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Zona di struttura primaria: caratterizzata da peli radicali.
Zona di struttura secondaria: questa zona è suberosa con esoderma suberificato.
Tuttavia, non tutte le radici sviluppano una struttura secondaria. Questo avviene
principalmente nelle radici legnose di molte piante perenni.
|Descrivi il ciclo aplodiplonte:
Ciclo di riproduzione sessuale delle piante: caratterizzato dall’alternanza di
generazione diploidi (sporofitica) e aploidi (gametofitica). Lo sporofito darà vita alle
spore (organo di diffusione) e quindi al gametofito, e il gametofito darà vita ai gameti
che formeranno lo zigote.
Linea maschile: Troveremo un microsporofillo (stame) su cui troveremo quattro
microsporangio (sacche polliniche), sulle antere dello stame; da cui si genera il
microgametofito (granulo pollinico).
Formazione del granulo pollinico (fase sporofitica): composta da microsporogenesi e
microgametogenesi.
Microsporogenesi: si formeranno 4 microspore aploidi da 4 fasi: differenziamento del
tessuto sporigeno del microsporangio; meiosi della cellula madre da cui si formeranno
le 4 microspore aploidi; idrolizzazione del callosio da parte dell’enzima callasi che
libera le microspore; accrescimento (vacuolizzazione) delle microspore.
Microgametogenesi: fase di tipo mitotico dove si formerà la spora dalle microspore: le
microspore si dividono per mitosi formando due cellule non uguali, una diventerà una
grossa cellula vegetativa e l’altra una piccola cellula generativa che farà altre mitosi
formando il gametofito maschile (che contiene i gameti).
Granulo pollinico: è formato da due pareti: esina, più esterna e formata da
sporopollenina (garantisce elevata resistenza alla parete esinica); endina, interna e di
origine pecto-cellulosica. L’esina presenta anche solchi e pori, da cui il granulo
pollinico assorbirà acqua quando si stabilirà sullo stimma del pistillo.
Linea femminile: troveremo il macrosporofillo (carpello), il macrosporangio (nucella) e
il macrogametofito (sacca embrionale).
Nell’ovario troveremo una placenta, tessuto derivante dall’unione delle foglie
carpellari, un funicolo e dei loculi dove stanno gli ovuli, che diventeranno semi.
La nucella è presente nell’ovulo e deriva dalla placenta, opposto al funicolo troviamo
un micropilo che è un’apertura da cui passa il tubetto pollinico.
Formazione sacca embrionale: anche qui le due fasi di prima:
Macrosporogenesi: formerà le macrospore aploidi, una cellula madre della nucella si
divide per meiosi originando 4 spore, di cui 3 vicino al micropilo degenerano, ed 1 si
salva.
Macrogametogenesi: di tipo mitotico come la microgametogenesi, dove la spora
sopravvissuta subisce una mitosi formando due cellule che si disporranno al polo
micropilare e al polo calazale; entrambe faranno altre due divisioni ottenendo quattro
nuclei per polo. Due nuclei per polo si avvicinano al centro formando i nuclei polari; poi
gli altri nuclei cellularizzano andando a formare il macrogametofito composto da 7
cellule: oosfera (unita ad una cellula spermatica entrata nelle sinergidi formerà lo
zigote) e 2 sinergidi al polo micropilare (aiutano il tubetto pollinico a raggiungere la
sacca), 3 antipodi al polo calazale (non formeranno l’endosperma, ma degenerano
dopo la fecondazione) e il nucleo polare al centro (che unendosi con l’altra cellula
spermatica forma l’endosperma triploide).
|Descrivi la foglia:
Foglia: Organo ad accrescimento definito, deriva da divisioni mitotiche della bozza
fogliare, che avvengono inizialmente in tutta la bozza e poi solo alla base (la parte
sopra si distende); composta da:
Lamina: corpo della pianta, ha pagina superiore e inferiore.
Picciolo: unisce la lamina al nodo, se assente, la foglia è detta sessile.
Guaina: continuazione del picciolo che può avvolgere tutto l’internodo.
Stipole: appendici del picciolo che assomigliano a spine o foglie.
Ligula: continuazione di foglia tra la lamina e la guaina.
La foglia può essere semplice (con lamina indivisa, può essere intera o lobata) o
composta (lamina divisa fino alla nervatura principale formata da 1 o + foglioline).
Quella composta può dividersi a seconda:
Disposizione delle foglioline: pennato-composta (pari/impari pennata); bipennato-
composta; palmato composta.
Numero di foglioline nel nodo: alternate (1 fogliolina), opposte (2) o verticillate (3 o +)
Della nervatura: penninervie (nervatura principale da cui partono le secondarie),
palminervie (nervature principali sparse) o parallelinervie (tante nervature parallele);
Dall’apice della foglia: acuminata, ottuso, cirrosa…
Della lamina: obovata, filiforme, lineare, ovata…
Della base: attenuata, cuneata, asimmetrica…
Foglie di monocotiledone e dicotiledone sono diverse fra loro:
Dicotiledone: plagiotrope, a simmetria dorso-ventrale, parallele al terreno, con una
pagina esposta a sole diretto ed una no (infatti sono diverse tra loro): hanno entrambe
l’epidermide, e un mesofillo (tessuto fotosintetico tra le due pagine); nella pagina
superiore troveremo tanta cuticola per evitare perdite di h2o, stomi e peli di
protezione (non ostacolano la fotosintesi), il mesofillo è caratterizzato da un
parenchima a palizzata ricco di cloroplasti e con cellule molto ravvicinate; nella pagina
inferiore troveremo gli stomi per fare gli scambi gassosi, ha peli di protezione che
muoiono e formano uno strato limite (strato di aria molto + umido dell’atmosfera che
consente di ridurre la traspirazione), il mesofillo ha un parenchima spugnoso, con
cellule distanziate e in comunicazione con la camera stomatica e gli stomi da cui
entrerà ed uscirà CO2 e O2.
Monocotiledone: foglie ortotrope, con simmetria iso-laterale, verticali/oblique al
terreno, e facce esposte più o meno in modo uguale; entrambe le facce hanno
epidermidi cuticolarizzati; il mesofillo non ha parenchima spugnoso o a palizzata ma
un parenchima clorofilliano, le nervature arrivano al centro del fusto, possono
presentare cellule bulliformi (fanno ripiegare la foglia verso l’interno in caso di
mancanza di h2o), possono presentare l’anatomia kranz (fasci vascolari avvolti da una
guaina parenchimatica-clorofilliana che presenta cloroplasti differenti dal mesofillo
ossia più grandi con pochi grana e tanto amido).
Dove si trova la gemma nella foglia composta? Nelle foglie composte la gemma si
trova all’ascella del picciolo.
Cosa è la cuticola? È uno strato che ricopre l’epidermide di foglie e germogli, non è di
tipo cellulare, infatti è composta da cutina-cere-polimeri (cutina sostanza
impermeabile che presenta degli spazi in cui si accumula cera, che è impermeabile).
Struttura importante che in ambienti aridi permette di evitare perdite di acqua e, in
ambienti umidi di limitare il ristagno
|Cosa è la parete cellulare, in che fase si forma e da cosa è composta?
È una struttura esterna alla membrana plasmatica, comunica con l’esterno e non è
presente nelle cellule animali. Ha due caratteristiche:
Rigidità: per controllare la crescita del protoplasto e dare forma agli organi.
Plasticità: consente l’accrescimento.
Le sue funzioni sono: difesa da fattori di stress biotici e abiotici, crea molecole segnale
per la presenza di patogeni, aiuta nel trasporto dell’acqua ed accumula sostanze di
riserva. Si forma durante la fase della citodieresi, ossia la divisione del citoplasma, in
cui si forma il setto di separazione che divide due cellule. Possono essere parete
primaria e secondaria:
Parete primaria: è composta da una matrice di acqua (emicellulose e pectine) in cui è
immerso un sistema di fibre di cellulosa (componente più importante). La cellulosa è
un polisaccaride formato da unità β-glucosio uniti da legami 1-4. Anche le emicellulose
sono polisaccaridi, che sono legati alle fibre con legami H che consentono una
connessione tra parete e matrice e regolano le dimensioni delle cellule. Possiamo
trovare anche proteine di struttura (glicoproteine) e proteine di parete come le
estensine (allungano/danno rigidità alla parete) e le espansine (rilassano le fibre per
consentire l’accrescimento).
Parete secondaria: anch’essa è formata dalla matrice e dal sistema di fibrille
(composto da 80/95% di cellulosa, quindi molto rigida), ma non presenta proteine ed
enzimi, bensì tre strati di fibre poste in modo perpendicolari fra loro, e fibre parallele.
La parete secondaria si forma dopo che la cellula ha terminato la sua crescita e
differenziazione, e si deposita all’interno della parete primaria.
Dove si trova solo la parete primaria? Nei tessuti giovani, meristemi, zone di
allungamento…in poche parole nelle parti in crescita delle piante.
Dove si trova la parete secondaria? Parete cellulare secondaria: Si trova
principalmente nelle cellule mature delle piante e dove sono sottoposte a sforzi di
resistenza, nello specifico nello xilema, nelle fibre e nella corteccia o tessuti che
devono offrire resistenza. Questa parete è più spessa e rigida rispetto alla parete
primaria e fornisce supporto strutturale e protezione.
Modificazioni della parete secondaria:
Suberificazione: processo in cui le cellule della parete cellulare vengono impregnate di
suberina, un composto idrofobo che aiuta a prevenire la perdita di acqua. Questo
avviene principalmente nelle cellule del sughero.
Cuticolarizzazione: processo in cui la parete cellulare viene ricoperta da uno strato di
cutina e cere, che aiuta a proteggere la pianta dalla disidratazione e dai danni
ambientali.
Mineralizzazione: processo in cui la parete cellulare viene rinforzata con sali minerali
come il silicio. Questo avviene principalmente nelle piante di graminacee.
Lignificazione: processo in cui la parete cellulare viene rinforzata con lignina, un
composto organico che conferisce rigidità e resistenza alla parete cellulare. Questo
avviene principalmente nelle cellule del legno.
Tuttavia, non tutte le cellule vegetali subiscono queste modificazioni. Ad esempio, le
cellule parenchimatiche, che costituiscono la maggior parte del tessuto vegetale, di
solito mantengono solo la parete cellulare primaria.
|Cosa sono i tessuti conduttori?
I tessuti conduttori sono xilema per la linfa grezza e floema per la linfa elaborata; si
trovano all’interno del cilindro centrale. Derivano dal procambio nella struttura
primaria e dal cambio cribro-vascolare in quella secondaria.
Il procambio è costituito da cordoni procambiali, e da ogni cordone deriveranno lo
xilema e il floema. I cordoni presentano cellule meristematiche che si differenzieranno
in xilema e floema, e il cordone procambiale diventerà un fascio conduttore con
tessuto vascolare (xilema) all’interno e tessuto cribroso (floema) all’esterno. I fasci
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