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Queste 3 vie (talvolta diverse o complementari) possono portare alla formazione di uno
stesso metabolita che pero origina da composti diversi, come per esempio l’acido
benzoico che origina dai 3 meccanismi diversi sia il toluene sia l’acido cinnamomo
portano all’acido benzoico.
I metaboliti possono essere in comune anche tra sostanze diverse, ma tutto dipenderà da
quale via verrà usata e avranno pero tutte lo stesso profilo di tossicità.
citocromi P450 (CYP450)
I sono una famiglia di enzimi ad ossidasi mista, che devono il
loro nome ad un gioco chimico che riguarda la forma ridotta del citocromo che ha il Fe2+
quando lega CO e dà un picco di assorbimento di 450 nanometri e la P sta per lunghezza
d’onda di 450 nm.
Il nome è indicato da CYP seguito dal numero che indica la famiglia di appartenenza,
successivamente viene indicata la sottofamiglia con una lettera e infine un ultimo numero
che identifica il gene che codifica per quel citocromo, ad esempio CYP3A4 è la più
utilizzata via dei farmaci perché rappresenta i maggior citocromo presente nel fegato.
Altri sistemi importanti per il metabolismo sono le esterasi, l’alcol deidrogenasi e l’aldeide
deidrogenasi, le monoammineossidasi e le xantineossidasi queste sono le vie più
comunemente utilizzate.
La via metabolica e quindi la tipologia di danno e tossicità da xenobiotico è prevedibile
caratteristiche dello xenobiotico, sostanze di natura acida
sulla base delle tendono a
dare tossicità epatica perché tendenzialmente vengono metabolizzate in composti che
presentano acido glucoronico all’interno (reazione di coniugazione) oppure in composti
acetilati e in tutti e due i casi si formano composti con gruppi reattivi come il gruppo
tiolico che è in grado di reagire con le proteine già presenti nel fegato e dare perciò
tossicità prettamente epatica.
sostanze neutre o basiche
In caso di queste tenderanno a seguire o la via dei citocromi
e quindi originare dei composti elettrofili o dei radicali liberi in grado di indurre tossicità
epatica o di inattivare il sistema microsomiale, oppure in alternativa potranno andare
incontro a processi di perossidazione che porterà alla formazione di radicali liberi in
genere alla base di displasie ematiche quindi una tossicità prettamente ematica. 12 di 25
Paracetamolo
Esempio di tossicità epatica è il paracetamolo che può causare effetti tossici che sono
dose dipendenti.
Se vengono superati i 4 grammi al giorno di paracetamolo in un adulto si è a rischio di
effetti tossici, la tossicità nasce dal suo metabolismo, infatti nel 30% dei casi questo è
trasformato nel suo solfato e nel 55-60% dei casi viene invece trasformato nel
glucoronide. via del citocromo P450
In più il paracetamolo segue la in cui si forma il composto che si
chiama N-acetilparabenzochinonimmina (NAPQI), questo viene coniugato al glutatione
per facilitarne l’eliminazione.
Un primo elemento di tossicità è dato dall’intermedio radicale libero che porta alla
formazione di NAPQI, questo radicale libero è in grado di indurre un danno renale, per
evitare si ha la detossificazione del radicale con formazione e coniugazione con il
glutatione.
Se si è in presenza di dosi normali il GSH (glutatione ridotto) basta e si coniuga e infine
viene poi riciclato, ma se invece la quantità di paracetamolo è elevata il GSH non basta
più per detossificare perché non ci sarà abbastanza GSH per rimuovere tutto l’addotto
tossico, perciò rimarrà NAPQI in grado di legarsi a livello epatico con proteine e dare
necrosi a livello epatico.
Il problema della tossicità da paracetamolo è che può anche verificarsi un’acidosi
metabolica perché il GSH è in grado di indurre un feedback negativo per ridurre la
produzione endogena di GSH quando questo è presente in quantità sufficiente. In caso di
sovraddosaggio di paracetamolo il GSH formato va a legarsi al metabolita del
paracetamolo e quindi non raggiungerò mai una dose soglia che blocca con feedback
negativo la produzione di GSH, perciò si avrà una produzione continua e l formazione
anche di altri derivati tra cui la 5-ossoprolina che causa l’acidosi metabolica. Per cui se
non ho il feedback negativo non posso fermare i livelli di 5-ossoprolina che darà l’acidosi.
L’N-acetilcisteina è l’antidoto che viene usato per un’intossicazione da paracetamolo, ma
per funzionare deve essere somministrato entro 10 ore dalla situazione di overdose. L’N-
acetilcisteina viene deacetilata in cisteina che è quindi in grado di reagire con il
glutammato, il complesso gluttammato-cisteina reagisce con la glicina formando GSH
che aumenta di livello e sarà così in grado di detossificare il paracetamolo in eccesso e si
instaurerà nuovamente il feedback negativo che andrà a bloccare la situazione di acidosi.
Etanolo 13 di 25
L’etanolo è un esempio di metabolita tossico.
Subisce metabolismo epatico nei primi secondi attraverso l’alcol-deidrogenasi che
permette la formazione di acetaldeide che verrà poi detossificata. L’acetaldeide si forma
anche attraverso il metabolismo microsomiale ad opera dell’isoforma CYP2E1 e ad opera
delle catalasi.
Tutto ciò che non verrà ossidato, verrà poi escreto per via polmonare. Il rapporto tra alcol
polmonare e alcol ematico è di 1:2100, quindi il fiato alcolico è conseguenza di livelli
ematici molto più alti.
Ci sono 3 enzimi che partecipano al metabolismo dell’etanolo:
1) l’alcol-deidrogenasi presente nel citosol della cellula
CYP2E1
2) il presente nei microsomi
catalasi
3) la presente in organelli cellulari che sono i perossisomi
L’acetaldeide è il metabolita tossico, questo è normalmente trasportato nei mitocondri
dove viene trasformato in acido acetico ad opera di aldeide-deidrogenasi.
I soggetti astemi hanno un deficit di questo enzima, per cui venendo a mancare sono
suscettibili già a basse dosi di acetaldeide e quindi di etanolo.
Se esaurisco l’attività della deidrogenasi dovuto ad una eccessiva dose di alcol si
manifesteranno effetti tossici che saranno dose dipendenti.
Dosi più elevate corrisponderanno a effetti tossici più gravi che potranno culminare con il
come e la morte.
A basse dosi le modificazioni saranno prevalentemente comportamentali, aumenteranno
le probabilità di causare incidenti dovuti a una diminuzione dei riflessi fino ad arrivare a
uno stato soporifero.
acuta alcolica
L’intossicazione si verifica quando nel sangue si ha una concentrazione
100 mg/dL,
di ciò che si manifesta è inizialmente neuro-eccitazione con uno stato
euforico che porta ad agitazione psico-motoria che in caso di dosi elevate può arrivare a
causare convulsioni e psicosi acuta, segue poi una fase di neuro-depressione,
sintomatologia evidente è la difficoltà di coordinazione e nei casi più gravi si arriva allo
stato soporifero, coma e morte per depressione respiratoria.
Accanto a questi effetti c’è anche un quadro vascolare dove si manifesta vasodilatazione
(ad esempio rossore in volto), a livello cardiaco si verifica inotropismo negativo e si
possono verificare aritmie. Gli effetti dipendono in parte all’alcol etilico che è in grado di
ridurre l’ampiezza della contrazione, diminuisce la sensibilità al calcio, diminuisce il
potenziale d’azione e in parte al metabolita tossico acetaldeide che anch’essa riduce
l’ampiezza della contrazione e in più va a inibire la concentrazione di calcio intracellulare e
blocca i canali del calcio di tipo L. Quindi in totale si ha il blocco della concentrazione di
calcio che è fondamentale per la contrazione, e da qui nasce l’inotropismo negativo.
Altri effetti sono l’acidosi, l’ipoglicemia, l’ipotermia e l’accumulo di acetaldeide a livello
epatico.
La Legge prescrive il limite per l’assunzione di alcol fissato a 0,5 g/L per potersi mettere
alla guida e inoltre vengono descritte le varie compromissioni per ogni stato.
Nel momento in cui assumo alcol avrò un picco alcolemico 35-40 minuti dopo
l’assunzione e non si rileva più alcolemia dopo 4-6 ore.
Questa curva cambia però in base alla dose (diluizione tasso alcolico) ad esempio
bevendo birra la curva si sposterà raggiungendo livelli inferiori, ma il tempo per
l’eliminazione sarà sempre lo stesso, anche se l’assunzione di alcol avviene durante il
pasto la curva raggiungere livelli ancora inferiori e ancora più basso sarà se il pasto è
ricco di glucidi. Questo spiega il motivo per cui le tabelle sono suddivise tra stomaco
pieno e stomaco vuoto, inoltre il metabolismo nelle donne è ridotto per cui si avranno
valori diversi anche tra uomo e donna e spiega anche perché le donne manifestano gli
effetti dell’alcol prima rispetto agli uomini. Le tabelle sono anche divise per peso corporeo
14 di 25
perché il tasso alcolemico è rapportato al peso, normalmente un soggetto con peso
corporeo maggiore riesce a sopportare meglio dosi maggiori di alcol.
Inoltre non tutti gli alcolici hanno lo stesso livello alcolemico ad esempio una birra da 33
equivale a 40 cL di superalcolico e a 125 cL di vino.
Gli effetti farmacologici dell’etanolo sul sistema vascolare per dosaggi fino a 0,2 g/L di
alcolemia sono fondamentalmente arrossamento cutaneo dovuto alla vasodilatazione che
causa una dispersione di calore e sfata cosi il mito del detto “bevi che ti scaldi”, perché la
vasodilatazione provoca una perdita di calore corporeo e infatti la morte bianca è
accelerata dall’alcol. Basse dosi non interferiscono sulla pressione arteriosa e sulla gittata
cardiaca che rimangono uguali e inoltre si ha un effetto benefico con aumentati livelli di
HDL a discapito di LDL avendo un effetto positivo sull’eliminazione delle malattie cardiaco
coronariche.
Se le dosi però si alzano a 1/1,5 g/L si va verso la depressione cardio-vascolare e al
rischio di coma etilico e quindi verso un’intossicazione acuta.
Sul sistema muscolare dosi basse inferiori a 0,2 g/L riducono il senso di fatica, ma
aumentando i dosaggi e assumendolo in forma cronica a dosaggi maggiori di 0,5 si va a
causare una riduzione del lavoro muscolare perché si sta compromettendo l’attività
metabolica a livello dei mitocondri e si possono quindi verificare miopatie scheletriche e
se viene effettuata un’elettromiografia questa risulterà con valori alterati.
Il discorso della temperatura corporea