vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
1. CREAZIONE DEL “VALORE CONOSCENZA”.
L’incessante accelerazione delle dinamiche ambientali impone il bisogno di penetrare la realtà e la cultura
in cui si opera, prima di cercare eventualmente di dominarla, nonché la capacità di interpretare il “nuovo”
non come fatto episodisco bensì “ordinario”.
La stessa epistemologia, attenta alle strutture logice e alla metodologia della scienza, induce ad una stretta
connessione tra il fenomeno della conoscenza a quello di una scienza caraterrizata da corregibilità e
continuo rinnovamento. Quest’ultima agirebbe in quanto attività dello spirito umano chi ricerca la realtà
che è nelle cose: una scienza che ha riscatatto gli errori, dei teorizzatori dell’onniscienza e della certezza,
tanto da farne parte in una strategia analitica nella ricerca della “verità”.
Si confonde talvolta verità e certezza: si può essere, infatti, certi di cose che risultano non vere e
manifestare incertezze su cose vere.
Certamente anche nell’ambito dell’organizzazione, segnata da crescente esigenza di considerare i rapporti
tra le parti ed il tutto, i problmei che ci si trova ad affrontare obbligano a studiare ed entrare anche in
campi nuovi, e tra questi la filosofia.
E’ importante sottrarre i rapporti di filosofia e scienza o filosofia e cultura alle vaghe e indeterminate
affermazioni di principio per tradurli in solide condizioni reali, capaci di un'apertura culturale più compatta
e costruttiva, nonché superare ogni visione che porti a ridurre quanto è specificatamente umano
nell’ambito di sfere meramente soggettive, privandolo di impatto sulla realtà. Non sono di poco momento i
cambiamenti organizzativi nella direzione dell’integrazione di massa ed energia con informazioni e
conoscenze, verso “costellazioni” flessibili di piccole dimensioni, alla ricerca di forme originali di
“intraprenditorialità”.
La prevalenza d’elementi di tipo soft, l’attitudine a rispondere più sollecitamente rispetto agli stimoli
nonché il grado d’informalità presente in generale nelle unità “minori” possono costituire un “paradigma”
per la gestione del capitale umano ed il management della conoscenza anche da parte delle maggiori
dimensione. Ciò, pur sperimentandosi nel campo formativo nonché generare concrete politiche di
knowledge management capaci non soltano di conservare la conoscenza ma soprattuto generarla con
efficacia ed efficienza, sempre in una prospettiva di svilupo
L’avvento della complessità trasforma il terreno competitivo caratterizzato da regole “certe” in una
pluralità di scenari con un indefinibile numero d’opportunità e di rischi che, se illuminano ulteriormente i
limiti dei modeli tradizionali, evidenziano anche molte, forse impreviste, posizioni di forza e di singolare
“preveggenza” da parte delle aziende “minori”. Studi in quest’area rappresenterebbero un’indicativa
rivoluzione nella scienza, una gran frontiera inesplorata.
2. INTELLIGENZA E ORGANIZZAZIONE
É largamente accettato che vantaggi competitivi siano collegati alla modalità dell’organizzazione di
“imparare” in ristretti periodi. Si traccia una forma d’intelligenza collettiva, prodotto dalla comprescenza
d’elevate quantità d’informazione, condivisione di conoscenza, elevate interazioni tra le persone.
L’organizzazione non può essere meramente considerata come “prodotto” dell’ambiente, né da eso
completamente indipendente. Anche l’unità piccola e media, interconnessa al mercato e all’ambiente, può
inseguire cambiamenti ampi ed indicativi: primariamente in termini d’eccelenza totale, dimostrando di
innovare non solo dal punto di vista tecnologico ma anche sul piano organizzativo-culturale, anticipare i
bisogni del mercato, essere flessibile nelle strategie e negli assetti produttivi.
Ci troviamo di fronte a comunicazioni basate sul concetto delle reti neuronali, interconnesse mediante
“nodi” emitteti, riceventi ed elaboranti informazioni. Ogni nodo ha una sua “autonomia” e non è
riconducibile ad una gerarchia top down. La comunicazione non avviene più da un centro alla periferia ma si
muove in tutte le direzioni in uno scenario assimilabile a quello del cervello, la struttura più complessa a noi
accesible.
La logica delle interdipendeze e delle coerenze pare indicare il passaggio dall’azienda-organizzazione a
quella fortamente basata sulle comunicazioni, strumenti strategici del cambiamento culturale.
3. PROCESSI D’INNOVAZIONE
Nuovi ambienti competitivi interessano i soggetti, le regole, le strategie. Si transita dalla razionalità
addattiva a quella strategica; dalla “guerra di posizione” a quella “di movimiento”.
Insieme alle pressioni connesse alla concorrenza altre dinamiche giocano nello svilupo della complessità:
dalle politiche di diversificazione di prodotti e servici, che il mercato e gli stakeholders chiedono associati ai
valori, alla ricerca di economie di scala e specializzazione, al governo delle transazioni.
Parallelamente all’espansione organizzativa si osserva sovente una parallela crescita d’assets materiali,
diversificazione, flessibilità ma anche complessità, configurando un trade-off potenzialmente di difficile
interpretazione e soluzione.
Diviene altresì critico integrare il Total Quality Management nella strategia globale, invece che considerarlo
alla stregua di un’iniziativa separata: una politica sempre più staccata dalla tradizione “militare” in cui
prevalgono assenti gerarchici e concentrazione del potere decisionale al vertice.
La creatività e l’innovazione sono ritenuti “motori” in grado di assicurare un successo stabile. Proprio
mediante l’empowerment, presente con caratteri di spontaneità informale nella piccola-media dimensione,
può realizzarsi un avvicinamento del lavoro subordinato al lavoro “autonomo”, si favoriscono opportunità
professionali interne, la carriera si muove su traiettorie di svilupo orizzontale e l’acquisizione di
competenze.
Peraltro spesso idee prometenti non sono tradotte in prodotti e commercializzate, ostacolate o bloccate da
barriere che risiedono primariamente in mancanze di strategie innovative, in livelli di cultura incapaci di
incoraggiarle.
Il cambiamento organizzativo può scaturire dall’esigenza di eliminare od attenuare gli effetti d’eccessivo
accentramento, per induzione dei leader dei progetti.
In alcuni casi la tipologia di cambiamento implementata, priva di un idoneo supporto di tipo culturale,
tende a fallire, poiché non riesce ad incidere negli aspetti più espressivi dell’equilibrio a valere nel tempo,
evitando problematiche riguardanti l’equazione economica, quella finanziaria ed organizzativa.
Si ricordi come gli oggetti e le modalità di cambiamento, temporanei o nel lungo periodo, possano essere
molto ampi, dai prodotti ai “modelli” aziendali, dalle competenze alle aspirazioni, ai bisogni, ai valori.
Se la correttezza di una scelta è influenzata dalla conoscenza razionale, non si tratta tuttavia di un quadro di
referimento meramente “scientifico” e impersonale, bensì arricchito di una precisa “visione” strategica
collegata ad un approfondito orizzonte culturale.
Infatti, la conoscenza è connessa con l’apprendimento e l’istruzione, con una precisa ed insopprimibile
enfasi sulla persona.
Non è casuale che la multinazionali scoprano nei territori nei quali operano insiemi di tecnologie,
conoscenze di mercati, competenze che sono canalizzate anche nella direzione dell’innovazione e di nuovi
orientamenti strategici.
La modularizzazione dei componenti della catena del valore non appare limitata all’alta tecnologia ed è
comunque in grado di consentire una migliore focalizzazione delle energie sui processi-chiave, dalla
produzione al management del personale.
La crescita straordinaria delle relazioni rappresenta un’imprevista conseguenza di un ambiente sempre più
interconnesso.
Nel passaggio da un’epoca “industriale” ad una caratterizzata “dalla conoscenza” seranno richiesti nuovi
metodi per comprendere e governare le organizzazioni: il successo frequentemente segnato dall’abilità di
sviluppare sempre più numerose attività “intagibili”.
Elementi quali:
Le capacità intelletuali
L’attitudine a risolvere problemi
I contributi al miglioramento dei processi
La dimostrazione di spirito di gruppo
saranno alla base di più efficaci sistemi premianti, oltre che innovativi criteri di selezione del personale. Una
tra le sfide più significative a carico del “piccolo imprenditore" riguarda proprio la capacità di individuare
ed implementare forme di motivazione e retribuzione riconducibili a potere normativo laddove non sia
possibile intervenire su piani di tipo utilitaristico.
4. PROSPETTIVE ORGANIZZATIVE NELLA “SUPPLY CHAIN”
Ocorre incrementare la dinámica auto-organizzariva in coerenza con il livello di turbolenza del sistema. La
“risposta” passa anche attraverso la “learning organisation”, intesa in termini operativi e non solo astratti
in grado di espandere continuamente la capacità di rinnovarsi e incoraggiare nuovi e più ampi modelli di
pensiero e innovazione.
La "post-modernità", il cui principale referente è la trasformazione post fordista e post industriale…
Mette una particolare enfasi sul cambiamento delle tecnologie chiave e dei parametri conoscitivi.
Si collega ai sistemi complessi