Il calcolo dei tempi di assemblaggio è un’attività complessa perché dipende da
numerosi fattori legati sia all’operatore sia alle caratteristiche del componente. Per
questo motivo non si utilizzano stime arbitrarie, ma metodi standardizzati basati su
tabelle di tempi medi.
Il tempo totale di assemblaggio è suddiviso in due fasi fondamentali: tempo di
manipolazione (presa del componente, spostamento verso la posizione di montaggio),
tempo di inserzione (inserimento e bloccaggio del componente).
Esistono anche dei metodi che definiscono delle tabelle che indicano i tempi
potenziali di assemblaggio dei componenti. I tempi reali, in Italia, vengono sempre
discussi con i sindacati. Tra questi metodi ci sono:
- Metodo Boothroyd (scritto prima)
- Metodo Boothroyd per parti inserite
- Metodo Hitachi: il metodo della Hitachi prevede che ad ogni operazione sia dato un
punteggio da 0 a 100, più è complessa l’operazione maggiore sarà il punteggio
associato. La somma dei punteggi identifica quanto è complesso l’assemblaggio di
tutto il prodotto. Sono state definite 20 classi di operazioni.
- Metodo Westinghouse
49. Spiegare brevemente la fase e i principi dell’approccio SMED
L’approccio SMED (Single Minute Die Exchange) ha l’obiettivo di ridurre i tempi di
cambio a meno di 10 min, ridurre i costi, alimentare la flessibilità del processo e creare
presupposti per un approccio lean, quindi flessibilità e linee full. I passi dello SMED
sono:
1. Stabilire tempo di cambio stampo attuale
2. Identificare tutte le operazioni necessarie da svolgere
3. Distinguere tra operazioni interne e esterne: le prime, interne al processo
produttivo, richiedono in fermo macchina; mentre le seconde vengono mentre il
processo è in atto
4. Eliminare le operazioni non necessarie
5. Rendere operazioni il più possibile esterne attraverso l’eliminazione di ricerca dei
pezzi, organizzazione del materiale eAicientemente, completare i lavori di
preparazione prima di iniziare il cambio, riduzione fissaggi, utilizzo di fori piuttosto
che viti filettate, snapfit, magneti ad alta potenza.
6. Aumentare l’eAicienza delle operazioni interne attraverso la creazione di operazioni
da fare in parallelo, ridurre complessità e eliminare sprechi mediante setup rapidi,
eliminazione di aggiustamenti e spostamenti, riduzione fissaggi, utilizzo di fori
piuttosto che viti filettate, snapfit, magneti ad alta potenza.
7. Valutare il nuovo tempo di cambio.
50. Descrivere e fare uno schema per il processo di taglio EDM a tuHo.
L’elettroerosione a tuAo (EDM) è un processo di lavorazione non convenzionale che
asporta materiale tramite scariche elettriche tra:
- Un utensile sagomato (elettrodo)
- Il pezzo da lavorare
Entrambi immersi in un fluido dielettrico. Nel caso a tuAo, l’elettrodo ha la forma
negativa della cavità che si vuole ottenere nel pezzo: la cavità finale sarà la copia
positiva dell’elettrodo.
Elettrodo e pezzo sono collegati a una sorgente di corrente continua e immersi in un
bagno dielettrico (es acqua deionizzata, kerosene, oli minerali). Si applica una
tensione: il dielettrico inizialmente isola, poi, quando il campo elettrico è suAiciente, si
innesca una scarica (elettrico) tra elettrodo e pezzo. La scarica riscalda e fonde
localmente il materiale del pezzo (e in parte dell’elettrodo). L’arco si spegne, il vapore
del dielettrico collassa e si genera un’onda di pressione che espelle il materiale fuso
nella forma di piccole cavità (crateri). Il dielettrico: isola fino all’innesco della
successiva scarica, raAredda la zona, trasporta via i detriti, viene continuamente
filtrato e riciclato. Ripetendo migliaia di scariche al secondo, con l’elettrodo che
avanza controllato verso il pezzo, si ottiene la cavità che riproduce la forma
dell’elettrodo.
Fasi:
- Applicazione diAerenza di potenziale tra utensile e pezzo
- Rottura del dielettrico e apertura del canale di scarica
- Ampliamento del canale di scarica e fusione del materiale
- Interruzione della scarica e implosione del canale di scarica
- Espulsione del materiale fuso dal cratere.
51. Cosa identifica l’indice DFA? Come si calcola?
L’indice DFA (Design For Assembly index), introdotto da Boothroyd, serve a calcolare
l’eAicienza dell’assemblaggio di un prodotto. È calcolato come il rapporto tra il numero
minimo teorico parti e l’attuale moltiplicato per 3 secondi e l’attuale tempo di
assemblaggio. In pratica misura quanto scarto esiste tra il tempo minimo teorico di
assemblaggio e il tempo reale impiegato, permettendo di capire se e dove esistono
margini di miglioramento nel ciclo di assemblaggio.
Se l’indice DFA è alto, il processo è già molto eAiciente e non conviene intervenire
ulteriormente, se l’indice DFA è basso, significa che l’assemblaggio può essere
migliorato e che esistono parti critiche dal punto di vista della manipolazione e
inserzione.
52. Quali sono le criticità connesse all’assemblaggio sovra-vincolato?
Un numero eccessivo di vincoli provoca solitamente delle tensioni residue nel
componente e, spesso, delle deformazioni. Un caso comune è quello delle lamiere per
autotelai, vincolate tra loro da punti di saldatura multipli. Questo sovra vincolare i
componenti non è comunque sempre negativo. In alcuni casi tensionare un
componente è un obiettivo dell’assemblaggio. Ad esempio, le placche di armatura dei
mezzi militari sono assemblate (con vincoli ridondanti) in modo da avere uno stato
tensionale interno di compressione, tale da garantire che l’urto dato da un proiettile
non generi una cricca capace di rompere l’armatura stessa.
53. Quale eHetto hanno i raggi UV sulla plastica? Come possono essere ridotti questi
eHetti?
Esiste anche un degrado legato all’invecchiamento per le plastiche, sia dovuto
all’esposizione al calore, che dovuto all’esposizione ai raggi UV, che provocano
comunque un riscaldamento interno. Sono immuni da questo fenomeno solo i
materiali trasparenti agli UV come il silicone e acrilici. La stabilità termica viene
migliorata con l’aggiunta di alcuni additivi. In particolare, si utilizzano stearati di
Cadmio, Zinco, Bario o Sali a base di piombo. Un materiale molto sensibile al degrado
termico è il PVC.
Per migliorare la resistenza all’aggressione dei raggi UV si utilizza il “nero di carbone”,
una cenere che deriva dalla combustione di oli minerali. Questo migliora di molto la
resistenza ma fornisce al materiale una colorazione nera per % di nero molto piccole
(circa 2%). Per tenere la resistenza del materiale ai raggi UV si utilizzano delle camere
solari di elevata potenza, equipaggiate con lampade UV simili a quelle dei centri
abbronzanti. I raggi UV portano inoltre al degrado dei coloranti utilizzati nelle materie
plastiche, portando ad una loro alterazione superficiale.
54. Fare uno schema e descrivere brevemente il processo di Resin Transfer Moulding
per prodotti in materiale composito.
È il processo più utilizzato in quanto permette la realizzazione di componenti anche
complessi. In generale è analogo al processo di transfer molding per materiali
termoindurenti. Le fasi principali del processo RTM sono le seguenti:
1. Pulitura dello stampo
2. Applicazione dell’agente distaccante
3. Applicazione del gel-coat (coperta esterna del composito, solitamente epossidica)
4. Posizionamento del rinforzo
5. Chiusura dello stampo
6. Iniezione o trasferimento della resina
7. Apertura ed estrazione pezzo
8. Operazioni di rifinitura.
Il processo RTM prevede la produzione di una preforma di fibre secche che viene posta
all’interno di uno stampo chiuso, l’iniezione in pressione di resina a bassa viscosità e
la reticolazione nello stampo, l’apertura e l’estrazione del pezzo praticamente finito.
Una volta che la preforma o i tessuti di rinforzo sono posizionati nello stampo, questo
viene chiuso in pressa e viene iniettata la resina liquida in pressione. Per poter riempire
lo stampo in tempi ridotti, è necessario impiegare una preforma con alta permeabilità,
operare ad alta pressione, utilizzare una resina a bassa viscosità. Per ridurre la
viscosità della resina è possibile operare a resina e/o stampo preriscaldati, anche se
questo riduce il tempo di indurimento. Ove necessario possono essere impiegati punti
di ingresso multipli della resina nello stampo, allo scopo di velocizzare il riempimento
e raggiungere anche zone critiche. La resina ideale per RTM ha una bassa viscosità,
che consente di completare l’impregnazione della preforma, un tempo di reticolazione
suAicientemente lungo alla temperatura di iniezione per consentire il riempimento
anche a pressione non eccessiva e un e un basso contenuto di sostanze volatili per
minimizzare la formazione di vuoti e porosità. La viscosità è uno dei fattori di maggiore
importanza nella scelta della resina per RTM.
55. Elettroerosione (EDM)
L’elettroerosione è un processo che permette di ottenere un componente per
asportazione di materiale sfruttando come tecnologia di asportazione la generazione
di archi elettrici. La lavorazione è caratterizzata da elevatissima precisione e capacità
di lavorare anche materiali duri. Esistono sia tecnologie a filo (solo per tagli rettilinei)
che basate su negativi di pezzi che si vogliono ottenere (a tuAo).
Il processo di elettroerosione sfrutta scariche elettriche per erodere materiali
metallici. Si basa su un utensile sagomato (elettrodo) e il pezzo da lavorare, entrambi
immersi in un fluido dielettrico e collegati e una fonte di corrente continua. Applicando
una tensione, si crea un campo magnetico che concentra le particelle tra l’elettrodo e
il pezzo, permettendo alla corrente di generare un arco elettrico che riscalda e fonde il
materiale in quel punto. Questo arco si spenge, il vapore collassa, provocando
un’onda di pressione che allontana i residui e porta via il materiale fuso.
Il fluido dielettrico è cruciale per isolare l’utensile fino a raggiungere la tensione
necessaria, raAreddare l’area e rimuovere particelle di metallo. Questo fluido viene
continuamente filtrato e riciclato per mantenere l’eAicacia del processo. I fluidi
dielettrici più comuni sono acqua distillata deionizzata, kerosene e oli minerali, mentre
i materiali degli elettrodi variano in base al pezzo da lavorare e possono includere
grafite, bronzi, rame-tungsteno e argento-tungsteno. L’usura dell’elettrodo è un
parametro critico poiché influisce sull’accuratezza della forma e delle dimensioni
finali; viene misurata in rapporto al volume d
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
-
Domande in inglese Optimization and innovation of production processes
-
Appunti Optimization and innovation of production processes in inglese (parte 6)
-
Appunti Optimization and innovation of production processes in italiano (parte 1)
-
Appunti optimization and innovation of production processes in inglese (parte 5)