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SOSTANZE D’ABUSO

Una sostanza d’abuso viene anche spesso genericamente chiamata con il termine droga

(non corretto perché il termine indicherebbe il farmaco nel linguaggio scientifico).

sostanza d’abuso

Una è una sostanza chimica, naturale o artificiale, che è in grado di

modificare l’attività mentale e la psiche dell’essere umano e che può portare alla

dipendenza. principio del

Le parole chiave alla base del consumo delle sostanze d’abuso sono il

piacere, tolleranza, compulsione.

la l’astinenza e la

Le ultime tre parole descrivono i principi della dipendenza fisica e psichica che sono alla

base del fenomeno dell’abuso, quindi dipendenza che può essere sia fisica che psichica

e determinano il bisogno incontrollato di assumere la sostanza eventualmente

procurandosela con ogni mezzo, implicano quindi anche un diverso comportamento

sociale.

sindrome da astinenza

La comprende i sintomi dovuti agli effetti negativi che si

manifestano in seguito alla brusca interruzione dell’assunzione della sostanza, questa può

avvenire non solo in seguito a sostanze d’abuso ma anche in seguito all’assunzione di

alcuni farmaci, come ad esempio gli anti-ipertensivi beta-bloccanti che causano una

sindrome da astinenza per cui dovranno essere sospesi lentamente e in maniera

progressiva, la sindrome sarà l’effetto sulla capacita di regolazione pressoria

dell’organismo.

tolleranza

La è la perdita di efficacia nel tempo, per cui sarà necessaria un aumento del

dosaggio della sostanza per ottenere lo stesso effetto.

Ad esempio la morfina che è una sostanza d’abuso, ma si può avere anche con farmaci

senza dipendenza come la nitroglicerina che viene usata nei trattamenti per l’angina

pectoris che nel tempo crea tolleranza perciò è necessario cambiare i dosaggi.

dipendenza fisica,

L’astinenza è necessaria per definire la non si ha la possibilità di

diagnosticare la dipendenza fisica senza che si manifesti astinenza, si potrebbe solo

dipendenza psichica.

definire la

In caso di dipendenza fisica si hanno modificazioni a livello cellulare e molecolare di

rilascio di neurotrasmettitori che in un soggetto sano non si riescono a cogliere.

tolleranza

La si può andare a diagnosticare andando a valutare la quantità di dose in

grado di indurre un effetto e come questo varia nel tempo, se si ha tolleranza la curva

dose-risposta si sposterà verso destra.

La tolleranza si manifesta con un uso cronico della sostanza, e la tolleranza può essere

spontanea e in questo caso si instaurerà al primo contatto con la sostanza il tutto su

base genetica quindi sesso, età e stile di vita, diete, patologie che possono alterare la

risposta al farmaco o alla sostanza d’abuso.

acquisita acuta

La tolleranza può invece essere e può anche essere quindi insorge in

tachifilassi

brevissimo tempo (tachifilassi più che tolleranza) e sostanza che danno sono

gli oppioidi, ma anche i barbiturici.

tolleranza acquisita cronica

Tutti gli altri casi sono tramite esposizione prolungata nel

tempo e in genere ad alte dosi, mentre la tachifilassi insorge già a basse dosi. La

necessità di alte dosi per la tolleranza cronica è dovuta a meccanismi su base

farmacodinamica o farmacometabolica su cui si basa questa tolleranza, mentre per

l’acuta sarà un meccanismo di internealizzazione. 1 di 14

tolleranza crociata

La si manifesta quando si instaura tolleranza per più sostanze come

per esempio si può avere con un consumo cronico di LSD per cui si instaurerà tolleranza

anche per la psilocibina.

tolleranza inversa

C’è anche il caso di come nel caso della cocaina e vorrà dire che

anziché diminuire la risposta, se ne avrà un aumento per cui la cocaina nel tempo

aumenta la sua efficacia a causa dell’ipersensibilità dei recettori.

Tolleranza dipendenza fisica dipendenza psichica

e contribuiscono nel determinare la

Addiction,

che è un modo non letterale per definire il termine in cui si ha la ricerca

compulsiva della sostanza alla fine di ottenere il piacere grazie ai circuiti del piacere e di

ridurre il disagio psicologico e sociale avvertito dal soggetto.

craving

Alla base della dipendenza psichica c’è il (bramosia irrefrenabile) che è

responsabile del comportamento asociale del dipendente che ricercherà la sostanza

continuamente, e che è responsabile delle ricadute che porteranno verso il

comportamento di dipendenza.

tolleranza

La è prevedibile perché se si conosce la farmacodinamica della sostanza si sa

già a priori quali meccanismi potrà innescare e inoltre si può condurre uno studio e

determinare l’esatta dose e il tempo in cui si manifesterà la tolleranza.

dipendenza fisica

La anche è un concetto prevedibile, la si può già osservare in animali

da esperimento perché si può osservare l’astinenza.

dipendenza psichica

Non si può invece prevedere la perché questo è un evento

complesso e variabile da soggetto a soggetto e sul quale influiscono vari fattori esterni

indipendenti dalla dose del trattamento o dalla sua durata. Per cui non si è mai in grado di

stabilire la dose o la durata del trattamento in grado di indurre dipendenza psichica.

Meglio si è in grado di prevedere l’insorgenza di dipendenza e tolleranza, meglio si saprà

gestire la terapia.

L’esempio più classico è dato dall’uso di oppioidi, tra gli errori più comuni è il fatto che

viene riportato che la dipendenza psichica sia uguale alla tolleranza che sono in realtà

due concetti diversi e che se associati portano alla riduzione della prescrizione di oppio di

in pazienti che ne avrebbero bisogno.

Altra idea sbagliata è che il comportamento di dipendenza psichica sia associato ai

comportamenti negativi della città. Altro punto fondamentale è dato dal presupposto che

solo alcuni pazienti sono suscettibili alla dipendenza psichica per cui soggetti più deboli

saranno a rischio di dipendenza psichica, e in realtà una certa predisposizione esiste ma

non è così stringente e vera.

In realtà i fattori di rischio per la dipendenza psichica sono pochi, molto maggiori sono

quelli per il sovradossaggio.

Ad esempio l’assunzione di soluzioni a basso dosaggio non sono a rischio di dipendenza,

il rischio di dipendenza è associato a predisposizione genetica, stato depressivo pre-

esistente, abuso di altre sostanze incluso l’alcool pre-esistenti.

in adolescenza,

Altro punto chiave tra i fattori di rischio è l’uso è stato infatti dimostrato

che il momento di sviluppo della corteccia frontale è fondamentale per l’instaurarsi di

dipendenza psichica e lo sviluppo si completa a 25 anni, per cui un soggetto sopra a

questa età correrà un minor rischio di sviluppare dipendenza psichica, invece soggetti

che hanno assunto una sostanza d’abuso prima di questa età possono avere un più alto

rischio di sviluppare la dipendenza perché il cervello non è ancora completamente

sviluppato e quindi subirà delle influenze, della variazioni dello sviluppo che potranno 2 di 14

sfociare nell’atteggiamento di dipendenza, per ridurre questo rischio viene attentamente

valutato l’uso di oppio di in adolescenza per evitare variazioni nel S.N.C..

E’ un problema che è in realtà un problema sociale grosso perché tra gli oppio di c’è il

destrometofano che è il principio attivo dello sciroppo sedativo Bronchenolo, che è un

farmaco da banco per la tosse, il quale alle dosi consigliate non ha effetti, ma in caso di

abuso si hanno effetti allucinogeni con l’attivazione della via del piacere e si può creare

dipendenza, era scattato l’allarme negli U.S.A.. di oppioidi in caso di

Un altro grosso punto grigio è dato dal fatto che l’assunzione

dolore non si sviluppa la dipendenza perché ci sono meccanismi innescati dalla

patologia dolorifica che riducono il rischio di dipendenza psichica, ma è anche vero che

se un paziente soffre di dolore cronico e con l’assunzione di oppioidi prova sollievo si

verifica l’associazione che gli oppioidi facciano bene ed è anche questa una forma di

dipendenza.

Non si è però a rischio di abuso perché da degli studi si è visto che la percentuale di

abuso in pazienti affetti da dolore cronico trattati con oppioidi rispetto ad altri analgesici è

solo il 3,27% su oltre 2000 pazienti e la percentuale è dettata da soggetti con già alle

spalle storie di abuso verso altre sostanze, per cui solo lo 0,19% dei soggetti naive va

incontro a questo abuso ed è stata trovata una giustificazione scientifica usando modelli

di dolore neuropatico, un sistema è quello di effettuare una legatura del nervo sciatico

(interrompo la trasmissione nervosa) che causa dolore e su animali da esperimenti si è

andati a valutare il comportamento eventuale di addiction della morfina rispetto agli

animali senza legatura e si è visto che gli animali con dolore cronico cercano meno la

morfina rispetto a quelli senza dolore e questo va a indicare che c’è una mancata

attivazione dei circuiti del piacere che fanno sì che gli animali o gli uomini provino

gradimento dall’assunzione della sostanza, vi è un ridotto rilascio di dopamina perché

durante il dolore cronico come la neuropatia, la risposta fisiologica adattiva attiva il

sistema endogeno degli oppioidi e le beta-endorfine nella terminazione vanno a legare i

recettori post-sinaptici e in seguito al legame il recettore viene internealizzato quindi si

avrà una desensibilizzazione del sistema oppioidergico, ci sono meno recettori che

possono indurre il rilascio di dopamina quindi ci sarà un minore rilascio di dopamina.

La dopamina è l’ammina del piacere e oltre al meccanismo di desensitizzazione

recettoriale esiste un altro meccanismo di inibizione del rilascio di dopamina, esistono

infatti anche i recettori k.

recettori k

I per gli oppioidi sono situati sul neurone dopaminergico e la loro attivazione

riduce il rilascio di dopamina andando a controbilanciare gli effetti indotti dall’attivazione

recettori u

dei che stimolano il rilascio di dopamina.

Se si vanno ad attivare i recettori k si ha la riduzione di dopamina e la riduzione del

piacere indotto dall’oppioide.

Durante un dolore cronico come quello neuropatico si ha un aumento del rilascio di tutti

gli oppioidi endogeni compresa la

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A.A. 2018-2019
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SSD Scienze biologiche BIO/14 Farmacologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher checco196 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tossicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Rosa Arianna Carolina.