumo di sostanze psicoattive fu considerato non più
un comportamento individuale privo di conseguenze negative per la
società, ma un comportamento collettivo, cioè un fenomeno sociale
che minava il buon funzionamento della società stessa, cominciò ad
essere rappresentato come un vero e proprio problema sociale.
Nonostante si ritenga comunemente che la tossicodipendenza e le
forme del consumo siano fenomeni che non si modifichino nel
tempo, essi possono essere considerati, invece, come l‟esito di
71
processi molto complessi ed articolati di costruzione sociale .
A riguardo, è utile ricordare il processo della diffusione della droga
la prima dagli anni ‟60 agli
in Italia suddiviso in quattro fasi: 1.
anni ‟70, è stata la fase della diffusione; 2. la seconda, dagli anni
‟70 agli ‟80, della diffusione del consumo di eroina; 3. la terza
69 Lavoro di pubblica utilità: è una sanzione penale consistente nella
prestazione di un'attività non retribuita a favore della collettività da svolgere
presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti e
organizzazioni di assistenza sociale o volontariato.
70 http://www.legalizziamo.it/cannabis/
71 Costruzione sociale: secondo i sociologi Berger (1929) e Luckmann (1927-
2016), è il processo attraverso il quale le persone creano continuamente, per
mezzo delle loro azioni e delle loro interazioni, una realtà comune e condivisa,
esperita come oggettiva, fattuale e densa di significato soggettivante. 30
dagli anni ‟80 agli anni ‟90, di spostamento del mercato della
la quarta, dagli anni ‟90 ad
vendita di eroina a quella di cocaina; 4. „nuove
oggi, di diffusione delle cosiddette droghe‟ o droghe
72
sintetiche e dei farmaci in generale .
Ciascuna fase, pur sovrapponendosi alle precedenti e non
cancellandole, è caratterizzata da modalità di consumo nuove
rispetto al passato, risultanti come esiti di processi di costruzione
sociale del consumo, piuttosto che come risposte a stimolazioni
dall‟evoluzione dei processi di produzione delle sostanze
prodotte
stupefacenti.
Come si evince dal quadro normativo sopra delineato, le politiche
nel settore delle tossicodipendenze sono state prevalentemente
rivolte alla tossicodipendenza intesa come patologia. Il consumo di
sostanze stupefacenti, però, non esaurisce il suo carico di
problematiche nella presunta irreversibilità della malattia, essendo
esso un processo che ha origine, evolve ed ha un termine anche al
di fuori di un contesto di dipendenza e che ha implicazioni non solo
73
individuali, ma anche sociali, economiche e culturali .
La droga, infatti, non è soltanto un problema di patologia, ma anche
di consumo, di forme e rappresentazioni del consumo e di
antecedenti e rinforzi al consumo.
L‟ambivalenza tra un orientamento repressivo da un lato, uno
riabilitativo e preventivo dall‟altro, ha comportato gravi incertezze
negli indirizzi legislativi in materia e nell‟attuazione delle norme.
Infatti, troviamo, da un lato, le disposizione del D.P.R. 309/1990
che classificano una serie di reati connessi agli stupefacenti (la
coltivazione, la produzione, la fabbricazione, l‟estrazione, il
raffinamento, la vendita, l‟offerta, la cessione, la distribuzione, il
commercio, l‟acquisto, il trasporto, l‟esportazione).
72 L. Fazzi, A. Scaglia, Tossicodipendenza e politiche sociali in Italia, Milano:
Franco Angeli, 2001, p.18.
73 Ibidem, p.24-25 31
Dall‟altro lato, invece, la normativa italiana, prevede, anche,
interventi pubblici a scopo di prevenzione e riabilitazione (l.
162/1990, poi assorbita nel D.P.R. 309/1990).
Nello specifico, la legge prevede:
L‟intensificazione di attività di prevenzione primaria,
a) in
particolare nelle scuole;
L‟elaborazione di progetti inerenti la prevenzione
b) secondaria, cioè rivolta a particolari categorie ritenute a
rischio, come i giovani marginali, e di recupero dei
tossicodipendenti;
c) La promozione di interventi volti al recupero e al
reinserimento sociale e professionale dei
74
tossicodipendenti .
Nonostante il quadro normativo sia, complessivamente, ben
75
delineato, nell‟ambito del Welfare State italiano emerge una
notevole, seppur variabile, discrepanza tra obiettivi dichiarati ed il
loro reale conseguimento, in quanto la diffusione degli stupefacenti
76
in Italia sembra in continua crescita, soprattutto tra i giovani .
Essendo in gran parte senza vittime, la criminalizzazione delle
condotte previste dal testo unico sulle sostanze stupefacenti emerge
solo per iniziativa delle forze di polizia, nel momento della
segnalazione all‟Autorità giudiziaria delle persone fermate o tratte
in arresto per detenzione, spaccio o traffico di sostanze
77
stupefacenti. Come riportato dal “6° Libro Bianco sulle Droghe” ,
74 S. Segre, Le politiche sociali in tema di stupefacenti, Roma: Carocci Editore,
2000, p.154-155.
75 Welfare State: dall‟inglese “Stato del benessere”, denominato anche “Stato
sociale”, è un complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che
interviene, in un‟economia di mercato, per garantire l‟assistenza e il benessere
dei cittadini, modificando in modo deliberato e regolamentato la distribuzione
dei redditi generata dalle forze del mercato stesso. Il welfare comprende pertanto
il complesso di politiche pubbliche dirette a migliorare le condizioni di vita dei
cittadini.
76 S. Segre, Le politiche sociali in tema di stupefacenti, Roma: Carocci Editore,
2000, p.175-176.
77 F.Corleone, S.Anastasia, L.Fiorentini, 6°Libro bianco sulla legge sulle droghe,
2015. 32
nel 2014, le segnalazioni all‟Autorità giudiziaria
anche per
violazione dell‟articolo 73 (detenzione e spaccio di sostanze
stupefacenti) sono di gran lunga più numerose rispetto a quelle per
violazione dell‟articolo
articolo 74 (associazione finalizzata al
traffico di sostanze stupefacenti).
Per quanto riguarda, invece, le attività preventive dell‟uso e abuso
di sostanze stupefacenti, condotte in ambito scolastico, queste si
focalizzano solamente sugli studenti, tralasciando invece la
formazione, intesa nello specifico senso di renderli disponibili
all‟ascolto, all‟appoggio, all‟incoraggiamento e all‟interessamento,
di docenti e famiglie.
Nel tempo si sono elaborati anche altri tipi di prevenzione, tra cui,
„riduzione
la più significativa comprende le attività di del danno‟,
di cui si parlerà nel capitolo successivo.
Infine, per quanto concerne il recupero e il reinserimento sociale e
lavorativo delle persone tossicodipendenti, nonostante la
legislazione preveda norme ad hoc (es. inserimento lavorativo per
l. 381/1991 e successive modifiche), l‟attuale
persone svantaggiate,
crisi economica che ha colpito il nostro Paese non sempre consente
la reale concretizzazione e realizzazione di tali obiettivi. Pertanto, il
problema droga, nel nostro Paese, ma in generale anche nel resto
del mondo, non ha ancora trovato una risposta realmente efficace.
33
Capitolo IV
sconosciuta: la ‘riduzione del danno’
L’illustre
Verso la fine degli anni ‟80, alle politiche sulla droga di tipo drug
78
free si affiancò un approccio che spostava le finalità
dell‟intervento dall‟eliminazione del consumo alla riduzione dei
danni che possono subire le persone che utilizzano sostanze illegali.
In questo modo, pertanto, l‟astinenza non è più l‟obiettivo unico e
primario da perseguire nel trattamento di persone con problemi di
tossicodipendenza.
Il termine riduzione del danno (harm reduction) viene coniato nel
1990, durante la prima conferenza internazionale svoltasi a
Liverpool, una delle prime città ad aver attivato tali tipologie di
79
intervento . „riduzione
Secondo i fautori della politica della del danno‟,
privilegiando l‟approccio drug free, sono stati trascurati importanti
diritti inerenti la salute e la sicurezza sociale dei cittadini
consumatori, i quali, appunto, sono prima di tutti cittadini e,
pertanto, dovrebbero vedersi riconosciuti tali diritti, come sancito
dalla nostra Costituzione, a prescindere dal loro uso di sostanze
stupefacenti.
Gli interventi di riduzione del danno hanno una storia molto breve,
soprattutto nel nostro Paese, e stentano ad essere condivisi ed
accettati dalla collettività a causa della diffusione di principi morali
in netto contrasto con il consumo di sostanze stupefacenti.
1. Le origini della riduzione del danno in Italia
La storia degli interventi sulle tossicodipendenze vede un lungo
periodo in cui le opportunità offerte agli utenti consistono o in
78 Drug free: dall‟inglese, letteralmente “libero dalla droga”, indica quella serie
di politiche e trattamenti che escludono l‟uso di sostanze e che implicano,
dunque, la totale astinenza.
79 „riduzione
A Liverpool il primo intervento di del danno‟ è stato quello dello
“scambio di siringhe” (i consumatori portano le proprie siringhe usate e ricevono
in cambio alcune siringhe sterili) intorno alla metà degli anni ‟80. 34
trattamenti svolti nei Ser.T.(Servizi per le tossicodipendenze) o
ne