Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 23
Teorie e tecniche della comunicazione massa - Appunti Pag. 1 Teorie e tecniche della comunicazione massa - Appunti Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Teorie e tecniche della comunicazione massa - Appunti Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Teorie e tecniche della comunicazione massa - Appunti Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Teorie e tecniche della comunicazione massa - Appunti Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Teorie e tecniche della comunicazione massa - Appunti Pag. 21
1 su 23
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

SOCIALITÀ E SOCIETÀ COME RETE DELLE RELAZIONI SOCIALI

Ogni uomo dà senso e significato al suo agire; riflettere per agire è necessario per non vivere passivamente una quotidianità

ripetitiva e senza senso. L’uomo deve rispondere a molti interrogativi e l’incertezza è una delle principali caratteristiche

della società contemporanea; l’esperienza di un uomo moderno è un’esperienza di liminalità continua.

Ogni individuo vive la sua socialità tra isolamento e appartenenza; l’attore sociale si muove per obiettivi personali non

sempre comprensibili agli altri e corre il rischio di perdersi in strategie non chiare oppure può restare vittima di emozioni

che lo distolgono dall’obiettivo. Ogni uomo cerca di agire sulla base di ciò che sente dentro. Solo in poche occasioni

persegue fini e strategie considerate poco razionali.

La razionalità è un metodo, una sequenza intenzionale di atti forniti di senso che un soggetto individuale o collettivo

compie scegliendo fra varie alternative possibili sulla base di un progetto concepito in precedenza ma che può evolversi nel

corso dell’azione stessa per conseguire uno scopo. Essa è individuale tipica di un certo soggetto.

Nella società moderna sembra che sia fondamentale il diritto alla felicità individuale: ogni uomo è imprenditore di se stesso

e si realizza secondo le sue capacità e i suoi meriti. L’imperativo di raggiungere il successo ha finito per imporre la

razionalità formale, ovvero bisogna ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.

Oggi sembra non esserci più spazio per i sentimenti (considerati incontrollabili e causa di instabilità soggettiva; una forma

di irrazionalità) e per i valori tradizionali (considerati un inutile retaggio del passato che la modernità ha avuto l’obbligo di

superare) né per i deboli.

Secondo Weber l’organizzazione sociale è come una gabbia d’acciaio che imprigiona ogni alternativa. La sociologia

tradizionale ha proposto un modello teorico che si fonda sul concetto di:

Status: ovvero la specifica posizione sociale occupata da un attore sociale. È determinata dalla nascita e dal

 lavoro svolto. La posizione sociale è determinante per definire le modalità delle relazioni sociali che si

convengono ad un attore.

Ruolo: è l’aspetto prescrittivo dello status, ciò che un soggetto deve essere per occupare una certa posizione

 sociale. È un insieme di norme e di modelli di comportamento a cui il soggetto è chiamato a rispondere.

Ogni attore sociale deve accettare di avere una sua definita collocazione e di comportarsi nel modo stabilito. Nel corso del

tempo ci sono stati fenomeni di devianza e un numero sempre maggiore di persone ha finito per comportarsi in modo

diverso da quanto veniva loro suggerito. Comunque il modello teorico tradizionale non è più in grado di spiegare il forte

cambiamento avvenuto con l’avvento della società moderno: oggi il diritto alla felicità sembra trasformarsi in un dovere

della felicità.

POSTMODERNITÀ E GLOBALIZZAZIONE

La postmodernità è un fenomeno sfuggente , è una seconda e più radicale modernità. La società postmoderna è diversa dalla società

precedente anche se ha con essa alcuni punti in comune. siamo davanti a una discontinuità caratterizzata da fenomeni come

un’entrata decisa nell’era della globalizzazione, un ulteriore aumento del benessere, una maggiore necessità di autoriflessione, la crisi

di punto di riferimento. Il futuro è visto con pessimismo.

Il processo di globalizzazione è irreversibile perché ci sono continui flussi informativi, l’estensione geografica e la crescente

interazione dell’economia e della finanza con il potere dei gruppi industriali transnazionali, per i nuovi teatri e attori della politica

internazionale, i nuovi contenuti relativi alla rivendicazione dei diritti umani e i nuovi possibili conflitti internazionali. Ci sono anche

conseguenze negative: nuova stratificazione sociale con un aumento delle distanze fra ricchi e poveri, crescente pericoli ecologici,

più rischi di guerre; l’unico aspetto positivo è l’aumento del benessere che però è messo in discussione dall’incapacità del sistema

capitalistico di incrementare i posti di lavoro. La società globalizzata ha perso i valori e gli stati sono diventati non stati. I cittadini

sentono sempre più di non poter intervenire sulle questioni, le tematiche che sono importanti per la gente comune sembrano non

esserlo per chi ha il potere. Così si rischia che qualche superpotenza pensi di essere il guardiano del mondo.

La società di oggi è composta da individui atomizzati con poco desiderio di far parte di una comunità apparentemente priva di valori,

si preferisce rivolgersi alle comunità più piccole. Nella società contemporanea gli individui sono uniti da fenomeni di tipo

consumistico o da mode. La globalizzazione è un processo in continuo divenire a velocità diverse a seconda dei contenuti e dei

referenti (vi si può anche resistere), avviene a macchia di leopardo in differente zone del mondo. È un processo che nasce da molte

cause o il prodotto di come l’assetto planetario dell’economia e della finanza si traduce in forme socioculturali che ne permettono lo

sviluppo ulteriore; la globalizzazione economica va di pari passo con quella culturale. I paesi ricchi sfruttano quelli poveri e usano le

loro risorse dando in cambio prodotti di scarso valore; altri paesi sono obbligati a galleggiare tra queste 2 opposte situazioni.

L’emarginazione è sempre più forte per chi vive nelle zone povere del mondo o per chi non può evitarla.. i più poveri spinti dal

bisogno emigrano verso i paesi ricchi dove sembra che ci sia benessere. La globalizzazione spinge verso una mobilità orizzontale: è

necessario andare dove le condizioni di vita sembrano migliori. Chi vuole diventare cittadino del mondo deve andare alla ricerca di

piccole patrie dove sentirsi sicuro: il vasto mondo è quello delle opportunità, quello locale è quello in cui ci si sente accettati e sicuri.

Quindi il termine glo-local è sempre più usato: local sta per una condizione imposta e glo per un’appartenenza non sempre facile e

possibile.

La globalizzazione ha sia implicazioni economiche che culturali: fin dall’inizio le culture nazionali non furono più egemoni

nemmeno all’interno dei propri confini e dovettero convivere con altre proposte culturali che avevano il marchio del nuovo e della

modernità. Alcune subculture divennero oggetto di riferimento comune ovunque e ciò permise a tutti, anche a coloro che fino ad

allora erano stati in un orizzonte ristretto, di sentirsi cittadini del mondo; i prodotti materiali divennero un fondamentale veicolo di

omogeneizzazione culturale.

L’attore postmoderno sembra oggi vivere delle esperienze che sono torri di babele con un mix di segni che si riferiscono a codici e

significati diversi. Decodificare questi segni è difficile a causa della loro frammentazione e dell’eclettismo stilistico della loro

presentazione. L’attore che usufruisce di frammenti istantanei deve riferire certe suggestioni collegandole agli schemi cognitivi

appresi nel mondo da cui proviene e a quelli che ritiene che si riferiscono al luogo dove ora si trova: la ricomposizione avviene in

base alla situazione e ai modelli culturali che il ricevente pensa di dover applicare in una certa occasione. Può succedere che la

fruizione di molti segni dia luogo a molte decodifiche. Gli attori che visitano altri luoghi diversi da quello d’origine non

ricompongono in maniera razionale l’esperienza vissuta, non c’è una valutazione fredda e distaccata, è come muoversi in un sogno ad

occhi aperti.

Le esperienze fondamentali della postmodernità sono quelle del gioco e dell’edonismo; è una condizione generalizzata che nasce

dalla continua fruizione di prodotti mediali. Le esperienze, la gente, i luoghi catturati dalla tv danno un senso forte di istantaneità e di

immediatezza che può aiutare a derealizzare la realtà rendendola meno coinvolgente e confondendone rilevanza e significati. Questa

derealizzazione ha 2 conseguenze:

L’esperienza viene interpretata su base narrativa. La difficoltà interpretativa aumenta proporzionalmente alla distanza che

 separa gli eventi dall’esperienza comune maturata dal soggetto; si costruisce così una geografia stereotipata e fallace.

È relativa al profondo modificarsi delle coordinate spazio temporali entro cui va considerata l’esperienza di ogni attore

 sociale. Anche chi si colloca in uno spazio geografico e culturale ben definito non fa fatica a immaginare realtà lontane. Per

molto tempo muoversi nello spazio è stato quasi impossibile oggi i moderni mezzi di comunicazione hanno modificato ciò;

la nuova geografia diventa soggettiva, ognuno si crea un suo spazio personale in cui collocarsi e da cui trarre le

informazioni che presiedono al suo modo di fare e di essere . in questo modo però si perde il luogo conosciuto nel quale ci

si sente a proprio agio, si rischia di perdere le proprie radici. Quindi appare necessario reinventarsele di nuovo.

Fino a pochi anni fa il presenta era la conseguenza del passato e il passato determinava il futuro e un’identità di un attore, il

passato condizionava e anticipava il presente e quest’ultimo il futuro. Nella società postmoderna i media hanno cambiato

tutto: il passato dei media è una reinvenzione dell’immaginario svincolata da rigidi criteri di precisa collocazione nel

contesto socioculturale di un’epoca. Quello dei media è un passato inventato e quindi indefinito, è un mondo da dove non

emergono la saggezza e al cultura delle tradizioni. Il ricordo del passato sembra influire poco su un presente che non

mostra legami con esso.

Il futuro invece risulta prevedibile in tempi previ: non si possono fare progetti a lungo termine anche perché valori che

prima erano una certezza, come il lavoro o la famiglia, oggi non lo sono più. C’è così un’iperdeterminazione del presente:

se il futuro è oscuro e il passato non offre riferimenti si vive alla giornata. Nel presente il tempo è una risorsa scarsa, c’è

sempre la sensazione di non avere mai tempo e il tempo della postmodernità è frammentato e di difficile ricomposizione.

La variabile tempo gioca in modo contrario rispetto a quella spazio perché sembra inchiodare il soggetto ai tempi no

progettuali della quotidianità. L’attualizzarsi delle variabili spazio e tempo pone vincoli a qualsiasi progetto di costruzione

dell’identit&agra

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
23 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher erikav di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche della comunicazione di massa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Livolsi Marino.