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ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM

Facoltà di filosofia

Lavoro scritto: L'atto religioso in Max Scheler

Professore: P. Alex Yeung, LC

Studente: Alessandro Rei

Matricola: 00011947

Lavoro scritto di Filosofia della religione

Roma, 25 gennaio 2017

Introduzione

"L'Eterno nell'uomo" è, accanto a "Formalismo nell'etica e l'etica materiale dei valori", l'opera che rappresenta la fase centrale della vita e della filosofia di Max Scheler (1875-1929). Con essa, egli cerca di dare risposta a questioni che da sempre muovono i suoi pensieri: Chi è l'uomo? Come può arrivare a Dio? Dio come si mostra all'uomo? Le risposte che Scheler fornisce non rappresentano la soluzione concreta e definitiva a quelle domande, ma sono un modo nuovo e positivo di rileggere e rivedere importanti tematiche che fanno parte dell'essere dell'uomo stesso. In Scheler l'antropologia è il punto centrale e polarizzante per la

riflessione filosofica e ad essa si collega strettamente il discorso metafisico. L'interpretazione della religione, considerata alla luce della metodologia fenomenologica, costituisce la parte culminante della fenomenologia di Scheler e ne giustifica anche l'antropologia: tutto questo risponde all'esigenza del filosofo di inserire il pensiero cattolico nella problematica attuale e di immettere la sua antropologia religiosa nell'ambito della discussione scientifica: infatti egli, in polemica con il soggettivismo idealistico e il materialismo psicologico delle scienze, utilizza alcuni concetti della metodologia husserliana, in particolare quello dell'intenzionalità degli atti psichici, e approda alla spiritualità della persona umana. Nella sua opera principale, "L'eterno nell'uomo", egli avverte una profonda esigenza di rinnovamento religioso. In seguito alla crisi morale dovuta alla prima guerra mondiale, il Cristianesimo, qualeportatore di valori spirituali, si presenta come unica alternativa in grado di dare una risposta soddisfacente all'inquietudine umana. Esso tuttavia, deve liberarsi dalle remore di una tradizione troppo statica e confrontarsi con la cultura moderna. Si deve fondare il discorso religioso su basi nuove e rigorose, per costruire una valida alternativa alla cultura dominante. Scheler non rifiuta la metafisica che ci riporta all'essere in sé, quale principio di ogni realtà contingente, ma ritiene che solo nell'esperienza esistenziale si possa verificare quell'innesto tra uomo e Dio, essere personale che può ascoltare le richieste di salvezza dell'individuo: ossia attraverso l'atto religioso. La metodologia fenomenologica diventa così indispensabile per la costruzione di una filosofia della religione che si fondi su criteri concreti e non astratti. La specificità dell'atto religioso Dal brano dell'opera Problemi di

Religione analizzato per questo lavoro, nella sezione Fenomenologia essenziale della religione, emergono queste caratteristiche dell'atto religioso: esso è principalmente un atto irriducibile ad ogni altro atto, sia di natura psicologica, sensibile, o psichica, e non è neanche riconducibile a mero desiderio che ricerca la sua naturale soddisfazione. L'atto religioso è quindi quell'atto che apre l'uomo alla trascendenza, benché abbia anche (ma non solo!) una parte immanente. Leggiamolo direttamente dal testo:

Questi atti appartengono nella loro specie essenziale così costitutivamente alla coscienza umana, come il pensare, il giudicare, percepire, ricordare. (...) Gli atti religiosi non possono essere, né uguagliare semplici desideri, necessità o aneliti poiché essi mirano intenzionalmente a un regno di essenze di oggetti completamente differenti da quello del genere di oggetti empirici e ideali. (...)

mostrano l'aspetto umano adattato, rivolto e disposto verso una realtà soprannaturale, cioè verso una realtà che è essenzialmente differente da quella empirico-naturale. Gli atti religiosi obbediscono a una legalità, che è autonoma per essi e che quindi non può essere compresa attraverso la causalità psichica empirica. Questa legalità è di genere noetico e non psicologico. Essi non sono nemmeno semplici variazioni o combinazioni di altri gruppi di atti noetici intenzionali, quali ad esempio: gruppi di atti logici, etici, estetici, ecc. Continuando con il testo, Scheler prosegue precisando gli elementi componenti l'essenza dell'atto religioso, di cui delinea tre caratteristiche, di valore diagnostico, per la differenziazione di questo da tutti gli altri generi di atti: 1) La trascendenza sul mondo della sua intenzione; 2) la possibilità di adempimento soloattraverso il
divino
; 3) l'
adempibilità
dell'
atto
soltanto per mezzo
dell'accettazione
di un ente di carattere
divino
, che schiude a se stesso e che si dona2all'
uomo
(rivelazione naturale del
divino
).Problemi di religione, L'eterno nell'uomo,M. Scheler, in M. Scheler,1pag 260pag. 261Ibid,2 3Da quanto traspare dal testo quindi, l'atto religioso è quanto di più nobile e
sublime
possa compiere l'uomo, e ciò in corrispondenza alle esigenze più profondedel suo spirito: l'uomo, nel suo dinamismo interiore, tende a superare se stesso e il
mondo
materiale. Egli si rende conto di poter trovare il suo compimento solo
nell'ambito
della sfera dell'Assoluto e ciò comporta un suo orientamento al
divino
.Da una parte l'uomo si apre a Dio, dall'altra Dio si rivela all'uomo: da qui
l'importanza
dell'atto religioso.Tuttavia, nonostante l'uomo si metta in

contatto con il divino solo tramite attireligiosi, Scheler crede in una religione naturale, che appartiene invece a tutti gliuomini, anche quelli che si professano atei: «L’uomo è quindi per natura religioso,anche se si professa ateo, poiché l’Assoluto appartiene alla sfera della sua essenza:non ha importanza se egli si volge a Dio o a qualcosa di diverso». Inoltre, comeafferma lui stesso più avanti, a conferma di quanto stiamo dicendo, si legge:La trascendenza è una caratteristica propria di ogni intenzione di coscienza, perchéin ognuna di esse si va con il pensiero ben al di là dell’effettivo contenuto della suaesperienza, e in ognuna di esse si ha contemporaneamente coscienza del fatto chel’essere dell’oggetto supera il contenuto intenzionale sperimentato. E soltantoquando la realtà trascesa è il mondo come un tutto (inclusa anche la propria3persona), noi abbiamo il diritto di parlare

di "atto religioso" Tuttavia, la caratteristica più incisiva per Scheler, dell'atto religioso, è la seconda, ovvero la possibilità di adempimento soltanto attraverso il divino: (L'atto religioso) per la sua stessa natura non può essere attuato attraverso un oggetto finito, che appartiene al "mondo", o che costituisce il mondo stesso. (...) Caratteristico dell'atto religioso è proprio il fatto che esso è permeato dal sapere che non può esistere alcuna cosa di tipo finito, alcun bene o alcun oggetto di amore di tipo finito, in grado di esaudire l'intenzione presente in esso. (...) Nell'atto religioso noi pensiamo un essere che è differente da tutti gli altri esseri finiti (...); Nell'atto religioso noi cerchiamo una felicità, che sappiamo perfettamente che nessun progresso dell'umanità, nessun perfezionamento della società e nessunmoltiplicarsi4delle cause interne ed esterne della felicità umana ci potrà mai dare.L’autore passa poi a elencare tutta una serie di atti o atteggiamenti chepossiamo riscontrare solo nell’atto religioso in quanto tale, come il senso di paura orispetto verso un qualcosa di non ben definito, la speranza, il ringraziamento“religioso” (che sgorga in noi di fronte a certe esperienze particolari), il pentimentodi fronte all’infrangimento di una legge morale. Insomma, tutto il nostro essere, inProblemi di religione, L'eterno nell'uomo,M. Scheler, in M. Scheler,3pag 261Ibid, pag. 2624 4queste situazioni che sperimentiamo ogni giorno, rivelano indirettamente un“qualcuno” a cui stiamo rivolgendo questi atti, questi sentimenti.Lo spirito e il cuore, il nostro sentimento come la nostra volontà, nell’atto religiososi trovano rivolti verso un essere e un valore che rispetto a qualsiasi esperienzapossibile del mondo

appare al nostro spirito come qualcosa di “completamentedifferente”, di incomparabile nell’essenza e che non può essere contenuto nell’atto religioso stesso.

L'atto religioso quindi è sciolto da ogni legame di dipendenza con il finito. Scheler, cioè, vuole dimostrare che il fondamento ultimo della conoscenza religiosa è proprio il manifestarsi dell'oggetto religioso nell'atto religioso stesso. Come dice Elisa Venti, nel suo articolo di commento all’opera di Scheler: «È chiaro quindi che nella rivelazione è Dio che per primo compie il passo verso l'uomo: è lui che si china verso l'uomo e si lascia cogliere nella sua essenza più intima».

Quest’ultima osservazione introduce alla terza caratteristica specifica che Scheler individua nell’atto religioso, come si è detto sopra: «l’adempibilità dell’atto soltanto per mezzo

l'atto religioso è diverso dagli altri atti della nostra conoscenza, compresi quelli nell'ambito della metafisica. L'atto religioso richiede una risposta da parte dell'oggetto a cui mira, secondo la sua natura intenzionale. Pertanto, si può parlare di religione solo quando l'oggetto dell'atto religioso è divino e personale, e quando l'atto religioso e la sua intenzione trovano compimento nella rivelazione di questo elemento personale. Scheler fa poi un paragone con la metafisica, dicendo che, nonostante la sua potenzialità, non è possibile raggiungere il concetto di personalità divina e instaurare un rapporto personale con il Dio raggiunto dalla ragione. Tuttavia, alla fine, il Dio della ragione è lo stesso Dio della religione.
Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ale.rei di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia della religione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Ateneo Pontificio Regina Apostolorum - UPRA o del prof Yeung Alex.