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RIFRAZIONE
Il fenomeno della rifrazione ottica della luce comporta un cambiamento di direzione dei raggi luminosi che
attraversano un materiale trasparente con diversa densità da un altro.
In funzione delle caratteristiche dei mezzi attraverso cui passa la radiazione luminosa, la direzione del
raggio luminoso subisce un cambiamento di direzione, che è definito dall’indice di rifrazione del mezzo.
L’indice di rifrazione del mezzo è uguale al seno dell’angolo incidente fratto seno dell’angolo di rifrazione
(angolo fra la direzione della luce rifratta e la linea di separazione tra i due mezzi) → legge di Snell.
I sistemi di trasporto della luce sono sia per luce naturale che per luce artificiale: ad esempio per la luce
artificiale prima delle luci a led, le fibre ottiche si usavano molto per allontanare la lampada dall’oggetto
depurandolo dalle quantità di ultravioletti.
Il colore della luce rappresenta la percezione visiva generata sul nostro occhio dalle radiazioni
elettromagnetiche nello spettro del visibile.
CORSO DI FISICA TECNICA AMBIENTALE E IMPIANTI TECNICI
Ad ogni valore della grandezza temperatura di colore, corrisponde un determinato colore della luce: questo
sistema deriva dalla legge di Wien che dice che il prodotto della radiazione visibile per la sua temperatura è
una costante quindi all’aumentare della temperatura diminuisce la lunghezza d’onda e viceversa.
→Una temperatura di colore alta corrisponde ad una lunghezza d’onda bassa che corrisponde ai colori
freddi.
→Una temperatura di colore bassa corrisponde ad una lunghezza d’onda alta che corrisponde ai colori
caldi.
Al variare del tipo di lampadina che compro, varierà anche il colore dell’oggetto: per esempio questo è il
motivo per cui nelle sale operatorie si tende a prendere lampade con una luce neutra che rendono il colore
più reale e per l’occhio umano il colore più reale è quello della luce del giorno.
Diagramma di Kruithof
ILLUMINAZIONE NATURALE
Ha un’azione battericida, ha effetti positivi da un punto di vista psicologico e riduce l’affaticamento degli
occhi, il mal di testa... permette di percepire l’evoluzione della giornata e permette di avere una maggiore
produttività lavorativa.
Il sole al di fuori dell’atmosfera terrestre ha uno spettro luminoso abbastanza costante, ma quando
attraversa l’atmosfera viene ridotto notevolmente per via del vapore e gas come ozono che possono
ridurre l’emissione luminosa in certe lunghezze d’onda.
La luce che arriva sulla terra può essere divisa in componente diretta (luce che viene direttamente dal sole,
quindi, ha una bassa temperatura di colore e forti contrasti) e in componente diffusa (raggiunge le superfici
illuminate in maniera diffusa attraverso le nuvole: è una luce più fredda e sono meno visibili i contrasti
quindi non determina l’abbagliamento).
Quando si parla di illuminazione naturale si intende come sorgente luminosa primaria la volta celeste,
sebbene il contributo della luce diretta sia quantitativamente molto elevato; ciò a causa della eccessiva
luminanza e della variabilità dovuta a fattori climatici e ambientali.
Ad esempio, con una finestra di 5 mq si hanno delle zone negli angoli un po’ buie, se invece i 5 mq vengono
distribuiti in 3 aperture allora si avranno meno zone d’ombra.
Tutti gli ambienti abitabili di un ambiente residenziale devono essere dotati di illuminazione naturale
diretta: l’ampiezza della finestra deve essere tale da garantire il fattore di luce diurna medio per cui la
dimensione della finestra deve essere dimensionata anche rispetto alla ventilazione, cioè la superficie
finestrata apribile non deve essere inferiore ad 1/8 della superficie del pavimento.
Il fattore medio di luce diurna è il rapporto tra illuminamento interno e illuminamento esterno nello stesso
secondo in condizioni di cielo coperto: questo rapporto moltiplicato per 100 è il fattore medio di luce
diurna. Quindi è un valore percentuale che dice quanta luce entra all’interno dell’ambiente rispetto a quella
che c’è all’esterno:
Il FLD si basa sul modello di cielo coperto uniforme CIE, non è un valore assoluto, ma in relazione alle
condizioni di illuminazione presenti all’esterno, quindi non dipende dall’ora del giorno, né dal periodo
dell’anno, né dall’orientamento del locale. Ciò non significa che l’illuminamento sia costante al variare del
tempo, ma che è costante il rapporto tra illuminamento interno ed esterno.
In fase di progetto se non si conosce di preciso, ad esempio, la dimensione di parte opaca e trasparente,
allora si può considerare che la componente vetrata è il 75% della finestra nella sua totalità.
La verifica consiste nel calcolo del FLDm all’interno dell’ambiente considerato mediante l’utilizzo di
software (Superlite,Dialux,Radiance,ecc.),molti dei quali scaricabili gratuitamente da internet.
Tali software sono in grado di simulare la luce naturale fornendo anche report utili per valutare
qualitativamente la distribuzione della luce negli ambienti.
ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE
I principali caratteri che identificano una lampada sono:
a) Potenza elettrica (W);
b) Flusso luminoso (lm);
c) Efficienza luminosa (lm/W): luce emessa in rapporto all’energia consumata;
d) Temperatura di colore (K);
e) Indice di resa cromatica Ra (-): livello della resa dei colori rispetto alla luce diurna;
f) Durata di vita (ore).
1. Lampade ad incandescenza
La quantità di luce emessa dal filamento della lampada è proporzionale alla temperatura di funzionamento.
Ha una sorgente di luce a bassa efficienza: solo una piccola parte della potenza elettrica assorbita viene
trasformata in luce, il resto si disperde in calore.
Ha elevati invecchiamento e riduzione del flusso luminoso.
Diverse forme, caratteristiche di trasparenza del bulbo (trasparente, opalino, con riflettore, ecc.) e flusso
emesso.
2. Lampade ad incandescenza con alogeni
Dal 1972, prima lampade ad alogeni a bassa tensione (richiedono un trasformatore per il collegamento alla
rete) e poi lampade a tensione di rete (stesso attacco delle tradizionali). Attualmente alogene a risparmio di
energia (durata e resa maggiori). Permettono dimensioni estremamente ridotte del corpo luminoso.
Evitano la perdita di efficienza causata dall’evaporazione del tungsteno.
L’alogeno (iodio, bromo o kripto) aggiunto al gas si unisce al tungsteno evaporato e torna a depositarlo sul
filamento: hanno migliori caratteristiche prestazionali rispetto alle lampade ad incandescenza.
Essendo la lampada dotata di un riflettore, dovrà essere scelta in funzione dell’ampiezza del fascio
luminoso. L’apparecchio di illuminazione nel quale andrà collocata ha la sola funzione di proteggerla e
collegarla alla rete di alimentazione.
Il riflettore può essere in alluminio o in vetro con trattamento della superficie riflettente (dicroico). Nel caso
del vetro si tratta di una parabola di quarzo opportunamente trattata con l’applicazione di strati di ossidi
selettivi a determinate lunghezze d’onda: gli ossidi sono riflettenti alle radiazioni visibili ma si lasciano
attraversare dalla maggior parte di radiazione infrarossa.
La luce emessa dalle lampade ad alogeni con riflettente dicroico è dunque una luce più fredda, sia dal
punto di vista termico che cromatico, priva del 66% della radiazione infrarossa emessa da una lampada ad
alogeni con riflettore in alluminio di pari potenza.
→ dal 2016 tutte le lampade ad incandescenza e le lampade alogene a bassa efficienza non posso più
essere prodotte: i rivenditori possono venderle fino ad esaurimento scorte mentre i privati possono usarle
fino esaurimento scorte.
Alcune categorie di lampadine (reparti di neonatologia, allevamenti, frigoriferi, congelatori, forni…) pur non
rientrando negli standard di efficienza energetica imposti dalla UE rimarranno in commercio.
Le lampade da usare sono alogene a basso consumo, fluorescenti e LED.
3. Lampade a scarica
Hanno un tubo in vetro riempito con un gas o un vapore: l’urto reciproco delle loro particelle, una volta
innescata la scarica elettrica, produce la radiazione luminosa. Hanno una durata maggiore delle lampade ad
incandescenza e disperdono poca energia in calore. in funzione delle tipologie possono impiegare alcuni
minuti per raggiungere la massima intensità della luce, anche in relazione alla temperatura dell’ambiente.
Esistono i seguenti tipi di lampade a scarica:
a) lampade fluorescenti;
b) lampade a vapori di mercurio;
c) lampade a vapori di alogenuri;
d) lampade a luce miscelata;
e) lampade a vapori di sodio;
f) lampade allo xeno;
g) sistemi ad induzione.
4. Lampade fluorescenti tubolari
Nelle lampade a vapori di mercurio a bassa pressione, il tubo di vetro è rivestito con polveri fluorescenti
(fosfori) che permettono la trasformazione della radiazione ultravioletta in radiazioni visibili. In basse alle
sostanze fluorescenti usate si possono avere diverse tonalità di luce (bianca, diurna…). Si chiamano anche
lampade a catodo caldo, perché gli elettrodi alle 2 estremità si riscaldano prima di innescare la scarica.
In funzione delle tipologie richiedono altri apparecchi per funzionare, quali alimentatore (reattore
elettromagnetico), starter, condensatore, stabilizzatore… hanno una bassa luminanza quindi evitano
l’abbagliamento.
5. Lampade fluorescenti compatte
Sono dette anche lampade a risparmio energetico e sono costituite da uno o più tubi di vetro, a bulbo a
globo, a spirale all'interno dei quali sono contenuti mercurio o altri metalli pesanti. Ehi su ogni tubo è
montato un elettrodo. In base alle sostanze fluorescenti usate si possono avere diverse tonalità di luce:
hanno il reattore integrato e possono sostituire direttamente quelle ad incandescenza.
6. Lampade a vapori di mercurio ad alta pressione
Hanno un funzionamento analogo alle lampade fluorescenti: sono composte da un bulbo di vetro
all'interno del quale c'è un piccolo tubo di quarzo dove avviene la scarica. Rivestimento in polvere
fluorescente trasforma la radiazione ultravioletta in visibile: ha un pieno flusso luminoso che si raggiunge
dopo alcuni minuti di accensione (4/ 5 minuti): la radiazione è contenuta per la maggior parte nel visibile e
ci sono due grandi campi di applicazione, ovvero illuminazione industriale e illuminazione stradale.
7. Lampade a vapori di sodio a bassa pressione
Sono composte da un’ampolla di vetro all'interno della quale è stato creato il vuoto, con un attacco tipo
Edison, all'interno della quale c'è un piccolo tubo di vetro riempito di sodio dove avviene la scarica. A pieno
flusso luminoso raggiunto dopo alcuni minuti