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Definire la mappa delle responsabilità, i centri di responsabilità e le varie tipologie.
4. La mappa delle responsabilità definisce i centri di responsabilità,
responsabilizzando coloro che in azienda hanno le leve decisionali in termini di
risultati da conseguire, definendo le giuste connessioni fra poteri, obiettivi e
responsabilità. Un centro di responsabilità è costituito da un gruppo di persone che
opera per raggiungere un obiettivo dell’azienda ed è guidato da un dirigente che si
assume la responsabilità delle azioni intraprese. Ogni azienda presenta una propria
mappa delle responsabilità, che dipende da: variabili strategiche, struttura
organizzativa, cultura aziendale e stile direzionale. Il criterio guida per il disegno
della mappa delle responsabilità è il principio di controllabilità, il quale si basa sulla
connessione tra autorità e responsabilità. Il capo, ovvero l’autorità, deve venire
responsabilizzato sui risultati che è in grado di influenzare direttamente e
significativamente con le leve decisionali e le risorse di cui dispone. L’applicazione
di questo principio nella prassi aziendale avviene tramite le corresponsabilità. Si
può parlare di corresponsabilità quando l’interdipendenza tra le aree organizzate è
particolarmente forte. Il processo di controllo richiede un comportamento integrate e
collaborativo tra il personale con forte enfasi sul coordinamento.
Le fasi per la definizione dei centri di responsabilità sono: definire l’organigramma
con ruoli e livelli gerarchici; individuare le aree critiche; attribuzione delle
responsabilità. Ai fini del controllo direzionale interessa la responsabilità
economica, ovvero il contributo che ciascun centro può dare alla produzione di
risultati economici. Gli input sono espressi dai costi delle risorse attribuite a ciascun
centro, mentre gli output riguardano i risultati del centro, esprimibili in termini
monetari e non monetari. I centri di responsabilità si dividono in: centri di costo;
centri di spesa; centri di ricavo; centri di profitto; centri d’investimento.
I centri di costi sono quei centri di responsabilità il cui titolare governa i costi
mirando ad obiettivi di impiego ottimale delle risorse. L’obiettivo è quello di rendere
minima la differenza tra costi effettivi e costi standard. Possono essere controllabili
o non controllabili. In quelli controllabili, il responsabile possiede le leve gestionali e
può esercitare il controllo, mentre quelli non controllabili non possono essere
influenzati dal responsabile. Le variabili controllabili dai responsabili sono: i volumi e
i mix di input e i valori dei prezzi-costi. Un esempio di centro di costo è la direzione
acquisti. I centri di spesa sono centri di responsabilità per i quali è difficile definire
standard di efficienza, ma si riescono a definire i limiti di spesa correlati ad un certo
livello di servizio atteso. Un esempio di centro di spesa è l’amministrazione. I centri
di ricavo sono quei centri di responsabilità il cui titolare mira a massimizzare i ricavi
mirando a risultati ottimali di output. L’obiettivo è il ricavo conseguibile dallo
svolgimento delle attività di vendita. Le variabili controllabili dal responsabile di
vendita sono: volumi di vendita e mix delle vendite. Nei centri di profitto\reddito il
titolare governa i costi ed i ricavi relativi ad una data combinazione produttiva e mira
ad ottimizzare il risultato economico, il quale è ottenuto come differenza tra ricavi e
costi dei fattori posto sotto il controllo diretto del responsabile. Si suddividono in
centri di profitto\reddito autonomi e centri di profitto\reddito semi-autonomi. Affinché
centri di profitto\reddito siano autonomi occorre che esista la possibilità di
approvvigionarsi e di cedere il prodotto all’esterno e di determinare il prezzo
attraverso un processo di negoziazione sul mercato dei beni. I responsabili hanno
ampie leve decisionali, tali da influenzare: volume di vendita e produzione, mix
produttivo, prezzo di vendita, prezzo di acquisto delle risorse e l’efficienza
nell’impiego delle risorse. I centri di profitto\reddito semi-autonomi sono unità
organizzative che lavorano per gli altri centri. Non esiste un ricavo reale ma un
ricavo fittizio. L’obiettivo è quello d sensibilizzare il responsabile dell’unità all’ottica
del profitto. Un esempio di centro semi-autonomo è il laboratorio di analisi di un
ospedale. Per trasformare un centro intermedio in un centro di profitto occorre che
le loro prestazioni vengano misurate con prezzi interni di trasferimento (PIT), ovvero
con prezzi ai quali vengono valorizzati gli scambi di prestazione fra centri interni. I
centri di investimento sono quei centri di responsabilità il cui titolare governa i costi,
i ricavi ed il capitale impiegato. Nascono dall’esigenza di collegare gli obiettivi di
breve con gli obiettivi di medio-lungo periodo. L’obiettivo di questi centri viene
espresso dal ROI. Un esempio di centro di investimento è l’intervento immobiliare.
Una stessa unità organizzativa può essere un centro di costo, di ricavo o di profitto
a seconda dell’azienda e dagli obiettivi, per esempio una mensa.
Un compito fondamentale dei centri di responsabilità è quello di definire
un’appropriata struttura organizzativa per il controllo verificando la coerenza del
binomio autonomia-responsabilizzazione. Le principali tipologie di strutture
organizzative sono: struttura funzionale; struttura divisionale; struttura matriciale. La
struttura funzionale è caratterizzata da specializzazione delle direzioni per funzione
o tecnica, per esempio produzione, vendita marketing. Le unità organizzative
sottostanti possono essere ulteriormente articolate. C’è il rischio che ciascuna operi
in maniera se stante. Questo tipo di struttura è frequente nelle aziende che
realizzano prodotti o servizi omogenei servendo mercati con caratteristiche simili.
Nella struttura divisionale, all’interno di ogni divisione, si svolgono i singoli processi
produttivi orientati ai differenti prodotti. È presente maggiore spinta imprenditoriale
delle divisioni e forte coordinamento da parte delle direzioni. La struttura a matrice
combina i caratteri del modello funzione e divisionale, individuando coordinazioni
parziali trasversali alle funzioni tradizionali ed alle singole divisioni.
Cosa sono gli indicatori? A cosa servono? Quali sono le loro caratteristiche e
5. tipologie?
Gli indicatori consistono in una variabile quantitativa o qualitativa, volta a catturare
una determinata dimensione di un fenomeno indagato. Le funzioni di un indicatore
sono due: deve essere idoneo a riflettere le giuste leve gestionali, ovvero deve
variare in modo causale in base alle leve azionate; deve essere idoneo ad orientare
correttamente i comportamenti. Gli indicatori devono avere diverse caratteristiche,
quali:
● Significatività: catturare il fenomeno che si vuole conoscere;
● Misurabilità: i costi della rilevazione non devono superare i benefici;
● completezza e selettività: devono essere completi e selettivi;
● tempestività: meglio un indicatore imperfetto che in ritardo;
● omogeneità: deve essere omogeneo nel tempo e nello spazio per poter fare
confronti.
La programmazione degli obiettivi richiede la loro misurazione tramite idonei
indicatori di performance. Le tipologie di indicatori sono: indicatori di input e di
misurazione dell’efficienza; indicatori di processo; indicatori di output; indicatori di
outcome. Gli indicatori di input\efficienza esprimono l’efficienza nell’utilizzo delle
risorse produttive attraverso misure fisico tecniche e misure di costo. Le misure
fisico tecniche fanno riferimento a risorse tangibili, intangibili ed umane. Un
esempio: ore medie per assistere un utente. Le misure di costo valorizzano a livello
monetario le risorse impiegate nei processi di produzione e riguardano il costo di
produzione unitario e il costo medio per utente. La misurazione dell’efficienza
avviene anche attraverso confronti tra costi effettivi e trend degli anni passati
oppure attraverso la differenza costo effettivo e costo standard. Gli indicatori di
processo riguardano il come si giunge a realizzare un servizio e\o prodotto. Fanno
riferimento a: ampiezza e volumi di attività delle attività svolte, per esempio i giorni
di apertura settimanali; rapporto tra volume di attività e volume di attività standard,
per esempio il tasso di assenteismo; rapporto tra volumi di attività e risorse fisiche,
per esempio tasso di occupazione dei posti letto. Gli indicatori di output riguardano
il livello di attrattività del prodotto e la soddisfazione del cliente. L’attrattività del
prodotto fa riferimento alle dimensioni quantitative e qualitative, per esempio: grado
di accessibilità del servizio, appropriatezza della prestazione e tempestività della
risposta del bisogno. La soddisfazione degli utenti confronta il servizio atteso con il
servizio percepito, quindi le esigenze personali e l’esperienza passata con il servizio
erogato e le comunicazioni dell’azienda. Gli indicatori di outcome riguardano i
servizi alla persona e misurano, ad esempio, l’incremento nello stato di benessere
oppure l’efficacia di un programma educativo. La loro elaborazione avviene con
l’intervento di strumenti sviluppati in altre discipline e si presenta complesso per una
serie di fattori, tra i quali: difficoltà ad eseguire rilevazioni presso gli utenti; carattere
multidimensionale dello stato di benessere; indicenza dei fattori extra-aziendali;
ampiezza dell’orizzonte temporale necessario per la misura; imprevedibilità del
decorso della patologia o disagio.
Lo stesso indicatore può assumere significati differenti poiché ogni indicatore deve
essere interpretato alla luce degli obiettivi e della strategia percepita, altrimenti si
rischiano errori di lettura.
Funzioni del budget.
6. Il budget è un documento con cui vengono esplicitate le politiche aziendali
nell’ambito delle scelte strategiche effettuate. Esprime in termini
economico-finanziari gli obiettivi che l’azienda intende raggiungere nel prossimo
periodo e traduce in termini quantitativi-monetari i dati contenuti nel piano aziendale
di medio-lungo periodo. Si compone di vari documenti, chiamati budget settoriali,
relativi alle singole aree funzionali dell’azienda. Il budget ha carattere globale
perché prende in considerazione tutta l’azienda. Le fasi per arrivare alla definizione
del budget globale sono: Definizione degli obiettivi strate