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Introduzione
In questo laboratorio si utilizzano strumenti in grado di fornire indirettamente informazioni sulla
temperatura di un corpo rispetto a un valore di riferimento, attraverso una variazione di tensione,
termocoppia, o di resistenza, termoresistenza. Consideriamo innanzitutto la prima tipologia di
dispositivi per la misura della temperatura.
Il primo passo è quello di collegare una termocoppia, nel modo più semplice possibile, al sistema
di acquisizione del segnale in modo da valutare la risposta dello strumento una volta imposto un
noto. L’uscita dello strumento è una tensione, quindi, conoscendo il legame
gradino di temperatura
che esiste tra differenza di temperatura ai capi della termocoppia e la f.e.m. generata, è possibile
ΔT.
risalire al Tutte queste operazioni sono state già eseguite in fase di taratura e i risultati sono
riportati in apposite tabelle indispensabili per poter interpretare le letture fatte con lo strumento.
Dall'osservazione della risposta della termocoppia si noterà una certa "inerzia" a raggiungere il
valore finale della misura. Questo fenomeno, chiamato prontezza, implica che bisogna attendere un
certo tempo, approssimativamente una trentina di secondi, prima di poter effettuare la misura. La
causa è legata al fatto che la sonda, inserita in un ambiente a temperatura diversa dalla sua, impiega
del tempo per raggiungere l’equilibrio termico con l’ambiente circostante. Ovviamente le
condizioni di scambio termico influenzano pesantemente questo tempo. E’ necessario quindi
attendere un certo tempo perché lo strumento dia in uscita un valore rappresentativo della
temperatura reale del misurando.
Le temperature misurate non corrispondono al gradino di temperatura imposto poiché la f.e.m.
generata è proporzionale alla differenza di temperatura che la termocoppia sente ai propri estremi,
non al valore assoluto di temperatura. È necessario dunque conoscere la temperatura di uno dei
giunti per poter risalire alla temperatura da misurare. E’ importante notare che dalla tensione
misurata non è possibile neppure risalire immediatamente alla differenza di temperatura in quanto la
curva di taratura non è in genere lineare.
Apparentemente ci troviamo di fronte ad un paradosso: per misurare una temperatura utilizziamo
uno strumento che fornisce un’uscita che per poter essere correttamente interpretata deve essere
ad un altro valore di temperatura di riferimento, anch’esso da misurare. Questa situazione è
riferita
giustificata da alcune considerazioni. La termocoppia ha un campo di misura molto elevato, e
permette di valutare temperature dell’ordine del migliaio di gradi Celsius. Pertanto con un
termometro comune, che non mi permette di andare oltre i 50°C, posso determinare la temperatura
di riferimento, e poi sfruttare la termocoppia per situazioni molto più estreme. 1
Inoltre, è possibile sfruttare il fatto che i passaggi di stato delle sostanze pure avvengono a
temperatura costante. Questo ci permette di avere un giunto di riferimento a temperatura nota, per
esempio, creando un bagno in cui coesistano un equilibrio di H O e ghiaccio (0.01 °C). Ho così un
2
riferimento estremamente accurato e stabile, anche se non di immediata realizzazione.
In laboratorio eseguiamo una misura utilizziamo un “fornetto” in grado di mantenere la temperatura
di 0 °C con elevata accuratezza. Successivamente eseguiremo letture senza un riferimento a 0° e si
dovrà allora analizzare meglio la curva di taratura. In questo modo uno dei capi della termocoppia si
trova alla temperatura di T = 0 °C, il secondo alla temperatura T del misurando: conoscendo il
2 1
possibile passare dall’uscita in V alla
diagramma di taratura della termocoppia utilizzata è
temperatura che questa volta è riferita a 0 °C. Resta un ultimo problema legato al fatto che i
morsetti del sistema di acquisizione potrebbero trovarsi a temperature differenti. Non sarebbe
quindi rispettata la seconda legge delle termocoppie.
Per ovviare a questo problema viene inserito un elemento che garantisce che i due giunti della
termocoppia utilizzati per effettuare la lettura di tensione, siano alla stessa temperatura. Questo
elemento dovrà essere chiaramente isolante dal punto di vista elettrico (si cortocircuiterebbe la
termocoppia), ma un buon conduttore dal punto di vista termico onde garantire che i due giunti
siano realmente isotermi.
A questo punto le temperature misurate corrispondono al gradinio di temperatura imposto, anche se
il circuito realizzato risulta abbastanza complicato: la termocoppia va aperta in un punto diverso dai
giunti e serve un giunto di riferimento a 0 °C di difficile realizzazione. Ci proponiamo quindi di
realizzare un circuito più semplice.
Costruiamo il circuito di misura in cui il giunto di riferimento è a temperatura T nota, e dalla
ref
lettura fatta sarà possibile ricavare T nella seguente maniera: dalla tabella della termocoppia si
1
trova la f.e.m. relativa alla T , si somma al valore della f.e.m. misurata, e infine si cerca la T
ref 1
relativa a questa f.e.m.. 2
Il circuito però prevede ancora due termocoppie, oltre all’esigenza di conoscere la T .
ref
Si può però portare alla temperatura di
riferimento il blocco che mantiene alla
stessa temperatura i giunti di misura della
termocoppia. In questo modo si porta il
punto di misura della T in
ref
corrispondenza di un giunto e si mantiene
solo l’esigenza di conoscere la
temperatura T Essa verrà misurata
ref.
tramite una termoresistenza.
Dal potenziale relativo alla T e dal potenziale misurato col nuovo circuito, dalle tabelle specifiche
ref
per la termocoppia usata, siamo in grado di determinare il gradino di temperatura imposto.
Il principio fondamentale alla base delle termoresistenze è semplice: una resistenza varia il proprio
valore al variare della temperatura. Esistono molti tipi di termoresistenze, realizzate in differenti
materiali, con caratteristiche di sensibilità, fondo scala, accuratezza differenti. La resistenza è in se
piuttosto fragile e pertanto va protetta con opportuni contenitori. Una delle termoresistenze più
comuni è la Pt100, la sigla rivela che si tratta di una resistenza di platino con valore nominale di
100Ω a una temperatura di 0°C. Per ricavare la misura di temperatura, come per le termocoppie, è
necessario ricorrere a delle tabelle in cui la temperatura è associata ad una certa variazione di
resistenza rispetto ad un riferimento. Bisogna porre particolare attenzione nella misura della
resistenza. Il circuito di misura più semplice, a 2 fili, porterà alla misura di una R = R + R + R
TOT E 1 2
dove R è il valore della termoresistenza, mentre R e R sono le resistenze dei cavi di collegamento.
E 1 2
Ciò comporta un errore sistematico non trascurabile.
Si può ovviare al problema con un
circuito di misura a 3 fili, due dei
quali in corto-circuito, dai quali è
possibile misurare la resistenza
dei cavi e sottrarla dal valore
R .
TOT
Un altro sistema, più accurato,
impiega 4 fili: su due viene
imposto il passaggio di una
corrente I, mentre tramite gli altri
due viene effettuata la misura
della tensione V ai capi della
termoresistenza. In questo caso si
sfrutta il fatto che l’impedenza
interna al voltmetro è così elevata
da poter trascurare la corrente
transitante nel ramo in cui c’è lo
strumento. Il valore della
resistenza si ricava dalla legge di
Ohm: R =V/I. Questo tipo di
E 3
alimentazione+misura è
supportato dai multimetri a
disposizione in aula. Per attivare
la modalità a quattro fili sul
multimetro a disposizione bisogna
premere il tasto SHIFT e poi Ω
2W. Ora abbiamo tutte le
informazioni necessarie per
completare l’esercitazione.
Apparato sperimentale
J
Termocoppia di tipo Iron vs. Constantan
Multimetro Agilent 34401A è l’Agilent
Il multimetro utilizzato in laboratorio
34401A. Esso fornisce una combinazione di
risoluzione, accuratezza e velocità a costi
competitivi. Vediamo alcuni dati tecnici:
fondoscala di 1000 Volt con 6½ di risoluzione
digitale; 0.0015% accuratezza a 10 dcV (24
hour); 0.06% accuratezza a 10 dcV (1 year); da 3
Hz a 300 kHz ac larghezza di banda della
frequenza; 1000 letture al secondo direttamente
attraverso GPIB nel formato ASCII.
La tabella qui riportata tratta dal datasheet dell’apparecchio, mostra come determinarne
l’accuratezza relativa alla misura della tensione di corrente in funzione della lettura e del
fondoscala. È inoltre evidente che tale valore cresce all’aumentare del tempo trascorso dalla taratura
4
dello strumento, da un minimo di ventiquattro ore, ad un massimo di un anno. Nel nostro caso gli
strumenti escono sicuramente da questo range, ma ciò non comporta problemi in quanto il
contributo di incertezza dato dal multimetro è trascurabile rispetto a quella degli altri dispositivi
utilizzati. 0
.
0035 0
.
0005
0
.
0035
% 0
.
005
% misura fs u
E reading range i
100 100
Termoresistenza A 100°C la resistenza è di 138.50Ω. La tabella fornita Temperature
RTD, alpha 0.00385, ITS-90.
vs. Resistance Table ha incrementi di 1°C e indica un campo di misura da -200 a +119 °C.
Dati raccolti
Per determinare la temperatura T, nota la temperatura T del giunto di riferimento, e nota la lettura
rif
in tensione in uscita dalla termocoppia V = (V–V ), ricordiamo che la lettura in tensione è
L rif
proporzionale alla differenza di temperatura tra i due giunti della termocoppia.
È possibile trovare T solo se si ha
a disposizione la tabella dei
potenziali termoelettrici della
termocoppia, dove ho un valore
V corrispondente a T . Si può
rif rif
quindi ottenere V = V + V ,
L rif
ovvero la tensione letta da una
termocoppia con giunto di
riferimento a 0°C. Ed infine si
può ricavare la temperatura T
cercando il valore di tensione V
nella tabella dei potenziali
termoelettrici (che sono riferiti a
0°C).
Misura della temperatura ambiente mediante termoresistenza: 110.5 mΩ .
Misura della temperatura della piastra riscaldata mediante termoresistenza: 112.0 mΩ .
Misura della temperatura della piastra riscaldata mediante termocoppia: 1.830 mV .
Dati elaborati
Per quanto riguarda le letture fatte con la termoresistenza, utilizziamo la tabella apposita di cui
riportiamo un dettaglio:
Quindi, alla lettura 110.50 mΩ,