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2.3 TIPOLOGIE DI REPERTORI PLURILINGUI IN CONTESTO AFRICANO
La natura dei processi di standardizzazione che hanno luogo in Africa è molto diversa da
quanto è avvenuto nel continente europeo.
L’esistenza di una varietà standard di ognuna delle principali lingue europee viene garantita
da istituzioni volte ad assicurare il rispetto di tale standard o dal sistema educativo.
Nella maggior parte dei paesi africani, i processi di standardizzazione sono molto recenti
Per comprendere la differenza tra gli standard presenti in Europa e in Africa, bisogna
considerare la classificazione di Kloss, che propone di distinguere 6 diversi gradi di
standardizzazione:
1. Lingue standard completamente sviluppate
2. Lingue minori standardizzate
3. Lingue standard arcaiche
4. Lingue di recente standardizzazione
5. Lingue scritte, ma non standardizzate
6. Lingue non scritte.
Gli standard africani sono giovani e provvisori + devono essere consolidati con riforme
ortografiche.
La creazione di uno standard è sempre il risultato della scelta tra le diverse varietà della
stessa lingua in competizione tra loro, per cui, può accadere che i parlanti percepiscano lo
standard come artificiale, se paragonato alle varietà da loro utilizzate nella comunicazione
quotidiana.
Bisogna tenere presente che di ogni singola lingua africana esistono numerose varietà
diatopiche che possono anche essere molto diverse dalla varietà di maggior prestigio
privilegiata nell’elaborazione dello standard.
Nel contesto africano si osservano le catene linguistiche (o continua dialettali) = i parlanti
di una certa varietà (X) capiscono la varietà parlata nell’area immediatamente vicina a quella
dove vivono (Y), ma non riescono a comprendere le varietà che si trovano all’estremo
opposto della catena presente in una regione (W o Z).
Lingua veicolare = una lingua si definisce tale se il numero delle persone che la parlano
come seconda lingua è superiore a quello dei parlanti madrelingua.
● Utilizzata per comunicare tra parlanti di madrelingua diversa.
● semplificate nella struttura e nel lessico (rispetto alla lingua madre) perché vengono
usate solo per funzioni comunicative diverse rispetto alle varietà parlate.
● gode di un prestigio variabile, che dipende dalle competenze dei parlanti.
In Africa ci sono 3 tipi di repertori:
1. “the average type” = presenza di una varietà alta che coincide con una lingua di
origine europea introdotto sul territorio in epoca coloniale, ovvero l’esolingua.
È l’unica varietà a godere dello statuto di lingua ufficiale.
A livello medio si collocano una o più lingue veicolari di origine africana aventi
diffusione regionale, mentre le varietà basse sono costituite dai vernacoli locali, che
non hanno una forma scritta.
Senegal → francese (lingua ufficiale) + wolof (lingua veicolare) + decine di lingue e
vernacoli a diffusione locale;
2. Quello caratteristico delle comunità dotate di una lingua standard nazionale in
grado di competere, per prestigio e diffusione sul territorio, con la lingua dell’epoca
coloniale, ovvero l’esolingua.
Entrambe vengono impiegate nei contesti formali e scritti, mentre le lingue locali
sono solo orali e informali.
Tanzania → inglese + swahili (lingua veicolare di origine africana) che come
l’inglese, gode dello statuto di lingua ufficiale;
3. assenza di lingue veicolari sia a livello nazionale che a livello regionale.
In comunità di questo tipo la comunicazione tra gruppi etnici aventi diversa lingua
materna, è assicurata grazie alla conoscenza di un’esolingua o di una varietà
pidginizzata della stessa.
3. ASPETTI LINGUISTICI DEL CONTATTO
3.1 MESCOLANZA DI CODICI NEL DISCORSO
Quando più sistemi linguistici entrano in contatto
Innanzitutto un parlante che ha a disposizione più lingue diverse, può non tenerle
completamente separate ma di alternarle nell’ambito di uno stesso enunciato oppure nel
rivolgersi ad interlocutori diversi.
Questa alternanza prevede la capacità di focalizzarsi simultaneamente sull’utilizzo di almeno
2 sistemi linguistici, abilità diffusa nei parlanti bi- o plurilingui, al punto da poter essere
considerata meno marcata rispetto all’uso di un solo codice (il monolinguismo può essere
imposto ad una comunità ma è in contrasto con la tendenza dei parlanti ad usare tutti i
sistemi linguistici a propria disposizione).
Tra i fenomeni che possono verificarsi abbiamo
1. Alternanza di codice = il passaggio da una varietà di lingua ad un’altra realizzato a
seconda della situazione comunicativa di cui s'è partecipanti o del destinatario a cui
ci si rivolge (per es. un uomo che al lavoro usa un certo tipo di sistema linguistico e
rientrato a casa, in famiglia, usa il dialetto).
2. Dominio = diverse classi di situazioni nelle quali ciascuna delle lingue a disposizione
di un parlante viene usata (famiglia, scuola, chiesa).
Fishman spiega che i parlanti plurilingui tendano a sviluppare l’abitudine di parlare di un
certo argomento X nella lingua X per vari motivi:
● Sono addestrati a discutere di tale argomento utilizzando la lingua X (per es.
l’immigrato ha comunicato spesso in italiano per il rilascio del permesso di
soggiorno);
● Parlante e interlocutori potrebbero non essere a conoscenza del lessico specialistico
necessario al fine di discutere in modo soddisfacente dell’argomento X in una lingua
Y (per es. l’immigrato ha difficoltà a trovare i termini burocratici italiani nella sua
lingua madre);
● La lingua Y potrebbe non avere dei termini esatti o specialistici necessari alla
discussione dell’argomento X (per es. le lingue africane meno elaborate e prive di
alcuni termini specialistici).
● Potrebbe essere considerato strano o inappropriato discutere dell’argomento X in
una lingua Y (per es. l’italiano è lingua ufficiale e quindi per tutto ciò che è
burocratico bisogna adattarsi).
Per determinare la scelta di codice bisogna considerare:
● L’argomento
● Le relazioni di ruolo (che legano i partecipanti all’evento comunicativo e che
definiscono il grado di formalità/informalità di questo)
● Il luogo in cui la conversazione avviene.
Commutazione di codice (o code-switching)
● Una seconda pratica comunicativa risultante dal contatto di sistemi linguistici diversi
a livello del singolo parlante
● L’utilizzo funzionale di più lingue, da parte di uno stesso parlante, nel corso di un
singolo microtesto o dello stesso evento comunicativo.
● è sempre caratterizzata da intenzionalità: il passaggio da una lingua all’altra deve
essere realizzato intenzionalmente dal parlante nell’intento di svolgere funzioni
discorsive.
● Può coinvolgere unità linguistiche di dimensioni diverse (parole, frasi).
● Secondo studiosi come Poplack è necessaria una distinzione tra code-switching
interfrasale (realizzato tra frasi diverse) e code-switching intrafrasale (realizzato
all’interno di una medesima frase).
● fornisce informazioni sulla competenza delle due lingue del parlante
● la capacità di realizzare commutazioni di codice di tipo intrafrasale = è possibile solo
per i parlanti più abili e con una buona padronanza di entrambi i codici,
● la commutazione interfrasale = è tipica dei parlanti più incerti.
Tag-switches
● quando il segmento commutato coincide con una breve proposizione parentetica,
un’interiezione (accidenti!) o un riempitivo (cioè).
● La presenza esclusiva di tag-switches con valore espressivo sembra essere
correlata a bassi livelli di competenza di uno dei 2 codici.
L’impiego di due sistemi linguistici nello stesso testo è diverso dal casuale succedersi di
lingue diverse nello stesso discorso: bisogna anche considerare gli aspetti psicologici e
sociali, formulando delle restrizioni e spiegando i motivi per cui i parlanti abbiano deciso di
adottare questa tipologia di conversazione.
Questa strategia comunicativa può assumere forme anche molto diverse al variare delle
lingue in contatto e in relazione ad una serie di parametri di natura sociolinguistica e
pragmatici, che sono stati classificati da Alfonzetti:
● Posizione e status, in termini delle lingue coinvolte;
● Durata del contatto;
● Origini della situazione di bi- o plurilinguismo;
● Distribuzione funzionale delle lingue nel repertorio (comunitario o individuale);
● Significato simbolico e status e prestigio delle lingue in contatto;
● Atteggiamenti linguistici dei parlanti verso la commutazione di codice e del parlato
bilingue;
● Tipo di contesto internazionale e reticolo sociale dove i parlanti sono inseriti;
● Il grado di competenza bilingue;
● Variabili sociolinguistiche classiche (sesso, età dei parlanti, etc...)
Le caratteristiche assunte dalla commutazione di codice dipendono
● da fattori linguistici interni
● da fattori extralinguistici
● da norme di comportamento.
Bisogna fare una distinzione tra lingua base (o matrice) e lingua incassata a causa del
fatto che la frequenza delle commutazioni in direzione di una lingua è asimmetrica:
● Lingua base (o matrice) = una lingua qualitativamente e quantitativamente
dominante, ovvero la lingua che fornisce il maggior numero di morfemi, ma è difficile
da individuare con certezza;
● Lingua incassata = emerge nell’ambito di proposizioni o sintagmi, all’interno dei
quali rivestirebbe un ruolo secondario, fornendo soprattutto morfemi lessicali.
Non sempre è possibile determinare una prevalenza (quantitativa o qualitativa) di uno dei 2
codici.
Di maggiore efficacia si sono rivelati gli approcci di tipo funzionale.
Si è osservato che i parlanti in grado di padroneggiare 2 sistemi linguistici possono utilizzare
la commutazione di codice per risolvere eventuali problemi comunicativi (fraintendimenti).
In alcune comunità caratterizzate da plurilinguismo consolidato, è molto diffuso l’impiego di
più sistemi e il parlato monolingue viene percepito come artificiale. I parlanti a volte
realizzano la commutazione di codice senza essere consapevoli e talvolta nell’intento di
esprimere la propria identità bilingue.
La commutazione di codice può essere, quindi, considerata “un atto di identità”.
3.Enunciazione mistilingue (o code-mixing), tipica della conversazione plurilingue.
● Passaggio continuo da una varietà di lingua all’altra, nell’ambito dello stesso
enunciato, tale da sembrare a prima vista causale o disordinato (sembra che il
parlante accosti elementi appartenenti a sistemi linguistici diversi senza