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CAPITOLO 3: DALLA TEORIA ALLA PRATICA,
UN'ESPERIENZA PROFESSIONALE
3.1 Il contesto della progettazione
A partire dall’anno scolastico 2022/2023 lavoro presso una scuola primaria della provincia di
Como, nel comune di Olgiate Comasco. L’incarico che mi è stato assegnato sia lo scorso anno
che nel corrente anno scolastico è quello di insegnante coordinatrice in una prima elementare,
attuale seconda.
La scuola è una realtà molto variegata ed estremamente multiculturale. Si inserisce nel centro
storico della cittadina, in una zona ad altissima concertazione di stranieri e di edifici adibiti a
Case Popolari.
La scuola accoglie all’incirca 300 studenti suddivisi in 14 sezioni. La mia sezione, lo scorso
anno, era l’unica rimasta senza un coordinatore poiché le prospettive all’interno non erano delle
migliori.
La sezione è composta da 20 alunni, dieci maschi e dieci femmine. Il 60% della classe è di
origine straniera e NAI (NeoArrivati in Italia). Sono presenti, all’interno della classe, bambini
provenienti da diverse parti del mondo: Albania, Pakistan, Egitto, Tunisia, Perù, Macedonia,
Marocco, Brasile e Ghana.
La situazione della classe è apparsa fin dall’inizio estremamente difficoltosa a livello di
apprendimenti, linguistico e comportamentale.
Una delle alunne si è presentata a scuola a febbraio della classe prima, solo dietro svariati
solleciti. Molti bambini manifestavano segni di negligenza e trascuratezza: vestiti sporchi,
mancanza del materiale scolastico o dello zaino, scarsa igiene personale.
40
Tre bambini sono NAI e nessuno di essi, a inizio anno, comprendeva le minime parole per una
comunicazione di base in italiano poiché tutti erano fuggiti il mese precedente da situazioni di
pericolo nel Paese di provenienza.
Non nego che per le prime settimane ho avuto davvero paura di non essere all’altezza della
situazione.
In classe, inoltre, è presente un bambino con disprassia in fase di accertamento per disturbo
dello spettro autistico. Un’altra bambina è stata certificata quest’anno (a.s. 2023/2024) con
diagnosi di funzionamento intellettivo significativamente inferiore alla media, disturbo
oppositivo provocatorio, ADHD, disturbo del linguaggio. Oltre a questi due casi sono presenti
altri due bambini con disturbo oppositivo provocatorio non certificato.
della classe, dunque, lo scorso anno erano stati individuati
All’interno dieci BES (1 certificato
e 9 per difficoltà legate alle condizioni socioeconomiche e culturali della famiglia, per
svantaggio linguistico o significative difficoltà cognitive).
Si sono verificati diversi episodi di violenza sia verbale che fisica all’interno della classe nei
confronti dei compagni e degli insegnanti.
Non nego che la situazione della classe mi ha più volte gettata nello sconforto, ma mi sono
anche spesso resa conto del fatto che per molti dei miei alunni la scuola era uno dei pochi mezzi
di riscatto sociale ed era il momento di cominciare a lavorare per garantire a tutti un
riconoscimento del proprio valore e perché ognuno potesse trovare uno spazio proprio in aula,
perché ognuno potesse trovare nella classe uno spazio dove potersi sentire a casa.
3.2 Un percorso per il riconoscimento del valore
Il progetto nasce dall’esigenza di poter dare a ciascun bambino uno spazio nella classe in cui
sentirsi riconosciuto, realizzato e valorizzato indipendentemente dalle proprie capacità o
difficoltà. 41
Il percorso è stato accuratamente studiato e realizzato, anche grazie ai consigli dei referenti
inclusione della scuola e del vicario della scuola.
L’obiettivo del progetto era l’attuazione di attività altamente inclusive che permettessero ai
bambini di riconoscersi e riconoscere l’altro nella diversità e, dunque nella propria unicità.
Trasversalmente, il progetto mirava anche a migliorare la capacità di ascolto e comprensione di
ciascun bambino attraverso la lettura di storie illustrate. Il percorso era composto da sei incontri
differenti da due ore ciascuno. In ogni lezione veniva letto un libro sul tema della diversità, si
guidata sul libro e poi veniva svolta un’attività.
affrontava una discussione
I sei libri da leggere sono stati scelti tramite un lungo processo di ricerca, anche in
collaborazione con la biblioteca locale. La necessità era quella di trovare dei libri che trattassero
il tema della diversità o dell’unicità attraverso un linguaggio semplice e che fossero interamente
Il progetto è stato svolto durante l’ultimo mese
illustrati per agevolare anche i bambini NAI.
dell’anno.
La scelta per il periodo dello svolgimento del progetto non è stata casuale, ma ben ponderata
poiché si è tenuto conto del fatto che verso la fine dell’anno i bambini (NAI inclusi) avrebbero
avuto competenze linguistiche più alte rispetto a quelle in ingresso a settembre e sarebbe stato
dunque più semplice poter comunicare, comprendere le storie e svolgere le attività. Lo
svolgimento a fine anno, inoltre, ha permesso ai bambini di conoscersi meglio nei mesi
precedenti individuando i punti di forza dei compagni e le loro difficoltà.
Si illustrano di seguito le varie fasi e attività del progetto.
PRIMO INCONTRO
Nella prima fase dell’incontro i bambini si sono seduti insieme all’insegnante in cerchio per
ascoltare la storia. Il primo libro selezionato è stato “Gli di J. Donaldson e A.
Smei e gli Smufi”
Scheffler. Questo libro presenta due gruppi diversi di personaggi che abitano su uno strambo
pianeta: gli Smei (rossi) e gli Smufi (blu). Le due comunità non si sopportano e faticano a
convivere. I piccoli dei due gruppi sociali crescono in un ambiente intriso di pregiudizi e regole
42
severe che impongono il divieto di entrare in contatto con i soggetti dell’altra comunità. I veri
protagonisti della storia sono due bambini: Greta (una smufa) e Dante (uno smeo). Con
l’innocenza della loro giovane età, Greta e Dante dimostrano che è possibile superare i
pregiudizi, creando legami che vanno ben oltre le prime apparenze. I due bambini ci guidano
attraverso un viaggio di scoperta e apprezzamento della diversità, nel rispetto delle singole
unicità.
Greta e Dante, poi, sono costretti a fuggire per la loro amicizia. Le due comunità si trovano così
a dover collaborare e condividere una navicella per compiere il viaggio di ricerca dei due
smarriti. Durante il viaggio gli abitanti delle due comunità si rendono conto di avere molti più
punti in comune di quanto pensassero. Iniziano a conoscersi e a condividere avventure. Al
ritorno dal viaggio ritrovano Greta, Dante e un bebè viola. Il piccolo smeo-smufo viola al
termine del libro diventa il simbolo dell’unione tra i due popoli, un’unione che supera i
pregiudizi e gli stereotipi in un’ottica di una ricchezza che unisce. 41
Questo testo è stato fondamentale per aprire il progetto perché ci ha aiutato a capire quanto sia
importante imparare a stare al mondo rispettando noi stessi e chi ci circonda, creando un senso
di comunità che sia libero da qualsiasi tipo di pregiudizio o stereotipo.
L’attività legata a questa prima lettura prevedeva la creazione di una carta d’identità. Le carte
erano già state tutte precedentemente preimpostate con i seguenti dati:
• Ritratto;
• Dati anagrafici (Nome, cognome, data e luogo di nascita, lingue parlate);
• Descrizione dell’aspetto fisico attraverso una scelta multipla (colore degli occhi e dei
capelli);
• Aspetto caratteriale: sono stati dati alcuni spunti molto semplici relativi al carattere che
i bambini potevano liberamente arricchire;
41 Donaldson J. and Scheffler A., (2019), Gli Smei e gli Smufi, Emme Edizioni, Milano (MI)
43
• Altre informazioni: passatempo preferito, sport praticato, colore preferito, animali
domestici, cibo preferito….
Questa attività era da svolgere individualmente perché la carta d’identità sarebbe poi stata
utilizzata per un gioco. Per una migliore gestione della classe, il lavoro è stato svolto a piccoli
gruppi così che ogni insegnante potesse seguire al meglio anche i bambini con maggiori
difficoltà. I bambini che non manifestavano alcuna difficoltà hanno lavorato in modo autonomo,
così come una delle alunne NAI. Per gli altri è stato necessario l’affiancamento dell’insegnante
per completare alcune sezioni. L’insegnante leggeva, man mano, ad alta voce le varie sezioni
della carta d’identità e dava il tempo a ciascun alunno di completare. Per i bambini che ancora
non avevano appreso i principi della letto-scrittura è stato chiesto di disegnare ciò che veniva
(sport, cibo, animale…).
richiesto
SECONDO INCONTRO
Durante il secondo incontro i bambini hanno ascoltato la lettura del libro “I di
cinque malfatti”
B. Alemagna. La storia presenta cinque tipi strani, ciascuno con delle caratteristiche singolari:
uno è bucato, uno è piegato in due, uno si addormenta sempre, uno è capovolto e l’ultimo è
tutto sbagliato dalla testa ai piedi. Questi cinque tipi vivono in una casa stramba come loro, ma
un giorno piomba nelle loro vite il Perfetto. Il Perfetto inizia, fin da subito, a denigrarli per le
loro caratteristiche. Un giorno, stanchi di questi continui commenti cattivi, i cinque malfatti
cominciano ad elencare al Perfetto tutto ciò che li rende unici e meravigliosi. Il Perfetto,
42
sorpreso e invidioso, resta a bocca aperta e se ne va via.
A seguito della lettura animata di questo albo, abbiamo svolto un gioco tutti insieme dal titolo
“Indovina chi?”.
I bambini si sono seduti in cerchio e al centro sono state poste tutte le carte d’identità prodotte
nell’incontro precedente. A turno, ogni bambino si alzava e ne pescava casualmente una.
42 Alemagna B., (2016), I cinque malfatti, TopiPittori, Milano (MI)
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L’insegnante leggeva tutti i dati contenuti nella carta e al termine della lettura i bambini, a turno,
dovevano cercare di indovinare di chi fosse basandosi sulle informazioni in loro possesso. Il
gioco era molto intuitivo e anche i bambini NAI, nonostante le difficoltà linguistiche, hanno
partecipato in modo molto attivo.
Al termine del gioco abbiamo commentato insieme l’esperienza. Dopo i primi commenti
“mi è piaciuta/ è stato bello/ mi sono divertito”
relativi al sono emerse anche riflessioni più
profonde.
Tutti i bambini si sono resi conto di aver indovinato con maggiore facilità i compagni che
conoscevano meglio o con i quali trascorrevan