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INTRODUZIONE
Scopo di questa tesi è descrivere la relazione esistente tra mass media e
femminicidio ed i risultati che essa ha suscitato nell’opinione pubblica.
L’idea nasce dalla volontà di rispondere alla curiosità maturata durante il mio
percorso di studi riguardante un argomento sempre più affrontato dai mezzi di
comunicazione di massa.
Il lavoro si compone di tre capitoli, i primi due bibliografici e l’ultimo
sperimentale.
La prima parte del mio percorso vuole fornire un’analisi storica del termine
femminicidio, partendo dal lavoro di due grandi studiose, Diana Russell e
Marcela Lagarde, le quali hanno coniato rispettivamente il termine feminicide e
feminicidio. Neologismi con la stessa matrice, ovvero l’uccisione di una donna
in quanto donna, ma con connotazioni diverse. La studiosa messicana ha,
infatti, dato un valore aggiunto al femmicidio, trasformandolo in femminicidio,
termine che comprende la violenza contro le donne con il fine di annientare la
soggettività sul piano psicologico, fisico, sociale ed economico.
La seconda parte del primo capitolo tratterà il fenomeno sotto un aspetto
giuridico e normativo, con connessi problemi: un esempio è dato dall’uxoricidio,
l’uccisione di una donna da parte del marito all’interno di una società legata al
sistema patriarcale. Verranno descritte, inoltre, le conferenze tenutesi contro la
violenza sulle donne e gli organi istituzionali creati per cercare di arginare il
problema. Si cercherà poi di elencare una serie di caratteristiche proprie del
reo, della vittima, della relazione vittima-reo e del contesto in cui vivevano
vittima e colpevole. Nella terza parte del primo capitolo verranno analizzati due
eventi che possono essere definiti come precursori o “campanelli d’allarme” del
femminicidio: maltrattamento e stalking. Nella quarta ed ultima sezione verrà
descritto il fenomeno in Italia e nel mondo, si vedrà come sia difficile, se non
addirittura impossibile, avere dati precisi sul numero di femminicidi.
Il secondo capitolo focalizzerà l’attenzione sulla relazione femminicidio e mass
media. La prima parte mostrerà un breve excursus storico sulla nascita della
cronaca nera in Italia. Verrà poi analizzato il rapporto tra mezzi di
! 7!
comunicazione di massa e il conseguente aumento della paura dovuta a
un’esposizione ripetuta di eventi delittuosi, attraverso ricerche compiute dal
Censis e dal Demos, due istituti di ricerca del nostro paese. Il secondo
paragrafo tratterà nello specifico come il tema del femminicidio venga trattato
dai mass media, si vedrà come i media tendano a minimizzare il reato, come la
donna sia discriminata dai mezzi di comunicazione, come i media facciano
riferimento alla violenza e quali siano le parole più usate negli articoli di giornale
e nei servizi ai telegiornali. Saranno, inoltre, descritte alcune iniziative contro il
femminicidio nate grazie ad Internet ed ai Social Network. Infine, sarà posta
enfasi sul termine criminality show, ovvero la spettacolarizzazione dell’evento
criminale. Dalla spettacolarizzazione del male negli anfiteatri romani si arriverà
ai giorni nostri, dove la criminalità di un delitto è la forma più riuscita di
spettacolo.
Nella prima parte del terzo, ed ultimo, capitolo verranno trattati gli scopi della
ricerca. Il progetto di ricerca nasce, infatti, da alcune domande e curiosità nate
in me: come le persone acquisiscono le informazioni riguardanti i fatti di
cronaca? Attraverso esperienze personali o sono per lo più dettate da
esperienze mediali? I mass media sono in grado di influenzare il nostro modo di
vivere e/o di pensare? Sono in grado di portare all’attenzione dell’opinione
pubblica determinati argomenti a discapito di altri? E più nello specifico, si
conosce il fenomeno del femminicidio? Attraverso quale mezzo ne è avvenuta
la conoscenza? Quale messaggio hanno trasmesso i mass media?
La seconda parte del capitolo sarà rivolta all’analisi dei dati ottenuti dal
questionario (visibile a pag. 81).
L’ultimo paragrafo tratterà le conclusioni ottenute grazie alle risposte del
questionario ed esporrò una breve riflessione sull’argomento.!
! 8!
1. IL FEMMINICIDIO
1.1 Cenni storici
Femicide o femmicidio e feminicidio o femminicidio, sono termini diversi che già
nella loro fonetica esprimono un grande potenziale evocativo.
La radice “-cidio” ci riporta, infatti, all’orrore dell’assassinio, in questo caso di
una donna. In realtà questi termini non nascono come il femminile della parola
omicidio perché non tutte le uccisioni di donne possono definirsi femminicidi.
Il concetto di femminicidio è più ampio e più complesso dell’uccisione di donne
e si ha “ogni volta che la donna subisce violenza fisica, psicologica, economica,
normativa, sociale, religiosa, in famiglia e fuori, in quanto donna, ovvero in
ragione del suo genere”.
Questo genere di violenza è generalmente compiuto da persone che hanno
legami strettamente sentimentali con la vittima come mariti o fidanzati, ma
vengono compiuti anche da padri verso figlie, o addirittura da figli verso le
madri.
Il termine femminicidio con il tempo ha assunto un assetto politico, per indicare
violenze di stampo misogino o sessista degli uomini e delle istituzioni maschili
sulle donne.
Il termine “Femicide” deve la sua nascita ad una sociologa e criminologa
femminista statunitense, Diana Russell, (inglese sudafricana di nascita, ma
americana per gran parte della sua vita), la quale divenne famosa grazie alla
diffusione, nel 1992, del libro Femicide: The Politics of woman killing.
! 9!
L’autrice dichiarò di essere stata inspirata dalla scrittrice Carol Orlock, la quale
nel 1974 aveva cercato di produrre un’antologia Feminicide, mai pubblicata.
In realtà la stessa Russel, nel 2001, a seguito di studi approfonditi, specificherà
che il termine femmicidio era già stato usato nel 1801 in lingua inglese nel testo
di Corry “In a satirical view of London at the commencement of the nineteenth
century”, con il significato di uccisione di donna.
Nel suo libro la studiosa cercò di denominare l’uccisione misogina della donna
da parte di un uomo, tentando di trascendere dal generico significato di
omicidio di donna, utilizzato fino a quel momento. La sociologa non riusciva ad
accettare che nel termine venissero incluse indistintamente tutte le tipologie di
uccisione a danno di quest’ultime. Al contrario voleva rimarcare l’aspetto
sessista, che ha portato all’uccisione di varie donne nel corso della storia, solo
a causa del loro sesso.
Nel primo capitolo del libro, intitolato “To name femicide”, cerca di dare un
nome al problema.
Nel 1990 la Russell, insieme a Jane Caputi, definisce il femmicidio come
“l’assassinio di una donna da parte di un uomo per motivi di odio, disprezzo,
1
passionali o per senso di possesso della donna” .
Nel 1992, insieme a Jill Radford, definisce il femmicidio “l’uccisione misogena di
2
una donna da parte di un uomo” .
In realtà, nelle sue varie opere, la studiosa illustra tutte le varie condotte
femmicide, come la morte della donna a causa dell’AIDS contratto a seguito di
uno stupro oppure l’aborto selettivo.
Oltre al suo libro di esordio, la Russell ha scritto altri vari saggi con il fine di
sostenere, attraverso studi di casi di femmicidio nel tempo e nello spazio, la tesi
secondo la quale la radice del problema sia da ricercare nel sistema patriarcale.
Il fenomeno è ricondotto a un dominio storico e culturale che viene definito
“patriarcale” o “androcentrico”, dove pater sta per padre e aner per uomo.
Qualunque sia la terminologia, il significato centrale vede la figura maschile
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!Barbara!Spinelli.,!Femminicidio,!Milano,!Franco!Angeli,!2008,!!p.!35.!
1 !
!Ibidem
2
! 10!
come elemento fondante di una società e in cui lo Stato è complice per
negligenza. 3
La Russell, “teorica del femmicidio ”, vede questo reato come la massima
espressione di una società patriarcale accompagnata da media e Istituzioni che
spesso non vogliono riconoscere la natura misogina di alcuni atti sulle donne.
La studiosa, comunque, non vuole far passare l’idea di donna vittima, ma
evidenziare una realtà prima taciuta o comunque rappresentata in modo neutro.
Marcela Lagarde, militante comunista, professoressa di antropologia e
sociologia, è stata una delle prime femministe del Centroamerica ad
interessarsi ai lavori della Russel. Ampliò il significato del termine: da femicide
passò a “feminicidio”, un concetto nuovo e più ampio che va al di là degli
omicidi delle donne in quanto tali, ma riguarda tutte le forme di discriminazione
e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e
libertà non solo fisicamente, ma anche nella sua dimensione psicologica, nella
socialità e nella partecipazione alla vita pubblica.
La studiosa tentò di coniare questo nuovo neologismo per descrivere la
situazione di Ciudad Juarez, uno dei comuni dello stato di Chihuahua, in
Messico. Dal 1993, in quella città, sono state barbaramente uccise e torturate
quasi 400 donne, senza contare le disperse.
Ciudad Juarez è situata alla frontiera con gli Stati Uniti: la sua posizione felice
ha fatto sì che negli anni Settanta lo Stato Messicano investisse molto su un
programma di industrializzazione della frontiera che permise l’installazione delle
maquiladoras o maquilas, industrie straniere che si occupano di assemblaggio
per l’esportazione. Grazie ad esse le relazioni economiche e politiche tra Stati
Uniti e Messico si rafforzarono.
Anche se la manodopera veniva sfruttata retribuendola con salari bassissimi, le
maquilas hanno allettato molti messicani a emigrare verso il nord del Paese.
Infatti, pur percependo uno stipendio inferiore a quello percepito da un collega
americano, la retribuzione era comunque maggiore rispetto a quella di qualsiasi
altro impiego nazionale.
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!
3 Spinelli! B.,! Femminicidio.! Dalla# denuncia# sociale# al# riconoscimento# giuridico# internazionale,!
!
Franco!Angeli,!2008
!
! 11!
Ben presto accanto allo sviluppo economico si diffuse il fenomeno del
narcotraffico. Crebbe il livello d’insicurezza e gli omicidi si quadruplicarono.
Delle quattrocento vittime, molte appartenevano a un ceto sociale basso, la cui
età oscillava tra i