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Appunti degli studenti per corsi ed esami del Prof. Papagni Erasmo

Occorre in primo luogo evidenziare che il qui presente lavoro non pretende di essere completo né esaustivo nella trattazione degli argomenti, lasciando alcune domande volontariamente aperte; tuttavia, due sono le caratteristiche che probabilmente contraddistinguono quest’opera dalle altre. Il primo tratto distintivo sta nella trasversalità della trattazione, in quanto non si può discutere del lavoro sommerso senza considerare tematiche strettamente collegate come l’evasione fiscale, il mercato del lavoro ed il contesto socioeconomico; in questo modo, si cerca di offrire una chiave di lettura che si dimostri essere la più ampia possibile. Il secondo tratto distintivo sta nella soggettivizzazione dell’analisi, cercando di prendere in considerazione non solo il fenomeno così come tradizionalmente studiato, ma ponendo in rilievo che, alla base di tutto ciò, ci sono persone e famiglie. L’opera tenta quindi di svolgere un’analisi del sommerso su tre piani: orizzontale, cioè semplice descrizione del fenomeno, le sue caratteristiche e le conseguenze; verticale, andando a considerare il processo decisionale che porta all’immersione, sia come individuo che come società; trasversale, ponendo in evidenza se sussistono eventuali correlazioni tra lavoro in nero ed altre tematiche di estrema attualità. La struttura è idealmente suddivisa in due parti: nella prima si cerca di offrire una descrizione generale del lavoro sommerso, così da avere una panoramica del fenomeno; nella seconda parte, invece, si va ad esaminare l’aspetto economico del sommerso, come i vari modelli di equilibrio e gli effetti delle politiche di emersione. Si va, innanzitutto, a svolgere una distinzione terminologica tra lavoro nero, sommerso, non dichiarato, i quali nel linguaggio comune sono utilizzati come sinonimi anche se non è così: basti pensare che il lavoro nero è considerabile una species del lavoro sommerso, il quale comprende anche il lavoro grigio ma non le attività illegali, in considerazione del requisito della liceità dell’attività svolta. L’utilizzo della terminologia lavoro sommerso non è stato quindi casuale, preferendo trattare in via principale le attività non dichiarate piuttosto che quelle illegali, le quali probabilmente richiederebbero un’esclusiva trattazione per poter essere adeguatamente considerate; per di più, aderendo alla definizione della Commissione Europea di “undeclared work” si possono individuare le cinque caratteristiche principali che devono sussistere affinché possa effettivamente parlarsi di lavoro sommerso: svolgimento di un’attività lavorativa in senso lato, la presenza di una retribuzione, la liceità dell’attività svolta, la mancata dichiarazione alle autorità, violazione delle norme fiscali giuslavoristiche. Si vanno poi a fare diverse classificazioni, sia rispetto ai soggetti del lavoro sommerso – lavoratori e datori di lavoro – sia rispetto alle tipologie, andando a considerare i diversi aspetti di invisibilità con le relative caratteristiche. Viene poi effettuato un approccio statistico al sommerso, che per sua natura risulta essere molto difficile non solo rilevare, ma anche stimare, con rischi di sottorappresentare (o sovrarappresentare) l’entità del fenomeno. Si va innanzitutto a descrivere i vari metodi di analisi, distinguendo tra metodi diretti, indiretti ed econometrici; successivamente si cerca di offrire una panoramica sui dati del sommerso, sia rispetto al territorio – dati regionali, nazionali ed europei – sia dei vari settori lavorativi, con la consapevolezza, però, che sono da considerarsi come approssimativi, focalizzandosi sulle tendenze e proporzioni piuttosto che sui numeri effettivi. Successivamente, si vanno a considerare gli effetti che il lavoro sommerso determina, le esternalità negative se così le vogliamo chiamare. In primo luogo si considerano gli effetti negativi sul mondo del lavoro, come la concorrenza sleale, la distorsione del mercato, la forte precarizzazione che distingue molti lavori a nero; seguono gli effetti sull’economia, impattando negativamente sulla corretta rilevazione dei principali indicatori economici, e determinando altresì una riduzione delle entrate dello Stato – rispetto a quelle potenziali – a causa del comportamento free rider di chi non adempie gli oneri fiscali previsti; in ultima istanza gli effetti sulla società, in quanto la diffusione del sommerso contribuisce ad alimentare la mentalità che normalizza il fenomeno, fino ad arrivare addirittura a giustificarlo. Inoltre ci si interroga se il sommerso produca, o possa produrre, esternalità positive, ponendo in particolare rilievo il suo carattere anticiclico e la capacità di attenuare le conseguenze negative di una crisi. Ancora, si tenta di individuare i (numerosissimi) fattori che alimentano il sommerso, distinguendo tra: cause fisiologiche e sociali, come la frammentazione del tessuto produttivo, grandezza delle imprese (più sono piccole e più risulta facile non essere scoperte) e tipologia di attività svolta (più probabile trovare irregolarità in settori come l’agricoltura); cause giuridiche ed istituzionali, come la qualità delle istituzioni percepita, il livello di corruzione e di burocrazia, l’efficienza del sistema amministrativo e giudiziario; cause economiche, come il livello di imposizione fiscale. Per di più, si esplicita il processo decisionale che porta (o non porta) al sommerso, e la valutazione costo-opportunità. Si cerca, cioè, di porre in evidenza il percorso logico-mentale che il soggetto compie nello scegliere se dichiarare oppure no, e ciò viene fatto prima di tutto andando a considerare il modello tradizionale di Allingham-Sadmo, nel quale emerge la scelta ottimale di evasione. Gli studi classici vengono però accompagnati da studi più recenti, i quali riconoscono la centralità della psicologia nel processo decisionale, andando a considerare le emozioni, l’attitudine, la percezione di giustizia (distributiva, procedurale, retributiva); infine, viene discusso lo “slippery slope model”, il quale mette alla luce come l’instaurazione di un rapporto di fiducia – tra cittadini ed istituzioni – sia estremamente più efficiente nell’assicurare la compliance fiscale rispetto ad un rapporto di tipo repressivo ed autoritativo. Si esamina, molto nel dettaglio, il rapporto tra sommerso e mercato del lavoro complessivamente inteso, facendo altresì distinzione tra le varie tipologie dei lavoratori, ciascuno dei quali avrà un diverso salario di riserva, a seconda se l’attività in nero sia l’unico lavoro svolto, come secondo lavoro o come prestazione occasionale; differenza che va, inevitabilmente, a riflettersi anche sulla retribuzione ricevuta. Si va poi a considerare la condizione di ottimo di un’impresa sommersa, calcolato prendendo in considerazione costi e ricavi medi invece di quelli marginali, rappresentando altresì l’equilibrio microeconomico e macroeconomico tra imprese regolari e sommerse, oltre che la formazione del prezzo dei prodotti in nero. Ancora, si evidenzia la sussistenza di una relazione tra sommerso, capitale umano ed innovazione tecnologica, mostrando come, in territori come il Sud Italia, per combattere il lavoro non dichiarato sia particolarmente efficace investire nell’istruzione e nell’innovazione tecnologica. Infine, si osservano i percorsi lavorativi di chi opera in nero, rivelando come il settore sommerso in molti casi intrappoli chi ci lavora, in particolare i soggetti economicamente più deboli, rispetto ai quali risulta essere molto più difficile emergere. Si illustrano in generale le politiche di emersione, distinguendo tra dirette ed indirette, con un focus particolare su misure come gli incentivi al capitale, il condono ed il concordato preventivo; si va poi a considerare l’ipotesi pratica dell’emersione di un’impresa, che può essere spontanea o indotta, mettendo alla luce le condizioni che debbono sussistere affinché vi sia emersione. Nell'ultima parte il lavoro si pone come obiettivo quello di andare oltre le trattazioni classiche del tema, esplorando – se esiste - il legame tra lavoro sommerso ed alcune delle tematiche più attuali, come l’emergenza Covid-19, il Reddito di Cittadinanza ed il salario minimo. Rispetto al Covid-19, dopo aver effettuato un rapido excursus storico, si considerano gli effetti sull’economia, sul mercato del lavoro e sul sommerso; sul RdC si tenta di mettere alla luce i suoi risultati come misura di contrasto alla povertà e dei soggetti beneficiari, agendo sul disagio economico e sociale che favorisce il sommerso, ma ponendo altresì in evidenza la sua insufficienza rispetto alla mancata adozione di serie politiche strutturali; infine, si espone il tema del salario minimo legale, di misura idonea – ma non sufficiente – a contrastare i contratti pirata ed il lavoro povero, si espongono i salari minimi previsti dai contratti collettivi e delle loro violazioni, e si considerano eventuali effetti sull’occupazione e sul sommerso di un’eventuale sua introduzione.
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