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LA TEORIA DEI DUE CODICI
La sociolinguistica: sviluppo e definizione
La sociolinguistica è il settore delle scienze del linguaggio che si occupa dei rapporti tra lingua
e società. Secondo alcune fonti, il termine sociolinguistics fu usato per la prima volta all’inizio degli
anni Cinquanta del XX secolo, ma il settore di studio si è configurato come tale nel corso degli anni
Sessanta.
Una delle principali tematiche che portò alla nascita della sociolinguistica fu negli anni
Sessanta e Settanta del secolo scorso il dibattito del sociologo inglese Bernstein sulla “teoria dei due
codici” e della “deprivazione verbale”. Secondo Bernstein, i bambini delle classi sociali svantaggiate
avevano problemi educativi e, di conseguenza, insuccesso scolastico, perché di base avevano
problemi inerenti al linguaggio. Infatti, questi bambini avevano a disposizione solo un “codice
ristretto”, ossia un modo di utilizzare la lingua legato al contesto situazionale specifico e poco capace
di elaborazione astratta, al contrario della cultura ufficiale e dell’istituzione scolastica, che
utilizzavano un “codice elaborato”. Di conseguenza, i bambini delle classi sociali più svantaggiate,
avendo a disposizione solo un “codice ristretto”, non erano in grado di impadronirsi e fare propri tutti
i contenuti della cultura ufficiale e dell’istituzione scolastica, esposti attraverso un “codice elaborato”.
Nella seconda metà degli anni Sessanta, hanno contribuito alla nascita della sociolinguistica
anche le ricerche di William Labov, John Gumperz e Joshua Fishman. Le ricerche di Labov avevano
come campo di indagine i piccoli comportamenti linguistici dei parlanti e le loro variazioni di
pronuncia; il suo contributo è relativo alla scoperta della cosiddetta ordinata eterogeneità dei
comportamenti linguistici e alle prime analisi specifiche dell’importanza della variazione nella lingua,
del suo significato e della sua sistematicità. Invece, l’area di interesse di Gumperz, insieme anche a
Hymes, era legata all’interazione verbale e all’analisi degli eventi comunicativi nelle diverse società
e culture, quindi strettamente legata all’etnografia e all’antropologia culturale. Infine, i lavori di
Fishman erano incentrati sui problemi dei rapporti fra le lingue nei paesi plurilingue e sulle vicende
sociali delle lingue; la sua area di interesse era, dunque, più vicina al piano sociologico e inaugurava
la “sociologia del linguaggio”.
Oggi la sociolinguistica è un’area di studio e di ricerca largamente praticata in tutto il mondo
e rientra a pieno titolo nel quadro delle scienze del linguaggio, come un prolungamento della
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linguistica verso il sociale e la realtà concreta. Si tratta di una sorta di “linguistica di completamento”,
poiché colma quel vuoto esistente tra l’innata facoltà del linguaggio dell’uomo e il sistema linguistico
astratto da una parte, e i concreti individui e le effettive situazioni comunicative dall’altra. La
sociolinguistica, dunque, presuppone la linguistica, presuppone la conoscenza delle strutture interne
del linguaggio e si propone di spiegare cosa succede a queste strutture nel momento in cui vengono
calate nella società e nelle situazioni comunicative. Inoltre, la sociolinguistica diventa anche uno
strumento molto utile per capire meglio i problemi socio-comunicativi a tutti i livelli, partendo
dall’interazione diretta, faccia a faccia, fino alle politiche culturali e linguistiche di organismi
complessi.
La ricerca sociologica ricopre settori eterogenei, sia nella metodologia che nelle questioni
affrontate e analizzate. Tuttavia, i tratti comuni dei vari approcci sono l’attenzione ai problemi
linguistici attraverso il riferimento alla dimensione sociale e il riferimento ai dati empirici oggettivi,
raccolti sul campo. Si possono distinguere due correnti fondamentali:
la sociolinguistica variazionista o correlazionale, che si collega agli insegnamenti di Labov e
analizza i rapporti fra i fattori sociali (variabile indipendente) e i comportamenti linguistici e
i fenomeni di variazione ai diversi livelli del sistema linguistico (variazione dipendente);
la sociolinguistica interpretativa o interazionale, che si collega agli insegnamenti di Gumperz
e pone l’accento sull’attività discorsiva dei parlanti e sul modo in cui costruiscono i significati.
Le due posizioni, dunque, sono opposte soprattutto per la causa che danno alle relazioni fra i fatti
sociali e linguistici. Mentre nella correlazionale è la società a influenzare la lingua, nell’interazionale
è la lingua a influenzare la società ed è il comportamento verbale ad essere causa dei rapporti e dei
fatti sociali.
La teoria dei due codici di Bernstein
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Basil Bernstein è considerato uno dei più influenti sociolinguisti del Novecento e il suo nome
è legato alla “teoria dei due codici” o teoria della “deprivazione verbale”, elaborata e resa nota in
Italia tra gli anni Sessanta e Settanta.
1 Basil Bernstein (1924-2000) è stato un sociologo britannico, noto per il suo lavoro nella sociologia dell’educazione.
Bernstein nacque nel 1924 in una famiglia di immigrati ebrei, nella East End di Londra. Nel 1960 iniziò l’University
College London, dove completò il suo dottorato in linguistica. In seguito, si trasferì presso l’Institute of Education, dove
rimase per l’intera carriera e dove divenne preside della facoltà di sociologia; nel giugno del 1983 ricevette un diploma
onorario presso l’Open University come dottore dell’Università.
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Secondo questa teoria, il sistema di classe influenza la distribuzione sociale della conoscenza
e questo influisce inevitabilmente sul linguaggio e sul rendimento scolastico. Attraverso interviste e
test a gruppi diversi di ragazzi, Bernstein trovò che il successo scolastico dipende dalla capacità
verbale, a sua volta correlata positivamente con lo status sociale medio e alto. Questa correlazione è
una conseguenza delle abitudini linguistiche e sociali delle diverse classi, che si originano proprio nel
momento dell’apprendimento della lingua da parte del bambino.
Bernstein, dunque, ci parla di due modelli di linguaggio differenti: universalistico e
particolaristico. I bambini che appartengono a famiglie di classe operaia acquisiscono un codice
ristretto, mentre i bambini che appartengono a famiglie di classe media acquisiscono un codice
elaborato. Mentre il codice ristretto è caratterizzato da significati impliciti e dipendenti dal contesto,
il codice elaborato è caratterizzato da significati resi espliciti e indipendenti dal contesto.
L’acquisizione di uno dei due codici dipende dal processo di socializzazione che avviene nei primi
anni di vita del bambino.
Dal momento che gli interlocutori all’interno di una famiglia di classe operaia condividono il
modo di essere, di pensare e di agire, una parte del significato trasmesso resta implicito e il discorso
è caratterizzato da salti logici. Di conseguenza, il codice ristretto è caratterizzato dalla scarsità degli
elementi formali e dalla rigidità e prevedibilità della sua struttura ed è poco adatto alla scuola poiché
il suo contenuto è piuttosto concreto e descrittivo. Invece, la famiglia di classe media è orientata sulla
persona, tende a sviluppare la personalità di ogni suo membro e i rapporti interpersonali sono mediati
continuamente attraverso il linguaggio. In questo caso, dunque, il bambino sin dai suoi primi anni di
vita, è esposto ad una varietà di possibilità e scelte linguistiche, in grado di descrivere le diverse
situazioni ed esperienze. Di conseguenza, il codice elaborato è adatto alla scuola e garantisce
possibilità di successo a chi lo possiede.
Per dimostrare il diverso uso di codici linguistici in base alla classe sociale, Bernstein fece un
esperimento in una scuola. Mostrò ad un campione di bambini una serie di immagini che collegate
creavano un racconto. In seguito, fu chiesto ai bambini di descrivere quello che vedevano. A questo
punto, Bernstein notò che i bambini della classe media utilizzavano delle espressioni esplicite e
slegate dal contesto, mentre i bambini della classe operaia utilizzavano un linguaggio più ristretto e
implicito. In questo modo, Bernstein mostrò come il sistema di classe agisse sul sistema di
comunicazione attraverso il processo di socializzazione.
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Tuttavia, come Bernstein stesso sostiene, bisogna sottolineare che anche il codice ristretto
permette l’accesso ad una molteplicità di significati, ma il problema è che nelle scuole viene utilizzato
il codice elaborato.
Le critiche fatte ai concetti di Bernstein furono numerose. Tuttavia, Bernstein diede un
contributo notevole allo studio delle relazioni tra educazione e linguaggio e la sua teoria è stata
importante in diversi campi come l’istruzione, l’insegnamento e l’apprendimento.
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