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ANNA VERTUA GENTILE1876
"In una Milano già proiettata verso la sicura acquisizione di un proprio ruolo di città aperta al progresso economico, civile e culturale, il 5 marzo 1876 usciva il nuovo quotidiano del pomeriggio [...]. Giornale moderato di massa, dunque, secondo le richieste di una collettività ormai sensibile alle esigenze di una moderna società e favorevole alla più ampia divulgazione culturale".
In questi anni il nuovo Stato Italiano insiste affinché si diffonda una generalizzazione dell'insegnamento, così, nonostante le numerose ostilità degli inizi, negli ultimi decenni del secolo nascono gli istituti superiori di magistero e le prime studentesse donne varcano le prime donne delle università.
È sempre in questi anni che, come conseguenza diretta del diffondersi dell'ascolarizzazione femminile, si fanno strada le donne scrittrici: si tratta quasi sempre di maestre elementari che scrivono.
Per lo più sotto pseudonimo, romanzi femminili, riviste, almanacchi e racconti, destinati a un pubblico di fanciulle e signorine. In Italia la strada per la conquista del diritto all'istruzione femminile sarà tutt'altro che in discesa. Tuttavia, anzitutto fin dalla prima metà del secolo Laura Mantegazza, con Giuseppe Sacchi promotrice degli asili infantili, costituisce un punto di riferimento per l'educazione femminile [...]. In secondo luogo Milano è un centro importantissimo dell'industria editoriale".
È proprio in questa cornice storica che si colloca l'opera di Anna Vertua Gentile, scrittrice attiva tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, che tratteggia il ritratto ideale di "donna moderna", con i suoi diritti e i suoi doveri, all'indomani dell'Unità. Una volta fatta l'Italia, occorre fare gli italiani.
E la cultura è il mezzo privilegiato per riuscirci. Anna Vertua nasce a Dongo, in provincia di Como, il 30 maggio 1845 da Rocco ed Ester Politi. Rocco, figlio di un giacobino, anticlericale convinto, ereditò dal padre gli ideali risorgimentali e, nato a Codogno, nei primi anni Quaranta si trasferisce a Dongo, probabilmente a causa di un fallimento economico. Qui trova impiego nelle ferriere, conosce Ester Politi e, a distanza di pochi anni, nasce Anna, la primogenita, poi Antonietta e Antonio. "Il Corriere della Sera", 1 Angelo Varni, commento al primo numero de 5-6 marzo 1876 Anna Vertua Gentile, Scrittrici2 Cerizza A., 2013, in Cavallera A., Scancarello W., a cura di, italiane dell'Otto e Novecento: interviste impossibili, Bibliografia e Informazione, Siena, pp.82-83 Sempre a Dongo, Anna incontra Iginio Gentile, professore di Storia Antica e suo futuro marito. Si dice sia proprio Iginio ad insistere affinché la Vertua coltivasse quello che lui definisce un“dono di natura”: la sua predisposizione letteraria.
La prima prova di Anna scrittrice risale al 1869, quando viene pubblicato un“Letture educative per fanciulle”. Il volume, firmato “Annetta Vertua”, è destinato alle allieve dell’Istituto delle Dame Inglesi di Vicenza, dove inizia a lavorare come istitutrice a soli 17 anni dopo la tragica scomparsa del padre Rocco (forse morto suicida), ed è dedicato, come si legge nell’introduzione, a Teresa Sulera, Superiora dell’educandato:
“Ho scritto per le mie dilette allieve colla speranza di giovare alla loro educazione e mi permetto di dedicare questo piccolo volume a lei ottima cara signora Superiora in segno di quel vivo affetto che le porto e della mia riconoscenza per l’interesse che mi dimostrò fin dal primo giorno in cui addolorata per le sventure che colpirono la mia famiglia, giunsi in questo luogo e trovai in lei una seconda”
madre. "Dal 1874 al 1893 segue una serie di lavori dedicati all'infanzia, vari romanzi (Come devorosa, ma anche, successivamente, due apprezzati galateicomportarmi? L'arte di farsi amare dal marito) nel 1897 e. Nel 1893 muore Iginio. Nonostante il dolore per la perdita del marito, Anna Vertua Gentile acquisisce in questo periodo un notevole successo: il marito le ha lasciato, oltre al nome, preziosi contatti con il mondo dell'editoria. Nel 1912, appena dopo aver terminato gli studi in ingegneria, muore il figlio Marco Tullio (avuto dal marito Iginio nel 1874). E', questa, una tragedia talmente grande che passano anni prima che Anna ricominci a scrivere. Circa dieci anni dopo, ormai vecchia e malata, si ritira nell'Istituto di Santa Savina a Lodi, dove morirà tre anni più tardi. E' un editore, Hoepli, che versa regolarmente l'importo per pagare la retta dell'Istituto, nonostante la Vertua creda di essere ospitata grazieAi proventi dei suoi libri. Comunque, i punti chiave del pensiero della scrittrice si manifestano in maniera Vita Intima, esemplare in nata dal tentativo di far riflettere, in particolare le giovani donne e le adolescenti, sul nuovo ruolo della donna all'interno della famiglia, che non è più quello dei tempi andati, quando doveva sedere al focolare e insegnare alle figlie a filare: in questi anni l'autorità paterna diviene autorevolezza, cosa ben diversa dal potere. Il padre, ponendosi sullo stesso piano dei figli, si trasforma da padrone in tutor, da despota in consigliere e amico.
La scrittrice sostiene, tuttavia, che il valore dei coniugi dipende non dall'uguaglianza, ma piuttosto dalla differenza nel rapportarsi alle stesse situazioni.
Inoltre più la donna è istruita, più conosce e più il suo animo è forgiato al coraggio. Occorre prendere atto che la donna lavora e il lavoro, in alcuni casi, diventa quasi diventa quasi una
necessaria per aiutare il marito nel sostentamento della famiglia. Anna Vertua Gentile può essere considerata quasi come una sociologa del suo tempo: è stata una attenta osservatrice della sua epoca e testimone dei processi di trasformazione sociale che iniziavano a farsi strada, dapprima timidamente nelle mura domestiche, poi sempre più "prepotenti" nel più ampio quadro dell'Europa. Ha saputo conciliare il vecchio e il nuovo; il riconoscimento dei nuovi diritti della donna, ma anche il rispetto del suo ruolo tradizionale di moglie e madre. L'opera della scrittrice conosce una notevole fortuna durante i suoi periodi di "attività letteraria" e negli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa. Tuttavia, allo straordinario successo iniziale, segue un graduale oblio. I critici comunque le riconoscono una grande padronanza della lingua italiana, ma le rimproverano il fatto di ripetere spesso i medesimi schemi narrativi, cosa, questa, necessaria per creare un'identità stilistica riconoscibile.dettata probabilmente dall'abbondanza della produzione.
Bibliografia: La riflessione di Anna Vertua Gentile sulla "educazione moderna" nel secolo XIX, Pensa Multimedia, Lecce
Anna Vertua Gentile, Cerizza A., 2013, in Cavallera A., Scancarello W., a cura di, Bibliografia e Informazione, Siena.
La storia nelle prime pagine del Corriere della Sera, Varni A., 2016, Rizzoli, Milano
Nadia Leone