QUINDI:
JAK/STAT
Stadio Motivo
attiva?
BFU-E Proliferazione clonale massiva (stimolo IL-3)
Sì Sopravvivenza e impegno terminale (stimolo
CFU-E Sì EPO)
Proeritroblasto → Programma già avviato, JAK/STAT non
No
Eritrocita necessaria
Frase d’esame:
“La via JAK/STAT è centrale nelle fasi precoci e intermedie del differenziamento
eritroide, in particolare nei progenitori BFU-E e CFU-E, dove trasmette i segnali di
IL-3 ed EPO per stimolare la proliferazione e prevenire l’apoptosi. Dopo la fase
CFU-E, il programma di maturazione eritroide procede senza necessità di segnali
esterni, e quindi la via JAK/STAT non è più coinvolta.”
6. I fattori trascrizionali del differenziamento eritroide: GATA-1 e cross-inibizione
Una volta attivata la via JAK/STAT e trasdotti i segnali intracellulari, il differenziamento della linea
eritroide è orchestrato da fattori trascrizionali chiave, in particolare:
GATA-1
È il fattore trascrizionale master del destino eritroide.
• La sua espressione è indotta a valle della via JAK/STAT, in risposta alla stimolazione
• con EPO.
GATA-1 attiva i geni necessari per la produzione di emoglobina e per l’espressione di
• marcatori eritroidi specifici.
Ha anche un’importante funzione repressiva: blocca attivamente i fati mieloidi,
• impedendo alla cellula di intraprendere destini alternativi (ad esempio granulocitario o
monocitario).
Questo meccanismo è noto come cross-inibizione: ogni fattore trascrizionale
o non solo promuove un destino, ma reprime quelli concorrenti.
Analogamente, nelle fasi terminali del differenziamento B linfocitario, PAX5 favorisce il
• destino B e reprime il T. Se PAX5 è KO, il differenziamento T viene derepresso.
7. I fattori di crescita: non “istruttivi” ma “permissivi”
È importante chiarire che i fattori di crescita emopoietici non hanno una funzione istruttiva,
cioè non impongono dall’esterno il destino differenziativo. Piuttosto, agiscono in modo
permissivo: rendono possibile l’attivazione e l’esecuzione di programmi genetici intrinseci che la
cellula è già predisposta a realizzare.
In particolare, regolano:
La sopravvivenza di staminali e progenitori
• Il numero di divisioni prima del differenziamento
• La velocità di maturazione
• La percentuale della popolazione che rimane staminale (autorinnovamento) rispetto
• a quella che entra nel compartimento di amplificazione
La presenza o l’assenza di un dato fattore di crescita, quindi, modula la probabilità che una cellula
scelga una traiettoria piuttosto che un’altra.
Per questo l’emopoiesi è definita anche un processo probabilistico, non deterministico.
8. Conclusione sintetica per chiudere il discorso all’esame
In conclusione, la linea eritroide deriva da cellule staminali emopoietiche attraverso tappe
gerarchiche di differenziamento. La maturazione segue una sequenza ordinata di precursori
cellulari, dal proeritroblasto fino al globulo rosso maturo.
Questo processo è finemente regolato da fattori di crescita come IL-3 ed EPO, che agiscono su
precursori diversi (BFU-E e CFU-E) e la cui attività viene trasdotta attraverso la via JAK/STAT,
culminando nell’attivazione di fattori trascrizionali chiave come GATA-1, che promuove l’identità
eritroide e inibisce i destini alternativi.
Tuttavia, tali fattori non istruiscono direttamente la cellula, ma permettono l’espressione di un
programma genetico già intrinseco alla cellula, regolando probabilità e intensità di proliferazione
e differenziamento.
Certo! Ecco una versione discorsiva completa, fluida e adatta all’orale, che copre tutto
l’argomento in modo approfondito ma in due messaggi, come richiesto. Puoi usarla così com'è
all’esame.
L’emopoiesi è il processo attraverso cui si generano continuamente tutti gli elementi maturi del
sangue a partire da cellule staminali emopoietiche localizzate nel midollo osseo. Si tratta di un
sistema altamente organizzato e gerarchico, in cui le cellule staminali long-term, dotate di
autorinnovamento indefinito, danno origine a short-term e poi a progenitori multipotenti, da cui si
sviluppano i precursori più ristretti.
Per quanto riguarda la linea eritroide, essa origina dal precursore mieloide comune, che si biforca
nel precursore megacariocita-eritroide, responsabile della generazione sia delle piastrine che dei
globuli rossi. La sequenza di maturazione avviene in tappe ben definite: si parte dal
proeritroblasto, che dà origine successivamente all’eritroblasto basofilo, poi policromatofilo,
quindi ortocromatico, che espelle il nucleo e diventa reticolocita, da cui infine si ottiene il globulo
rosso maturo o eritrocita.
Durante questa maturazione si osserva una progressiva picnosi del nucleo, con perdita dell’attività
trascrizionale, e un progressivo accumulo di emoglobina. Il reticolocita espelle anche gli organelli,
pur mantenendo inizialmente alcuni polisomi per la sintesi finale dell’emoglobina.
Il processo è regolato da fattori di crescita che agiscono in momenti diversi. Tra questi, l’IL-3,
prodotta dai linfociti T, stimola i precursori più precoci della linea eritroide, detti BFU-E (Burst-
Forming Unit Erythroid), che in circa 12 divisioni producono colonie esplosive di globuli rossi.
Un altro fattore chiave è l’eritropoietina (EPO), prodotta dal rene in risposta a ipossia, che agisce
su precursori più maturi, i CFU-E, i quali in 6 divisioni generano colonie più piccole. L’effetto
dell’EPO è ben visibile anche fisiologicamente: in alta quota, dove la disponibilità di ossigeno è
minore, l’aumento della produzione di EPO porta a un aumento dell’ematocrito.
Entrambi questi fattori agiscono attraverso una medesima via di trasduzione intracellulare, la via
JAK/STAT, tipica dei recettori per i fattori di crescita emopoietici. Questi recettori non hanno
attività tirosin-chinasica propria, ma sono associati a JAK, una chinasi citoplasmatica. Il legame
del ligando, ad esempio EPO, causa oligomerizzazione del recettore, le JAK si fosforilano tra loro,
poi fosforilano la coda tirosinica del recettore. A questo punto si legano le proteine STAT tramite
dominio SH2, che vengono anch’esse fosforilate, si dimerizzano, traslocano nel nucleo e agiscono
da fattori trascrizionali, promuovendo i programmi genetici del differenziamento eritroide.
A valle dell’attivazione della via JAK/STAT, uno dei principali attori molecolari del
differenziamento eritroide è il fattore trascrizionale GATA-1.
GATA-1 è essenziale perché promuove il programma genico eritropoietico, favorendo la
produzione di emoglobina e la maturazione morfologica dei precursori eritroidi. Ma la sua funzione
non si limita a questo: come altri fattori trascrizionali coinvolti nell’emopoiesi, GATA-1 esercita
un meccanismo di cross-inibizione, ovvero non solo promuove il destino eritroide, ma reprime
attivamente i destini alternativi, in particolare quello mieloide.
Questo principio è un elemento chiave in tutto il sistema ematopoietico: ad esempio, anche PAX5,
che guida la maturazione dei linfociti B, inibisce quella T. Se si elimina PAX5, viene derepressa la
via T.
Un punto concettuale molto importante è che i fattori di crescita emopoietici, come EPO e IL-3,
non hanno un ruolo istruttivo, cioè non “dicono” alla cellula cosa diventare. La loro funzione è
invece permissiva: permettono l’esecuzione di un destino già inscritto nella potenzialità della
cellula stessa.
Ad esempio, un progenitore già avviato sulla linea eritroide ha bisogno della presenza di EPO per
sopravvivere, proliferare e completare la sua maturazione. Ma EPO non è in grado di trasformare
una cellula neutra in un globulo rosso se non ha già ricevuto altri segnali di commitment. In
questo senso, l’emopoiesi è un processo probabilistico, dove i fattori di crescita modulano la
sopravvivenza, il numero di cicli di divisione, la velocità del differenziamento, e la probabilità
che una cellula compia o meno una data scelta maturativa.
In sintesi, il differenziamento eritroide è un processo complesso ma altamente regolato, che parte
da cellule staminali emopoietiche e si compie attraverso tappe morfologicamente definite, sostenute
da fattori di crescita come IL-3 e EPO, la cui azione è trasdotta attraverso la via JAK/STAT.
Questa attiva programmi genici specifici tramite fattori come GATA-1, che guidano il destino
eritroide e ne inibiscono altri.
Il tutto avviene in un contesto biologico in cui i segnali non impongono, ma permettono, a
ciascuna cellula di realizzare un potenziale differenziativo che già possiede.
● Isole sanguigne e angiogenesi fisiologica (via del PI3K in più). ANGIOGENESI X3, Via del
PI3K, in quali vie è coinvolto oltre a quella della sopravvivenza (x3), Sopravvivenza cellulare e
in quale altra via è coinvolta PI3K ● Angiogenesi x2 ● Angiogenesi + staminali intestino +
compartimentalizzazione + cardiogensi ● Vasculogenesi ● Vasculogenesi e angiogenesi
fisiologica x3 ● Fattori angiogenetici ● Ipossia (penso nel contesto dei fattori angiogenetici)
Risposta:
Allora, per quanto riguarda la formazione dei vasi sanguigni nell’embrione, dobbiamo distinguere
due processi fondamentali: vasculogenesi e angiogenesi. La vasculogenesi è il processo iniziale e
primordiale mediante cui si formano i primi vasi sanguigni de novo, cioè a partire da cellule
mesenchimali non ancora organizzate. Questo avviene, per esempio, intorno al 17° giorno nello
sviluppo embrionale, quando alcune cellule mesenchimali della splancnopleura extraembrionale
che circonda il sacco vitellino si differenziano in emangioblasti, formando le cosiddette isole
sanguigne.
Queste isole hanno due componenti: una centrale, costituita da emangioblasti con potenzialità
emopoietica, cioè destinati a diventare cellule del sangue; e una periferica, anch’essa derivata da
emangioblasti, ma con potenzialità angiogenetica, cioè in grado di formare un plesso vascolare
primitivo costituito da vasi non gerarchizzati e di calibro uniforme: è il plesso capillare primitivo.
Un giorno dopo, cioè intorno al 18° giorno, un processo analogo si verifica nella splancnopleura
embrionale, in particolare in una zona cefalica compresa tra la membrana faringea e il setto
trasverso, chiamata area cardiogena. Anche qui si formano isole sanguigne e un plesso capillare
primitivo, da cui derivano i tubi endocardici, le aorte dorsali e gli archi aortici. A differenza
delle isole extraembrionali, queste sono formate da angioblasti privi di potenzia
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