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GLI OBIETTIVI DELLA MEDIAZIONE:

migliorare la comunicazione

- ristabilire la comunicazione

- favorire lo sviluppo dell’empatia

- favorisce l’ascolto dell’altro

- aumenta lo scambio e la cooperazione

- previene fenomeni di prepotenza e violenza

-

LE COMPETENZE SOCIALI NECESSARIE ALLA MEDIAZIONE

La cooperazione - capacità di tenere conto

contemporaneamente degli obiettivi propri ed altrui e di adottare

un comportamento adeguato al raggiungimento degli obiettivi, di

negoziare le reciproche esigenze;

L’integrazione - capacità ed intenzione a coordinare e integrare

le azioni per un fine comune attraverso un’integrazione

interindividuale per ottenere risultati che superano i risultati

individuali e raggiungere obiettivi complessi;

Assertività - capacità di influenzare l’altro e di portare avanti le

proprie idee, evitando comportamenti conciliatori di tipo passivo.

Nb. Il comportamento assertivo porta avanti le proprie idee, ma

non in modo prepotente.

DEFINIZIONE DI MEDIATORE SCOLASTICO

“Il mediatore scolastico, come terzo neutrale, mira a ristabilire il

dialogo tra le parti con l’obiettivo di sollecitare una

riorganizzazione delle relazioni che risulti soddisfacente per tutti

49

coloro che sono implicati nel conflitto. Il suo lavoro consiste nel

creare le condizioni che consentono a tutte le parti in gioco di

riappropriarsi in modo creativo della propria viva e responsabile

capacità decisionale. Il mediatore facilita nelle persone in conflitto

la comprensione delle proprie e delle altrui emozioni stabilendo

un clima di fiducia offrendo una visione alternativa al conflitto.”

Analizziamo il concetto di terzo neutrale: quando si è in una

dinamica di conflitto è difficile riuscire a restare neutrali, per

questo è necessario che la mediazione sia fatta da un esterno per

provare a ristabilire la comunicazione. Contrariamente al conflitto,

la dinamica della mediazione non ci porta a vedere vincitori e

perdenti, ma si parla di vincitori in quanto si arriva ad una

soluzione “altra” nella quale entrambe le parti si sentono vincitori

soddisfatti.

Il mediatore non fa mai il lavoro per gli altri, non trova mai lui le

soluzioni, tenta di rendere capace l’altro a trovare soluzioni. Il

confronto tra le emozioni dell’uno e dell’altro fa si che si

ristabilisca un clima di fiducia, di ascolto dell’altro.

La figura del mediatore scolastico, non è la figura dello

psicologo classico poiché ha il ruolo di “traduttore” tra diverse

esigenze all’interno di un triangolo complesso: i giovani, i genitori

e gli insegnanti. Ovviamente la differenza generazionale tra i tre

vertici del triangolo è un elemento importante.

Il mediatore non entra nel mondo della scuola per portare un

sapere perché la scuola ne possiede già tanto, non si tratta per gli

esperti di entrare con un sapere, si tratta piuttosto di tradurre il

linguaggio degli esperti in un apporto utile per la pratica

educativa e per i problemi che genitori e insegnanti si trovano a

vivere.

La figura del mediatore entra in contatto con gli insegnanti, con

i giovani, ma anche con i bambini perché, contrariamente alle

aspettative, anche nelle scuole elementari abbiamo problemi di

prepotenza e di bullismo, ma anche di incomprensione tra

famiglia e insegnanti.

Oggi, non essendoci più la madre in casa, la scuola é diventata

una scuola a tempo pieno, quindi ha una grande importanza; a

fronte di questo non si dà ancora abbastanza importanza

all’aspetto della socializzazione alle relazioni.

Noi sappiamo che la mente e tutto lo sviluppo infantile avviene

nella relazione, che è la relazione fiduciaria con l’adulto che

consente al bambino di apprendere e che si continua ad

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apprendere non solo attraverso nuovi stimoli, ma anche

attraverso il modeling, cioè il modello del genitore, dell’adulto

che é fondamentale durante la crescita del piccolo dell’uomo.

Quindi noi abbiamo un tempo enorme da spendere nella

scuola, un tempo in cui si costruiscono relazioni importanti, in cui

si capiscono tante cose e queste cose sono cultura; quindi anche

il modo di entrare in rapporto con questi ragazzi dovrebbe essere

un modo più attento agli aspetti relazionali, un modo che può

aiutare a sentire la scuola non come altro, ma come un luogo di

maggiore familiarità anche rispetto alla famiglia.

Oggi le scuole sono un luogo vissuto spesso con ansia dai

bambini, luogo di prepotenze. Nelle scuole é entrato anche questo

dissidio, questo frantumarsi dei processi normativi e valoriali: c’é

molta sciatteria di rapporti e questo non facilita la fiducia dei

bambini verso la scuola, molti bambini hanno paura di andare a

scuola perché le prepotenze arrivano a dei livelli inaccettabili.

Il mediatore porta nella scuola non il punto di vista dello

psicologo, del singolo bambino, perché non è il singolo bambino

ad avere problemi, ma realizza un lavoro di spola, come un

tessitore. L’insegnante se ha fiducia nel mediatore gli parla, gli

espone il problema, il mediatore ascolta e può parlare con i

genitori, con il bambino, fa tutto un lavoro di connessione. Una

volta che le due parti in conflitto si “parlano”, il mediatore

scompare.

Premesso che il mediatore deve avere una formazione specifica

e che l’intervento del mediatore scolastico è diverso da quello del

mediatore familiare, desidero entrare nello specifico delle

differenze tra il lavoro del mediatore scolastico e dello psicologo

scolastico.

Il mediatore scolastico opera sui conflitti tra docenti, genitori,

alunni, dirigente scolastico, operatori dei servizi territoriali e

sanitari connessi con la scuola, il suo è necessariamente un lavoro

in rete. Lo psicologo scolastico opera in ambito clinico in merito a:

disturbi dell’apprendimento, disagio ed dispersione

scolastica;

educazione emotivo-affettiva e sessuale;

molestie ed abusi sui minori e sull’handicap;

organizzazione scolastica, counseling con docenti, alunni,

genitori;

bisogni formativi e formazione del personale docente;

progetti genitori ed orientamento scolastico. 51

LE COMPETENZE DEL MEDIATORE

Neutralità - posizione, che il mediatore assume nella

controversia, di equa vicinanza piuttosto che di equa distanza;

Indipendenza degli attori coinvolti nel processo -

l’autonomia del mediatore dagli schemi istituzionali è un principio

complesso nel contesto scolastico: se il mediatore è esterno può

ancora avere un’autonomia, ma non è semplice;

Principio della competenza - riconoscimento del valore delle

persone e delle loro risorse adattative;

Volontarietà - la mediazione può essere avviata solo se

volontariamente ciascuno dei partecipanti accetta di mettersi in

gioco creando attivamente un ponte comunicativo;

Intervento limitato nel tempo - la mediazione è sicuramente

una strategia limitata nel tempo, questo evita qualsiasi legame di

dipendenza psicologica.

IL MEDIATORE PUÒ LAVORARE A DIVERSI LIVELLI:

a)può avere una funzione di ascolto dei problemi tra

bambino e famiglia e quindi c’è un utilizzo del mediatore

non solo tra pari;

b)mediatore come facilitatore dello scambio e della

comunicazione tra pari;

c)mediatore come facilitatore del dialogo e della

comprensione degli insegnanti;

d)mediatore come intermediario tra capo d’istituto,

insegnanti e allievi;

e)mediatore come intermediario tra allievi, genitori e centri

esterni;

f)mediatore culturale: colui o colei che, in quanto membri

delle comunità di appartenenza dei bambini, hanno il

compito che queste non vengano del tutto disperse e di

farle conoscere ai bambini italiani;

g)mediatore linguistico: persona esperta nella lingua e nella

cultura del paese di provenienza degli allievi, opera non

solo mediazioni linguistiche "verso" la lingua italiana ma

anche mediazioni sulla lingua e sulla cultura d’origine

(interventi di recupero/mantenimento della lingua e della

cultura di origine), interventi di alfabetizzazione per adulti

immigrati e interventi sulla mediazione linguistica

dall’italiano "verso" le lingue degli stranieri. 52

EDUCARE ED EDUCARSI ALLA MEDIAZIONE

Per rendersi più conto delle possibilità che attraverso la

mediazione in ambito scolastico diventa possibile esercitare, è

opportuno avere un quadro sintetico degli indicatori che

generalmente nella scuola contribuiscono all’affioramento dei

conflitti nelle relazioni interpersonali. A venirci in aiuto è lo

schema seguente dedicato alle origini dei conflitti a scuola:

Riuscire a riconoscere preventivamente bisogni, interessi e

valori può evitare l’emersione stessa del conflitto e -

paradossalmente parlando - anche il ricorso alla Mediazione.

Bisogna allora educare ed educarsi ,all’interno delle comunità

scolastiche, nel far emergere il vero sé in ogni individuo, per

guidarlo a ritrovare quelle potenzialità umane necessarie a

ricondurre ogni relazione su basi di buon senso e di chiarezza

comunicativa.

Si ha così la possibilità di restituire alla parola "educare" il suo

significato prettamente etimologico e vero che è sinonimo di

"tirare fuori". Attraverso la mediazione si intende lavorare infatti

per tirare fuori e restituire ad ogni attore sociale presente

nell’universo scuola capacità comunicative efficaci, grazie alle

quali riuscire a comprendere i punti di vista degli altri per poter

generare così idee creative, indispensabili per potere uscire

positivamente e costruttivamente dai conflitti. Non è infatti un

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caso se proprio la capacità di essere creativi e propositivi viene

richiesta nella mediazione alle parti in conflitto.

Si tratta per i più di uno sforzo mentale notevole e sul cui

alleggerimento il mediatore deve impegnarsi per stimolare in

ambedue le parti in conflitto la ricerca di accordi, idee ed intese in

grado di rivelarsi condivisibili, accettabili e soddisfacenti per

entrambi. Deve, in pratica, guidare le parti ad allargare il campo

delle loro possibilità, stando però attento a non imporre soluzioni

che potrebbero apparire a decisione orientata e che

rischierebbero così di vanificare irrimediabilmente le possibilità di

un’uscita costruttiva dal conflitto.

L’obiettivo iniziale della mediazione diventa quello di far

riuscire a mettere in contatto con la loro dimensione più

immaginativa e sensibile gli stessi protagonisti della disputa,

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A.A. 2012-2013
106 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/04 Pedagogia sperimentale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marilu1312 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e metodi di programmazione scolastica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Marino Eleonora.