I materiali pubblicati sul sito costituiscono rielaborazioni personali del Publisher di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni e lo studio autonomo di eventuali testi di riferimento in preparazione all’esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell’università attribuibile al docente del corso.
…continua

Filtra per

Tutte le tipologie

Ordina

Filtra

Appunti degli studenti per corsi ed esami del Prof. Alfi Dino

Le emorragie esterne rappresentano la prima causa di morte nei pazienti politraumatizzati, necessitando di un tempestivo intervento per ottenere un significativo miglioramento della possibilità di sopravvivenza nei suddetti pazienti. A differenza delle emorragie interne, per le quali il gold standard è rappresentato da una tempestiva ospedalizzazione e relative procedure endoscopiche/chirurgiche, per le emorragie esterne sono a disposizione numerosi presidi che, in presenza di emorragia massiva, possono ritardare l’evoluzione irreversibile della stessa. Nel mondo vengono utilizzati presidi già noti, in special modo nei conflitti bellici grazie ai quali si sono registrati numerosi casi di emorragie trattate in casi di estrema urgenza con un significativo miglioramento della prognosi del paziente emorragico. In Italia questa problematica è rimasta misconosciuta per oltre 30 anni e, solo in tempi recenti si è iniziato a considerare e a valorizzare l’approccio “Stop The Bleed”; che viene ritenuto importante tanto quanto una precoce RCP o una defibrillazione in caso di arresto cardiocircolatorio. Il 50% dei decessi dei pazienti politraumatizzati è rappresentato da coloro che sono colpiti da lesioni talmente gravi (es. rottura traumatica dell’aorta, gravi lesioni encefaliche, rottura traumatica arterie femorali, ecc..) da provocare il decesso istantaneamente o comunque entro i primi minuti dall’evento. Il 35% dei decessi, invece, è rappresentato da tutti quei traumi che rientrano in una finestra temporale di trattamento entro le 6 ore (es. emorragie interne o esterne). Il 15% dei decessi è rappresentato dalle cosiddette “morti tardive”, sopraggiunte entro la quarta settimana dal trauma; cause come sepsi evolutiva ed insufficienza multiorgano. Per ridurre la mortalità occorre agire in quella finestra temporale definita con il termine Golden Hour (Ora d’oro), termine introdotto per la prima volta nel 1975 dal medico R. Adams Cowley. Con questo termine si definisce il momento che intercorre tra l’avvenimento del trauma (o crash) e l’arrivo a centro di riferimento (trauma center). Questo fa ben comprendere quanto i politraumi si possano definire tempo- dipendenti, cioè quanto il grado di mortalità e di morbilità sia strettamente correlato al fattore tempo, quindi, prima si agisce con un trattamento adeguato, tanto maggiori saranno le possibilità di sopravvivenza e di una prognosi post-crash positiva. Per far comprendere ancora meglio la tempo-dipendenza del politrauma si parla anche di “Platinum Ten” (10 minuti di platino), i quali definiscono il tempo massimo che il Primo Soccorritore (colui che arriva per primo sulla scena) dovrà rispettare per compiere una valutazione, per effettuare le cure salvavita e per la preparazione per il successivo trasporto all’Hub di riferimento (trauma Center). In particolare possiamo suddividere questi 10 minuti di platino in: - 1 minuto: quick look (rapido sguardo) alla scena dell’evento e alla vittima - 5 minuti: per il trattamento dell’infortunato, con relative manovre salvavita, trattamento e stabilizzazione - 4 minuti: per la preparazione del paziente ad un trasporto in totale sicurezza al relativo Trauma Center. Facendo riferimento al protocollo A-B-C-D-E incluso nell’ATLS (Advanced Trauma Life Support), l’operatore sanitario o laico opererà in modo tale da applicare le procedure strettamente necessarie e di totale sicurezza a sostegno delle funzioni vitali. Importante è definire che la risoluzione finale per il trauma, o politrauma, emorragico è rappresentata dalla Sala Operatoria, pertanto ci si aspetta che una volta ospedalizzato il paziente nel Trauma Center identificato, questo venga subito accolto in Sala Operatoria, bypassando ogni procedura intermedia. In Italia, proprio per questi motivi, si è passati da un approccio definito “Stay and Play” ad un approccio molto più diretto definito “Scoop and Run” che in origine veniva applicato solo in casi di trauma toracico “Open” (aperto). L’obiettivo di questa trattazione è quello di affrontare e promuovere, tramite somministrazione di un questionario informativo la conoscenza e la formazione relativa al protocollo “Stop the Bleed”, al fine di evitare che il paziente traumatizzato o politraumatizzato entri nella fase critica di Shock gravata da una prognosi letale, infausta. L’utilizzo del Tourniquet di facile e rapido utilizzo, anche con auto-applicazione, rappresenta il trattamento precoce più efficace per prevenire morti e prognosi infauste; per questo, tramite il nostro questionario, vogliamo studiare la formazione e l’informazione relativa al protocollo e vogliamo far sì che un Kit per il trattamento precoce delle emorragie possa essere disponibile alla Comunità laica come in passato è stato possibile che lo fosse quello per la defibrillazione mediante utilizzo dei DAE/AED (Defibrillatore Automatico Esterno). I dati sulla mortalità mondiale attestano che le morti per emorragia causano circa cinque milioni di decessi al mondo, piazzandosi al terzo posto nella “speciale” classifica; dietro solamente a Infarti Cardiocircolatori e Ictus ed a Patologie dell’apparato respiratorio (fonte OMS via Global Health Observatory (GHO) sulle stime dei decessi).
...continua