vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
2013 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI L’AQUILA
Dipartimento di Medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e
dell'ambiente CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA
CASO CLINICO :
PAZIENTE CON GASTROENTERITE
INDICE
-Introduzione
-Caso clinico
-Definizione
-Accertamento
-Gestione della dimissione
-Valutazione processo di assistenza
-Conclusioni
-Bibliografia
-Allegati
Introduzione
Il processo di assistenza fornisce una struttura per la pratica infermieristica, una sorta di «griglia»
nell’ambito della quale l’infermiere può utilizzare le proprie conoscenze e abilità per prendersi cura
dell’assistito. Il processo di assistenza infermieristica è utilizzato continuamente nella
pianificazione e nell’attuazione dell’assistenza.
L’infermiere considera l’assistito come la figura centrale nel piano di cura e trova conferma
dell’appropriatezza di tutti gli aspetti dell’assistenza infermieristica osservandone la risposta.
L’accertamento (chiamato anche raccolta dati) è la fase iniziale del ragionamento diagnostico e del
momento decisionale che porta alla definizione della diagnosi infermieristica. Consistente in una
raccolta e classificazione dei dati. Il fine è quello di ottenere informazioni dal paziente,
considerando i fattori fisici, psicologici, socioculturali ed emotivi che possano influenzare il suo
stato di salute. Si indaga il grado di autonomia del paziente nel soddisfacimento dei suoi bisogni.
Sono stati considerati gli undici modelli di accertamento fisiologico sviluppato da Gordon:
Percezione e gestione della salute;
Nutrizione e metabolismo;
Eliminazione;
Attività e esercizio fisico;
Riposo e sonno;
Cognitivo e percettivo;
Sessualità e riproduzione;
Ruolo e relazioni;
Percezione e concetto di sé;
Adattamento e tolleranza allo stress;
Valori e convinzioni.
Dopo la raccolta dei dati si sviluppano le diagnosi infermieristiche.
La diagnosi infermieristica secondo la North American Nursing Diagnosis Association (NANDA)
viene definita come un giudizio clinico sulle risposte date dall’individuo, dalla società e dalla
famiglia ai problemi di salute e ai processi vitali, reali o potenziali.
Per validare la diagnosi, l’infermiere utilizza la definizione e le caratteristiche definenti. Una volta
determinata la diagnosi infermieristica e i fattori correlati o i fattori di rischio, nasce il piano di
assistenza.
L’infermiere rileva gli obiettivi-risultato (NOC) pertinenti per l’assistito, considerando le percezioni
e i suggerimenti dell’assistito stesso riguardo agli obiettivi-risultato, quando possibile. Quindi
pianifica insieme all’assistito le attività (NIC) che lo aiuteranno a raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Infine, dopo l’attuazione delle attività infermieristiche, saranno valutati il piano di assistenza e i
progressi dell’assistito CASO CLINICO
La paziente, Sofia Rossi, 4 anni, accede dal pronto soccorso all’unità
operativa di Pediatria alle ore 12:00 del 28 gennaio 2013 con diagnosi di
addominalgia in paziente che presenta un moderato stato di
disidratazione.
Viene eseguita un’accurata anamnesi durante la quale i genitori
riferiscono che la bambina è nata alla trentottesima settimana
gestazionale,con un peso di 2,900 Kg, da parto spontaneo, è stata
allattata al seno fino a sette mesi. Lo sviluppo neuromotorio è nella
norma.
Non vengono riferite precedenti patologie gastrointestinali della
bambina né dei genitori.
La sintomatologia, insorta nei tre giorni precedenti all’ingresso in
ospedale, è caratterizzata da crampi addominali, dolore acuto, scariche
diarroiche divenute via via più acquose e con emissione di muco e
sangue, nausea, un episodio di vomito, febbre elevata.
All’esame obiettivo la bambina si mostra sofferente con un punteggio 8
della scala FLACC e 4 nella scala Wong-Baker. (allegati 1 e 2)
Presenta secchezza della mucosa orale, riduzione del turgore cutaneo,
alla palpazione l’addome è teso, la temperatura rilevata è di 38,5 c.
Vengono eseguiti prelievi ematici: emocromo, proteina c reattiva,
elettroliti per indagare lo stato di idratazione. Oltre al prelievo ematico
viene raccolto un campione di feci per eseguire una coprocoltura.
Si procede al ricovero della bambina e in attesa che arrivi il referto degli
esami di laboratorio, viene eseguita una stima dello stato di
disidratazione della bambina che risulta moderato, viene infusa la
terapia reidratante per via endovenosa, sostituita dopo 24h , con una
terapia per OS costituita da Dicodral liquido (200ml).
La coprocoltura da esito positivo per salmonella e alla terapia
reidratante si aggiunge una dieta leggera che durerà per tutto il periodo
della degenza, non si ritiene necessaria la terapia antibiotica .I genitori
vengono messi al corrente di alcune procedure igienico sanitarie
fondamentali e preventive. DEFINIZIONE
GASTROENTERITE
La gastroenterite è un’infiammazione dello stomaco e dell’intestino innescata da
diverse cause, come batteri, virus e intolleranze alimentari, in grado di generare uno
stato di grande disordine intestinale.
Si manifesta con dolori addominali, nausea, vomito, febbre, diarrea e debolezza. Per i
bambini occorre un’attenzione maggiore perché tali disturbi potrebbero degenerare in
una grave disidratazione più facilmente che non nell’adulto.
Cause
Nella maggior parte dei casi le infiammazioni gastroenteriche hanno origine virale (Rota
virus, adenovirus) o batterica (Escherichia coli, Shigella, Salmonella).
A volte, però, lo stesso disturbo può essere causato semplicemente da un cambiamento
nella dieta, nelle proprie abitudini o, comunque, da qualsiasi altra condizione in grado di
alterare il normale equilibrio della flora batterica intestinale come, per esempio,
l’assunzione di antibiotici.
Più frequentemente le gastroenteriti sono l’immediata conseguenza di allergie, disordini
o eccessi alimentari; possono essere provocate da un abuso di alcol o dall’assunzione di
cibi e bevande troppo fredde, avariate o tossiche.
Sintomi
I sintomi più comuni delle gastroenteriti sono:
nausea o vomito
• attacchi di diarrea accompagnati da crampi addominali
• febbricola
• astenia (debolezza, spossatezza) e un senso di malessere generale.
•
In genere è un disturbo autolimitante, che migliora entro pochi giorni. In casi più seri i
sintomi possono durare fino a dieci giorni.
Complicazioni
Le gastroenteriti possono risultare molto rischiose quando la perdita di fluidi non è
adeguatamente bilanciata dall’assunzione di liquidi. Questo è particolarmente vero per i
neonati, i bambini e gli anziani che sono più sensibili all’alterazione dell’equilibrio
elettrolitico e alla disidratazione che, in casi molto gravi, può portare a shock.
SALMONELLOSI
Salmonella è un genere di piccoli batteri a bastoncello, mobili e gram negativi, asporigeni
ed ampiamente diffusi in natura. Il loro nome deriva da quello del patologo veterinario -
Daniel Salmon - che per primo isolò la specie Salmonella choleraesuis dall'intestino di un
suino.
L'ingestione di cibo pesantemente contaminato da ceppi di salmonella, provoca
una tossinfezione alimentare nota come salmonellosi, caratterizzata da dolori
addominali, nausea e diarrea. Alcuni agenti infettivi, diversi da quelli trattati in questo
articolo, sono responsabili della febbre tifoide, comune nei paesi in via di sviluppo; la
trasmissione di questa malattia può avvenire tramite alimenti contaminati ma anche per
contatto diretto tra malato e portatore.
Dal momento che l'incidenza della salmonellosi è in aumento in quasi tutti i paesi
industrializzati, è molto importante adottare precise norme di carattere preventivo. Questo
fenomeno può essere spiegato sulla base di svariati elementi, come la selezione di ceppi
antibiotico-resistenti, la massiccia importazione di carni e bestiame con introduzione di
sierotipi propri di altre zone, la diffusione degli allevamenti intensivi, l'uso di farine animali
ed il maggior ricorso alla ristorazione collettiva.
Contagio e fattori di rischio
L'habitat primario delle salmonelle è il tratto intestinale di vari animali, che le eliminano
all'esterno insieme alle feci. Attraverso gli escrementi emessi da uomini, uccelli, rettili ed
animali domestici e da allevamento, le salmonelle diffondono nell'ambiente esterno,
contaminando gli alimenti e le acque.
Alimenti a rischio: uova, pollame crudo o poco cotto, pesci, crostacei, molluschi, salse o
creme a base di uova crude, prodotti non pastorizzati.
Generalmente il cibo contaminato con salmonella non presenta alterazioni organolettiche
(colore, odore, sapore, consistenza)
Aldilà del tratto intestinale, le salmonelle si possono riscontrare anche in altri tessuti,
comprese le carni. Si moltiplicano, ad esempio, nell'uovo di gallina, per contaminazione
dell'animale (diffusione dell'infezione a livello ovarico) o per porosità del guscio
contaminato da materiale fecale. Anche il latte ed i frutti di mare sono considerati alimenti
a rischio.
L'infezione da salmonella è diffusa soprattutto nella stagione estiva e predilige comunità
come ospedali, scuole, collegi, case di riposo, caserme o altri ambienti, dove si effettua
ristorazione collettiva.
Qualsiasi alimento manipolato da persone scarsamente propense all'igiene ed infette
(clinicamente ammalate o portatrici asintomatiche), può rappresentare fonte di infezione.
È frequente, in particolare, la contaminazione cosiddetta crociata, ad esempio tra cibi
crudi e cotti, tra carni e vegetali, in seguito ad errori di manipolazione e conservazione.
Fattori di rischio: mangiare frutti di mare crudi o poco cotti, non lavarsi le mani dopo aver
manipolato alimenti non cotti, animali o feci, consumare latte non pastorizzato, non
conservare accuratamente i cibi, la manipolazione di cibo da parte di persone infette.
La salmonella è sensibile agli agenti chimici e fisici. Se avviene a temperature inferiori ai
5° C, la refrigerazione impedisce la moltiplicazione batterica senza uccidere i
microorganismi. La conge l
a zione , oltre ad impedirne la crescita, determina una moderata
inattivazione delle salmonelle. La cottura degli alimenti, al contrario, abbatte
drasticamente il rischio di infezione, poiché i batteri vengono distrutti dal calore. Pur
tuttavia, come ricordato, le salmonelle possono passare su tavoli, piani di cottura, posate
e piatti, quindi trasferirsi ad altri alimenti durante le fasi di preparazione.
Una ridotta acidità gastrica, l'alter