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CICLI FRIGORIFERI
Mentre tipicamente nelle macchine studiate si spendeva lavoro per aumentare l’energia di un sistema, in un ciclo
frigorifero invece si spende lavoro per estrarre energia da un sistema. Questo lavoro va speso perché in natura il
calore passa naturalmente da zone più energetiche a zone meno energetiche, mentre con un ciclo frigorifero
vogliamo fare l’esatto opposto.
Per far avvenire un ciclo frigorifero si spende lavoro per far avvenire una compressione.
Si confronti un ciclo frigorifero con un ciclo di Carnot. In un ciclo del genere si inizia
con una compressione isoentropica che ci porta in B, successivamente si inserisce
calore Q1 per arrivare nella zona C, con una espansione isoentropica si raccoglie un
lavoro L portandoci nella condizione D e all’ultimo si prende il calore Q2 tornando
=
nella condizione A. il rendimento di questo ciclo è pari ovviamente a .
1
Il rendimento termodinamico di qualsiasi ciclo motore è sempre minore di quello del
ciclo di Carnot che è sempre minore dell’unità.
In un ciclo frigorifero si parte andando a prendere calore
dall’ambiente freddo a temperatura costante, successivamente si
spende lavoro per una compressione che mi porti a un livello
leggermente superiore rispetto alla temperatura ambiente,
successivamente viene dissipato calore e infine si espande.
Mentre per cicli termodinamici non esiste il rendimento bensì
1
1
= =
l’efficienza . La differenza maggiore rispetto al
2
−1
1
rendimento di un ciclo motore è il fatto che l’efficienza può avere
valori superiori all’unità.
Per estrarre calore da una sorgente fredda si effettua una compressione su un fluido
frigorifero.
Si schematizzi ora uno schema di base di un ciclo frigorifero a compressione semplice.
Nello schema a sinistra si possono notare varie componenti. La zona indicata
con E è detta cella frigorifera ed è la zona in cui il fluido frigorifero assorbe
calore dall’ambiente esterno. Una volta riscaldato cambia stato diventando
vapore e viene mandato in un separatore S. Dal separatore il fluido
sottoforma di vapore passa da un compressore e viene trasformato fino a
raggiungere lo stato fisico 1. Successivamente passa da un condensatore K in
cui viene raffreddato e un sotto raffreddatore SR c che ha come compito di
verificare che tutto il fluido si sia condensato, oltre ad avere un impatto
positivo a livello energetico.
Uscito dal sotto raffreddatore con lo stato fisico 3 il fluido incontra una valvola di laminazione indicata con V. nella
valvola di laminazione il fluido viene fatto passare da una sezione molto ristretta in cui subisce una trasformazione
isoentalpica di espansione. In particolare in questa valvola si degenera l’energia di pressione sotto forma perdite per
attrito.
Per capire bene ciò che accade termodinamicamente in un ciclo frigorifero bisogna studiare il suo diagramma
termodinamico.
All’interno del separatore vi è coesistenza di fluido e liquido. Quando si
pesca vapore saturo per andare nel compressore s è inizialmente nello
stato 5, successivamente alla compressione reale si raggiunge uno stato
fisico 1. Passando dal condensatore il flusso passa all’interno della
campana all’interno del grafico subendo una isotermobarica a
temperatura con cui arriva allo stato fisico 2 e dopo essere passata
dal sottoraffreddatore raggiunge lo stato 3.
Successivamente all’essere passato dalla valvola di laminazione il fluido
raggiunge lo stato fisico 4 alla temperatura all’interno della
campana. Contemporaneamente del fluido pescato dal separatore passa nella serpentina della cella frigorifera e
subisce un cambio di stato da A a B in cui passa da liquido a vapore per poi rimescolarsi con il fluido allo stato fisico 4
all’interno del separatore.
Si facciano ora i dovuti bilanci energetici del fluido:
̇ (ℎ )
= ̇ − ℎ
(ℎ ) (ℎ )
̇ − ℎ = ̇ − ℎ
5 4 (ℎ )
̇ −ℎ
5 4
=
Conoscendo la potenza spesa in compressione come si può scrivere
l’efficienza di questo ciclo come: ̇ (ℎ ) (ℎ )
̇ − ℎ − ℎ
= = =
( )
̇ ℎ − ℎ (ℎ )
− ℎ
5 4
5 4
CICLO FRIGORIFERO A 2 LIVELLI DI PRESSIONE
Sono circuiti frigoriferi in cui la compressione del
fluido frigorifero non avviene in un unico
compressore ma viene frazionata in 2 livelli
separati da un ciclo di inter-refrigerazione. Il
motivo per cui sono stati introdotti questi impianti
Δ
è la necessità di creare maggiori per poter
limitare la dimensione degli scambiatori di calore.
Per realizzare compressioni più elevate si potrebbe
usare anche solo un unico compressore ma risulta molto più efficiente un impianto in cui la compressione viene
frazionata.
Per capire come mai frazionare la compressione aumenta l’efficienza, è
necessario visualizzare graficamente la differenza che questo sistema
introduce nel ciclo frigorifero. Si può notare come in entrambi i cicli si può
ottenere lo stesso effetto con l’unica differenza che il salto entalpico tra gli
stadi 2 e 4 è minore rispetto a quello tra 2 e 2’.
Inoltre graficamente si può notare come nel ramo a media pressione circoli
una portata di fluido necessariamente maggiore a quella che circola nel ramo a
media e bassa pressione.
Note queste relazioni si può fare il bilancio energetico sul separatore MPS
come: (ℎ ) (ℎ )
̇ − ℎ = ̇ − ℎ
2 8 3 7
La potenza frigorifera può essere inoltre scritta per il ramo a bassa pressione come:
̇ (ℎ ) (ℎ )
= ̇ − ℎ = ̇ − ℎ
1 9
La potenza spesa per la compressione nell’intero impianto sarà pari a:
(ℎ ) (ℎ )
̇ − ℎ ̇ − ℎ
4 3 2 1
= + = +
La potenza spesa per la stessa compressione in un impianto senza frazionamento della compressione è pari a:
(ℎ ) (ℎ ) (ℎ )
̇ − ℎ ̇ − ℎ ̇ − ℎ
′ ′
2 1 2 1
2 2
= + =
̇ > ̇
Considerando uguali tutti i rendimenti meccanici dei compressori, notando che , e notando che tutte le
ℎ − ℎ ≫ ℎ − ℎ
isoentalpiche sono divergenti e quindi: , si ottiene che la potenza spesa per la compressione in
′ 2 4 3
2
un impianto con compressione frazionata è sicuramente minore a quella spesa in un impianto semplice.
POMPE VOLUMETRICHE
Mentre nelle macchine dinamiche non vi è un ostacolo diretto tra la aspirazione e la portata, nel caso delle macchine
volumetriche ad ogni ciclo di movimento si elabora un determinato volume di fluido isolato. Questa quantità è
caratteristica di ogni macchina ed è chiamata cilindrata.
Nelle macchine volumetriche vi è un buon controllo della portata andando ad aumentare la frequenza dei cicli.
Le macchine volumetriche sono molto utili se si lavora con basse portate, mentre se si vogliono elaborare grandi
mandate è preferibile utilizzare le macchine dinamiche.
= ∗
La portata volumetrica sarà pari quindi a dove n corrisponde al numero di giri.
Idealmente la curva caratteristica di una macchina volumetrica è rappresentata da
una retta verticale per uno specifico regime di rotazione, poiché idealmente la portata
Δ.
Q è indipendente al
Nella realtà dato che la portata viene spinta in una mandata a pressione più elevata, si
possono verificare delle portate di fuga che vanno ovviamente a ridurre la portata
effettiva elaborata dalla macchina .
La portata effettiva sarà quindi pari a:
= ∗ −
Se la macchina è progettata bene ovviamente la portata di fuga sarà
molto bassa. Se si disegna la curva caratteristica dell’impianto reale si
nota che le portate reali ad ogni regime del motore non saranno più delle
rette indipendenti dal salto di pressione ma diminuiranno in proporzione
Δ.
all’aumento di
Definita la portata di fuga si può definire il rendimento volumetrico come:
−
= =
La potenza teorica da erogare ad una macchina volumetrica può essere scritta come:
= Δ =
La potenza reale invece sarà pari a quella ideale divisa per i rendimenti organici e idraulici ottenendo:
Δ
= =
Il rendimento volumetrico ci dice che stiamo elaborando meno fluido rispetto alla portata ideale, mentre gli altri
rendimenti quantificano le perdite per attrito.
Nonostante che dall’equazione sembri che un sia positivo, c’è da ricordare che basso vuol dire avere tante
portate di fuga, e di conseguenza si spreca lavoro sul fluido che andrà di conseguenza a ridurre anche il rendimento
idraulico .
Il fatto che questa macchina elabori dei volumi isolati indipendentemente dalla pressione in mandata porta ad un
impatto affidabilistico importante, infatti se per caso in mandata il flusso dovesse bloccarsi, la macchina volumetrica
se non vi sono rilevatori continuerebbe a funzionare tranquillamente facendo aumentare la pressione fino a quando
qualcosa si rompe.
Tipicamente quando si utilizza una macchina simile si aggiunge anche una valvola a sfera che servirà a non
raggiungere mai una pressione pericolosa.
Ci sono 2 principali tipologie di pompe volumetriche:
- Pompe rotative
- Pompe alternative
Mentre le pompe rotative hanno rendimenti volumetrici più bassi possono elaborare portate maggiori.
POMPA A PALETTE:
La pompa a palette funziona grazie ad un tamburo rotante con
all’interno degli intagli che raccolgono il fluido da un lato e lo
isoleranno fino a rilasciarlo dall’altro lato. Il rotore di questa
macchina non è circolare ma è eccentrico. Questo perme