Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IMPLICAZIONI NELLO STUDIO DELLE EMOZIONI
L’attentional blink è un fenomeno che evidenzia come le emozioni influenzino i processi attentivi.
Quando due stimoli target (T1 e T2) vengono presentati in rapida successione, il riconoscimento del
l’intervallo
secondo stimolo è compromesso se tra i due è inferiore a 500 ms. Ciò accade perché
l’elaborazione di T1 richiede risorse attentive che non sono più disponibili per T2.
Tuttavia, se T2 è uno stimolo emotivamente rilevante e con alto arousal, l’attentional blink si riduce,
priorità nell’elaborazione
indicando che gli stimoli emotivi ricevono cognitiva. Questo effetto non si
osserva nei pazienti con lesioni all’amigdala, dimostrando il ruolo chiave di questa struttura nel
modulare l’attenzione e amplificare l’elaborazione degli stimoli visivi attraverso le sue connessioni
con le cortecce sensoriali.
L’amigdala può quindi essere considerata un filtro che assegna risorse attentive agli stimoli più
l’individuo.
significativi per Questo meccanismo ha implicazioni importanti, ad esempio nella
un’eccessiva
comprensione di disturbi come la depressione, in cui elaborazione degli stimoli
può interferire con l’attenzione e il funzionamento cognitivo.
emozionali
lezione 23
DEFINIRE IL MIRROR NEURON SYSTEM
Il Mirror Neuron System (MNS) è un sistema di neuroni scoperto dal gruppo di Giacomo Rizzolatti
l’Università individuati inizialmente nell’area F5 della corteccia
presso di Parma. Questi neuroni,
premotoria delle scimmie, si attivano sia quando un individuo esegue un’azione sia quando osserva
identificato anche nell’uomo,
qualcun altro compierla. Successivamente, il sistema è stato
coinvolgendo le aree premotorie e il lobo parietale inferiore.
La funzione principale del MNS è la comprensione automatica delle azioni, poiché trasforma le
rappresentazioni sensoriali in motorie. Questa capacità si estende anche alla comprensione delle
poiché alcuni neuroni specchio si attivano anche quando la parte finale di un’azione è
intenzioni,
nascosta, suggerendo una previsione dell’atto successivo.
Un’altra funzione chiave del MNS è l’apprendimento per imitazione, essenziale per acquisire
nell’empatia: dell’insula
nuove abilità motorie. Inoltre, il sistema mirror è implicato aree specchio e
si attivano durante l’osservazione di espressioni emotive altrui,
della corteccia cingolata
permettendo una simulazione interna delle emozioni percepite. Questo meccanismo costituisce
una base neurobiologica per la cognizione sociale e l’interazione interpersonale.
lezione 24
DESCRIVERE LE SOTTO-COMPONENTI DELLA TOM ED I CORRELATI
NEURALI
La Theory of Mind (ToM) comprende due principali sotto-componenti: la
ToM cognitiva e la ToM affettiva, che si basano su circuiti neurali distinti ma
interconnessi.
La ToM cognitiva riguarda la capacità di inferire credenze, intenzioni e pensieri altrui. È coinvolta
in processi come la comprensione della falsa credenza e l’attribuzione di stati mentali complessi. I
correlati neurali principali includono la corteccia prefrontale dorsolaterale, implicata nelle
funzioni esecutive e nella memoria di lavoro, e la corteccia temporo- parietale, responsabile
dell’elaborazione delle informazioni sociali. Lesioni in queste aree possono compromettere la
capacità di assumere la prospettiva altrui in maniera astratta.
La ToM affettiva, invece, riguarda la comprensione e la condivisione delle
emozioni altrui. Questo processo coinvolge strutture come l’amigdala,
l’insula anteriore e la corteccia cingolata anteriore destra, fondamentali
l’assunzione
per il contagio emotivo e della prospettiva affettiva. La corteccia
orbitofrontale svolge un ruolo chiave nella regolazione delle risposte
emotive e nel riconoscimento delle emozioni.
lezione 25
COME VIENE MISURATA LA RISERVA COGNITIVA?
La riserva cognitiva viene misurata attraverso indicatori indiretti che stimano la capacità del cervello
di fronteggiare il declino cognitivo. Tra i principali fattori considerati vi sono il livello di istruzione e il
tipo di attività lavorativa svolta. Un'elevata riserva cognitiva è associata a professioni che richiedono
un alto impegno cognitivo e a un livello di scolarità più avanzato, mentre una riserva più bassa è
legata a lavori manuali o alla mancanza di un’attività lavorativa strutturata.
Un approccio multidimensionale consente una valutazione più accurata della riserva cognitiva,
includendo anche attività di tempo libero stimolanti come la lettura, la partecipazione ad attività
culturali e i viaggi. Tra gli strumenti di misurazione, il questionario italiano CRI-q (Cognitive Reserve
Index Questionnaire) raccoglie informazioni sulla vita adulta dell’individuo, considerando tre aree:
Il punteggio finale, standardizzato rispetto all’età,
scolarità, professione e attività ricreative. fornisce
una stima della riserva cognitiva.
Questa valutazione è utile in ambito clinico per la prevenzione dell’invecchiamento patologico, la
correzione dei test neuropsicologici e la personalizzazione degli interventi di stimolazione cognitiva.
esistono strategie per aumentare la riserva cognitiva, come l’allenamento mentale, l’attività
Inoltre,
fisica, una dieta equilibrata e una rete sociale attiva.
lezione 26
QUALI SONO I CRITERI PER UNA DIAGNOSI DI DECLINO COGNITIVO
MAGGIORE
La diagnosi di disturbo neurocognitivo maggiore implica un significativo declino delle funzioni
cognitive rispetto al livello precedente, che deve essere evidente in uno o più domini cognitivi, come
memoria, attenzione, linguaggio, funzioni esecutive, e abilità percettivo-motorie. Tale declino è
rilevato dalla preoccupazione dell'individuo, di un informatore attendibile o del clinico e documentato
attraverso una valutazione neuropsicologica standardizzata o altre valutazioni cliniche. Inoltre, i
deficit cognitivi devono interferire con l'indipendenza nelle attività quotidiane, come la gestione delle
finanze o dei farmaci. È importante che i deficit cognitivi non siano attribuibili a delirium o a disturbi
psichiatrici, come la depressione. La diagnosi richiede anche di specificare se il disturbo è
associato a patologie come la malattia di Alzheimer, Parkinson, o traumi cranici, e se ci sono
dell’umore. Infine, è necessario
alterazioni comportamentali come sintomi psicotici o disturbi
determinare la gravità del disturbo, che può essere lieve, moderata o grave, a seconda dell'impatto
sulle attività quotidiane.
QUALI SONO I CRITERI PER UNA DIAGNOSI DI DECLINO COGNITIVO
LIEVE
La diagnosi di disturbo neurocognitivo lieve (declino cognitivo lieve) è basata su specifici criteri
diagnostici. Prima di tutto, deve esserci un declino modesto delle funzioni cognitive rispetto al livello
precedente, che si manifesta in uno o
più domini cognitivi (ad esempio, memoria, attenzione, linguaggio, funzioni esecutive). Questo
declino deve essere rilevato attraverso la preoccupazione dell'individuo, di un informatore
attendibile o del clinico, e deve essere documentato da una valutazione neuropsicologica o, in
assenza, da altre valutazioni cliniche. Importante è che i deficit cognitivi non interferiscano con
l'indipendenza nelle attività quotidiane, pur richiedendo sforzi maggiori o strategie compensatorie.
Inoltre, i deficit cognitivi non devono essere attribuibili a delirium o a disturbi psichiatrici, come la
depressione o la schizofrenia. Infine, la causa del declino deve essere specificata (ad esempio,
malattia di Alzheimer, Parkinson, trauma cranico, uso di sostanze o malattie infettive) o classificata
come "senza specificazione".
lezione 27
DESCRIVERE L'ESORDIO ED IL DECORSO DELLA MALATTIA DI
ALZHEIMER
L’esordio della malattia di Alzheimer è graduale e silente, con i primi segni che riguardano
principalmente la memoria, in particolare quella a lungo termine anterograda. I pazienti iniziano a
dimenticare eventi recenti, appuntamenti o oggetti, mentre i ricordi più lontani restano ancora intatti.
Le difficoltà mnestiche si accompagnano a frequenti anomie, con la difficoltà a ricordare nomi,
specialmente quelli di persone meno conosciute. Nei primi stadi, la diagnosi differenziale con la
dell’umore
depressione è importante, poiché i disturbi possono essere associati a deficit mnestici,
ma il paziente depresso generalmente è consapevole delle sue dimenticanze, mentre il paziente
l’avanzare
con Alzheimer non lo è. Con della malattia, si osserva un peggioramento significativo
delle funzioni cognitive, con difficoltà nel linguaggio, nell’orientamento temporale e spaziale, e nei
compiti quotidiani.
Nella fase intermedia si manifestano anche disturbi comportamentali, come ansia, aggressività e
apatia, oltre a deliri o allucinazioni. Nella fase avanzata, il deterioramento cognitivo è estremo, con
la perdita dell'orientamento e l'incapacità di riconoscere i familiari. Il decorso culmina con la
compromissione delle funzioni neurovegetative e un peggioramento del quadro motorio.
DESCRIVERE IL PROFILO COGNITIVO NELLA MALATTIA DI
PARKINSON
Il profilo cognitivo nella malattia di Parkinson è caratterizzato principalmente da un declino delle
funzioni esecutive, che si manifesta sin dalle fasi iniziali.
La riduzione della dopamina, infatti, influisce sulla funzionalità fronto-striatale, compromettendo
abilità come la memoria di lavoro, la pianificazione, l’iniziazione e il monitoraggio delle azioni,
nonché la flessibilità cognitiva e i processi inibitori. Sebbene il declino cognitivo inizialmente sia
lieve, con il progredire della malattia, in particolare dopo dieci anni, può evolvere in una demenza di
Parkinson. I pazienti possono sperimentare fluttuazioni cognitive, alternando periodi di maggiore
funzionalità (up) a momenti di peggioramento (down), che sono influenzati dalla terapia
farmacologica. Inoltre, ansia, disturbi dell’umore e depressione sono comuni, incidendo
negativamente sulla qualità della vita. Nei casi più gravi, quando la malattia coinvolge le aree
corticali posteriori, la demenza di Parkinson si manifesta con deficit nei domini cognitivi come
attenzione, memoria, funzioni esecutive, visuo-spaziali e linguaggio, accompagnata spesso da
apatia, allucinazioni, deliri e alterazioni del comportamento. La transizione verso la demenza è più
frequente in pazienti anziani, con sintomi motori gravi e la presenza di allucinazioni.