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Un esempio emblematico da citare è quello del "Tate Modern" a Londra, un’ex centrale elettrica,
oggi uno dei musei d’arte contemporanea più visitati al mondo. Questo progetto ha non solo
riattivato un’area abbandonata, ma ha anche generato significativi benefici economici e culturali per
la comunità. I lavori di conversione hanno mantenuto elementi architettonici originali, creando un
dialogo tra passato e presente che valorizza la memoria storica del luogo.
In Italia, la trasformazione del "Macello" di Milano è un ulteriore esempio di come si possa
riconfigurare un’area industriale dismessa in un polo multifunzionale. Questo progetto ha visto la
creazione di spazi per eventi, ristorazione e coworking, realizzando un mix di funzioni che
rispondono alle esigenze della comunità urbanizzata e promuovono un uso sostenibile delle risorse.
Oggi, è fondamentale progettare nuovi modelli capaci di integrare spazi naturali e architettura,
vivibile. L’interesse per la sostenibilità ha portato alla
favorendo una visione di città più verde e
creazione di progetti che utilizzano edifici esistenti come laboratori per l'innovazione urbana.
Prendiamo, ad esempio, il “Bosco Verticale” a Milano: pur non essendo ancorato all'idea di riciclo,
questo progetto rappresenta un'innovativa reinterpretazione degli spazi residenziali moderni. Grazie
all'inserimento di vegetazione, si crea una nuova narrazione urbana che promuove l'interazione tra
edifici e natura, migliorando la qualità della vita degli abitanti e affrontando la questione
dell'inquinamento atmosferico.
Altre iniziative degne di nota includono la trasformazione di ex spazi industriali come i
"Lazzaretto" di Bergamo, convertiti in centri culturali e di aggregazione sociale. Qui, l'idea di
riutilizzare vecchie strutture per creare spazi di socialità e cultura dimostra che le vecchie fabbriche
possono tornare a essere punti di riferimento per le comunità, trasformando un'idea di abbandono in
una nuova vita sociale. 7
da considerare è l’emergere di pratiche come il "upcycling" in
Un altro aspetto importante
architettura: progettare nuovi spazi utilizzando materiali di recupero da edifici esistenti non solo
riduce il consumo di risorse, ma arricchisce il processo creativo e il risultato finale.
In conclusione, il futuro del patrimonio edilizio abbandonato e sottoutilizzato rappresenta una
grande opportunità piuttosto che una semplice sfida. Attraverso strategie di riciclo architettonico e
riconversione d’uso è possibile affrontare questioni di degrado urbano, incentivare la sostenibilità e
reinvestire nella comunità. Il patrimonio edilizio, quando riadattato e ripensato con attenzione, può
diventare un potente strumento di trasformazione sociale e culturale. Riscattare dall’anonimato
questi spazi non è solo una questione di estetica, ma è un'azione fondamentale per costruire un
futuro urbano più sostenibile e inclusivo. Solo attraverso un approccio integrato e innovativo, in cui
si considerano le esigenze abitative, culturali e sociali, possiamo garantire il recupero di queste
risorse, contribuendo a costruire città più vivibili e resilienti. La sfida dell'architettura
contemporanea è quindi quella di saper combinare il vecchio e il nuovo, utilizzando il riciclo
architettonico come leva per una rinascita urbana che metta al centro la qualità della vita e le
esperienze delle persone. 8
–
Tema 28 In un libro dal titolo "Dalla smart city alla smart land"
Aldo Bonomi si è soffermato sul fenomeno dei ritornanti,
un'antropologia resiliente scaturita dalla metamorfosi della crisi che
si traduce in un ritorno ai territori d'origine, abbandonati negli anni di
formazione e di prime esperienze lavorative, da parte di giovani
interessati ad impegnarsi nell'agricoltura. All'interno di una generale
riflessione sul tema dell'alimentazione e in vista di un rinnovato
rapporto tra urbano e rurale, il candidato rifletta sul foodscape e si
interroghi sul ruolo dell'architetto e dell'urbanistica nella
configurazione di nuovi spazi dell'abitare associati alla pratica
dell'agricoltura, settore trainante delle recenti politiche europee
finalizzate allo sviluppo di nuove economie i cui effetti siano
tangibili.
Esempio di svolgimento
Il fenomeno dei ritornanti, descritto da Aldo Bonomi nel suo libro "Dalla smart city alla smart
land", getta una luce nuova su un cambiamento epocale che sta avvenendo nelle dinamiche sociali,
economiche e culturali delle nostre società contemporanee. Questi giovani, che scelgono di tornare
nei luoghi da cui erano partiti, spesso per cercare migliori opportunità lavorative e di vita,
rappresentano un’“antropologia resiliente” che nasce dalla metamorfosi di una crisi profonda. Non
solo tornano al loro territorio d'origine, ma si dedicano anche all'agricoltura, un'occupazione che,
storicamente, era stata allontanata dall'immaginario collettivo giovanile per via delle connotazioni
di fatica e precarietà. Oggi, invece, la nuova generazione sembra riscoprire l'agricoltura non solo
come una possibilità lavorativa, ma come un modo di vita più sostenibile e in connessione con
l'ambiente.
Questo riavvicinamento ai territori e all'agricoltura si interseca con profondi cambiamenti nella
percezione del cibo e della sua provenienza. Il concetto di foodscape, ovvero l'insieme di pratiche,
spazi e risorse che caratterizzano il modo in cui le comunità producono, distribuiscono e consumano
cibo, diventa centrale in questo contesto. Con l'aumento della consapevolezza riguardo alle
problematiche ambientali, alle filiere corte e alla produzione locale, il ritorno ai territori d'origine si
arricchisce di significato. I ritornanti non cercano solo di recuperare una forma di sussistenza, ma
diventano protagonisti di un cambiamento che vuole integrare il consumo sostenibile di cibo locale
e biologico nelle pratiche quotidiane. In questo contesto, il ruolo dell'architetto e dell'urbanista si fa
cruciale. Non si tratta più solo di progettare edifici o spazi pubblici, ma di creare un'intera rete di
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connessioni tra urbano e rurale, in cui l'agricoltura possa trovare un suo spazio vitale, dignitoso e
funzionale. Le smart city del futuro devono evolvere verso un paradigma che non si limiti alla
tecnologia e all'efficienza, ma che incorpori anche il principio della sostenibilità ambientale e della
resilienza. Questo implica la progettazione di spazi che non siano solo abitabili, ma che possano
anche sostenere la produzione agricola. Ad esempio, giardini comunitari, orti urbani e spazi verdi
condivisi divengono elementi essenziali del tessuto urbano.
La progettazione di spazi agricoli urbani richiede un approccio multidisciplinare, in cui architetti,
agronomi, sociologi e antropologi collaborino per creare situazioni che favoriscano la coesione
sociale e un forte legame con il territorio. È fondamentale il recupero di aree abbandonate o
degradate, spesso presenti nei contesti metropolitani, trasformandole in orti urbani o in giardini
terapeutici, spazi in cui non solo si coltiva cibo, ma si costruiscono relazioni, si promuove la salute
e si educa alla sostenibilità. Tali interventi non solo contribuiscono a rendere le città più verdi, ma
offrono anche opportunità di inclusione sociale, coinvolgendo diverse fasce della popolazione in
pratiche di coltivazione partecipativa.
Le politiche europee, altamente orientate verso lo sviluppo di economie circolari e sostenibili,
forniscono un contesto normativo e di finanziamento importante per questa metamorfosi. Le
iniziative legate alla PAC (Politica Agricola Comune) si stanno evolvendo, enfatizzando
l'importanza di pratiche agricole che siano in sintonia con il benessere della comunità e
dell'ambiente. In questo scenario, gli architetti possono proporsi come mediatori, facilitando la
messa in pratica di politiche che incoraggino la produzione agricola e la permanenza della
popolazione nei territori rurali. Spazi come mercati contadini e fiere agro-alimentari possono
diventare hub di interazione sociale, dove il cibo locale può essere valorizzato e il senso di
appartenenza a una comunità può essere rafforzato.
La riflessione sul foodscape deve tenere conto delle sfide ambientali che ci troviamo ad affrontare,
come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. L'architettura e l'urbanistica possono
essere alleate nella creazione di ecosistemi resilienti, nei quali la produzione alimentare diventi
parte integrante della vita urbana, migliorando la qualità dell'aria, la gestione delle acque e la
biodiversità. Progettare edifici con elementi green, come giardini verticali e tetti verdi, non solo
aumenta l'estetica urbana, ma contribuisce anche alla produzione di cibo e alla mitigazione degli
effetti del riscaldamento globale.
Inoltre, il ruolo dell'educazione è fondamentale per promuovere un cambiamento culturale verso
una maggiore consapevolezza alimentare. Gli architetti possono collaborare con istituzioni
educative per sviluppare programmi che incoraggiano la cultura del cibo, della nutrizione e della
sostenibilità. La creazione di spazi educativi all'aperto, dove le persone possono apprendere pratiche
10
di agricoltura urbana e sostenibile, diventa un modo per coinvolgere le nuove generazioni e
rafforzare il legame con la terra.
In conclusione, la transizione dai modelli di smart city a quelli di smart land offre un’opportunità
unica per ripensare il nostro rapporto con il territorio, il cibo e le comunità. I ritornanti, con il loro
bagaglio di esperienze e nuove visioni, possono contribuire a un processo di innovazione e recupero
delle risorse locali che va ben oltre la semplice produzione alimentare. Gli architetti e gli urbanisti,
diventando i protagonisti di questa metamorfosi, sono chiamati a progettare spazi che favoriscano
un modello di vita più sostenibile, integrato e comunitario, in cui il cibo non è solo un prodotto, ma
una vera e propria cultura, un legame profondo tra le persone e il territorio. Solo attraverso un
lavoro sinergico e una visione a lungo termine sarà possibile realizzare un futuro che rispetti e
valorizzi le nostre radici, permettendo al contempo di affrontare le sfide del domani.
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Tema 29 La storia dell'architettura moderna è stata caratterizzata
da numerose figure di spicco che sono riuscite ad associare la
propria ricerca teorica alla esplorazione progettuale e alla
realizzazione di importanti opere. Il candidato racconti l'esperienza
di un architetto del Movimento Moderno, anche attraverso la