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L'Agricola di Tacito
Si presume che Tacito abbia scritto De vita ed moribus Iulii Agricolae, più comunemente nota come l'Agricola, entro il 97 e che l'abbia pubblicato l'anno successivo. L'opera è una biografia della vita del suocero Giulio Agricola. Nella composizione letteraria l'autore rievocò brevemente le origini, la formazione e la carriera del protagonista fino a quando divenne governatore della Britannia (78 d.C.). Nell'opera è presente un excursus geografico e etnografico sull'isola, i suoi abitanti, il clima, i prodotti del suolo e una breve ricostruzione della conquista e della dominazione romana nella regione. La parte centrale è dedicata all'attività di Agricola durante i sette anni di permanenza in Britannia: riforme amministrative e civili, fortunate operazioni militari e relative conquiste di alcuni territori della parte settentrionale dell'isola. Agricola venne poi richiamato a Roma da Domiziano.probabilmente invidioso dei successi del suo generale. Il protagonista decise quindi di ritirarsi a vita privata rinunciando al proconsolato d'Asia. Morì nel 93 a soli 53 anni e la sua morte destò qualche sospetto. L'epilogo dell'opera esalta le virtù esemplari dell'estinto. Nell'antichità coloro che si liberarono dall'oppressione suicidandosi, lasciandosi morire o opponendosi apertamente e accettando la morte imposta dal tiranno erano considerati degli eroi. Tacito cambiò totalmente questo rapporto e celebrò una diversa tipologia di uomo: l'eroe tacitiano è il funzionario che, pur vedendo trasformato il regime monarchico in aperta tirannide, non sfugge dai suoi doveri e continua con molte difficoltà a lavorare per il bene di Roma. Tacito elogiò e giustificò Agricola servitore di Roma, non Domiziano, e per essa chinò la testa, non per il tiranno, così come aveva fatto.Tacito stesso chedurante i principati ebbe un’ottima e brillantissima carriera, chinando la testa davanti a tutti i principi.I rapporti tra Domiziano ed Agricola, aggiunge Tacito rifacendosi a dei rumores, furono piuttostoturbolenti: il principe fu invidiosissimo della gloria militare del grande generale. L'invidia verso i propriservitori fu un sentimento comune nei principi che spesso eliminavano l'invidiato. Tacito insinuò perciòche la morte di Agricola non fosse stata naturale ma commissionata da Domiziano. Non ci sono mai statidei documenti o delle prove ufficiali a riguardo.
Lo stile dell'opera è composito: i discorsi prendono ispirazione dai modelli di Livio e Cicerone; lanarrazione, mossa e incalzante, richiama Sallustio.
Il genere letterario dell'Agricola a cui Tacito si rifà non è ben chiaro e delineato: i toni commossi e fervididell'esordio e dell’epilogo son tratti caratteristici della laudatio funebris;
Ci sono particolari del genere biografico quali luogo di nascita, le origini familiari, il ritratto fisico e morale, la formazione e la morte del protagonista; l'opera ha anche dei requisiti di monografia storica nel proemio, dove spiega le ragioni dell'opera, nell'excursus geo-etnografico sui Britanni e nelle descrizioni delle battaglie. Tacito si servì dell'opera e della figura di Agricola per riflettere sul presente e sul destino di Roma, denunciare i crimini di Domiziano ed elogiare il principato di Nerva e Traiano.
Germania
La De origine ed situ Germanorum, più nota come Germania, è una breve monografia geo-etnografica composta e pubblicata probabilmente nel 98, l'unica di questo genere che ci giunge per intero. Molti autori del passato scrissero opere sui Germani: Cesare nel De bello Gallico, forse Sallustio nelle Historiae, Livio nelle Epistolae e, in età imperiale, Cremuzio Cordo, Fenestella, Aufidio Basso e Plinio il Vecchio.
All'educazione dei figli. I germani, o barbari come li chiama Tacito, appaiono come portatori dei valori repubblicani di Roma. I romani, invece, avevano ormai abbandonato i mores, trascuravano l'educazione dei figli, l'arte militare e politica, erano dediti ai banchetti e incappavano nella corruzione, nel degrado dei valori morali e civili e soprattutto, negli ultimi imperi, avevano perso la libertas.
L'autore analizzò anche le debolezze e i difetti dei Germani. Essi erano crudeli, rissosi, spesso ubriachi e ineti alle attività non guerresche, come coltivare la terra o curare la casa, attività lasciate alle donne e agli anziani. Tacito probabilmente sperò che il loro oziare e poltrire nei momenti di pace e l'odio tra le stesse tribù potesse essere la salvezza per Roma davanti alla fatale e incombente minaccia.
In Germania è osservabile l'influenza di Seneca, soprattutto nell'uso delle sententiae atte a sorprendere il lettore.
e gli Annales di Tacito siano giunti a noi gravemente incompleti. Della prima opera, le Historiae, abbiamo i libri I - IV e i primi 26 capitoli del V, che comprendono gli avvenimenti dell'anno 69 e del principato del 70, dal secondo consolato di Galba all'assedio di Gerusalemme e alla rivolta germanica di Giulio Civile, più qualche frammento. Degli Annales si hanno per intero i libri I - IV e XII - XV, e parzialmente i libri V, VI, XI e XVI. La quantità di libri di ciascuna opera è dubbia: pare probabile che le Historiae siano state concluse nel 110 e gli Annales scritti probabilmente dopo il 111. È plausibile che il titolo originale degli Annales fosse "Ab excessu divi Augusti".Fossero composti da 12 libri e gli Annales da 18. La prima opera storiografica di Tacito si apre con un ampio proemio in cui egli riflette sugli storici dell'età repubblicana e del principato: i primi ebbero libertà di espressione, la possibilità di raccontare la grandezza dello stato, i grandi eventi e i grandi personaggi contemporanei ed erano destinati all'immortalità letteraria; lo storico del principato non ebbe nulla da narrare, non ci furono personaggi eroici, né guerre di conquista, e fu schiacciato da una politica mediocre che lo costrinse a percorrere due sole vie: l'opposizione, sempre repressa, o il servilismo. La sua figura, perciò rischia di essere sminuita e dimenticata. Nel proemio, inoltre, l'autore illustrò l'argomento, dichiarando di volerlo narrare con oggettività, seppur sia evidente la sua antipatia verso il principato. Spiegò inoltre le ragioni che lo indussero a scrivere,
La situazione di Roma, dell'esercito e delle provincie al 1 gennaio 69. La narrazione parte dal breve regno di Galba che adottò Pisone Liciniano inaugurando il criterio della "scelta del migliore" per regolare la successione imperiale, soluzione molto gradita da Tacito. Galba venne assassinato e Otone venne eletto suo successore dai pretoriani ma contemporaneamente le legioni in Germania proclamarono imperatore Vitellio. Il II e il III libro trattano le lotte tra Otone e Vitellio, terminate con la sconfitta e la morte del primo, le rivalità tra Vitellio e Vespasiano, quest'ultimo acclamato imperatore dalle legioni di Oriente. Dopo sanguinosi scontri tra flaviani e vitelliani, cui il popolo di Roma assistette indifferente, Vitellio venne ucciso. Nel IV libro campeggiano le concitate e terribili scene del saccheggio di Roma dei flaviani. Intanto in Gallia e Germania nacque un focolaio di rivolta contro Vespasiano. La parte del V libro giunta fino a noi è
dedicata all'assedio di Tito a Gerusalemme, contiene un excursus sulla Giudea, sulle origini, la storia e i costumi del popolo ebraico. Successivamente l'attenzione si sposta in Germania dove erano in corso le operazioni contro i ribelli che davano segnali di cedimento. Gli Annales, più cupi delle Historiae, si aprono con un breve riepilogo della storia di Roma, dalle origini fino alla conclusione delle guerre civili e l'ascesa al potere di Augusto. La vera e propria narrazione parte dalla morte di Augusto, di cui si parla brevemente, e prosegue con la dinastia giulio-claudia. Nei primi 6 libri domina la figura cupa e ambigua di Tiberio, inizialmente conservatore della visione augustea e paragonato a Germanico, generale che compì importanti imprese militari in Germania e Oriente. Ma proprio la grandezza di Germanico suscitò l'invidia e la gelosia di Tiberio. Il generale morì dopo che Tiberio lo richiamò a Roma apparentemente acausa di una malattia, ma alcuni rumor riferiti da Tacito ipotizzano l'ombra di una morte per veleno ordinata dal princeps. Successivamente Tiberio è descritto come un personaggio crudele e tirannico.