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DEBOLEZZE DELLA MATERIA CHE STUDIAMO
1. Istituzioni preferire la delega ai media e rinunciare alla relazione diretta
(rifugiarsi nel segreto o nel silenzio)
2. Politica non rispettare l’autonomia degli apparati pubblici e imporre la propria
voce per ragioni di “visibilità” (attivando così forme di propaganda).
3. Cittadini non distinguere tra capaci e incapaci facendo “qualunquismo”.
4. Media selezionare le notizie più patologiche che fisiologiche.
5. Imprese credere più nel lobbismo che nella buona informazione pubblica.
Lezione 3 (mercoledì 12 ottobre 2016)
COSA EREDITIAMO DAL PASSATO
In generale:
1. Storia (materiali/geopolitici/demografici)
Eventi
2. Politica Potere/Democrazia
3. Economia Interessi, Lavoro, Reddito, Consumi
4. Sociologia dinamiche collettive, identità, appartenenze, bisogni
5. Antropologia Costumi/Civismo (rituali, ragioni di nascite, morti, matrimoni)
6. Diritto Regole (locali, nazionali, europee, globali)
La comunicazione esiste da migliaia di anni, soprattutto presso Greci e Romani, ma a
inizio ‘900 è divenuta disciplina accademica; interessava molto a matematici e
cibernetici, che dovevano spiegare cose complesse. Poi ha interessato molto sociologi,
giuristi ed economisti. È infine stata scelta dalla tecnologia, e quindi coinvolge
ingegneria ecc…
Le discipline molto radicate come ingegneria, sociologia ecc… tenevano in mano la
comunicazione. I sociologi pensavano di essere ciò che valeva di più nello studio delle
scienze della comunicazione; ma anche tecnologi e giuristi volevano che il loro campo
fosse parte del corso di laurea. Nel 1990 Umberto Eco e il nostro prof di TTCP volevano
che la disciplina si emancipasse da queste origini, e acquisisse valore proprio.
La sperimentazione di questo corso di laurea partì con un’organizzazione particolare,
sviluppando le scienze della comunicazione su tutto il territorio italiano. In questi 26
anni non si è ancora del tutto formata un’autonomia disciplinare nei CdL di Scienze
della comunicazione. Nella comunicazione lavorano economi, giuristi, ingegneri…
personalità diverse, non solo comunicatori. Quando la comunicazione diventerà
disciplina autonoma dai suoi padri fondatori? Si spera molto presto, e ciò potrebbe
avvenire grazie alla IULM. 7
Quando nel nostro piccolo area comunicativa) parliamo di comunicazione dobbiamo
tener conto di:
a. Massmediologia: ruolo dei media e dell’Agenda setting.
b. Tecnologia: velocità, produzione e distribuzione.
c. Semiologia: paradigmi, codici, segni ed icone.
d. Comunicazione narrativa: fidelizzazione ed attrattività (storytelling).
INTRECCIO DELLE AREE DI COMPETENZA:
- Comunicazione politica: Appartenenza, Competizione valoriale ed elettorale,
Governo e legislazione, Consenso.
- Comunicazione istituzionale: Attuazione normativa, Funzioni regolatorie e di
giustizia, Organizzazione dei servizi, Consenso.
- Comunicazione sociale: Advocacy (diritti), Competizione valoriale,
Organizzazione dei servizi (sussidiarietà), Consenso.
PROSPETTIVE DELLA MATERIA
- Aspetti consolidati:
- Accesso (comunicare facilmente).
- Segnaletica (orientare).
- Campagne di scopo.
- Aspetti poco consolidati:
- Open data (sviluppare i dati pubblici, in Italia li sfruttiamo al 5% delle
potenzialità).
- Chiarificazione e semplificazione normativa.
- Trasparenza (non dare racconti opachi delle proprie azioni, per farlo sono
necessarie cultura e coraggio di chiedere “spiegati meglio” da parte della
popolazione).
- Crisi ed emergenza.
- Branding.
- Cittadinanza attiva.
- Aspetti da sviluppare:
- Dibattito pubblico (pochi luoghi per parlare, ignoranza che dilaga).
- Public Diplomacy (se invado un paese, come lo spiego a quei cittadini?).
LE EREDITÀ DEL ‘900 E QUELLE ANTECEDENTI
Gli Stati vivono con opposizioni da sempre: parlare/tacere, servire/manipolare,
magnificare/disprezzare, spiegare/omettere, dire la verità/dire le bugie.
Il mondo è complesso e ambiguo, doppio, studiamo all’università per imparare a
distinguere; il 90% dell’opinione pubblica non sa distinguere, ed è facilmente
manipolabile.
IL PENSIERO GRECO della Polis, filosofi interessati al pubblico, contributi
Cultura
enormi.
PENSIERO ROMANO romana. Discorsi sull’ascolto…
Pax
CHIESA E COMUNICAZIONE Chiesa è la più grande impresa di comunicazione del
La
mondo, come tutte le religioni. Le Chiese erano una straordinaria televisione; per
2.000 anni ha avuto un grandissimo potere. Predicazione, vangeli… controllo delle
masse. 8
IL MEDIOEVO E LA FIGURA DELL’ARALDO legge il proclama del suo signore
L’araldo
in piazza.
IL RINASCIMENTO E LE INVENZIONI PER LE COMUNICAZIONI DI MASSAI nuovi signori
di Siena pagano Lorenzetti per fare un affresco e comunicare che loro sono il buon
governo mentre il precedente era cattivo. Da quando esiste il potere, la comunicazione
racconta.
IL RINASCIMENTO E IL POTERE ANTISCIENTIFICO DELLA CENSURA
L’ETÀ MODERNA: IL POTERE E LA DOPPIEZZA COMUNICATIVA
IL SETTECENTO E L’ERA DEI DIRITTI
L’OTTOCENTO LE INSORGENZE SOCIALI E NAZIONALI
IL NOVECENTO
Primo tempo
1900 – 1914: il Novecento nasce con 2 moti positivi:
- Ottimismo: grande speranza tecnologica di migliorare il mondo, la civiltà
industriale ha faticato troppo; Milano era già industriale, l’esercito sparò sui
cittadini che erano affamati (rivolte del pane): con la tecnologia si ridistribuisce
la ricchezza. C’è il sogno del progresso.
- Il nuovo mondo sociale: ottieni ciò che meriti se lavori e ti impegni. Il
movimento dei lavoratori si organizza. È caratterizzato da libertà e
partecipazione.
Nel 1914 il sogno del secolo di benessere si infrange; nel 1906 ci fu l’expo a Milano per
santificare la comunicazione commerciale con il resto dell’Europa (trafori nelle Alpi.
Nel 1914 l’Europa si distrusse per “sistemare i confini”: in realtà c’è Stato uno scontro
epocale tra la NUOVA EUROPA DEGLI STATI e la VECCHIA EUROPA DEGLI IMPERI.
Secondo tempo
La prima guerra come scatenamento globale degli irrisolti
La guerra ha lo scopo di nascondere la verità, in casa viene sempre mostrata come
arma offensiva, produce le radicalizzazioni tipiche del ‘900 (fascismo, nazismo,
comunismo).
La seconda guerra come regolamento dei conti sulla modernità
La seconda guerra mondiale fu un regolamento di conti della prima; sono morti altri 50
milioni di individui a causa del secondo conflitto.
Fascismo / Nazismo / Comunismo
La propaganda del fascismo usa la modernità del tempo, insegnerà anche al nazismo
a usarla. Fu un’innovazione che piaceva agli italiani, riprese la tradizione romana e
mise in gioco piccola e media borghesia, portando al potere anche l’Italia più ignorante
(piccola e media borghesia), non solo le élite sociali.
Il nazismo 11 anni dopo rende il modello fascista più austero, copiandolo, ma con
un’estetica differente. 9
Anche il comunismo fa lo stesso, ma in una dinamica imperialista, conquistando mezza
Europa; l’idea alla base è meravigliosa: superare l’idea di Stato, essere tutti uguali.
Nella pratica però è tutt’altro.
Pablo Picasso con Guernica mostra al mondo che non si sta formando un nuovo ordine
mondiale, ma si stanno creando morte e dolore (rappresenta lo strazio della guerra di
Spagna, 1937). Questa è la vera dialettica del secolo: la società risponde.
Terzo tempo
Resistenza e Libertà, guerra fredda, scongelamento e cultura della pace,
globalizzazione e nuova geopolitica mondiale . Queste sono le tematiche che hanno
caratterizzato la liberazione italiana del 25 Aprile e la caduta del muro di Berlino.
Lo scongelamento e la cultura della pace sono arrivati a fine anni ’80.
Tutto ciò che è successo ci viene passato come eredità.
I LINGUAGGI CHE EREDITIAMO: evoluzione della comunicazione sociale
- I consumi e la pubblicità;
- Il cinema e la tv (cultura integrativa, insegna a comportarsi e relazionarsi);
- La musica (Rolling Stones vs. Beatles);
- L’arte come simbolo e come provocazione (non più solo paesaggi);
- Mode di massa.
I LINGUAGGI CHE EREDITIAMO: evoluzione della comunicazione politico-istituzionale
- Il linguaggio delle regole e delle procedure;
- Il linguaggio della delega;
- Il linguaggio della partecipazione;
- Il linguaggio dell’egemonia;
- Il linguaggio della coesistenza.
Caratteri comunicativi coesistenti
- Comunicazione / Leva di potere
- Comandare
- Nascondere
- Confondere
Comunicazione / Leva democratica
- Governare
- Partecipare
- Servire
Lezione 4 (venerdì 14 ottobre 2016)
LA COMUNICAZIONE SOCIALE – Maurizio Trezzi
Si ha maggior propensione a mettere in atto una comunicazione sociale di alto livello
qualitativo perché con essa ci si occupa in modo completo della società, si vuole
comunicare a tutti (non come nella comunicazione di prodotto o in quella istituzionale,
dove ci si concentra su alcuni target). 10
Lo spettro di riferimento della comunicazione sociale riguarda molteplici ambiti
dell’attività di comunicazione che riguardano aspetti variegati della società e delle sue
dinamiche, i rapporti fra i vari elementi che la compongono e le espressioni di
soggetti, volontà e culture.
Non si tratta solamente di comunicare il disagio, la sofferenza o la protesta, ma di
difendere dei diritti.
La comunicazione sociale la fanno le istituzioni, per mostrare le iniziative degli enti
pubblici, raccontando ciò che gli essi fanno per le persone.
Ci sono poi le rappresentanze socioeconomiche: le imprese fanno comunicazione
sociale quando non raccontano il prodotto ma iniziative, valori, identità ed etica che
sono legati alla loro sfera più del brand stesso.
La Comunicazione sociale viene realizzata da:
- Settori di pubblica utilità: che comprende le iniziative comunicative legate al
settore istituzionale rivolte alla promozione dell’avvicinamento dei cittadini a
norme e servizi.
- Settori sociali: come espressione di valori e diritti.
- Settori delle rappresentanze socio-economiche: e dell’impresa che
comunica in ambiti lontani dalla sola parte commerciale.
- Sistema dei media: quando promuove iniziative di interesse collettivo come
per esempio l’educazione alla salute.
Si tratta quindi di un’attività che intende sollec