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Ogni elemento del progetto costituiva un tassello di un messaggio visivo, comprensibile alla luce dei
principi della filosofia platonica, e i pittori dovevano seguire indicazioni precise degli ideatori per
garantire la coerenza del messaggio.
Nel con questo termine si definisce questa nuova tipologia ambientale, erano
Camerino di Isabella,
esposti quadri e, in un vano chiamato <grotta=, gemme, cammei e frammenti antichi. Questo spazio
serviva a mettere a confronto l'arte moderna con quella antica. Isabella si distinse per il suo desiderio
di collezionare oggetti non solo per il loro valore intrinseco, ma anche per la loro prestigiosa
provenienza, come nel caso di vasi appartenuti a Lorenzo il Magnifico. La sua ricerca di <cose antique
per onorare el mio studio= richiese un impegno notevole, con funzionari dedicati al recupero dei pezzi
e alla gestione dei complessi rapporti con gli artisti.
LEZIONE 15
(Descrivi l9importanza e il signiûcato della scultura antica per il collezionismo
Mediceo, inserendo degli esempi).
Durante il Quattrocento in Italia, Firenze sviluppò un interesse particolare per il mondo classico, in
particolare per la cultura greca, caratterizzato da una propensione filologica e letteraria. Questo
approccio si concentrò sulla meditazione e riflessione sui testi antichi piuttosto che sul recupero fisico
delle vestigia. Gli eruditi giocarono un ruolo cruciale, fornendo supporto intellettuale ai prìncipi
fiorentini e utilizzando l'esegesi del mondo antico come guida etica e culturale. Questa situazione
favorì anche l'attività collezionistica precoce dei Medici.
I Medici, attraverso la raccolta di opere d9arte e oggetti antiquari, affermarono il loro prestigio
intellettuale e cercarono consenso sociale tra l'élite colta, fondamentale per la loro ascesa politica.
Nonostante il ruolo strumentale dell'arte, la loro importanza per la storia del collezionismo è
innegabile. Sotto la guida di Cosimo il Vecchio e dei suoi successori, tra cui Piero, Giovanni e Lorenzo
il Magnifico, si passò da una concezione medievale a una rinascimentale del collezionismo,
caratterizzata da valutazioni estetiche consapevoli del valore dell'antico. L'apprezzamento della
civiltà ellenica portò al recupero di una vasta gamma di oggetti, tra cui opere d'arte, mobili, e reperti
storici come medaglie e monete. Inoltre, grazie alla loro attività di mecenati, i Medici trasformarono
Firenze nel centro dell'arte italiana, e gli inventari delle loro collezioni forniscono informazioni
sull'accrescimento e le inclinazioni artistiche della famiglia.
Nel 1456, Cosimo de' Medici fondò l'Accademia Platonica e iniziò a raccogliere opere d'arte e codici,
dando origine alla Biblioteca Laurenziana, gestita dal dotto Parentucelli, che divenne papa con il
nome di Nicola V e fondò la Biblioteca Vaticana. Cosimo si dedicò anche alla commissione di opere
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artistiche, come la pala d'altare per San Marco realizzata da Beato Angelico e i celebri episodi della
Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Queste opere decoravano il palazzo Medici-Riccardi,
costruito nel 1444, che divenne il primo luogo delle collezioni di famiglia. I dipinti non solo
esaltavano le virtù militari dei fiorentini, ma riflettevano anche un9interpretazione filosofica ispirata
all9ideologia senechiana. Inoltre, le opere di Pollaiolo sulle fatiche di Ercole, situate nella sala
destinata alle udienze pubbliche, trasmettevano un messaggio di condanna della tirannide,
evidenziando l'ascesa sociale e politica della famiglia Medici. La decorazione esterna del palazzo,
voluta da Cosimo, è un esempio di come l'arte fosse utilizzata a fini politici, ma anche di una
consapevolezza artistica elevata. Le sculture, sia interne che esterne, non erano solo estetiche, ma
celebravano le glorie del casato, sottolineando la sua cultura e virtù. In particolare, otto medaglioni
con rilievi greci sul fregio del cortile esterno rappresentavano pezzi di glittica antica, lanciando un
messaggio a un pubblico colto. Inoltre, si notò un dialogo tra sculture antiche e moderne, come il
David e la Giuditta di Donatello, che confrontavano classicità e modernità. Sebbene Cosimo avesse
avviato le raccolte artistiche, fu suo figlio Piero a svilupparle ulteriormente, mostrando un interesse
sia per la classicità che per l'arte contemporanea, non solo fiorentina. Cosimo, pur educando Piero in
modo completo, non trasmise i suoi gusti artistici, più orientati verso contenuti etici e filosofici.
Egli apprezzava artisti come Domenico Veneziano, Baldovinetti e Luca della Robbia, attraverso i
quali perseguì scopi estetici raffinati, creando una collezione elegante che includeva dipinti, sculture,
codici miniati, gioielli e cammei. La sua capacità di riconoscere le complesse valenze artigianali,
commerciali e tecniche di queste opere gettò le basi per la storia collezionistica della sua famiglia.
Piero commissionò a Benozzo Gozzoli la decorazione della cappella del palazzo e fece realizzare uno
studiolo di grande pregio, dove oggetti rari come porcellane moresche e piatti cinesi si combinavano
armoniosamente con le terre cotte invetriate di Luca della Robbia, creando un raffinato rapporto
visivo.
Nello studiolo di Piero de' Medici, la conservazione e l'esposizione di reperti artistici riflettevano una
precoce consapevolezza artistica, ma fu con Lorenzo il Magnifico che le collezioni medicee
acquistarono un valore particolare. Lorenzo, dotato di una profonda sensibilità estetica e conoscenza
archeologica, si dedicò alla raccolta di pezzi d'arte antica, in particolare di glittica, arricchendo il
patrimonio lasciato dal padre Cosimo. Questi reperti venivano contrassegnati con il suo sigillo
personale, stabilendo un nuovo standard per la classicità. Lorenzo non si limitò a collezionare per il
piacere personale, ma cercò attivamente di completare la raccolta di antichità, attirando opere da tutto
il mondo.
Contrariamente ai suoi predecessori, che commissionavano opere architettoniche e pittoriche,
Lorenzo si concentrò principalmente sull'acquisizione di cammei, eccetto per la costruzione della
villa di Poggio a Caiano, che rifletteva il suo amore per la classicità. Inoltre, fondò la Scuola del
Giardino di San Marco, dove espose sculture antiche e opere contemporanee per fini didattici,
formando artisti come Michelangelo. Vasari, nelle sue Vite, descrisse questa istituzione come una
scuola e accademia per giovani artisti, considerandola il primo museo e accademia artistica d'Europa,
sebbene vi siano ancora dubbi sulla sua vera natura.
La morte di Lorenzo de9 Medici nel 1492 segnò la fine di un'epoca di recupero dell'antico. Dopo
l'allontanamento dei Medici e l'istituzione della Repubblica, Cosimo I, una volta diventato Granduca,
trasformò Firenze in uno stato regionale, promuovendo le arti per celebrare il suo potere.
Affidò a Giorgio Vasari il compito di ristrutturare Palazzo Vecchio per enfatizzare la legittimazione
del suo regime, trasferendo le collezioni medicee nella Gaurdaroba, un ambiente dedicato alla
conservazione di opere d'arte e oggetti decorativi. Cosimo si distinse per il suo interesse nel recupero
di vestigia etrusche, cercando di costruire un'identità culturale fiorentina in contrapposizione a quella
romana. Tuttavia, la sua ambizione si interruppe a causa dell'alleanza con il Papa Pio IV, che riportò
Roma al centro del collezionismo.
Nel 1563, Cosimo fondò l'Accademia delle Arti e del Disegno sotto la direzione di Vasari, per
celebrare la tradizione artistica fiorentina, riflettendo così la crescente consapevolezza
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dell'importanza del patrimonio culturale cittadino. A differenza dei suoi predecessori, Cosimo utilizzò
l'arte e le collezioni come strumenti di una strategia politico-culturale.
LEZIONE 16
(Cosa si intende per <politica di saccheggio= e quali personaggi della famiglia
Medici ne furono protagonisti. Argomenta le tue risposte).
Nel Seicento, il collezionismo mediceo si caratterizzò per un rinnovato interesse verso la pittura
fiorentina del primo Cinquecento, una tendenza già avviata da Ferdinando I. Il cardinale Carlo,
sostenuto da Maria Maddalena e Cristina di Lorena, promosse un "revival sartesco", che continuò
anche con i reggenti successivi. L'attenzione per artisti come Andrea del Sarto e Fra9 Bartolomeo era
già evidente alla fine del XVI secolo, quando le loro opere, molto quotate, scarseggiavano sul
mercato, tanto che nel 1602 un decreto granducale ne proibì l'esportazione. Inoltre, l'interesse si estese
ai maestri attivi a Siena. La passione collezionistica del cardinale lo portò ad una politica di
di chiese locali per acquisire opere d'arte, facendo uso di intercessioni da parte di padri
saccheggio
generali e cardinali. Tra il secondo e il quarto decennio del Seicento, così, entrano nella collezione di
famiglia opere significative come il Salvatori Mundi e i profeti Giobbe e Isaia di Fra9 Bartolomeo.
Nel 1627, Carlo cercò di appropriarsi dell'Annunciazione di San Godenzio della Compagnia di San
Michele Arcangelo e tentò, senza successo, di acquisire anche la Pietà di Luco. Le Reggenti, come
Cristina di Lorena nel 1620, si sforzarono di ottenere opere fiorentine, come la Disputa sulla Trinità
in San Iacopo tra9 Fossi, e Maria Maddalena si assicurò l'Assunta Panciatichi e probabilmente
l'Arcangelo Raffaele fra San Leonardo e Tobiolo. Anche il Gran Principe Ferdinando, verso la fine
del secolo, adottò strategie simili per acquisire opere di artisti come Fra Bartolomeo, Andrea del Sarto
e Rosso Fiorentino, per adornare le stanze di Palazzo Pitti. Durante il Seicento, le pitture di Raffaello
e Perugino furono molto richieste dai Medici, soprattutto in formato ridotto per usi devozionali e
conservazione nelle camere private.
Nel Seicento, i Medici mostrarono un particolare favore per le opere d'arte provenienti da Venezia ed
Emilia. Questa tendenza si intensificò con l'eredità di Vittoria della Rovere, che portò alla collezione
di capolavori di Tiziano. I figli di Cosimo II, i cardinali Leopoldo e Giovan Carlo, furono attivi nel
raccogliere opere lagunari, culminando nell'acquisizione della collezione di Paolo del Sera nel 1654.
Tra gli artisti emiliani più apprezzati dell'epoca figuravano gli allievi dei Carracci, come Guido Reni
e Domenichino, con trattative documentate anche per opere di Guercino e Albani.
La "politica di saccheggio" nel contesto della famiglia Medici e della storia dell'arte moderna si
riferisce a una serie di pratiche attraverso le quali i membri della famiglia, in particolare durante il
periodo del Granducato di Toscana, acquisirono opere d'arte e beni cultural