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S
all'interno delle ciglia. Il cAMP apre canali cationici che portano a depolarizzazione della membrana (ioni
sodio e calcio entranti, e questi ultimi causano l'apertura di canali del cloro che, uscendo, contribuisce alla
depolarizzazione), e da qui parte segnale elettrico che raggiunge bulbo olfattivo.
Adattamento
Il processo di adattamento agli odori è causato da vari meccanismi fisiologici, ma inizia già a livello del
processo di trasduzione: infatti la risposta iniziale di un neurone olfattivo a uno stimolo odoroso è seguita
da un certo periodo di sensibilità ridotta.
Il calcio, in combinazione con la calmodulina presente nelle ciglia dei neuroni olfattivi, è responsabile del
processo di adattamento: il complesso calcio-calmodulina abbassa la probabilità di apertura dei canali
attivati dal cAMP, riducendo in tal modo la corrente entrante nelle ciglia.
Elaborazione dell'informazione sensoriale
I neuroni del bulbo olfattivo possono essere classificati in tre classi:
1. fibre afferenti primarie: costituite dagli assoni dei neuroni sensoriali olfattivi;
2. neuroni principali: suddivisibili in cellule a pennacchio e cellule mitrali; gli assoni provenienti dai
neuroni dell'epitelio olfattivo stabiliscono sinapsi con i dendriti delle cellule mitrali e delle cellule a
pennacchio, i cui assoni proiettano alla corteccia olfattiva;
3. interneuroni: suddivisibili in cellule periglomerulari e cellule granulari.
Il bulbo olfattivo ha una struttura laminare nella quale si possono individuare sei strati:
• strato del nervo olfattivo (con gli assoni dei neuroni sensoriali olfattivi dall'epitelio olfattivo);
• strato glomerulare (contenente i glomeruli, strutture di neuropilo di forma sferica, su cui
convergono gli assoni di tutti i neuroni olfattivi che esprimono un particolare recettore olfattivo);
• strato plessiforme esterno (contenente i dendriti delle cellule mitrali, a pennacchio e glomerulari);
• strato delle cellule mitrali (contenente il soma delle cellule mitrali);
• strato plessiforme interno (contenente gli assoni delle cellule mitrali e a pennacchio e i dendriti
periferici delle cellule granulari);
• strato delle cellule granulari (contenente il soma delle cellule granulari dove, a livello dell'albero
dendritico, si formano sinapsi dendrodendritiche con i dendriti basali delle cellule mitrali.
L'elaborazione dell'informazione nel bulbo olfattivo si basa su due meccanismi principali: la convergenza e
l'inibizione laterale.
A livello del bulbo olfattivo esiste un'enorme convergenza: ogni glomerulo riceve gli assoni di migliaia di
neuroni olfattivi che formano sinapsi con i dendriti delle cellule mitrali e a pennacchio; inoltre, ogni cellula
mitrale e a pennacchio, è in contatto con un solo glomerulo, dove riceve l'informazione da un solo tipo di
molecola odorosa. In conseguenza a questa precisa organizzazione topografica dei neuroni che
compongono il bulbo olfattivo, un tipo di molecola odorosa, che attiva una determinata combinazione di
recettori nell'epitelio olfattivo, è codificata a livello del bulbo dall'attivazione di una determinata
combinazione di glomeruli d quindi di cellule mitrali e a pennacchio.
Nel bulbo olfattivo l'informazione sensoriale viene ulteriormente elaborata attraverso l'inibizione laterale,
un meccanismo per mezzo del quale l'attivazione di un elemento porta all'inibizione degli elementi
circostanti, permettendo l'aumento di contrasto tra la risposta di un neurone rispetto a quelli che lo
circondano. A livello dl bulbo olfattivo, i processi di inibizione laterale avvengono a lvello sia glomerulare sia
delle cellule mitrali. 12
Trigemino
La sensazione di sapore è collegata alla quantità di molecole che raggiungono le cellule olfattive: una
molecola, infatti, viene percepita come sapore se la sua concentrazione rientra entro certi limiti, se supera
una soglia è possibile che vengano attivate altre sensazioni (dovute al sistema del trigemino).
Ad esempio, la capsaicina, contenuta anche nel peperoncino, conferisce il sapore piccante; tuttavia, il
recettore che riconosce la capseicina (TRPV1, Transmembran Receptor Potential) è presente anche nel
trigemino: la capsaicina entra quindi in cellula e si lega dall’interno al suo recettore, che è un canale
cationico aspecifico; questo recettore può essere attivato anche da temperature che superano i 42 °C,
dando la stessa risposta. Dunque, concentrazioni alte di capsaicina danno sensazione di bruciore, perché
viene attivato un recettore con ruolo nocicettivo (sensazione di dolore e di calore).
Situazione opposta si ha con il recettore del mentolo (TRPM8, canale cationico aspecifico): se la molecola è
presente in concentrazioni molto elevate, oltre a percepire il sapore della menta, percepiamo sensazione di
freschezza, perché infatti il recettore si attiva anche per temperature inferiori a 25°C.
Nel caso del wasabi, è completamente coinvolto il nervo trigemino: il recettore TRPA1 è coinvolto nella
trasmissione del dolore da irritazione e da stimoli infiammatori. Esso è attivato anche dall'isotiocianato, un
componente del wasabi, cosicché la trasduzione del segnale è la stessa che si ha quando si subisce un
evento doloroso/infiammatorio.
Gusto
Una sensazione, per essere definito gusto, deve possedere queste caratteristiche:
1. deve fornire un certo vantaggio adattativo; questo vuol dire che, ad esempio, se percepiamo dolce,
è perché in quella sostanza che stiamo assumendo ipotizziamo che ci siano delle riserve
energetiche, e questo può fornire un vantaggio in quel determinato momento; quindi, la scelta di
cibarci di quella sostanza, è dettata dal fatto che sappiamo inconsciamente che ci darà dei substrati
energetici;
2. deve avere una classe definita di stimoli; questo vuol dire che deve essere identificato da una
precisa molecola che va ad agire su uno specifico recettore, e quindi avere un unico processo di
trasmissione del segnale;
3. deve avviare dei segnali periferici veicolati dai nervi gustativi; una specifica trasduzione del
segnale deve per forza trasformarsi in un segnale elettrico, che viene portato a livello centrale e poi
integrato;
4. deve essere percettibile e unico (possedere quindi un signaling specifico);
5. deve evocare una risposta fisiologica ai comportamenti funzionali; la risposta fisiologica è resa
visibile attualmente con delle tecniche di imaging abbastanza sofisticate, che vanno a vedere quali
aree del cervello si attivano in seguito allo stimolo, e quindi associarle al gusto; ognuno dei cinque
gusti va ad attivare una specifica area all'interno dell'area gustativa.
A differenza degli odori, i gusti sono soltanto cinque:
dolce;
• salato;
• umami (a volte indicato come “sapore di glutammato”);
• acido;
• amaro.
•
A ciascuno di questi gusti corrisponde, dal punto di vista fisiologico, una sorta di necessità: infatti esso deve
fornire un vantaggio adattativo.
Assumere qualcosa di dolce significa sostanzialmente assumere dei carboidrati, e quindi avere dei substrati
energetici; il gusto salato ci riporta all'assunzione di NaCl, che significa avere a che fare con sostanze che
spostano l'equilibrio elettrolitico e che vanno ad agire anche a livello della pressione arteriosa; il gusto
umami è quello del glutammato di sodio, deriva da un termine giapponese che significa “delizioso”, e
fondamentalmente è legato alla presenza di proteine; spesso questo gusto è associato a cibi orientali (per
13
esempio la salsa di soia), ma ciò non è del tutto vero perché l'umami è comunque il gusto che riconosciamo
+
nei cibi ad alto contenuto proteico; il gusto acido ci riporta all'assunzione di H , e quindi è legato ala
necessità di un controllo dell'equilibrio acido-base; il gusto amaro, infine, è l'unico gusto che
tendenzialmente si vorrebbe evitare, perché le molecole legate al gusto amaro dal punto di vista evolutivo
sono tossiche.
Papille, bottoni e cellule gustative
Dal punto di vista fisiologico, l'unità morfofunzionale del gusto è il bottone gustativo: questo ha una
conformazione in cui è presente una porzione più esterna, che ha il diametro di circa 3-5 μm, con dei
microvilli che vanno nell'ambiente esterno; è qui che tutte le molecole gustative troveranno i loro recettori.
Al suo interno vi sono delle cellule che hanno una marcata capacità di rinnovamento (grazie alle cellule
basali staminali che, allungandosi, vanno a sostituire le cellule che sono danneggiate; questo è un processo
che richiede dai 10 ai 15 giorni).
La maggior parte delle cellule che costituiscono i bottoni gustativi sono delle cellule neuroepiteliali, che non
sono dei neuroni, e quindi hanno bisogno necessariamente di fare sinapsi con cellule nervose, che poi
porteranno il segnale a livello centrale. Il bottone gustativo, che è costituito da circa 50-100 cellule, presenta
un'ampia variabilità di cellule, quindi la composizione del bottone gustativo è estremamente eterogenea;
quindi il bottone gustativo è composto da cellule basali e cellule neuroepiteliali, e all'interno delle cellule
neuroepiteliali c'è un'enorme variabilità: essenzialmente, si possono riconoscere tre tipologie di cellule:
• cellule di tipo I: fusiformi, con microvilli apicali e grandi granuli intracellulari, presentano delle
caratteristiche che le rendono molto simili alle cellule gliali in ambito nervoso; sono abbondanti nel
bottone gustativo, non sono eccitabili e, a riposo, hanno un'elevatissima conduttanza al potassio.
Questo tipo di cellule è coinvolto nel riconoscimento del sapore salato;
• cellule di tipo II (receptor cells): fusiformi, con microvilli apicali, sono localizzate solitamente a
livello periferico; non contraggono sinapsi con fibre nervose, ma attivano segnali nervosi (formano
cioè sinapsi non convenzionali); su di esse si trovano i recettori per i gusti dolce, amaro e umami
(non tutti su una stessa cellula), e presentano inoltre canali voltaggio-dipendenti per potassio e
sodio;
• cellule di tipo III (presinaptic cells): hanno un singolo microvillo apicale, sono dotate di evidenti
strutture sinaptiche e immagazzinano vescicole contenenti serotonina; inoltre, hanno un corredo
proteico e una serie di enzimi che permettono la sintesi di neurotrasmettitori e la formazione di
vescicole, quindi hanno delle caratteristiche che le rendono molto simili a delle cellule
presinaptiche; una loro caratteristica è, per esempio, quella di avere sulla membrana plasmatica dei
2+ 2+
canali di Ca che, favorendo l'ingresso di Ca , permettono il rilascio dei neurotrasmettitori. Queste
cellule sono in grado di riconoscere il gusto acido.
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