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Il petrolio finirà presto, prestissimo, tra vent’anni dicono i più pessimisti, e lo dicono da anni. A
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dire il vero anche vent’anni fa dicevano la stessa cosa[….] così recita uno degli innumerevoli
articoli in materia di petrolio, carburanti, riserve energetiche e prospettive future. Negli anni
cinquanta si ipotizzava che per gli inizi del XXI secolo il petrolio avrebbe scarseggiato ma la
realtà come sappiamo è diversa. Oggi si sostiene che stiamo attraversando il periodo di maggior
produzione-estrazione di petrolio e che da questo momento in poi le risorse andranno via via
esaurendosi. La verità probabilmente sta nel mezzo: di petrolio ce ne è ancora tanto ma
diventerà così complicato e costoso estrarlo che sarà poco conveniente la sua ricerca.
Sembrerebbe quindi che non ci fosse da preoccuparsi per il futuro, però la questione deve essere
vista anche da altri punti di vista.
I paesi produttori di petrolio non sono numerosi e quelli che detengono le maggiori riserve
ancora meno, pertanto la risorsa più importante per il pianeta è concentrata nelle mani e
decisioni di pochi. Tutto ciò causa interessi politici, guerre, lotte economiche tali da non giovare
certo all’equilibrio mondiale. Oltretutto il petrolio deriva dalla maturazione termica di materia
organica rimasta sepolta nei millenni e che, in condizioni di elevata temperatura e pressione,
libera idrocarburi che si accumulano in rocce porose. Pertanto, l’atto di bruciare i derivati del
petrolio, libera tutta quella anidride carbonica accumulata nella materia organica all’epoca della
sepoltura, contribuendo così ad aumentare quello che oggi da molti viene ritenuto il problema
più importante da affrontare per il pianeta : il riscaldamento globale.
Ecco quindi che il problema del petrolio non è dovuto solo alla sua potenziale mancanza quando
alle innumerevoli connessioni economiche, politiche e climatiche che lo seguono.
Negli ultimi anni si è pertanto approfondita la ricerca sull’ingegneria genetica e sulle
biotecnologie ai fini di utilizzare microrganismi per produrre o decomporre sostanze da
utilizzare come combustibili. Difatti si è scoperto che è possibile utilizzare batteri modificati
geneticamente per produrre biocombustibili simili al petrolio a partire da scarti di produzione
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agricola ma anche da alghe e deiezioni animali. Le stesse politiche energetiche europee
(pacchetto energia 10 Gennaio 2007) spingono verso nuove sperimentazioni, incentivi all’utilizzo
di biocombustibili, energia da fonti rinnovabili e riduzioni delle emissioni di anidride carbonica.
Dall’altro lato è possibile anche utilizzare batteri per degradare gli idrocarburi nei casi di
inquinamento ambientale con tecnologie che prendono il nome di Bioremediation.
1 http://www.giornalettismo.com/archives/7356/il-petrolio-finira-tra-ventanni-cioe-oggi/
2
http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/08/80&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=e
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Con il termine biotecnologia si intende l’utilizzo dei microrganismi viventi per realizzare
specifichi processi chimici utili per applicazioni sia commerciali sia industriali. Vengono utilizzate
tecniche che permettono di manipolare, isolare, sequenziale il DNA dei microrganismi. Con le
tecniche in vitro come il clonaggio molecolare, è possibile creare organismi geneticamente
modificati.
Le mutazioni sono cambiamenti ereditari nella sequenza delle basi dell’acido nucleico nel
genoma di un organismo. Alcune mutazioni sono selezionabili mentre altre non lo sono, per cui
è possibile metter alcuni microrganismi in condizioni tali da esser favoriti quelli con un
particolare genotipo. Le mutazioni poi possono essere spontanee mentre altre devono essere
indotte, infine possono coinvolgere uno o più paia di basi.
La ricombinazione genetica è invece il processo mediante il quale segmenti genetici contenuti in
due genomi separati vengono messi insieme in un’unica unità. Con questo meccanismo si
ottengono nuove combinazioni di geni anche in assenza di una mutazione ed i cambiamenti
acquisiti sono generalmente più significativi di quelli ottenuti con le mutazioni.
Le tecniche di genetica batterica possono essere poi effettuate in vivo o in vitro.
in vivo
Tra le tecniche incontriamo:
: processo mediante il quale un DNA libero viene incorporato in una cellula
TRASFORMAZIONE
ricevente (cellula competente) determinando così un cambiamento genetico. La competenza di
una cellula può essere indotta artificialmente.
T : in cui il DNA viene trasferito da una cellula ad un’altra attraverso l’intervento di
RASDUZIONE
un virus.
C :processo di trasferimento genetico che comporta il contatto cellula-cellula ed è
ONIUGAZIONE
codificato da un plasmide.
in vitro
Le tecniche invece si basano sull’utilizzo degli enzimi di restrizione che hanno il
compito di riconoscere alcune sequenze di DNA e tagliarle. In queste tecniche condotte in
laboratorio l’importanza è la scelta dell’enzima di restrizione corretto ed il sequenziamento del
DNA.
Per quanto riguarda le biotecnologie per scopi commerciali, le caratteristiche ideali di un ospite
devono essere la capacità di crescita rapida in un terreno colturale non troppo costoso, la non
patogenicità, la trasformabilità e la stabilità in coltura. 4
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Lo sviluppo della biologia molecolare ha reso possibile lo studio e l'isolamento di qualche
microrganismo e l'analisi dei geni che governano una gran varietà di processi metabolici, tra cui
la degradazione degli inquinanti ambientali. La degradazione microbica del petrolio e dei suoi
derivati è di considerevole importanza economica ed ambientale. Il petrolio è una fonte ricca in
materia organica e gli idrocarburi in esso contenuti sono, in condizioni aerobiche, facilmente
attaccabili da diversi microrganismi. Alcune volte l’attacco microbico è un evento indesiderabile,
come per esempio nei siti di stoccaggio, altre volte è auspicabile e viene favorito come negli
incidenti ambientali.
Gli idrocarburi sono composti organici poco solubili in acqua e contengono solo atomi di
carbonio ed idrogeno. Si distinguono molecole a catene lunghe o corte, con più o meno
ramificazioni e con presenza di legami singoli o doppi. Il grado e la velocità della degradazione
degli idrocarburi dipende proprio dalla struttura della molecola; intervengono poi fattori
ambientali e lo stato fisico dell’idrocarburo da decomporre. L’idrocarburo più semplice, il
metano, è degradato soltanto da un gruppo di batteri specializzati, i metanotrofi incapaci di
crescere su molecole con numero maggiore di atomi di carbonio.
I batteri metanotrofi sono aerobi, diffusi nei suoli e nelle acque ed utilizzano il metano come
donatore di elettroni, ossidandolo, per la generazione di energia e come fonte di carbonio. La
particolarità di questi batteri è il fatto di possedere l’enzima metano monossigenasi che catalizza
l’introduzione di un atomo di ossigeno nella molecola del metano potando alla formazione di
metanolo. Altra caratteristica peculiare è la grande quantità di steroli posseduta pare costituire
parte essenziale del complesso sistema interno di membrane coinvolto nell’ossidazione del
metano.
Per quanto riguarda gli idrocarburi a legame carbonio- carbonio, alcani a catena corta sono
tossici per molti microrganismi, mentre alcani a catena media (C -C ) vengono degradati molto
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rapidamente. Dall’altro lato alcani a catena lunga e composti aromatici sono di difficile
biodegradazione fino ad arrivare all’ impossibilità di venir utilizzati come fonte di carbonio
quando il peso molecolare supera 500.
A seguito di uno sversamento di petrolio, la frazione di idrocarburi volatile evapora rapidamente
mentre permangono nel sito le catene alifatiche più lunghe ed i composti aromatici su cui
agiranno i batteri. Studi hanno dimostrato che in condizioni ideali i componenti non volatili del
petrolio possono venire ossidati all’80% entro un anno da un incidente, mentre le frazioni di
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idrocarburi a catena ramificata o i policiclici tendono a persistere più a lungo. Altri studi hanno
addirittura dimostrato che in una vasca contenente 12000 litri di acqua marina inquinata da
petrolio, il 95% dell’inquinante veniva degradato in soli 15 giorni.
Il ceppo di batteri che svolge un ruolo chiave nei processi di attenuazione naturale degli ambienti
marini contaminati da petrolio e quindi riscuote un enorme interesse applicativo, viene chiamato
BIC- batteri idrocarburoclastici. Essi sono batteri marini obbligati, ubiquitari negli ambienti
oceanici e dominanti nelle aree contaminate da petrolio, capaci di utilizzare solo pochi
idrocarburi e qualche sostanza a basso peso molecolare come fonte di carbonio ed energia. Per la
loro elevata affinità nei confronti degli idrocarburi e la loro origine marina, i BIC possono essere
utilizzati in maniera efficace per il disinquinamento degli ambienti marini con basso rischio di
effetti secondari sull’ambiente.
Nonostante i microrganismi abbiano un ruolo chiave nei cicli biogeochimici e nei processi di
biorisanamento, la conoscenza delle variazioni delle comunità microbiche durante il
biorisanamento è però ancora limitata. Questo perché molti batteri di interesse ambientale non
possono ancora essere messi in coltura con tecniche convenzionali di laboratorio e ciò ha
frenato lo sviluppo del biorisanamento in campo. Non è ancora noto come poter valutare il
contributo biologico all’efficacia del biorisanamento e come accertare l’impatto ambientale dello
stesso. A causa delle difficoltà tecniche nel monitoraggio dei batteri che degradano i
contaminanti, il biorisanamento spesso incontra la difficoltà di identificare le misure da
intraprendere in caso di fallimento della tecnica. Inoltre, la limitata conoscenza delle variazioni
delle comunità microbiche durante il biorisanamento rende difficile valutare l’impatto di queste
tecniche sugli ecosistemi. Per fortuna, il rapido progresso dei metodi di biologia molecolare ha
facilitato lo studio della struttura delle comunità microbiche senza introdurre interferenze e
permettere in futuro l’ottimizzazione delle tecniche di biorisanamento.
Fra i ceppi isolati di BIC, sono stati descritti i