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LINK DI APPROFONDIMENTO
Il pensiero federalista di Cattaneo era impostato su un forte pensiero liberale e laico. All'alba
dell'Unificazione italiana, Cattaneo era fautore di un sistema politico basato su una confederazione
di stati italiani sullo stile della Svizzera, il Sunderbund. Per Cattaneo scienza e giustizia devono
guidare il progresso della società, tramite esse l'uomo comprende l'assoluto valore della libertà di
pensiero; il progresso umano non può essere solo individuale ma collettivo, attraverso il continuo
confronto con gli altri, pertanto attraverso la partecipazione alla vita della società. Uno dei suoi più
noti aforismi recita: sono gli uomini che scandiscono le tappe del progresso.
Lez. 86
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Lo stato moderno è una forma di organizzazione politica, caratterizzata dall’esistenza di un ente
sovrano (Stato), dotato di personalità giuridica, che esercita su un dato territorio un potere eminente
(sovranità), disponendo del monopolio dell’uso legittimo della forza. Il concetto di Stato moderno
fu sviluppato dagli studiosi di diritto pubblico e scienza politica a partire dal 19° sec., nell’ambito di
una teoria generale dello sviluppo politico che mirava a ricostruire le origini dei moderni Stati
nazionali e vedeva nello Stato moderno l’espressione di un processo di razionalizzazione politica,
capace di influire in profondità sui comportamenti individuali.
- Si riassumano le teorie contrattualiste di Thomas Hobbes e di John Locke
Thomas Hobbes nei sui scritti politici lo descrive come una «guerra di tutti contro tutti», dovuta al
sostanziale diritto a tutto di ogni essere umano, cosa che lo porterebbe a scontrarsi con il prossimo
per il sostentamento e il possesso dei beni. L’espressione utilizzata da Hobbes fu quella già
introdotta da Plauto nell’Asinaria: «homo homini lupus», ovvero ogni uomo è come un lupo per
ogni altro uomo. Questo stato di guerra perenne avrebbe impedito lo svilupparsi di ogni attività
cooperativa e associativa, riducendo gli esseri umani alla condizione di animali impauriti. Essendo
l’uomo dotato di ragione può operare un calcolo razionale, che lo porta a rinunciare al diritto a tutto
e ad alienare lo stesso a un potere superiore che – operando col consenso della moltitudine – può
imporre leggi e farle rispettare con la forza. I patti che l’uomo compie sono tre: Pactum Unionis,
Pactum societatis e Pactum subiectionis. Lo Stato assoluto non è rappresentato da tutti i cittadini,
ma solo dal sovrano, che è superiore alla legge. Ogni cittadino si deve identificare nello Stato, che
così diventa totalitario. In cambio lo Stato fa di tutti gli individui singoli un popolo.
Individualmente nessuno ha diritti che lo Stato sia tenuto a rispettare. Infatti, lo Stato può disporre
delle forze e delle ricchezze di tutti.
Nel Secondo trattato sul governo, John Locke tratteggia una condizione presociale molto diversa da
quella del suo conterraneo, affermando l’esistenza di una legge naturale innata negli individui, la
quale comanda che «nessuno debba danneggiare l’altro nella vita, nella salute, nella libertà e nella
proprietà». La “ragione naturale” e la “rivelazione” legittimano il diritto alla proprietà. Ci sono due
limitazioni al diritto all’appropriazione dei beni naturali: 1) in comune devono restare “cose
sufficienti e altrettanto buone”; 2) il diritto alla proprietà riguarda “ciò che è stato aggiunto
mediante” il lavoro al prodotto naturale. Lo “stato di natura”, pertanto, non deve essere per forza
uno stato di conflitto e barbarie, ma lo diventa quando una o più persone ricorrono alla forza per
ottenere ciò che la legge naturale gli nega. A questo punto è necessario creare, tramite un “pactum”,
una forma di potere che possa legittimamente tutelare i diritti dei singoli: lo Stato. Una differenza
sostanziale tra i due pensatori è quella che, secondo Locke, anche il sovrano rientra nel patto, ragion
per cui il suo potere non risulta assoluto ma limitato dai diritti naturali dei cittadini che è suo
compito difendere. Il regnante, quindi, non è al di sopra della legge ma sottoposto ad essa come tutti
i cittadini e, nel caso venga meno al suo compito, può essere deposto.
Lez.89
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Nel 1661, Luigi XIV incaricò Colbert de Crossey di governare le città di Metz, Toul e Verdun come
intendente di giustizia, polizia, finanza, eserciti e fortificazioni. L'incarico includeva la supervisione
dei tribunali locali, l'amministrazione della giustizia, il controllo sui funzionari e l'ascolto delle
lamentele dei sudditi. Colbert doveva investigare su abusi come arruolamenti illegali, occupazioni
non autorizzate delle città e riscuotere imposte senza le dovute autorizzazioni. Inoltre, doveva
amministrare la giustizia in tutte le questioni relative al dominio di Luigi XIV in quelle aree,
esercitando un'autorità assoluta senza possibilità di appello.
- Che cosa indicava il termine generalitè?
Fra le molteplici circoscrizioni utilizzate a qualsiasi titolo dalla corona, le generalitè sono apparse
tardi; il loro ruolo essenzialmente fiscale ha però portato ad una loro rapida ascesa per importanza,
per diventare nel XVIII secolo ambito dell'amministrazione reale. È in effetti molti secoli dopo le
diocesi ecclesiastiche, le signorie, o ancora due o tre secoli dopo i baliati e sénéchaussées, che si
sono progressivamente imposte apportando per la prima volta - se si fa eccezione per le parrocchie
stesse - una vera unità amministrativa al regno. Tutte le altre circoscrizioni gareggiavano infatti in
complessità, indeterminazione e disparità, senza che per di più alcuna evoluzione razionale
prendesse forma. Probabilmente, la questione delle finanze era l'unica a poter liberare in generale
l'amministrazione da un imbroglio anche profondamente radicato. Poste sotto l'autorità di un
esattore generale, le généralité rappresentavano il collettore principale delle imposte dirette e
indirette: entrate del domaine (demanio), taille (sulla condizione di plebeo), aides (assistenza) e
gabelle (obbligo dell'acquisto del sale).
Lez.94
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Lo stato maggiore è il complesso e il ruolo degli ufficiali che collaborano con il governo, il ministro
della Difesa o il comandante di una grande unità o di un reparto, per fornirgli tutte le informazioni e
le notizie necessarie alla formulazione delle decisioni, e per dare corpo e attuazione alle decisioni
stesse, emanando i relativi ordini dettagliati e integrandoli con quelle disposizioni di coordinamento
e di controllo che si rendano necessarie per la miglior comprensione ed esecuzione degli ordini
stessi
- Descrivere la formazione militare di Napoleone con particolare riferimento alle figure
e alle opere che più influenzarono l’elaborazione del suo pensiero militare.
Napoleone poté usufruire della ricca biblioteca dell’istituto di Auxonne per apprendere i concetti
fondamentali delle riforme militari compiute durante i regni di Luigi XIV e Luigi XV, iniziando a
sviluppare, appena ventenne ,una propria autonoma visuale sul modo di condurre la guerra. Il
direttore della scuola era il barone Du Teil, allievo del famoso Jean Baptiste Vacquette de
Gribeauval (1715-89), autore di una radicale riforma dell’artiglieria francese; egli prestò al giovane
Bonaparte molte delle opere presenti nella propria biblioteca militare personale, consentendogli di
ampliare la sua formazione e di coltivare così il suo talento. Come rilevato dal già menzionato
Chandler, è molto difficile formarsi un quadro preciso delle letture compiute da Napoleone negli
anni alla scuola di Auxonne, sembra tuttavia che esse riguardassero principalmente le campagne
militari di grandi condottieri del passato quali il re persiano Ciro, Alessandro Magno e Giulio
Cesare, ma anche di figure più moderne, quali il principe Eugenio di Savoia, alcuni marescialli di
Francia del XVIII e Federico il Grande.Tra i principali scritti di carattere dottrinario che più
influenzarono la formazione di Napoleone possono essere menzionati il Saggio generale di tattica
(1772) di Jacques Antoine Hyppolite conte di Guibert (1743-90), e le Istruzioni segrete di Federico
il Grande.