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ACTH.
Per quanto riguarda l’ontogenesi dei ritmi, si è visto che le cellule del NSC sono presenti
nell’uomo a 18-20 settimane di gestazione. Un ritmo circadiano per la temperatura lo
troviamo nel nato a termine, dopo il primo mese; per quanto riguarda la frequenza cardiaca,
dopo due.
Ritmi circadiani stabili iniziano al terzo anno di vita.
Nell’invecchiare assistiamo invece all’attenuazione dell’ampiezza dei ritmi, all’anticipo di
fase e accorciamento del periodo.
Studi su isolamento, hanno rivelato come i ritmi si allunghino e che il ciclo sonno-veglia è
regolato dalla temperatura corporea (risveglio, fase ascendente). La luce si è inoltre
dimostrata un’informazione essenziale per i ritmi circadiani.
8. Encephale isolè.
Bremer operò delle lesioni nel gatto in due preparazioni distinte: cerveau isolé e encéphale
isolé. Nel primo caso si operava una sezione mesencefalica completa fra i collicoli superiori
e inferiori; mentre nel secondo caso, la sezione è più caudale, tra la parte caudale del
bulbo e il midollo. Nel primo caso, si registrava un’attività EEG tipica del sonno a Onde
lente; nel secondo caso c’è l’alternanza S-V. Nell’Encephale isolè però, rimangono intatte
le afferenze dei nervi cranici trigemino e vestibolo-cocleare, che se lesionati, producono
sonno nell’animale.
In preparato Enchephale isolè si è inoltre identificata una struttura (Moruzzi e Magun), la
Formazione reticolare, che se stimolata, produce un quadro EEG di veglia attiva; di contro,
se lesionata, produce sonno perenne. Considerato che la formazione reticolare convoglia le
afferenze sensoriali verso i centri superiori, si è teorizzato che il sonno sia un fenomeno
PASSIVO, risultato della caduta di tono corticale a seguito della ridotta attività della
formazione reticolare.
Bremer attribuì le differenze osservate tra le due preparazioni a una maggiore riduzione
dell’input sensoriale nel primo caso, in seguito prevalse invece la teoria del centro di
controllo responsabile del meccanismo sonno-veglia situato nel tronco dell’encefalo.
Nel tronco cerebrale ci sono regioni che favoriscono ed ostacolano il sonno:
- Strutture caudali e bulbo pontine: inducono sincronizzazione EEG e sonno
comportamentale;
- Strutture rostro pontine e mesencefaliche: responsabili dello stato di veglia;
- Nuclei del fascio solitario: inducono attivamente la sincronizzazione dell’attività EEG,
riducendo l’attivazione della formazione reticolare ascendente.
9. Qual è il ruolo della serotonina nella regolazione del sonno?
Il vero approccio neurochimico che cerca neurotrasmettitori implicati inizia negli anni ‘50
con Jouvet.
Lo ricordiamo soprattutto per la teoria delle monoammine, cioè l’identificazione di certi
neurotrasmettitori implicati nel sonno e nella veglia. Jouvet identificò la presenza di
monoammine (dopamina, adrenalina, noradrenalina, serotonina) all’interno delle strutture
del sistema reticolare.
Il neurotrasmettitore che ha avuto più importanza in tutta questa storia è la Serotonina,
prodotta nei nuclei del Rafe. Per capire il suo ruolo i ricercatori sono andati a lesionare i
nuclei del rafe nell’animale o a bloccare la produzione della serotonina:
a)Ablazione dei nuclei del rafe nelle capre riduzione sonno o addirittura insonnia;
b)Bloccante della serotonina agendo sul precursore della serotonina che è il Triptofano,
ovvero somministrando un bloccante dell’enzima(PCPA) che trasforma il Triptofano in
serotonina. =>iniezioni di PCPA nel ratto provocano insonnia. Mentre se vado a iniettare 5-
idrossi-triptofano ristabilisco il sonno.
Con questi primi studi si era convinti di aver trovato nella Serotonina il vero responsabile
del sonno.
Ma le evidenze smentirono le ipotesi di partenza: al 5° gg viene somministrata PCPA,
quindi progressivamente le quantità di REM e NREM calano precipitosamente, fino alla
quasi completa scomparsa del REM, ma dopo una serie di giorni i due ritmi di sonno
cominciano a ricomparire, mentre al contrario i livelli di Serotonina rimanevano a 0 per tutta
la durata del trattamento.
La teoria della serotonina è stata sgretolata anche da altre evidenze:
- la produzione di serotonina nel rafe non è massima durante la notte come ci si potrebbe
aspettare, ma è massima durante la veglia e durante il sonno si riduce
- la stimolazione elettrica dei nuclei del Rafe non induce sonno ma induce veglia. Se
vengono aumentati i livelli di serotonina si ha riduzione del sonno e aumento della veglia.
L’ipotesi di Jouvet viene riformulata e si ipotizza che la serotonina è una SOSTANZA
PERMISSIVA del sonno.
Questa concezione viene ad esser formalizzata in modo più preciso da altri due autori degli
anni ’90, Benington e Heller: il sonno è una conseguenza di quello che è successo durante
la veglia.
La serotonina fa parte di quei fattori che provocano l’aumento dell’attività metabolica
cerebrale durante la veglia, questo aumento dell’attività metabolica porta alla deplezione
(riduzione) del glicogeno cerebrale, e questo va a produrre un aumento del rilascio di
adenosina che sarebbe la responsabile dell’induzione della sincronizzazione EEG e sonno
comportamentale. Il sonno poi riconsente la sintesi di nuovo glicogeno.
10. Struttura del sonno nel bambino.
Prima delle 28 settimane è presente uno “stato di sonno indefinito” caratterizzato da una
motilità continua al quale progressivamente si iniziano a alternare periodi di quiescenza. Si
inizia a delineare quello che è definito come BRAC (Basic Rest activity cycle).
Progressivamente i periodi di attività si allungano come anche quelli di quiete che si
localizzano prevalentemente di notte. Inizialmente quindi, il ritmo sonno-veglia del bambino
è POLIFASICO e soltanto dopo si indirizza verso una situazione di MONOFASICITA’.
Però a livello più microanalitico, in un bambino nato a termine possiamo identificare:
-sonno calmo
-sonno attivo o paradosso
-sonno ambiguo
Si parla di sonno attivo e sonno calmo perché la variabile che principalmente differenzia i 2
tipi di sonno è la motilità:
-sonno calmo prevale assenza di motilità se non limitata a Startles (sussulti). C’è EEG
con tracè alternant e onde lente, occhi chiusi, non motilità oculare, respiro regolare;
-sonno attivo attività motoria (movimenti generalizzati e altro), atonia muscolare,
respirazione irregolare, EEG basso voltaggio, movimenti oculari ci sono ma non ancora in
salve come per l’adulto. Gli occhi possono anche essere semi aperti. Questa caratteristica
comportamentale, unita al fatto che il bambino può anche presentare episodi di pianto fa sì
che il care giver possa scambiare questo tipo di sonno per un risveglio;
-sonno ambiguocontemporaneamente include caratteristiche del sonno calmo e attivo, è
detto anche transazionale perché lo troviamo nei momenti di transizione tra un sonno e un
altro, o addirittura tra sonno e veglia.
Le trasformazioni si hanno nel primo anno di vita.
Nel neonato a termine il sonno si presenta in 6-9 episodi che durano complessivamente 16-
17 ore, occupate per la metà del tempo dal sonno paradosso e l’altra metà dal sonno
calmo. Il neonato si addormenta in sonno REM che ha una durata dai 5 ai 20 minuti, dopo
di che passa al sonno calmo in cui si registra un’attività EEG di tracé alternant (onde lente
separate da periodi caratterizzati da un tracciato di frequenza più elevata e di più basso
voltaggio) che tende a scomparire nelle prime settimane.
Il bambino si addormenta in sonno attivo e in più durante i primi 6 mesi ci sono dei
fenomeni anticipatori del sonno comportamentali, ad esempio lo sbadiglio lo anticipa di
circa 7 minuti, arrossamento della sclera circa 8 minuti e la chiusura delle palpebre anticipa
l’addormentamento di circa 3 minuti.
Nei primi mesi di vita si assiste a una diminuzione della quantità complessiva del sonno
paradosso nelle 24h, dovute alla loro diminuzione nel sonno diurno, mentre rimane stabile
la quantità in quello notturno.
Aumenta notevolmente la durata complessiva del sonno calmo per l’effetto di un
incremento notturno in particolare durante la prima parte della notte, mentre rimane stabile
nel sonno diurno. Si stabilizza come nell’adulto, nella prima parte della notte intorno ai
quattro mesi, mentre la stabilizzazione del sonno REM è più tardiva.
Oltre agli stati c’è anche il sonno ambiguo (definito dalla contemporanea presenza di
caratteristiche sia del sonno REM che NREM) che diminuisce fino a scomparire a termine
del primo anno d’età.
Dopo il quinto mese i due tipi di sonno continuano a succedersi con una periodicità simile a
quella osservata in precedenza, ma gli episodi di SC alternativamente includono o non
includono il sonno a onde lente (stadi 3-4).
Per quanto riguarda l’aspetto dei ritmi circadiani si osserva nel feto di 22 settimane la
frequenza cardiaca anche se non è chiaro se è attribuita a lui o alla madre.
11. Sonno ambiguo.
Definito dalla presenza simultanea di caratteristiche sia di sonno calmo che attivo. Ad
esempio posso avere un Tracè Alternant ma contemporaneamente movimenti oculari. Non
è facile identificare di che tipo di sonno si tratti e per questo viene chiamato attivo. Esprime
una immaturità del sistema stesso. Viene detto anche transazionale perche questa
incertezza spesso la troviamo nel momento delle transizioni.
12. Grafico dei due processi S e C da commentare. Modello Borbely.
Ha formulato un modello di autoregolazione del sonno che prevede l’interazione fra il
processo C (circadiano che oscilla in funzione del momento della giornata) e il processo S
(il quale aumenta man mano che si prolunga la veglia) che regola l’alternanza sonno-veglia
presupponendo un solo oscillatore circadiano. Consente quindi di prevedere in base alla
durata della veglia precedente, l’ora dell’addormentamento e del risveglio spontaneo e
alcune caratteristiche fisiologiche del sonno.
E’ stato formulato a partire dai dati ricavati dalla distribuzione delle onde lente nell’episodio
di sonno.
Secondo B. queste sarebbero parallele alla diminuzione del processo S.
13. Modificazione del sonno negli anziani.
Nell’età anziana si assiste a una modificazione globale (perché avviene anche in veglia)
dell’attività elettrica cerebrale, come l’attività delta transitoria benigna.
All’interno del sonno NREM abbiamo diminuzioni qualitative nello stadio 2, con meno fusi e
complessi K,