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La poesia religiosa inglese antica
La Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) era uno dei principali testi di ispirazione per i
poeti anglosassoni, i quali non si limitarono solo a tradurre le scritture, ma le
rielaborarono e integrarono con elementi interpretativi e descrittivi e con episodi tratti
da altri testi, continuando ad usare il verso lungo allitterante germanico.
I temi religiosi più affrontati sono:
a) la cosmogonia narrazioni in versi relative alla creazione del mondo e al
peccato originale (narrazioni tratte dall’Antico Testamento), ma anche alla
caduta degli angeli ribelli.
Tra questi ricordiamo:
Genesis A
1. L’assassinio di Abele
Genesis B
2. Gli alberi dell’Eden; si tratta di una rielaborazione del testo
originario, che presenta alcune differenze con la Bibbia:
il demonio è descritto come un guerriero (infatti, si allaccia l’elmo)
e all’inizio non è un serpente; Genesis B
nella Bibbia si inizia in medias res, mentre nella viene
descritto il percorso del nemico dall’Inferno;
descrizione dei due alberi: nella Bibbia l’albero del male è
Genesis B
ugualmente bello, mentre nella l’albero del male è nero
e oscuro;
la trasformazione finale in serpente e il fatto che porga il frutto in
prima persona, dopo averlo colto, ad Adamo ed Eva (nella Bibbia
era Eva che porgeva il frutto ad Adamo, dopo essere stata tentata
dal serpente).
b) la storia del popolo di Israele nella storia d’Israele gli intellettuali clericali
dell’Alto Medioevo inglese riconoscono una prefigurazione della storia del popolo
cristiano, e, in particolare, di quello inglese, soprattutto nel momento in cui
l’Inghilterra si trova esposta agli attacchi dei vichinghi pagani (così come il
popolo ebraico aveva combattuto contro i filistei).
Judith, Daniel.
Tra i principali poemi ricordiamo
c) la vita di Cristo narrazione della vita di Gesù, nell’ambito della redenzione
divina. The Dream of the Rood,
Tra questi poemi ricordiamo in cui la croce stessa
racconta la propria storia di albero scelto come strumento del supplizio di Cristo
e, nel mentre, illustra la vita di Gesù:
è uno dei primi dream poem, dal momento che narra di un sogno, ed è
contenuto nel Vercelli Book;
è diviso in 3 parti:
1. vv. 1-27 = momento in cui parla il sognatore;
2. vv. 28-121 = momento in cui parla la croce;
3. vv. 122-156 = parte finale;
presenta uno stile caratterizzato da molte ripetizioni (es. tanti nomi
diversi per indicare la croce).
d) le vite dei santi molte vite di santi circolarono in epoca anglosassone, sia in
prosa che in versi. Secondo la testimonianza di uno dei maggiori scrittori inglesi
del X secolo, Ælfric, le vite in prosa erano destinate alla lettura pubblica nella
comunità religiosa, mentre le vite in poesia alla lettura e alla meditazione
individuale.
La Battaglia di Brunanburh:
poemetto encomiastico (scritto per celebrare la vittoria del re sugli
scandinavi e gli scozzesi) contenuto all’interno della Cronaca
anglosassone (raccolta di annotazioni sugli eventi principali avvenuti anno
per anno) dell’anno 937. L’iniziativa della sua compilazione si deve a re
Alfredo il Grande del Wessex (849-899), e le informazioni continuarono a
essere raccolte fino al XII secolo.
Æþelstan [nipote di Alfredo il Grande] sta completando la riconquista
dell’Inghilterra, dopo che già Alfredo aveva dato il via al processo di
unificazione del paese, sconfiggendo e cacciando i re scandinavi che vi si
erano stanziati a partire dall’inizio del IX secolo. Contro di lui si schierano
Costantino re di Scozia, Olafr Guðfriðsson (re norvegese di Dublino) e
diversi re e capi celtici e scandinavi. L’oggetto dello scontro è il controllo
della città di York, principale centro di potere scandinavo in Inghilterra. Gli
inglesi prenderanno possesso definitivo di York solo nel 954, quando
riusciranno a cacciare dalla città re Eirikr Asciadisangue, fratello del re di
Norvegia. La piena indipendenza dell’Inghilterra verrà poi nuovamente
messa in discussione a partire dal 991, quando avrà inizio una nuova fase
di attacchi danesi che porteranno alla conquista danese dell’Inghilterra
(1014);
In confronto al Ludwigslied (Canto in onore di Ludovico):
1. manca qui una lettura religiosa dell’evento storico che veda in
azione Dio;
2. gli artefici della vittoria sono il re Æþelstan e suo fratello Edmund;
3. da un punto di vista metrico e stilistico, questo testo usa il verso
allitterativo tradizionale (mentre il Ludwigslied testimonia già l’uso
della rima);
4. lo stile, inoltre, è molto più elaborato che nel Ludwigslied: infatti,
viene fatto
uso sistematico della variazione (ripetizione di uno stesso
concetto mediante l’uso di sinonimi e perifrasi) es.
eorla dryhten (signore di
Æþelstan viene anche chiamato
guerrieri, v.1); heaþolinde
il lessico è ricco di composti poetici es. (v. 6),
tigli di guerra scipflotan naviganti del
(= scudi); (v. 11),
mare (= vichinghi);
uso di formule che rimandano a una tradizione compositiva
sweordum aswefede (messi a giacere con le
orale es.
spade = uccisi).
In comune con il Ludwigslied:
1. presenta un’assenza quasi totale dell’aspetto narrativo: la
battaglia cioè non viene raccontata, ma celebrata;
Va notato che i tratti tipici della Battaglia di Brunaburh risultano piuttosto
simili alla poesia scaldica (poesia composta nei paesi scandinavi in onore
di re e guerrieri e caratterizzata da un’estrema complessità sintattica
nonché da un uso intenso di metafore e composti poetici), pur con un
grado minore di complessità. È possibile, dunque, che nelle corti anglo-
scandinave dell’Inghilterra del IX secolo fossero stati assunti modelli
stilistici scaldici da parte di poeti inglesi.
Ludwigslied (Canto in onore di Ludovico):
poesia encomiastica, scritta in dialetto francone renano (dialetto tedesco)
e dedicata a Ludovico III, re dei Franchi occidentali al momento della
composizione del testo, nonché nipote di Carlo il Calvo. Salì al trono nel
879 e nell’880 spartì il regno con il fratello minore Carlo Manno
(controllava Aquitania e Borgogna). Nell’agosto 881 avvenne uno scontro
con i Normanni (vichinghi), che portò alla vittoria di Ludovico III a
Saucourt. Il re morì, però, l’anno dopo;
è proprio questa battaglia che viene celebrata nel Canto di Ludovico,
composto tra l’agosto dell’881 e l’agosto dell’882 (lo sappiamo perché
Ludovico era ancora vivo: c’è scritto, infatti, “possa sedervi a lungo!”);
importante è la figura di Dio nel testo: tutto ciò che avviene è guidato da
Dio, anche l’arrivo dei Vichinghi, che si configura come una punizione
divina e una prova nei confronti del giovane sovrano. Succede spesso,
infatti, nella letteratura medievale che un sovrano sia messo alla prova da
Dio perché mostri il proprio spessore. Singolare è anche il fatto che
Ludovico III, che era orfano, viene presentato come il figlio adottivo di Dio,
il quale prende la parola e gli si rivolge direttamente;
una delle differenze più significative tra il Canto e la Battaglia è la
mancanza di allitterazione nel primo, al cui posto c’è la rima tra i due
emistichi (Ih – Ludwig; thionot – Ionot);
è un testo molto semplice, senza troppe kenning/variazioni e con un
lessico altrettanto accessibile, anche se religioso;
l’intento del componimento è encomiastico, al fine probabilmente di
legittimare il potere di un re così giovane, la cui presenza a capo di una
popolazione poteva creare delle incertezze sulla sua funzione. Il Canto è
utilizzato per dire: “Ci fidiamo di lui, siamo in buone mani”;
è scritto in dialetto francone renano, un dialetto tedesco. Ci si è
domandati, però, perché il componimento fosse stato scritto in tedesco se
era dedicato a Ludovico, re dei Franchi occidentali, che parlava il
francese:
1. probabilmente il testo venne scritto in tedesco poiché
l’aristocrazia dei Franchi orientali voleva mostrarlo come buon
sovrano e, forse, presentarlo come sovrano anche della propria
popolazione;
2. probabilmente le corti erano ancora bilingui e un elemento a
sostegno di questa ipotesi ci viene data dal manoscritto stesso,
perché nel codice 150 (in cui è contenuto il Canto) è contenuto
Sequenza di
anche uno dei primi testi in volgare francese, ossia la
Sant’Eulalia.
Hildebrandslied (Canto di Ildebrando)
è contenuto in un codice di argomento teologico dell’inizio del IX secolo,
proveniente dall’Abbazia di Fulda, ed è stato trascritto da due mani diverse sulla
prima e sull’ultima pagina del codice. Il fatto che sia stato trascritto all’inizio e
alla fine del codice e che non sia stata narrata la conclusione della vicenda fa
ritenere in genere agli studiosi che si tratti di una parte di una composizione più
probatio pennae.
ampia, copiata qui come Tuttavia la grafia e la preparazione
ordinate della pagina non fanno pensare a una scrittura improvvisata e casuale,
ma a un preciso intento di limitare la narrazione da parte dei monaci;
è l’unico esempio di carme eroico tramandato in area tedesca. I carmi eroici
narravano vicende di un lontano passato, spesso quello dell’epoca delle
migrazioni germaniche (IV-VI secolo), di cui si conservava un ricordo leggendario
nella tradizione orale;
il testo presenta infatti il verso lungo germanico tradizionale e l’allitterazione,
che erano irregolari, caratteristica tipica delle composizioni più antiche;
Ciclo teodoriciano,
il testo si inserisce in una serie di racconti noti come
incentrato su Teoderico/Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti. Dobbiamo, però,
separare realtà storica e realtà finzionale:
a. secondo la realtà storica: nel 395 (alla fine del periodo romano)
l’imperatore era Teodosio I. Alla sua morte, l’impero romano venne diviso
tra i suoi due figli: ad Onorio andò la parte occidentale, ad Arcadio quella
orientale. Questa scissione inizialmente era intesa per facilitare
l’amministrazione dell’impero. Nel 410, Onorio scrisse ai Britanni di essere
stato attaccato dai Visigoti e richiamò le truppe in patria, lasciando
scoperta la Britannia.