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La prima pagina del giorno dopo l'11 settembre
La prima pagina del giorno dopo l'11 settembre, sembra quasi voler parlare da sola, senza troppe parole. Il suo messaggio lo trasmette con un titolo, iconico, in maiuscolo che prende quasi tutto il taglio alto del giornale: "Attacco all'America". La struttura del giornale è a schermo, ovvero ha una gabbia che si apre su due pagine, le immagini, i titoli, le notizie, si dispongono orizzontalmente come uno schermo. Il giornale si rifà a logiche che sono proprie dei media, la stampa sembra andare nella direzione della tv: presa diretta tramite l'immagine, siamo dentro la notizia.
Il colpire l'America, è perché viene colpito il World Trade Center, il cuore pulsante economico degli Stati Uniti. Nell'occhiello si accenna che i primi sospetti sono per Bin Laden e nel catenaccio, in poche righe, c'è la spiegazione dell'accaduto, il mandante dell'operazione e le conseguenze più significative.
ribadendo la pista di Bin Laden. L'articolo si sviluppa su una colonna, "Una guerra senzanemici", e nell'incipit viene ripetuta la parola attacco, scritta anche questa volta in maiuscolo. Un ribadire che non è stato un incidente, non ci sono stati errori umani, è stato un qualcosa di voluto, pianificato, deciso e messo in atto. Il racconto dell'accaduto è molto romanzato, ed anche in questo caso, come per la stazione di Bologna, il paragone viene fatto con la guerra, con i bombardamenti. Viene citato Pearl Harbor, ma senza Giappone, e senza nemici. Anche il "silenzio tetro" è un'analogia con il racconto della strage di Bologna, il silenzio che colpì la città, l'intero Stato, ma probabilmente il mondo intero che in quegli attimi era attaccato al televisore mentre il secondo aereo colpiva le torri gemelle. Veniva colpito non solo il cuore degli Stati Uniti, mettendo in evidenza così la debolezza di.un senso di shock e di riflessione profonda.le sensazioni più naturali senza "far rumore"._-.... !:::! .ma-·::-..:- NCW'I(tM«n.. ·':t::: I.NsUII"WrdanoYI.ICN_...,.,jj'OarniB rtlad tn· U...u . der9lcorcro1Wor1d=:.:::::- " :"hd t:-:.:;.."::-:::c;,'.Figura 1 visti a decinehoecU manidinivolare cometorri in fiamme))daRecapo raltrodillle fnestrel.tiàwofoglTra e data epriRleli!SIde9l fT9aiafrom.ooo l<rrificamo.For......il" 'uffi:jdpenone Ìaltolac.YJlelfiCflademoi(lilttaCJfjAvendo, La Stampa, una struttura di impaginazione aschermo in questo caso, le due pagine sono state inseriteentrambe subito prima dell'analisi in quanto verranno lette dasinistra verso destra, come se si scorresse appunto unoschermo.Ad inizio pagina c'è una parte iconografica con lacronistoria, minuto per minuto, degli attacchi e del crollo delleTwin Towers. Parte con un immagine d'archivio delle TorriGemelle e una loro
breve storia e di quello che rappresentavano per l'America. Poi la prima immagine raffigurante il primo attacco ed affianco, disegnati come fosse l'orario di una sveglia, il resoconto dei primi due schianti e delle prime misure prese da Bush appena avuta la notizia, poi ecco raffigurato il secondo attacco e l'elenco, minuto per minuto, degli accadimenti fino alle 9:45, ora dell'incendio al Pentagono, fino alle 10:07, ora del crollo del primo grattacielo. Da l'impressione quasi di una storia raccontata a rallentatore, ogni rintocco dell'orologio è un avvenimento, lo spettatore è lì, vede scattare il minuto sulla sveglia e quasi inconsciamente sa che sta per succedere qualcosa.
Lo sguardo del lettore, dopo aver ripercorso quei tragici momenti passo dopo passo, si dedicherà alla lettura dell'articolo. "Un esercito invisibile colpisce gli Stati Uniti", il titolo è iconico-patemico vista la presenza di parole
utilizzando i seguenti tag html:quali“esercito invisibile”, inoltre dimostra ancora una volta il paragone costante che viene fatto tra l’attentato e la guerra, si parla di esercito, come quando si va in guerra, ma questa volta invisibile perché non si sa chi sia stato ad attaccare e tantomeno si sa il perché. È, come detto in prima pagina, una guerra senza nemico. Nel catenaccio si riporta la dichiarazione del ministro Scajola sul numero di kamikaze e di vittime. Ed è proprio nel catenaccio che il lettore inizia a capire chi potrebbe essere questo “nemico invisibile”.
L’articolo si sviluppa solo su un paio di colonne, elemento fondamentale è l’immagine documento-iconico, centrale. Rappresenta, da una parte, la carta geografica delle zone colpite con le rotte compiute dagli aerei e l’orario dell’attacco, un dettaglio della zona di Washinghton con evidenziati i punti cruciali e la pianta della zona del World Trade Center. Viene spiegato tutto
ciò che è accaduto il giorno prima solo con delle piante geografiche e degli orari, che risultano essere fondamentali, parlano più di qualsiasi articolo. Sono la cronistoria perfetta dell'accaduto che ha generato solo confusione, ha lasciato tutto il mondo senza parole, c'era l'America in ginocchio e chiedeva aiuto, cosa a cui non era abituata. Anche nell'incipit dell'articolo viene ribadito che gli Stati Uniti hanno subito per la prima volta un attacco del genere, il paese è sorpreso, attonito, ha visto fallire il suo sistema di sicurezza e ciò è accaduto in diretta. Nel pezzo, con ulteriore riferimento a Pearl Harbor, si raccontano i fatti del 12 settembre, si paragonano ad un film il cui regista ha spinto oltre la sfida portando alla morte e alla distruzione. "Li ho visti a decine volare come manichini dalle torri infiamme", titolo iconico ma visto l'uso del virgolettato, e quindi della testimonianza diretta.E di parole come “volare comemanichini”, riesce a comunicare anche pathos, amplificato dalla rappresentazione fotografica delle stesse parole. Infatti, come in prima pagina, anche qui si vuole dire, con il silenzio, con poche parole, necessarie, gli elementi principali sono gli orari e le immagini. In questo caso si tratta di un immagine emozione, ma anche documento visto che rappresenta un momento preciso dell’accaduto ed ha un rapporto di duplicazione con il titolo; entrambi dicono la stessa cosa. Se il pathos dell’articolo e dell’immagine così realistica e “cruenta” non basta a dare il senso dell’assurdo di quel attacco, non rende abbastanza l’idea della tragedia che si era vissuta e della violenza con cui l’America era stata attaccata ed era stata piegata, il catenaccio è un racconto minuzioso di quel dramma: “Tra un corpo e l’altro dalle finestre uscivano fogli di carta e pannelli degli uffici in
un frastuono terrificante. Per strada migliaia di persone guardavano in alto immaginando la carneficina dentro i grattacieli”. Uomini che volvano come fossero carta, persone nelle strade che vedevano bruciare le Twin Towers ed immaginavo il dolore che provava chi vi era dentro. L’articolo inizia con una testimonianza diretta, Glauco Maggi, era li quella mattina e parla di uno “spettacolo agghiacciante” come se quello che vedeva non potesse essere vero, una mera messa in scena drammatica, il popolo spettatore di uno show. Ma purtroppo non era così, le torri, “ferite”, come l’America stessa, come se fossero animate, erano sormontate da “lingue di fuoco”, avvolgenti, impossibili da evitare. Ha visto cadere i primi corpi, alcuni sembravano vivi, sentiva le esplosioni ed il cielo era nero. Racconta minuto per minuti quello che accade, i corpi volare, la situazione surreale, la sensazione di impotenza dei soccorritori e l’atmosfera irreale in
cui si sta. Ancora una volta ci si riferisce alla guerra, in questo caso a ricordare quel periodo sono le "donne abbracciate ai loro compagni che guardano impietriti la nuvola di fumo", è il popolo impossibilitato ad agire, immobile mentre il cuore del paese crolla, mentre il loro passato e il presente di quella mattina spariscono sotto un cumolo di macerie e di polvere nera. "New York, il 'peggior incubo' diventa realtà", titolo iconico in cui si sottolinea ancora l'irrealtà dell'accaduto, non è possibile che l'America sia stata colpita e piegata così duramente, non si può credere a quelle scene da film in cui le Twin Towers si sono "consumate" lentamente sotto gli occhi di chi era lì e sopra ai corpi delle migliaia di persone che si trovavano all'interno. È il resoconto di una giornata surreale, dove non vi è cronaca sterile, ma coinvolgimento, enfasi e voglia di.fararrivare con le parole quel misto di emozioni e sensazioni chesi provavano in quei momenti. La guerra, a cui tanto è statoparagonato l'attacco alle Torri Gemelle torna di nuova, si parladelle torri come fossero un "fungo di cenere" e qui l'analogiaviene spontanea con il disastro nucleare di Hiroshima, tantoche poi le towers sono paragonate alla bomba atomica ed ilperimetro è una "zona di guerra". Quell'11 settembre le stragisono state due, una dentro l'altra, a partire dai passeggeri deivoli di linea che si sono trasformati, loro malgrado, in