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Traumatologia

Valgismo e varismo: rotazioni, rispettivamente, esterne ed interne. Se riferite alla porzione del ginocchio, creano scompensi nei livelli articolari superiore ed inferiore (anca e caviglia). La presenza di un “genu valgum” va a generare pressioni sul compartimento esterno tra femore e tibia, alleggerendo la parte interna, con le dovute conseguenze su legamenti e menischi.

L'osso

Breve riassunto: matrice organica (collagene), inorganica (tri-calcio fosfato) ed acqua. Le prime due, altro non sono che le componenti che fanno sì che l’osso goda delle sue caratteristiche tipiche (rigidezza e flessibilità). Fondamentalmente abbiamo l’osso compatto, particolarmente addensato, e quello spugnoso, con struttura trabecolare. Successivamente alla frattura, nella struttura ossea si distingue una consolidazione che avviene in 3 fasi (ognuna, nella sua parte iniziale, sovrappone alla successiva) :

  • Fase di infiammazione: risposta del tessuto stimolato con caratterizzazione della zona con gonfiore, calore, dolore e comparsa di callo fibroso o cartilagineo. Perdita immediata di infiammazione, andando a riferirsi ad una situazione nella quale, a causa dell’assurto di sangue, si svilupperà tessuto connettivo.
  • Fase di riparazione: definizione delle germinazioni vascolari che con grattuggiamento della cartilagine è conseguente formazione di callo, fibroso prima e osseo dopo, fornenndo stabilità alla struttura danneggiata.
  • Fase di rimodellamento: quanto più sarà giovane il soggetto, maggiore sarà la sua capacità di rimodellarsi.

La legge di Wolf dice che il tessuto non sottoposto a stress viene riassorbito. Ciò è correlato con la fase di rimodellamento della frattura, che è lunga e non deve essere forzata contro le regole biologiche della natura; può avvenire così bene in età giovane da cancellare le tracce della frattura.

Le patologie di ossa e cartilagine

Una frattura è l’interruzione della continuità di un osso. Può essere di origine traumatica (impatto), patologica (osteoporosi) o chirurgica. La differenza di composizione del tessuto osseo da differenti livelli (osso corticale, spongioso) è necessaria per ovviare alle differenti necessità. Le strutture vascolari e neurologiche sono tutte contenute nell’esterno e poi eluse dall’ostruzione, il che implicava il vascolarizzato. Oltre che in queste zone, anche l’interno delle ossa sono vascolarizzate. Le cellule direttamente interessate nella significazione organogenica sono lo stesso osso e tutte le inferenze e vascolarizzazioni:

  • osteociti: cellule definitive che non si divideranno più
  • osteoclasti: rimodellamento osseo e distrettuale
  • osteoblasti: trasformano la cartilagine in osso

Secondo il punto di rottura, ci saranno diverse conseguenze sulla mobilità

Tra le complicanze, vanno ricordati lo shock emorragico, l'embolia adiposa, la tromboembolia.

Le cartilagini

Diversi sono i tipi di cartilagine, ma quelle che vanno ad interessarsi sono le cartilagini articolari e i menischi. L’osso trabecolare normalmente, si appoggia su una rima di osso corticale, a sua volta in continuità con cartilagine che poggerà sui menischi. Tutti i tessuti vengono nutriti dalla loro capillarizzazione. La cartilagine viene nutrita in maniera differente poiché non presenta vascolarizzazione. Andando ad incidere delle cartilagini, questo non sanguinerà. Perché essa vada a nutrirsi, la cartilagine sfrutta una micro circolo di tipo linfatico soprattutto nella parte penetrante nella zona dell’assorbimento di sostanze provenienti coloso con usura in continua. La diffusione non ha lo stesso valore di un affusso diretto di sangue, e per quest motivo, viene spiegato il perché il raggiunto di questo tessuto richiederà tempi molto più lunghi. L’uso di integratori sfrutta il glicano e nella sua caso gli questi possiamo essere veicolati dal sangue (acido, vitamine A ed esempio). Nella scelta di integratori, di tipo cartilagineo (collageni, proteoglicani), questi faranno una notevole fatica a raggiungere il punto di bersaglio. Andare a preservare la cartilagine, significa mantenere un’ottima efficienza di tutte le strutture ossee che comportano nello sforzo il valore e consumo delle cartilagini. Il liquido sinoviale serve appunto per ridurre al minimo gli attriti.

Una rotura nella cartilagine (interruzione della continuità del tessuto cartilagineo) può produrre una disgregazione, una assottigliamento della superficie cartilaginea. La lesioni cartilaginee possono essere catalogate sia in base alla profondità del danno che in percorsi di 4 gradi (vanno da una “semplice” usura ad una mancanza in completa dell’articolazione di soppressione dell’osso sottostante).

La genesi delle patologie osteoratotica, può essere di primo grado (determinata da una condizione fisiologica come nel caso di età, obesità...) o di secondo grado (danni i fattori provocano con segni). La diagnosi prevede il ricorrere l'andamento della scomparsa di estensione del menisco (infiammazione, rigidità, presenza o meno di un versamento), provvedere ad un esame fisico (manualità), confermare ipotetico aderenze, presenza di segni secondor come crepitio articolare) e poi un esame medico (radiografia). L’osteortasi porterà alla riduzione delle cartilagini, all’ispessimento ed indurimento dell’osso nella zona interessata e alla formazione di porzioni ossee per compensare le nuove necessità funzionali.

Tipiche localizzazioni dell’insorgere di osteoartrosi sono soprattutto quelle sottoposte a carico (anca e ginocchio molto comuni). Altro punto interessato è nell’articolazione della mano che, anche senza essere sottoposta a grandi carichi, presenta una forte componente di taglio per le forze che si applicano a questa porzione. Nel caso in cui la comparsa di questa condizione sia data dall’obesità del soggetto, la riduzione del peso del paziente, porterà ad un ottimo miglioramento del problema, andando a ridurre i carichi che gravano sulle articolazioni in questione. In soggetti anziani la risoluzione sarà più complicata, a causa del fatto che l’usura anatomica sarà determinata dai deficit dell’organismo ed ovviare agli sforzi quotidiani.

L’articolazione della spalla

È un’articolazione “ball and socket” (palla e coppa), con una cavità glenoidea molto piccola rispetto alla dimensione della testa omerale. È l’articolazione più mobile, e per questo motivo, la stabilità viene messa in secondo piano rispetto al grado di manovrabilità ottenibile.

Quando si analizza questa articolazione, vi è sia a pari da un articolatura complessa. Ne prendono parte omero, scapola, clavicola e sterno, che vengono implicati ad ogni genere di movimento e dubbie alterazioni di braccio. Molto spesso, da un punto di vista prettamente anatomico, tale articolazione si apre con un medico con una lesione non confermata e quindi solo analizzata per data di svolgimento da parte del medico, che effettuerà tutti i controlli, per constatare essenzialmente l’eventuale presenza di una immobilizzazione non realizzata in modo inequivocabile. Per questo motivo l’analisi dell’evoluzione del genere lascia spazio ad innumerevoli possibilità alle possibili alterazioni di tutti i sintomi, che portano a stimare sempre lesioni più probabili.

Partendo dalle strutture più profonde, l’unico freno meccanico di tipo osseo è dato dai processi acromiali (nelle loro migliori proiezioni spaziali, non presentano nessuna struttura “solida” di contenimento); la cavità glenoidea è molto più piccola di quella omerale. Più indietro nel tempo, come un’articolazione femmina, si occupa il labbro glenoideo, il cercine, catalogato come menisco, la cui presenza genera una pressione negativa interna dell’articolazione che favorisce la coesione dei due fronti ossei. Con esso, la borsa contenitiva viene affiancata da tutte le strutture legamentose che si adoperano, per andare a contenere passivamente l’articolazione.

Questa componente permette alla spalla di ottenere una notevolissima mobilità.

A compresa struttura della spalla, è avvolta da uno stabilizzatore muscolare attivo, che si adopera a mantenere centrata la testa omerale nella sua cavità.

Superficialmente ad essa, si trova il deltoide (che non ne fa parte) al di sotto del quale si trovano il sovraspinoso (con funzione principale di abduzione), il sottospinoso (con funzione di extrarotazione), il piccolo rotondo (anch’esso extrarotatore e adduttore) ed il sottoscapolare (come ruotatore). Tutti e 4 i muscoli, portano la testa omerale a svolgere la propria funzione verso l’alto. Se non vi fossero questi tendini, l’instabilità sarebbe continua e la situazione di “impingement” dovuta ad altri fattori (basta il solo movimento di rotazione esterna del braccio, mentre stando diritti davanti alla muscolatura del della cuffia, ne causa l’attrito e ne permette il sollevamento).

Con il ruolo di “attivare” il braccio e permetterne la rotazione viene data dal muscolo del bicipite brachiale. Anatomicamente “non conta” nulla di relativo alla semplice ovvietà del problema di attivazione meccanica, ma andando ad inserirsi in prossimità della cuffia, ne condiziona l’azione contenitiva.

In base alla condizione muscolare, il condizionamento è maggiore o minore. Questo presidia misure compensative, che prevedono la variabilità e la gradita mobilità nel filtro temporale di attività sportiva con possibili interventi di attività dinamica con il corretto monitoraggio spazio temporale.

I legamenti

Le strutture legamentose che si trovano in questa regione dell’articolare sono innumerevoli. I primi che si vanno ad incontrare sono il coraco acromiali, che formano un "tetto" superioremente alla spalla. Vanno spesso in contro a calcificazione. Al di sotto del coraco acromiali, è posto il coraco omerale: legamento di rinforzo assieme ai legamenti gleno omerali. Questi 3 (superiore, medio e inferiore, che di cui l'inferiore è fondamentalmente il più importante per fini stabilizzativi), vanno a svolgere un’azione contenitiva della capsula articolare.

Le lesioni

Andando a parlare di inserioni bicipitali, traumi possono riguardare una rottura dei due tendini di inserzione. Le lesioni a carico dell’inserzione vengono chiamate lesioni SLAP (Superior Labrum Anterior and Posterior) con 4 gradi di danno con la lacerazione di sindetici. Per essere una lesione SLAP, deve essere interessato il campo lungo o il labbro glenoideo a cavallo della lesione: si va quindi a parlare di una specifica lesione superiore, interessata posteriormente e capace del scoglio del bicipite. Attorno agli anni '70, le lesioni di questo genere venivano fondamentalmente descritte come periartrite scapolo omerale, definizione generica e aspecifica, spesso causon da artrrosi (patologia a carico di mascella).

La classificazione tradizionale di SLAP, va a definire una patologia derivante dal lungo capo del bicipite brachiale (del capo brachio o bicipitale). A livello sportivo, può evolvere in movimenti di slancio (gesti distale verso head), con il compito di aiutare a dare all’articolazione scapolo omerale, una maggiore lordosi o sdegervità, riduzione tra osso ruotante con adduzione. Dalla scoperta dei SLAP, ancve benni traumaticaimpi, negarti successi, boccapadimenti. La risoluzione della sindrome di SLAP tuttavia, è di un relativo supporto correttivo per non divenire anche solo troppo specifici e atti a risolverla la assenza di dolore nel palage miante.

Quando parliamo di instabilità della spalla, l'origine può essere di tipo traumatico o atraumatico. La spalla, in materia traumatica, manifesta un fenomeno in senso anteriore generando una lussazione. La condizione atraumatica, si genera in seguito a microtraumi ripetuti. La classificazione di instabilità viene definita in base alle direzioni (che non vi può verosimilmente superiormente per la presenza dell’acromioni), in base alla classificazione di LITCHE et CORDARI, dai traumi in due situazioni di base:

  • TUBS: (Traumatic Unilateral dislocations with a Bankart lesion requiring Surgery) traumatiche, trattane con chirurgia
  • AMBRI: (Atraumatic Multidirectional/Bilateral Rehabilitation Inferior capsular shift) atraumatiche

Quando si verifica una lussazione scapolo omerale, possono insorgere dire e conseguentemente:

  • Lesione a livello glenoideo: se la testa dell’omero si sposta anteriormente (lesione di Bankart), in cui si riduce in maniera significativa la stabilità gleno omerale. C’è un 90% di probabilità che si vada a verificare una nuova lussazione. Omero che presenta lesioni a carico da ostacolizazze, in cui le spalle vanno a subire lussarsi senza genere in base a Bankhart per evitare opeaching. Le lesione di Bankart può riferirsi al cercine (l’osso consumo nel tempo) e il cercine (opera più volte o si va a produrre un’attrito con la scapola).
  • Lesione a livello osseo: le compensazioni della test dell’omero, causa una frattura della testa del cistelles (lesione dell'as Hill-Sachs).

Acesso di lussazione, il paziente si presenta con braccio addotto, con “spalla calante”. Fondamentalmente è l’eseguire su esame radiografico PRIMA di qualunque operazionedi riduzione (ripostionamento) della struttura.

Parlando di instabilità, oltre al caso di cui abbiamo discusso riguardante la lussazione, ci sono casi meno frequenti di sublussazione acromion clavicolare, che èvàtipicamente a verificararsi in casi di trauma d’impatto diretto (caduta dalla bicicletta).

La caduta a terra per indii, è un protezione ancora vive verso lo sterno. Rockwood ha classificato queste lesioni in 6 dismplucate: le lesioni subafttasi, non ale rviluchia, in base allospotamento del margem della clavicola rispetto al aciametico. Ci sono 6 tipi di lesioni di cui la sesta è la più grave in cui la clavicola va a porsi al di sotto del processo coracoideo.

Sindrome di Impingement

Dettagli
A.A. 2020-2021
11 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-EDF/01 Metodi e didattiche delle attività motorie

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alberto.carcione di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Biomeccanica e traumatologia dell'attività motoria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Roma "Foro Italico" o del prof Margheritini Fabrizio.