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Nella concezione linneana l’unità della classificazione naturale mancava ancora la concezione di un’altra dimensione, quella tem-
non era l’individuo ma la specie, secondo questi esisteva una unità porale. All’epoca si pensava che la Terra non fosse così antica, La-
di tipo (essenzialismo). Le specie sono riconoscibili dal fatto che i marck include per la prima volta la dimensione temporale. La-
membri di una specie tendono ad essere molto più simili fra loro marck introduce la parola invertebrati per identificare quelli che
rispetto a quanto non lo siano rispetto ai membri di altre specie. fino ad allora erano conosciuti come “insetti e vermi”. Fu il primo a
Ancora attualmente è necessario depositare un individuo apparte- separare Crustacea, Arachnida e Annelida da “Insecta”, la sua clas-
nente ad una nuova specie scoperta, questo individuo è quello che sificazione dei molluschi era molto avanzata rispetto tutte le pro-
viene utilizzato per la descrizione dell’intera specie. poste precedenti, questi ruppe la tradizione rimuovendo i tunicati
Il primo criterio di appartenenza ad una stessa specie è la so- dai Mollusca.
miglianza morfologica, il criterio dell’interfecondità venne forma- Lamarck nel 1801 cominciò a pubbli-
lizzato negli anni ‘40 del 900. care dettagli sulle sue teorie evolutive. Il
Linneo riconobbe che mentre l’unità fondamentale era la spe- meccanismo della evoluzione lamarckiana
cie, le specie potevano essere raggruppate per similitudine di è piuttosto differente rispetto a quello
strutture in gruppi più grandi: generi, famiglie, ordini, classi, phyla proposto da Darwin 50 anni dopo, tutta-
e regni (con dei sottoinsiemi). Ogni entità nella gerarchia è un ta- via il risultato prodotto è lo stesso: un
xon (plurare taxa). cambiamento adattativo nei lineamenti
Linneo non era un evoluzionista, secondo questi le specie non guidato da cambiamenti ambientali du-
mutano nel tempo, era un creazionista. Si accorse che però alcune rante lunghi periodi di tempo. Lamarck
specie potevano ibridarsi fra loro, nelle ultime fasi della sua vita citò in supporto alle sue teorie evolutive
sostenne che alcune specie fossero originate successivamente alla molte delle prove che utilizzò anche Dar-
creazione. Nel suo tentativo di far crescere piante esotiche in Sve- win:
zia Linneo teorizzò anche che le specie di piante potessero essere la grande varietà di forme di ani-
alterate attraverso il processo di acclimatazione. • mali e piante prodotte mediante Immagine 3.7: Jean Baptist
selezione artificiale; Pierre Antoine de Monet, cava-
3.3. Unità di tipo liere di Lamarck (1744 – 1829)
la presenza di strutture vestigia-
• li e non funzionali in molti ani-
Al lato opposto della concezione linneana c’è la concezione di mali;
Buffon riassunta nella sua opera Histoire Naturelle. Questi inter- la presenza di strutture negli embrioni che non hanno
•
pretava la concezione aristotelica in modo diverso, credeva che le controparti negli adulti.
entità viventi non fossero statiche ma
agenti all’interno di un ambiente mutabi- Lamarck sosteneva che la Terra fosse immensamente antica,
le. Gli organismi risentirebbero delle mo- accennò nei sui scritti alla possibilità della selezione naturale, pur
dificazioni ambientali, riconosceva quindi tuttavia senza attribuire molta importanza a questa idea. “La Na-
un sistema ecologico a differenza di Lin- tura producendo in successione ogni specie di animale, cominciando
neo. Buffon menzionò diversi fattori che con il meno perfetto e semplice per terminare il suo lavoro con il più
potevano essere subiti dalle specie quali: perfetto, ha gradualmente complicato la loro struttura”. Al primo
influenze dell’ambiente;
• gradino ci sarebbero stati gli organismi microscopici, che Lamarck
migrazione;
• credeva fossero di continuo generati spontaneamente dalla mate-
isolamento geografico;
• ria inanimata (generazione spontanea); mentre all’apice ci sareb-
sovraffollamento;
•
Immagine 3.6: Georges Louis bero le piante e gli animali più complessi. Ogni linea nascerebbe
lotta per l’esistenza.
Leclerc, conte di Buffon (1707 – • spontaneamente dalle altre, i cambiamenti nell’ambiente stimole-
1788) rebbero nuove necessità e quindi gli organismi risponderebbero
Tuttavia Buffon vacillò sul credere o no ai processi evolutivi trasformandosi di conseguenza.
professando di credere nella creazione e nella fissità delle specie. Gli organismi non sarebbero, secondo Lamarck, alterati passi-
Secondo Buffon attraverso delle “particelle organiche” l’ambiente vamente dall’ambiente. I cambiamenti ambientali producendo
influenzava le specie e le modificava, questo spiegava la presenza cambiamenti nelle necessità degli organismi viventi causerebbero
di discendenti con modificazioni. Gli organismi verrebbero quindi cambiamenti nei loro comportamenti. Queste variazioni com-
guidati all’adattamento dalle condizioni ambientali in cui si trova- portamentali porterebbero all’uso maggiore o minore di una certa
no, l’adattamento era un punto focale della Scuola Ambientalista, struttura o organo, l’uso maggiore porterebbe all’incremento in di-
gli animali sarebbero il prodotto dell’ambiente subito. mensione nelle varie generazioni, mentre il disuso avrebbe l’effet-
Buffon aveva una chiara percezione dell’unità dei piani strut- to di far diminuire di dimensioni o far scomparire alcune struttu-
turali che regnavano nelle serie di vertebrati, interpretava in re.
modo nuovo l’unità di questi piani. Per la prima volta il pensiero La prima legge di Lamarck è la regola che l’uso o il disuso di
che questa unità nei piani possa essere spiegata attraverso una strutture causa il loro allargamento o restringimento, rispettiva-
origine comune è chiaramente espressa nella sua teoria della uni- mente. La seconda legge stabilisce che tutti questi cambiamenti
tà di tipo. sono ereditabili. Il risultato di queste due leggi sarebbero il conti-
nuo e graduale cambiamento di tutti gli organismi affinché si adat-
tino al loro ambiente. Le necessità fisiologiche degli organismi,
creati dalla loro interazione con l’ambiente, guida l’evoluzione la-
marckiana. Lamarck non credeva nell’estinzione, per questi le spe-
12
3.Storia del pensiero evolutivo
cie che spariscono sarebbero trasformate in differenti specie. Se riconoscere che tutti i vertebrati sono costruiti sullo stesso piano
questo processo si protrae per molto tempo, sarebbero rimasti organizzativo, era possibile individuare un archetipo dell’organiz-
solo organismi “perfetti”; la presenza di organismi più semplici zazione di tutti i vertebrati (ma non riconobbe un antenato comu-
quali i protisti venne quindi spiegata con la generazione continua ne). Le differenti strutture dei vari vertebrati avrebbero permesso
e spontanea. di svolgere le particolari funzioni, le strutture determinerebbero i
Secondo Lamarck il pro- comportamenti di un animale. Cuvier aveva una visione diametral-
cesso evolutivo poteva esse- mente opposta seguendo la scuola “funzionalista”, nella quale sa-
re interpretato come una rebbe la funzione a determinare la forma di una struttura anato-
sorta di Scala Naturae in mica.
movimento, non con le spe- St. Hilaire compì una serie di studi e osservazioni che si sono
cie fisse in una posizione ma rivelate corretti, vengono utilizzati ancora in alcune discipline
con una variazione della for- quali Evo-Devo. I due principi di Geoffroy erano il “principio della
ma nel tempo. Lamarck pas- connessione” ed il “principio della composizione”. La connes-
sa quindi da una concezione sione determina la composizione generale, e viceversa, dalla simi-
unidimensionale della Scala litudine di una composizione è possibile identificare le parti che
Naturae a una bidimensio- sono connesse. Studiando le omologie è possibile determinare le
Immagine 3.8: Visione della Scala Naturae in nale aggiungendo la dimen- relazioni fra le varie specie. Un buon esempio che spiega che non
relazione con il tempo secondo Lamarck. sione temporale. Secondo le funzioni ma il piano importa è il gruppo di piccole ossa
Lamarck non può esserci estinzione perché le specie tendono con- nell’orecchio interno (martello, incudine e staffa) che derivano dai
tinuamente ad evolvere verso la perfezione. Lamarck è il primo a primi archi branchiali trasformati.
rappresentare le relazioni fra esseri viventi secondo un albero ra- St. Hilaire fu fra i primi a riconoscere questo concetto estrema-
mificato. Inoltre Lamarck vedeva, a differenza di Aristotele, moltis- mente importante. Per Darwin e per i biologi evoluzionisti che se-
sime scale della vita ognuna corrispondente a una linea evolutiva guirono, definire ed identificare le strutture omologhe diventaro-
(possibilmente ramificata). L’evoluzione sarebbe guidata da una no insieme una fonte importante di supporto per l’evoluzione e un
tendenza innata verso una complessità sempre maggiore, che La- importante strumento per identificare le relazioni evolutive. Tut-
marck sembrava identificare con la perfezione, e non guidata dal tavia, con il senno del poi, Geoffroy individuò omologie, o unità di
caso. Lamarck credeva che l’evoluzione rispondesse ai sentimenti tipo, anche dove le prove non ne indicavano. Una delle sue più
interiori degli organismi (non al volere, ma alle necessità). controverse teorie fu che gli esoscheletri segmentati e le zampe
snodate degli artropodi fosse equivalenti alle vertebre e alle costo-
le interne dei vertebrati: gli insetti vivrebbero letteralmente nelle
3.5. Piani organizzativi loro vertebre e camminerebbero sulle loro costole.
Fra insetti e cordati il
Étienne Geoffroy St. Hilaire presidiava piano strutturale non è si-
la cattedra di anatomia comparata, si inte- mile, negli anfiossi ad
ressò della relazione fra strutture e funzioni esempio il sistema nervoso
anatomiche cercando di capire se la forma è dorsale mentre negli in-
influenzasse la funzione o viceversa. Secon- setti (protostomi) è ventra-
do questi la funzione sarebbe stata determi- le. Il primo asse di simme-
nata dalla presenza di una determinata for- tria che si identifica nello
ma anatomica. Geoffroy continuò la tradizio- sviluppo di un embrione è
ne “formalista” della biologia che era stata anteriore-posteriore, suc-
avviata da Buffon e che venne continuata da
Immagine 3.9: Étienne Geof- cessivamente dorso-ven-
Goethe, Lamarck e altri. Fu uno dei primi a
froy St. Hilaire (1772 –1844) trale e poi ancora sinistra-
destra. I fattori che deter-
minano la determinazione
degli assi dorso ventral