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Le varie edizioni :
-nel 1798 si ha una stesura provvisoria dell’opera, non completa, alla quale fa seguito una stampa
(nel 1799) da parte dell’editore Marsigli. Questo però fu rivisto e gli fu addirittura cambiato il titolo in
”Vera storia di due amanti infelici”. Quando Foscolo venne a sapere della “falsa” opera, denunciò
pubblicamente il fatto.
-nel 1801, l’autore procede alla riscrittura del testo e nel 1802 si ha una prima vera pubblicazione
dell’Ortis.
-nel 1816 Foscolo pubblicherà una nuova edizione delle “Ultime Lettere di Jacopo Ortis” (con la
falsa indicazione di Londra 1814, per problemi politici, poiché egli si trovava in esilio in Svizzera).
Si tratta di un’edizione ricca di variazioni e aggiunte, tra cui l’importantissima lettera del 17 Marzo e
la Notizia bibliografica.
-nel 1817 si ha un’ultima e definitiva edizione, pubblicata a Londra. Presenta alcune correzioni
linguistiche.
Il tempo -1797: Trattato di Campoformio .
Il tempo dell’avventura, nel romanzo, corre parallelo agli avvenimenti storici che si verificarono fra
l’11 Ottobre 1797 e il 26 marzo 1799. Il riferimento al tempo storico è costante. Il periodo in cui si
svolge l’azione nell’Ortis è quello degli anni caldi del giacobinismo italiano. Le attese dei patrioti
italiani furono ben presto deluse da Napoleone e la Pace di Campoformio diventò l’emblema della
caduta delle loro illusioni. L’azione del romanzo è collocata in questo periodo di progressive
disillusioni, con la Francia che costantemente scoraggiava ogni tentativo di formazione di uno stato
nazionale. Tutti questi avvenimenti non sono indicati esplicitamente nel romanzo .
Informazioni sul romanzo Foscolo si è ispirato a “La nouvelle Héloise” di Rousseau e ai “Dolori
del giovane Werther” di Goethe, i due modelli che l’autore riconosce come sfondo al suo romanzo
epistolare. E’ proprio il carattere epistolare del romanzo che consente di esprimere i movimenti
dell’anima, le sue oscillazioni davanti agli avvenimenti esterni e permette di registrare
analiticamente le variazioni che essa conosce. Questo genere appare a Foscolo come la soluzione
che più di ogni altra dia massima visibilità all’interiorità di colui che scrive; conferisce, infatti, forza e
sconvolgente evidenza ai suoi pensieri. L’opera è presentata senza il nome dell’autore in quanto
Foscolo la presenta come un vero epistolario intercorso tra un giovane suicida e il suo amico. Il
profilo di Jacopo è disegnato su quello del Foscolo di fine Settecento, tuttavia non si tratta di
un’autobiografia in senso stretto. Le Ultime lettere di Jacopo Ortis costituiscono il vero legame con
la tradizione europea e possiedono tutte le caratteristiche che un romanzo deve avere: l’audacia
delle idee, la purezza della lingua e la chiarezza scorrevole dello stile; ma non solo. Ciò che c’è di
nuovo è la presenza necessaria della politica dentro l’intreccio degli affetti e dei comportamenti: il
tempo della storia condiziona e determina le emozioni individuali che il romanzo descrive. Il
genere-romanzo serve, appunto, per insegnare la morale a quella classe di gente che serve al
governo ed indirettamente comanda alla plebe, quella classe mediana privilegiata che deve
conoscere il buono e il giusto.
Per Foscolo, le passioni rivestono una doppia funzione:
- costituiscono il bersaglio da raggiungere, la facoltà da scuotere e da animare, il potenziale da
riscaldare e accendere nel mondo fantastico dei lettori.
- diventano la materia indispensabile al romanziere.
Tematiche principali
Politica e passioni
“Il sacrificio della patria nostra è consumato” è la frase con sui si apre il romanzo, che conduce
subito allo scenario cupo di persecuzioni, di esili, di proscrizioni in cui si svolge l’avventura di
Jacopo e di Lorenzo. Dal punto di vista dei rapporti di potere, non c’è da sperare né nella Francia
post- rivoluzionaria né nell’Austria, tanto che Jacopo definisce la propria condizione simile a quella
di un superstite, che continua a vivere solo in apparenza. Da qui il tema della sepoltura: egli è un
morto che vive, un sepolto che respira ancora, mentre attorno a lui si infittiscono i segni della fine.
Neppure all’interno dell’Italia c’è un filo di speranza: l’intera nazione ha accettato, senza agire, le
decisione che erano imposte. Foscolo denuncia la doppiezza dell’imperatore sconfitto e
l’immaturità civile e politica delle classi sociali italiane: a giudizio di Jacopo, manca un’entità
collettiva che possa assumere il ruolo di guida e che sia il punto di riferimento per una
trasformazione dell’intero paese. C’è solo dispotismo che governa per il proprio vantaggio. Ortis
resta con le sue passioni irrealizzate: la passione è un desiderio condannato a restare senza
soddisfazione, perciò fatale e funesto e, dunque, causa di morte. Tuttavia, l’amore e la politica
sono in relazione dinamica e aumentano la loro potenza tra loro: “il desiderio di patria” non può
svanire, soppiantato da altre passioni; questo non si spenge né si indebolisce.
Il tema del romanzo è la crisi storica di qualunque legame tra l’io e gli altri, tra l’individuo e la
collettività, tra l’anima e il mondo. Quindi l’idea di matrimonio appare del tutto irreale in quella
situazione: chi è senza patria darebbe a moglie e figli un destino sventurato uguale al proprio,
prolungando il dolore su altri. Jacopo quindi è eroe sacrificale e vittima esemplare: egli muore
perché, nella storia che verrà, nessuno più debba morire. Il suo sacrificio è offerto
alla compassione dei lettori, che sono così esortati a trarre esempio e conforto dall’intera
avventura di Jacopo. Foscolo riduce l’innamoramento di Ortis a un tema di secondo grado: la
vicenda sentimentale ha senso solo perché è il riflesso di qualcos’altro, perché è il volto tremendo
della politica. L’amore, per uomini feriti e disingannati, non può essere che improduttivo, sterile.
Gli “affetti”
Il contrasto tra la disperazione delle passioni e l’inesistente amor della vita è un contrasto tragico,
senza salvezza, ed è questa la formula su cui si concentra il romanzo. Questa è l’essenza del
nuovo romanzo su cui Foscolo riflette: specchio delle anime e dei loro conflitti con il mondo.
Illusioni di pace
L’illusione di pace nasce nel paese di contadini in cui Jacopo cerca sollievo, felicità che può
prendere forma solo nella cornice di una civiltà agraria. Tuttavia, la fusione tra uomo e natura,
l’esistenza di una comunità in cui continuare a vivere, anche dopo la morte, sono solo un’illusione.
L’amore
L’idea stessa di famiglia è rifiutata: prima ancora che l’amore per Teresa generi il desiderio.
- la descrizione di una natura trionfale, al cui scenario è adeguata la bellezza di Teresa. Intorno a
questa armonia si manifesta la differenza tra Odoardo e Jacopo: Odoardo appartiene al sistema
simbolico della “notte” e delle “tenebre”; Jacopo e Teresa a quello del Sole e degli affetti.
- il matrimonio tra Teresa e Odoardo è un compromesso inevitabile, scelto dal padre come difesa e
salvezza dinanzi alle persecuzioni. Jacopo unito a Teresa dagli affetti, ne è separato dalla
storia. Non resta alcuna speranza, l’unico sentimento residuo è la ”compassione”, per cui Teresa
appare come una vittima. La lettera che racconta la rivelazione dell’amore riporta alla percezione
di un tempo in cui non è possibile essere felici. L’amore nell’Ortis può essere solo un’altra faccia
della disperazione.
Lo scrivere
Jacopo smarrisce ogni speranza che lo tenga legato alla vita (non può agire e non ha diritto
all’amore), ma trova una missione che può dare un senso al suo patire: può raccontare ai posteri
la storia dei suoi anni.
Nella lettera da Milano del 4 dicembre, dopo l’incontro con Parini, Jacopo lascia che la
Patria parli e gli affidi il compito di indirizzarsi ai posteri.
La struttura
A differenza di Goethe, Foscolo non limita il personaggio, a cui sono destinate le lettere, al ruolo di
editore passivo. Egli piuttosto lo costruisce come un attore che abbia una precisa identità nel
rapporto epistolare con Jacopo.
Lorenzo Alderani, nell’impianto dell’Ortis, non ha solo il compito di conservare e pubblicare
le lettere che ha ricevuto; egli è una controfigura dell’interlocutore, con cui condivide
ideologia, rischi, sensibilità, senza mai sovrapporre la propria voce alla sua. Egli ricopre la
funzione di un testimone pudico e dolente, che assiste alle vicende dell’amico. Lorenzo appare,
quindi, come una sorta di lettore. L’opera si chiude con la testimonianza di Lorenzo, che ci
racconta gli ultimi fatti delle lettere.
Il personaggio appare già da subito condannato a morte; tuttavia la trama del romanzo è
articolata: il suicidio arriverà solo dopo un tortuoso cammino che lo renderà inevitabile.
Le situazioni in Jacopo si trova durante il suo esilio sono:
1) il villaggio di contadini n cui trova rifugio: illusioni di pace, ospitalità, amicizia, piaceri
domestici e vita indipendente nella solitudine.
2) l’irruzione dell’amore: apparente consolazione seguita dall’imminente delusione.
3) il viaggio di Jacopo attraverso l’Italia
Solo alla fine di questo cammino, che accresce il pathos del racconto, Jacopo è ormai
pronto a morire.
Frontespizio “Naturae clamat ab ipsa. Vox tumulo” è il motto latino con cui si apre il romanzo.
Ripreso da Thomas Gray.
Al lettore In questo appello al lettore è Lorenzo Alderani a parlare. Egli non può piangere la tomba
dell’amico Jacopo data la proibizione politica della sua tomba.
Nell’appello, Lorenzo invita il lettore a concedere il sentimento di compassione nei confronti
di quel giovane infelice da cui potrà ottenere esempio e conforto.
Le lettere
Parte 1 11 Ottobre 1797, Colli Euganei
Da ora è Jacopo a parlare. “Il sacrificio della patria nostra è consumato” indica un preciso
evento politico (Trattato di Campoformio). Qui Jacopo espone la sua condizione di esiliato
e afferma di aver lasciato Venezia per evitare le persecuzioni contro i patrioti.
Foscolo colpisce sulla morale: si tratta dei due mali dell’inerzia e dell’inattività degli italiani.
Jacopo si autocritica per aver perso ogni speranza, per non poter agire. Egli dichiara di
rassegnarsi